L'imperiale esposizione di Wembley

L'imperiale esposizione di Wembley L'imperiale esposizione di Wembley 11 discorso di Reiorgioattraverso I continenti sulle onde herzlane .Servizio speciale della • Stampa ») Londra, 9, notte. Si è aperta oggi la seconda stagione di Wembley. Essa si prolungherà sino a novembre, dopo di che la più grande esposizione che sia mai stata nell'Impero Britannico, leverà in definitiva le tende da quel colli suburbanl sui quali si adagiò l'anno scorso con tutto il suo grigio corredo di cemento armato e di strutture d'acciaio. Il cemento e l'acciaio sopravvivranno all'esposizione imperiale; si trasformeranno in padiglioni di mostre frammentarie e occasionali, attorniate da aiuole fiorite. Wembley rimarrà chissà per quanto tempo ancora una calamita di pellegrinaggi laici ed in parte profani (le sezioni delle giostre e delle « montagne russe » vi sembrano immarcescibili, come quella dei luminosi templi del commercio e della produzione). La morale della prima stagiono di Wembley fu che si spese pochissimo in vernici colorito e troppo in tutto il resto. Ne risultò un'esposizione delle più costose, ma del più monotono grigiumo esteriore. Mancava di colore. Il maltempo dapprima la defraudò persino dello bellezze panoramiche naturali, cho sarebbero state provviste dalla fioritura dei suoi giardini improvvisati. Se c'era il richiamo della sostanza, difettava duello della forma. Il deficit superò i 2 milioni di sterline. Ma il Comitato dell'esposizione, presieduto quest'anno dal duca di York, confida giustamente di riuscire a sanare il disavanzo ed a realizzare qualche avanzo in questa seconda stagione. Gli allestitori stavolta non hanno fatto economia di tavolozze. Sulle tinte languide e neutro dell'anno scorso, un esercito di decoratori ha spalmato tinte fortissime. L'esposizione, vivida di scarlatti, di turchini, di torre d'ocra e di arancioni, sembra aver mutato attitudine. I giardini, dopo un anno di rassodamento, accentuano le nuove coloriture, suscitando un po' di sud nelle vene. Una esposizione deve sempre essere un tantino meridionale. II contenuto è quello dello scorso anno, fuorché noi palazzo delle macchine, al quale si è sostituita una mostra edilizia e di trasporti, che è tutt'altra cosa. I padiglioni ri. manenti offrono la stessa moltitudine di cose interessantissime da vedere nello stesso pit- -vtoresco affollamento di prima. Non vi è molta logica, ina vi è tutto l'Impero, por chi sappia guardarlo nella cerchia dei padiglioni e poi riordinarselo in testa, per conto proprio. La sezione dei divertimenti ò più importante che mai. Il discorso di apertura è stato pronunciato da Re Giorgio, dalla tribuna reale dello Stadium, davanti ad un uditorio di sessanta mila persone. 11 Re aveva al fianco la regina Maria ed era stato accolto dal suo secondogenito, il duca di York, in veste di presidente della Esposizione. L'immensa arena era popolata di battaglioni di granatieri e di bando militari. Una squadriglia d' areoplani inlrccciava evoluzioni nel cielo Hn. correvano nuvole inopportur to lasciavano cadere sferz assorbite, subito poi, dal duca di York aveva descr imperiale come una spec; l'Impero. « Vedo — disse Re Gio>- essa, molto saggiamente parare lo sue lezioni sot e più vivace e spero c do la esposizione si chy strato al popolo nostr nere, un quadro adegi nico, intento in opere m no e di diligente sviluppose, desideroso soprattutto •' fuori ». Un apparecchio radiotd'v inusitata, fece ripercuote)-Wk non soltanto attraverso si calcola che dieci mil! trovassero colla cuffia f „w anche attraverso 11 c' in là, per le Color. discorso nella sto» vi calo e diffuso so"- •. .• « • .-./>• pibile, come il 7 sj&i s M_ la esposizione r ir i a preleggera i quanTà moia gebritan. struzloa risorcasa e potenza del Re j, dove Moti si trio, ma eo e più Nessun ampliti, il Inconceertura del- M. P.

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