Libertà costituzionali e Governo fascista

Libertà costituzionali e Governo fascista Libertà costituzionali e Governo fascista gì primi principi Per chi, come noi, considera i disegni fascisti di ritarme «■itituzionali, non tanto come materia di formale e immediata legislazione, quanto come mairi test azioni di una data mentalità e, soprattutto, come schemi teorici di una realtà di fatto, poco importa la smentita (non totale) dei governo alla pubblicazione dell'on. Amicucci. Possiamo esser sicuri, clic, nelle confabulazioni dei diciotto Seleni, le idee (se è il caso di chiamarle cosi) abbozzate sono, presso a poco, quelle. Per ciò che riguarda i sindacati statali e la loro rappresentanza in Parlamento, abbiamo già visto, domenica scorsa, che 11 significato della riforma sarebbe duplice: completare e rendere formale il dominio assoluto del fascismo sui lavoratori, e assicurare a quello, per mezzo delle loro organizzazioni coatte ed ortodosse, una gran parte del Parlamento. Avremmo cioè, per il campo economico-politico, quella creazione di un doppio stato giuridico per cittadini ortodossi (a capacità giuridica piena) e non ortodossi (a capacità giuridica limitata o nulla), che sul terremo del diritto penale è propugnata dall'oli. Farinacci e da altri (ultimo, per ora, quell'avvocato De Cinque che alla Corte d'Assise di Bologna, per l'omicidio e i ferimenti di Calderara di Iie.no, ha affermaito ai giurati — come si è potuto leggere nei giornali di ieri — che « la santa pregiudiziale della patria ha un privilegio che non si può dimenticare »). Le parti nuove, nelle informazioni Amicucci, sono due. L'ima è il meccanismo del' voto di fiducia : facoltà del Governo di rinviario; necessità por il computo della maggioranza, non dei presenti, ma della Calmerà; distinzione tra voti di sfiducia totali e parziali, cioè condro determinati ministri, noia implicanti tutto il governo (qui si farebbe, da parte dei Soloni, un appello all'esempio della Costituzaone 'americana, dimostrante una compieta, ignoranza della, medesima: agli Stati Uniti non possono* esserci mai crisi parlamentari di governo, par la semplice ragione che capo di questo è Io stesso presidente della Repubblica, eletto dal popolo per quattro anni, e ad esso rispondono i singoli ministri); facoltà, dal governo di appellarsi al Senato» e, In caso di voto favorevole di questo, decisione del Senato e della Camera riuniti in unica assemblea. Al disotto di tutto questo barocchismo re. golamantare — assurdo, in materia necessartamente elastica — il motivo fondamen tale ohe emerge è' quelle di ridurre al minimo l'autorità dalla Camera dei deputati in confronto del governo. L'immissione cioè, dei trecento deputati sindacalfasc&sti, e l'insieme dei mezzi (di polizia, di partito e via dicendo) posseduti dal governo, rispetto agli elettori così dei collegi istituzionali come di quelli territoriali, non sono ritenuti sufficienti ad assicurare permanentemente la docilità della maggioranza parlamentare. Si ritengono necessari tutti quegli altri espedienti per neutralizzare totalmente la forza politica del suffragio popolare e dei suoi rappresentanti, formalmente rispettati. Massimo e tipico, il ricorso al Senato, la cui composizione è modificabile a piacimento del governo. Si tratterebbe, con una simile riforma, di un parziale ritorno al governo costituzionale puro? (« ritorno » sarebbe veramente, per l'Italia, parola inesatta; fin dal primo Parlamento Subalpino il voto contrario della Camera ha funzionato quale criterio di massima per il ritiro dei ministri). Sì e no. L'art. 65 dello Statuto : «il Re nomina e revoca i suoi ministri naturalmente rimarrebbe. Ma, poiché il valore del voto di fiducia (secondo il meccanismo descritto) pei- la permanenza o meno dei governi, vorrebbe formalmente introdotto, anche la volontà del capo dello Stato ne risulterebbe vincolata. La regolamentazione, cioè, introdotta per il voto, e l'intervento del Senato assicurerebbero il governo contro il Parlamento; ma, a sua volta, il voto favorevole di questo, così assicurato, vincolerebbe il Sovrano a mantenere il governo al suo posto. Ed allora il capo del governo assumerebbe — come è stato, osservato altre volte — la parte del « maestro di palazzo » sotto gli ultimi re merovingi, o dello Sciogun giapponese, prima del rivolgimento compiuto, circa sessantanni fa, dal Mikado. Con questo, però; che, rimanendo formalmente intatto il potere dato al capo dello Stato dall'articolo 65 (mentre il poterò parlamentare sarebbe, anche formalmente, così ridotto) la responsabilità, di fronte alla coscienza della Nazione, si sposterebbe dal secondo al primo. Ma più tipica ancora — anche se non così importante agli effetti pratici immediati — sarebbe l'abolizione della norma statutaria (art. 10), per cui «ogni lcgt-J d'imposizione di tributi, o di approvazione dei bilanci e dei conti dello Stato, sarà presentata prima alla Camera dei deputati ». Forse il presidente dei Soloni, e parecchi tra questi, ignorano come l'istituto parlamentare e i! progressivo ampliamento dei suoi poteri abbiano avuto origine precisamente sul terreno tributario. E ciò, non soltanto nel senso che nessuna imposta potasse essere stabilita e riscossa (e in seguito, nessuna spesa fatta) senza approvasene dei contribuenti, attravèrso i loro rappresentanti; ma in quanto la possibilità Idi rifiutare l'imposta venne adoperata dai Parlamenti per lottare contro i governi «i provocarne la caduta, siccome dimostra J'esempio dell'Inghilterra sotto Carlo I Stuart. Ma ignorino o no, il presidente e Va maggioranza dei Soloni, queste nozioni elementari di storia dal diritto costitu¬ zionale, certo è che la disposizione statutaria dell'art. 10 è appunto l'esponente di questa particolare sovranità finanziaria riconosciuta ai rappresentanti dal popolo; e la sua abolizione, pertanto, significherebbe — date, soprattutto, le circostanze in cui avverrebbe — la negazione di questa sovranità medesima. Non si tratterebbe più, cioè, di abolizione del governo parlamentare, ma, addirittura dei fondamenti del govèrno rappresentativo. Questo rimettere in gioco, non solo nella prassi governativa, ma nelle teorie e nei disegni legislativi, i principi politici della società moderna, può avere la sua utilità per il popolo italiano. Al quale converrà riflettere se la facilità con cui ciò gli è avvenuto e gli avviene, non dipenda, in | ultima analisi, da una incompiutezza di realizzazione di quei principi nella vita politica e nell'organismo costituzionale italiano, e da una superficialità di ndèsione ai principi stessi nella coscienza nazionale. La negazione del sistema rappresentativo o di quello parlamentare, dal suffragio universale e delia democrazia potrebbero, allora, finir per sboccare nella loro realizzazione profonda e integrale. Iv© onoranze tal Re Il grande corteo Roma, 7, notte. Si è riunito il Comitato per le onoraiize al Re. Presiedeva il vice-presidente sen. Pietro Baccelli in assenza del presidente Don Pròspero Colonna ed erano presenti, oltre al Vice-presidente, anche tutti gli altri membri del Comitato, nel quale sono rappresentate tutte le gradazioni dei partiti monarchici. Nella riunione si è discusso del programma della manifestazione. Un grandioso corteo, composto dei sindaci di tutti i Comuni con bandiere, gonfalóni e stemmi, preceduto e seguito dai ministri, cavalieri dell'Annunziata •e dignitari di Stato, ecc., percorrerà il corso Umberto. Sarà deposta una corona sulla tomba del Milite Ignoto, al monuménto a Vittorio Emanuele. Quindi il corteo proseguirà alla volta della Reggia e nella piazza del Quirinale acc'amerà al Sovrano, che probabilmente riceverà una commissione Incaricata di esprimergli l'omaggio della Nazione, vi saranno pure rappresentanze delle Colonie, nei caratteristici costumi dell'Eritrea, del Benadir e della Libia. E' imminente la pubblicazióne del manifesto al Paese, che recherà i nomi dei tre Comitati costituitisi in questi giorni, e cioè del Comitato esecutivo, del Comitato generalo (Compósto di oltre 500 nomi) e del Comitato d'onore. Per il programma della manifestazióne, óltre al cortèo, sono allo studio altre proposte che il Comitato ha esaminato nell'adunanza di oggi e che saranno concretate e definite nella prossima riunione.

Persone citate: Amicucci, Calderara, Carlo I Stuart, Farinacci, Pietro Baccelli, Pròspero Colonna

Luoghi citati: Benadir, Bologna, Eritrea, Inghilterra, Italia, Libia, Roma, Stati Uniti