La ripresa politica attorno all'Aventino e in Senato

La ripresa politica attorno all'Aventino e in SenatoLa ripresa politica attorno all'Aventino e in Senato Errore dì prospettiva L'articolo-programrna, dettato dall'ori. Bonami per il settimanale L'Azione, e comunicato proventiv.amente ai giornali, si presenta da principio come una esposizione puramente teorica di problemi e criteri politici, per poi sboccare improvvieamcmte in proposte perfettamente concrete, di azione immediata. Incominciato col proposito di « creare un movimento d'idee », esso termina con un invito a collaborare col governo noirolabo.razàone delle su.e progettate « riforme istituzionali ». Noi non domandiamo di meglio che di accettare come autorizzata e definitiva l'in, terpretazione ora comunicataci da Roma, secondo la quale l'on. Bonomi avrebbe inteso di propugnare, anziché mi accostamento al governo, una opposizione recisa, soltanto più attiva, e più "ricca di contenuto. Ma non possiamo, anche in questo caso, esimerci dal constatare, che, nel formulare e nello svolgere la sua idea, egli dà l'impressione di esser caduto in un errore di prospettiva, capovolgente la realtà della situazione politica italiana. Noi suo artìcolo, egli concepisce una opposizione che, dentro e fuori del Parlamento, svolga verso il presente governo quell'opera di critica particolare e concreta, non generica e pregiudiziale, prò. pria delle opposizioni costituzionali ned. paesi in cui la vita politica si svolge normalmente, secondo gli istituti e lo spirito del regime liberale. In Inghilterra, per esampio, liberali e fosburisti partecipano attivamente e positivamente alla vita parlamentare, discutono àìl programma del Governo e i singoli disegni di legge; in una parola, collaborano, pur essendo all'opposizione. Ma questa-loro collaborazione riposa su due presupposti, ai quali corrisponde perfettamente la realtà di fatto: piena libertà di parola e d'azione politica, e riconoscimento, da parte del governo e del partito al potere, del diritto degli oppositori ad assumere a laro volta il governo, quando si pronunziano in questo senso il Parlamento, e il suffragio popolare, di cui il primo è libera emanazione. Cosi pure si svolgono le cose in Francia, nel Belgio, nella stessa Germania Che questi presupposti teorici, e tanto più la loro attuazione pratica, manchino presentemente in Italia, crediamo non occorra,, dimostrare, nè ali'on, Bonomi né ad attiri Quando, pertanto, egli respinge «le pericolose illusioni » dea « tonto peggio tanto maglio »; quando egli ammonisce ohe lo istato di guerra fra i partiti « non può durare a lungo senza danno degli stessi contendenti e dall'unità spirituale della Nazione », i suoi ammonimenti, giusti in sè, cadono nel vuoto. Essi non possono rivolgersi alle opposizioni, perchè queste non hanno creato nessuno stato di guerra, ma — prendendo atto della realtà — si sono ■limitate e si limitano a chiedere ili ristabilimento della normalità costituzionale. Nè possono arrivare, quegli ammonimenti, ai fascisti, in quanto costoro escludono lo Btato di guerra fra i partiti, semplicemente perchè ammettono un partito solo; e no.n concepiscono, altra unità spirituale della nazione fuori della sottomissione di tutti al loro regime. Ne deriva che l'opposizione al fascismo — se è vera opposizione — non pjiò non aver carattere di principio e di antitesi, perchè la pregiudiziale è posta, in precedenza, dal fascismo medesimo. Nè ha senso plausibile l'invito a « saggiare quanto nelle soluzioni che si propongono vi è di accettabile »; giacchè nei progetti di riforme fasciste — dato che essi vengano in discussione — non può contare, l'articolo singolo e la disposizione particolare, ma il principio animatore, dai sostenitori medesimi confessato e conclamato anche a chi non vuol sentirlo. Parlando di « saggiare » le cosidette riforme istituzionali, l'on. Bonomi rischia cadere nell'equivoco fascista, secondo cui gli avversari di queste riforme sarebbero, essi, del conssrvatori ed anzi dei reazionari, che postulano l'intangibilità perpetua dello Statuto e l'immobilità delle istituzioni. La questiona, invece, è tutt'altra: gli oppositori affermano che le conquiste liberali e democratiche realizzate collo Statuto e con tutto l'ordin amante e la prassi costituzionali dello stato italiano, sono proprietà sacra del nostro popolo, e che modificazioni non possono concepirsi se non noi senso progressivo di svolgimenti ulteriori, verso una libertà più anipia e più sicura, verso la democrazia integrale. Intanto, mentre si aspettano codeste riforme istituzionali, la realtà presente è, come diceva su questo colonne l'on. Ponzio, lo « stato di polizia», in cui regna assoluto il potere discrezionale del governo e delle autorità governative. Ora, lo « stato di polizia » è la più netta antitesi concepibile dello stato liberale. L'on. Bonomi non parla esplicitamente di un ritorno dell'Aventino alla Camera; ma si capisce benissimo che a questo egli mira. Su questo punto — molto discusso, in questi giorni — occorre esser chiari e precisi. Che la tattica dell'Aventino non debba immobilizzarsi; che sda opportuno, ■considerare senza preoccupazioni formali anche l'ipotesi di un reingresso alla Camera; che, più generalmente, le opposizioni debbano guardarsi dal finire in un astensionismo puramente negativo e praticamente nullo : son tutte cose che noi ab. biamo dette, già più mesi fa, in un momento in cui pure si erano accese animate discussioni intorno alla tattica aventiniana. Ma s'intende ohe un eventuale cambiamento di tattica, e il reingresso nelf otóa nrm dovrebbe in .nessun caso signifie$'tapBcaB» San mdebpfómento dolilo spirito di opposizione, un ritorno — chiamiamo le cose col loro nome — affla tattica del flanchegigiamanto, rivelatasi nulla e dannosa in passato, e in ogni modo appartenente ad'una fase assolutamente superata Nè sarebbe oggi il caso di prospettare quelle soluzioni « centraste » sul terrario della Camera attuale, cjie noi non ostacolammo, ed anzi favorimmo, nei mesi scorsi, per senso di responsabilità, ma che si sono dileguate come pie illusioni. Il ritorno delle opposizioni aventiniano nell'aula non potrebbe avere, sostanzialmente, che uno scopo: parlare dalla tribuna parlamentare, unica rimasta fino ad oggi, al popolo italiano. Sentiamo assai discorrere di una «distensione d'animi », di una «pacificazione», e ora — per bocca doll'on. Bonomi — di un « nuovo equilibrio ». Desidereremmo assai ci si spiegassero tutte queste formule, belle in sè, generose nelle intenzioni di chi le adopera, ma, nelle circostanze presenti, prestantisi ad equivoci. Amiamo, oggi- più che mai, le idee ciliare e i propositi virili. Nessuno sogna, nel campo delle opposizioni (salvo i comunisti, che fanno parte a sè, e combattono le opposizioni non meno, e forse più del fascismo) la lotta per la lotta Ma nessuno, altresì, può proporre l'abbandono dei principi morali, politici, giuridici che costituiscono il patrimonio da salvare por l'avvenire del popolo italiano.

Persone citate: Bonami, Bonomi, Ponzio

Luoghi citati: Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Roma