La tomba di Madera e le monarchie d'Europa

La tomba di Madera e le monarchie d'Europa La tomba di Madera e le monarchie d'Europa Ragionando di regimi, Lloyd George fa rivelazioni e confessioni sui tentativi absburgiei di pace nel 1917 Quanto mutato, dalla guerra m qua, il vecchio continente europeo! N'ebbi il senso acutissimo nel più impensato dei luoghi, — a Madera, dove fui recentemente. In quel paradiso terrestre dell'Atlantico, mi condussero a vedere la villetta dove mori l'ultimo degli Absburgo. L'estremo occupatore d'uno dei più superbi troni di Europa spirò l'anima in una bicocca da bagnanti, messagli a disposizione da un benigno mercante portoghese che non gli aveva mai dovuto fedeltà e il cui paese apparteneva alla grande alleanza che sbaragliò gli eserciti imperiali. L'intiero edificio entrerebbe in uno dei saloni di ricevimento dei palazzi dell'ex-imperatore, lasciandovi lo spazio sufficiente per un ballo. Pure, egli era troppo povero per affittarsi anche unsi cascttina cosi minuscola, e per lo stesso motivo aveva dovuto rinunciare alle modeste camerette che per qualche mese aveva occupate nell'annesso di un albergo inglese del sito. La carità dei suoi nemici fu chiamata a procurargli un ricovero per morirvi. Udii raccontare, nell'isola, che sin quasi all'ultimo, in giornate che il calore superava di cpiatt.ro gradi la temperatura ordinaria, lo vedovano esporsi al sole nel giardino di quella villetta in elemosina. Si provavo, — dicevan le male lingue, — a stornare dalle sue tasche semivuote le incognite ilei conti del medico; cercava nei raggi del solo e nelle brezze del mare una cura gratuita. Perciò, quando non potè più reggersi e si mise a letto, era troppo tardi. Ormai nemmeno il più consumato dei dottori poteva strapparlo agli artigli di una polmonite negletta. Era stato cacciato dal paese che per secoli gli avi suoi avevano tenuto in soggezione. 0, più esattamente, egli ne aveva varcato di corsa il confine per sottrarsi al carcere o peggio. Dopo il suo puerile tentativo di riafferrare la corona perduta, nessun paese d'Europa fu più disposto ad offrirgli asilo. La pietà dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia gli procacciò questa dolce Sant'Elena. dove lo recò un incrociatore inglese. E' sepolto in una chiesuola dedicata alla Vergine del Monte, e tenuta abbastanza in ordine grazie agli oboli dei pellegrini portoghesi che in gran numero vengono d'America a visitare questo remoto tempietto della loro fede, l.a chiesuola si erge in vetta alle scoscese scarpate vulcaniche dell'isola, e ai suoi piedi spazia l'azzurro luccicante della baia di Funchal. E' un posto quieto per l'eterno riposo di un monarca il cui breve regno si aperse nel tumulto di una guerra mondiale di cui la sua dinastia era responsabile, e si chiuse in una tragedia schiacciante, che eliminò per sempre quella dinastia e trasformò il suo ultimo scettrato in un fuggiasco senza tetto, sperduto per le acque. Fermando gli occhi sulla sua tomba,.— ai cui orli s'intrecciano, a. guisa da festoni, i nastri delle ghirlande fatte deporre sulla bara dai monarchi" europei superstiti, regnanti o in esilio, — non potei rattenermi dall'evpcare con tristezza uno o-due. incidenti che mi avevano messo in contatto più- o meno diretto con questo giovane infelice, ereditiere d'una catastrofe che doveva rovesciarlo in una fossa prematura. Il primo si svolse nel 1917, quand'egli inviò un congiunto dell'imperatrice, — un principino che dimorava in un paese alleato, — a suggerire condizioni di pace, prima alla Francia e poi all'Inghilterra. Il suo cuore non si era mad sentito attratto da quella empia guerra provocata dall'arroganza austriaca sotto l'assillo dell'irrequietezza militare tedesca; e fin dall'attimo ch'era salito al suo eccelso ma vacillante trono, egli aveva anelato alla pace. Per mala sorte dell'Austria, dell'Europa e del inondo, quei negoziati in sordina giunsero all'orecchio della Germania, Giovane ed inesperto, Carlo non teneva al fianco uno statista capace di tener fronte alla imperiosa volontà germanica. Per giunta, prima ancora che. fosse asciutto l'inchiostro della lettera del principe Sisto di Borbone, incominciavano a sfasciarsi sotto le cannonate di Hindenburg e la propaganda di Lenin quegli esercii i russi che per l'Austria rappresentavano la più formidabile delle minaccie. E così, non appena il generale Smuts e il signor Philip Kerr giunsero in Isvizzera, quali emissari del Governo che presiedevo, per discutervi le condizioni di pace con l'emissario austriaco conte Mensdorff, si sentirono dire da quest'ultimo, con tutta franchezza, che la Germania aveva posto il veto ad ulteriori trattative. Quanto deve rammaricarsi, l'imperatore tedesco, del vacuo ottimismo che gli foce perdere questa estrema, promettente occasione di salvare la sua dinastia dal disastro e il suo popolo dalla sconfitta, dall'umiliazione e da anni di miseria ! L'episodio successivo fu un'inevitabile sequela del primo. Eravamo alla fine d'ottobre o ai primi di novembre del 1918: quei giorni inebbrianti in cui annate di sforzo, di tensione, di ansietà e di sacrificio'culminarono in un crescente, straripante trionfo per la causa degli alleati su tutt'i fronti di battaglia. I capi dei nostri Governi sedevano in permanenza al Quai d'Orsay per considerarvi gli aspetti e i problemi d'una vittoria che rendeva perplessi. L'America vi ero rappresentata con tatto e saggezza dal colonnello House, la cui discrezione era necessariamente impastoiata dai dettami di un autoritario prin¬ cipale che sedeva a migliaia di miglia dal luogo d'azione. Per render giustizia tanto al presidente Wilson quanto al colonnello House, devo riconoscere che da questo contrattempo non derivarono gravi Indugi. Comunque, piovevano telegrammi dal nord e dal sud, dall'est e dall'ovest, — tutti pieni di fati per le nazioni. Il disbrigo assorbiva lunghe ore, ci teneva al lavoro sino a notte inoltrata. Un giorno mi venne consegnato un dispaccio a firma « Karl ». L'imperatore vinto mi implorava di esercitare, presso il presidente della Repubblica Svizzera, la mia influenza di capo del Governo britannico per procacciargli un asilo tra le montagne donde erano scesi, tanti secoli addietro, i suoi capistipite. Immediatamente sottoposi il telegramma al Consiglio. Fu -sbrigato in pochi minuti, t Governi alleati ed associati rivolsero al presidente svizzero la preghiera di accordar protezione al monarca che fuggiva per mettere in salvo la sua vita minacciata dal furore dei sudditi disillusi. Quali giornate! Un imperatore al cui cospetto pochi anni prima l'Europa aveva tremato, era corso a cercar rifugio in una cascina olandese con la velocità massima di una potente automobile, e il suo posto alla testa dello Stato era occupato da un sellaio. Un altro imperatore si celava in una vallata svizzera, mentre il suo impero veniva sbocconcellato a popoli la cui lingua era messa al bando dai suoi manuali militari. Un terzo, insieme con la sua famiglia, passava da carcere a carcere in un peregrinaggio di orrori verso la cantina dove tutto il gruppo doveva essere trucidato da una banda di selvaggi fanatici; e il suo trono era in balia di uno di quei sognatori che lo Czar, ai suoi bei giorni, mandava ammanettati in Siberia. Le monarchie, in Europa, quando la Germania dichiarò la guerra, erano ventiiun, inclusi quattro imperi, mentre non vi erano che tre sole repubbliche. Ora vi sono undici monarchie, incluso un solo impero, e sedici repubbliche. Le cifre comparate delle relative popolazioni sono anche più impressionanti. Prima della guerra, 370 milioni di anime riconoscevano la potestà di re e imperatori, e soli 50 milioni vivevano sotto il labaro repubblicano. Dopo la. guerra, 280 milioni di anime son passate in sudditanza di repubbliche, mentre i sudditi delle monarchie si sono ridotti a 140 milioni. Una metamorfosi costituzionale senza precedenti! La sensazionale vittoria di Hindenburg non potrebbe ora restituire al libro mastro del monarchismo sessanta milioni di tedeschi, cancellandoli da quello del repubblicanesimo? Questo timore ha sospinto Francia e Belgio all'orlo del panico. Ma non mi sembra probabile che tale debba essere il risultato ultimo delle elezioni tedesche di domenica scorsa. La lotta, come indicavo in un articolo precedente, non si ingaggiò tra i sostenitori di due sistemi r,i.5"iw", "s v i\ ~r» stendardi. Non si tratta necessariamente della stessa cosa, giacché gli Hohenzollern misero allo sbaraglio la vecchia bandiera germanica appunto per averla identificata con un sistema di governo, — e i tedeschi del sud, per nazionalisti che siano, non presteranno volonterosi aiuti alla restaurazione di quel casato. Perciò io ritengo che la Germania si manterrà repubblicana. Non voglio-dire, con questo, ch'essa rimarrà in sommissione. Nel contegno dei repubblicani da me sinora incontrati, non vidi mai alcun segno di soverchia contrizione d'animo. • ' I popoli dei paesi battuti attribuirono le sconfitte alle loro monarchie. Il verdetto ha mi certo substrato di giustizia elementare. Se le Potenze Centrali avessero vinto, tutta la gloria sarebbe andata a incastonarsi fra le gemme che risplendono nei diademi dei re nel cui nome fu dichiarata e condotta la guerra. Ora, l'unica monanchia superstite nei paesi sconfitti è quella bulgara. Il fenomeno appare inesplicabile, poiché lo scaltro, maligno monarca che nel 1915 si assideva sul trono di Bulgaria fu personalmente responsabile dell'intervento bulgaro a sostegno della parte che da ultimo soccombette. Le simpatie dei contadini di quel paese erano per le nazioni alleate, che avevano procurato loro la libertà fra il '70 e 1' '80. Furono gl'intrighi di Ferdinando a sospingere la Bulgaria nel campo delle Potenze Centrali Vero è che, dopo la disfatta, Ferdinando dovette andarsene in esilio, portando seco il suo armamentario di ceppi; ma riuscì a salvaro la sua dinastia, e quel trono caduto ii discredito è oggi occupato dal figlio del fuoruscito. E il figlio regna tuttora, con un accompagnamento di bombe e fucilate. I suoi ministri cadono uccisi, ed egli medesimo si sottrasse all'identica sorte sgattaiolando dalle mani degli a.ssas. sini che lo assalirono di pieno giorno nella sua capitale. A conti fatti, le tragiche esperienze degli ultimi anni sortiranno almeno un effetto buono: — la preghiera favorita dei monarchi, per l'avvenire, sarà quella del versetto biblico, « Dona la pace, o Signore, ai tempi in cui vìviamol ». LLOYD GEORGE. {Copyright della « United Press Associatlon of America > in tutu i Paesi, ad eccezione dell'Inghilterra; riproduzione totale o parziale assolutamente vietata). Una flottiglia Italiana a Portsmouth Londra, i, notte. La preaimunciata visita italiana ai porti d'Inghilterra si è aperta oggi, con l'approdo a Portsmouth della flottiglia composta l degli esploratori Panierai Leene, e Tigre.

Persone citate: Hohenzollern, Lenin, Lloyd George, Madera, Philip Kerr, Sisto Di Borbone