La risonanza mondiale dell'elezione di Hindenburg a presidente della repubblica

La risonanza mondiale dell'elezione di Hindenburg a presidente della repubblicaTurbamento profondo a Parigi - Serena valutazione in Inghilterra e in America - Il feldmaresciallo giurerà fedeltà alla Costituzione, V8 maggio, nelle mani del presidente socialista del Reichstag Fronte a destra La vittoria di Hindenburg nc/i significa senz'altro la restaurazione de/la monarchia. A una simile, troppo semplicistica uguaglianza, si oppongono tre/fatti; la divisione dei votanti in due /nasse quasi uguali ; la presenza, tra i votatiti per Hindenburg, di molli, se nori/rèpubbìicanì, certo non monarchici decisi/; e soprattutto la situazione intera azionai/. La pressione dell'Intesa, cioè, sopra la Germania è ancora troppo forte perchè questa — Hindenburg o no — possa seri/unente pensare a ribellarsi ; e il veto dell'intesa, contro una restaurazione monarchica in Germania, sarebbe oggi sicuro. Ma, se non è una vittoria totalmente e immediatamente monarchica, l'elezione di Hindenburg è bene una vittoria reazionaria: una vittoria di quella Destra guerraiola, antiliberale e sovversiva, che è oggi cosi forte in tanta parte dell'Europa continentale. Nè a diminuire un tale carattere, giova punto osservare che i tre milioni avuti in più da Hindenburg rispetto a .Torres, candidato della Destra nel primo scrutinio, devono provenire da altri elementi sociali che non da quelli nazionnlisticoplutocratici già fautori di Jarres. Provengono, secondo ogni probabilità, dalla media e piccola borghesia astenutasi nella prima votazione ; ma questa media e piccola borghesia, che ha dato oggi ad Hindenburg il voto rifiutato ieri a Jarres, è precisamente imbevuta di nazionalismo, che chiameremmo combattentistico, per distinguerlo da quello plutocratico o coscientemente reazionario delle alte classi, e che ■ è, in realtà, più pericoloso ancora del secondo, per la sua natura morale e senti- ■ mentale. Si tratta, insomma, di quel fenomeno, veramente fondamentale per la psicologia sociale di guerra e di dopo-guerra • — fenomeno europeo, non semplicemente • tedesco — per cui le classi intellettualmente e moralmente prominenti della nazione • si sono lasciate profondamente intaccare dalia degenerazione nazionalistica del patriottismo, senza riuscire a scorgere quali interessi particolaristici — veramente antinazionali —, quali piani di politica interna reazionaria, quali errori di concezione — .veramente pericolosi per la patria — si colino dietro l'idolo dello Stato-Nazione, valore supremo ed unico dello Spirito. Fenomeno europeo, il nazionalismo W combattentistico » presenta, tuttavia, in Germania, caratteri particolari. La Germania è un paese sconfitto, costretto a segnare un trattato di pace duro ed umiliante, la cui applicazione si protrae da anni, e rischia di protrarsi per decenni, fra rinnovate pressioni, invasioni, umiliazioni da parte dello straniero vincitore. La democrazia — borghese e socialista; ma anche questa seconda con programma e metodo puramente democratici — ha preso il potere in seguito alla sconfitta; e ha dovuto firmare il trattato, presiederne 'all'applicazione, assistere, inerte o addirittura collaboratrice, alle sofferenze ed alle umiliazioni derivatene al popolo tedesco. Difficilissimo era, dunque, per essa acquistare prestigio ed affetto presso le masse; tanto più che i mali sofferti dal popolo tedesco nel dopo-guerra hanno gravato particolarmente su quella media e piccola borghesia che per i nuovi governanti era più arduo, • e al tempo stesso più necessario, conquistare. Perchè la difficoltà potesse essere affrontata con probabilità di successo, occorreva che il popolo tedesco capisse chiaramente, nettamente, cho la sua disgrazia non ai nuovi governanti andava attribuita, ma ai vecchi; e che, anzi, al governo democratico esso era debitore, nella disgrazia stessa, di un sensibile alleviamento. L'avverarsi di questa seconda condizione era essenzialmente nelle mani dell'Intesa: • occorreva, cioè, che questa adottasse verso la Germania democratica una politica di pacificazione analoga a quella della Santa Alleanza verso la Francia della restaurazione borbonica. Una tale politica non si è iniziata veramente che alcuni mesi fa, a Londra, da Herriot e MacDonald (e già la caduta dei due governi, specialmente del primo, ne mette in dubbio la continuazione). Si è iniziata, cioè, troppo tardi per arrestare e respingere la marea nazionalistica e reazionaria già montante in Germania. A ragione un giornale francese, l'Ere Nouvelle, rappresenta l'elezione di Hindenburg come « una conseguenza lontana, ma ceita, della occupazione della Buhr » ; e. soggiunge: * « Sarebbe stato necessario ai primi albori della nuova forma di Governo adottata dalia Germania, che tale Governo avesse avuto v*taualche autorità e qualche prestigio. Ora, Surante quattro unni, noi ci siamo industriatWy&ftzonare, a schiaffeggiare con uno scetticismo mc^iS lo sforzo che la Germania tentava per attirare -la democrazia in ca6a prouria I nostri ex-neinici saranno stati condotti logicamente a pensare che, dal momento che noi eravamo decis\ a non distinguere ira socialisti e monarchici, era preferibile tornare verso coloro eli* rappresentavano politica e abitudini conformi alla tradizione popolare ». Ma anche i'a prima condizione — il riconoscimento, Jioè, del popolo tedesco, che la disgrazia (iella Germania doveva imputarsi al vecchio governo, alle vecchie caste 'dirigenti, a cui, pertanto, in nessun caso bisognava tornare — è s.ato ostacolato, in parte almeno, dall'Intesi. Il trattato di ^Versailles, costringente la Cermaia, cioè il popolo tedesco, a riconosceiè la sua esclusiva colpabilità di guerra ì- e tutto co¬ struito, con leggerezza assurda e imperdonabile, dallo stesso punto di vista dai vincitori, su tale estorta confessione — rendeva particolarmente difficile ai Tedeschi ed ai nuovi governanti il processo politico e morale alle responsabilità dell'antico regime, perchè un tale processo appariva, inevitabilmente, come una nuova, o questa volta spontanea confessione. Un governo ed una classe governante estremamente abili ed estremamente risolute avrebbero forse potuto — ripigliando per proprio conto la distinzione impiantata opportunamente da Wilson, e poi miseramente abba donata — fare ugualmente il processo all'antico regime, traendone appunto la difesa del popolo tedesco: e qui si può riscontrare effettivamente una lacuna della nuova democrazia tedesca, lacuna di avvedutezza e di energia, per cui alla implacabile difesa di Noske in prò dell'ordine sociale, le classi reazionarie hanno risposto cogli assassinii di Erzbergcr e di Rathenau, e colle bande armate contro la repubblica e contro i 11voratori. Ma rimane sempre fermo che una tale ardita impresa, da parte della democrazia tedesca, avrebbe avuto bisogno della cooperazione da parte dei governi vincitori. Oggi, l'elezione di Hindenburg, senza costituire nessuna preoccupazione immediata per le nazioni occidentali, non può tuttavia' non dar da pensare molto seriamente per il futuro. Sì può credere alla sincerità di Hindenburg quando egli dice di voler la pace e detestare la guerra: il carattere bonariamente patriarcale del vecchio maresciallo è assai differente dalla rabbiosità militaresca di un Ludendorff. Ma coloro che lo hanno sostenuto, si dispongono certo ad utilizzare la sua inesperienza politica, e le sue simpatie spontanee e tradizionali, per la penetrazione di tutta la struttura governativa del Reich con elementi nazionalisti e monarchici, che al¬ l'ombra di un pacifismo di parata, potranno preparare la restaurazione monarchica e la revanchc nazionalista. Servisse, almeno, la lezione alle classi dirigenti occidentali 1 Ma è lecito dubitarne, quando si vede come da certi ultrapatrioti la vittoria di Hindenburg e magari le previsioni di un ritorno della monarchia in Germania siano accolte con malcelata o nient'affatto celata compiacenza. Assurda contraddizione, per il nazionalismo quale esso pretende di essere; logica intima, per ciò che esso ralnienle è, reazione politica- e classista, che ha bisogno di solidarietà internazionale, nè più nè meno del bolscevismo sovversivo. Perciò, a chi non voglia nascondere la testa per non vedere, la conclusione torna quella tante volte esposta su queste colonne; solo colla disfatta dei vari nazionalismi e in genere dei partiti reazionari, solo colla vittoria implicante l'effettivo governo, delle democrazie potrà essere favorita la causa della pace internazionale, e di quella interna entro le singole nazioni. E il vero pericolo, per tutta l'Europa centrale e occidentale — per quella, cioè, che conta definitivamente — è appunto costituito dalla reazione di destra, non dal sovversivismo di sinistra, come molta, troppa gente crede o finge di credere. La destra reazionaria (e cioè, anch'essa sovversiva) non solo è assai più forte, per la struttura sociale, politica e giuridica dei nostri Stati, della sinistra rivoluzionaria; ma è poi la vera produttrice dell'humus da cui la seconda trae i succhi vitali. E una politica effettivamente centrista, di pacifica restaurazione e ordinato progresso, non può farsi con una inerte e assurda equidistanza, e tanto meno con una concentrazione di sforzi contro il nemico meno pericoloso ; ma con una conversione risoluta ed energica contro il pericolo maggiore. Eliminata la destra reazionaria, e soltanto con tale eliminazione, si dileguerà il pericolo sovversivo. La risonanza mondiale dell'elezione di Hindenburg a presidente della repubblica

Persone citate: Herriot, Ludendorff, Macdonald, Noske, Torres