Briand tenta costituire il Ministero dopo il reciso rifiuto di Pailevé

Briand tenta costituire il Ministero dopo il reciso rifiuto di Pailevé Briand tenta costituire il Ministero dopo il reciso rifiuto di Pailevé Egli pone come condizione essenziale la partecipazione dei socialisti (Servizio speciale della. STAMPA.) Difficile via di uscita Parigi, 13, mattino. Conformemente alla previsioni dell'altra sera, Painlevé ha declinato l'incarico. I suoi'amici non sono nememno sicuri che, in caso di prolungamento della crisi, la sua resistenza non possa essere vinta, ma per il momento la combinazione è messa, da parte e questo è l'importante. Consultato dal Presidente della Repubblica, Painlevó gli consiglio di rivolgersi a Renoult ed a Briand. Renoult apparve subito a Doumergue come personaggio troppo secondario per affrontare una situazione così difficile come l'attuale. Invece Briand, di cui le liste di ieri assegnavano un posto nel Ministero, ma non come principale, viene considerato all'Eliseo come di prima grandezza per tentare l'arduo compito, avanti di porrà mente a combinazioni più astruse, cosa che non può sorprendere nessuno, tanto meno all'estero. Una coalizione centrista? Come era prevedibile, Briand ha accettato, non potendo un uomo che occupa la sua- situazione parlamentare rispondere decentemente di no al capo dello Stato, che gli chieda di levare il paese- dal cattivo passo. Ma la sua accettazione venne subordinata alla condizione che il vecchio parlamentare riesca ad assicurarsi nelle due Camere appoggi sufficienti da dargli almeno la celta possibilità di non andare al potere per poche settimane. Uscito dall'Eliseo, il candidato iniziò subito una serie di visite di cui mandiamo a parte la cronaca dettagliata, ma la decisione, che si era ritenuta a tutta prima possibile per la fine del pomeriggio, tarda a venire e questo ritardo è interpretato ài] a Camera come un segno che la crisi preconizzata difficile e lunga sin dal primo momento non diventerà facile e breve per il semplice effetto dell'intervento dell'abile manovratore politico. Per quanto indicatiefiimo, per qualità e precedenti personali, .a risolvere le situazioni oblique e conciliare l'inconciliabile, Briand si trova stavolta innanzi ad avversari che sembrano preferire la rottura e l'intransigenza. Per formare un Ministero solido egli ha bisogno di una maggioranza, la quale, per definizione, non deve essere quella del cartello, giacché, se potesse esserlo, il Ministero l'avrebbe fatto Painlevé. Egli ha bisogno di una maggioranza che, senza chiamarsi coalizione sia una coalizione, ossia che non faccia' più, tranne che a parole, la politica del cartello. Quale può essere questa maggioranza? Evidentemente una coalizione centrista. Ma una coalizione centrista sarebbe essa abbastanza numerosa per diventare una maggioranza.? Le consultazioni di ieri di Briand setefererebbero dimostrare ohe egli ne dubita; i suoi scandagli sono stati infatti diretti a saggiare le intenzioni non già degli elementi reclutabili al centro della Camera, ma degli elementi che stanno a destra ed a sinistra di quello; ossia repubblicani moderati e socialisti* Diffidenze del moderati e timori del socialisti Ora, né l'una nè l'altra di queste frazioni sembra finora considerare la combinazione Briand molto di buon occhio. I repubblicani moderati — ancor che qualche defezione nei loro ranghi sia prevedibile in persona dei Flandin e dei Marin — non nascondono la loro preferenza per un Ministero che aggravi la crisi invece di mettervi sopra dei pannicelli caldi, sperando così di ottenere tra non molto la realizzazione del più caro tra i loro so Igni: lo scioglimento della Camera e nuove elezioni, dalle quali si lusingano di vedere uscire un nuovo blocco nazionale. Briand si è intrattenuto lungamente con costoro al Senato, ma pare che l'abbozzo di prò. gramma fatto balenare ai loro occhi (scrutinio uninominale, mantenimento dell'Anibasciata presso il Vaticano, protocollo di Ginevra, politica di Cannes, ecc.) non li abbia gran che sedotti. Briand non potrebbe governare se non avendo come aiutanti ed inspiratori finanziari dei De Monzie — portavoce di Caillaux — dei Loucheor e dei Do timer. E non sono questi nomi che possano entusiasmare chi soffre la nostalgia del blocco nazionale, per quanto la loro libertà di azione si presupponga vincolata dalla presenza di Briand. In quanto ai socialisti, anche costoro hanno in vista possibilità di defezioni, in persona dei Varenne, dei Paul Boncour, impazienti di acciuffare un portafogli, ma nel complesso i loro umori restano intransigenti; tutti i loro sforzi tendono ad impedire lo scioglimento del cartello. Blum capisce che, se partecipare direttamente ad un Gabineto Painlevé può avere un significato, partecipare ad un Gabinetto Briand ne avrebbe un altro. Briand non darebbe infatti ai socialisti se non dei portafogli insignflcanti; il risultato sarebbe che il gruppo verrebbe a soppor' tare, di fronte al partito, la responsabilità di una politica moderata, anodina, fatta di barcheggiamenti e di dotti equivoci, alla quale non avrebbe fatto, per conto suo se, non mettere lo spelvormo. Quale sarebbe domani il contraccolpo elettorale di una simile compromissione, se lo scioglimento della.Camera dovesse imporre un nuovo appello alle urne? I socialisti non hanno dunque soverchia fretta di epianare la via a Briand; a loro volta preferirebbero che la crisi andasse per ie lunghe, nella vaga speranza che, di fronte Alle difficoltà <L risolverla, anche il Senato finisca col mostrarsi meno ostile ad jun Ministero Painlevé o ad un eventuale (rimpasto Herriot. Ad ogni modo, per guadagnare tempo, essi hanno deciso ieri sera di discutere il problema della collaborazione nel Consiglio nazionale del partito, la cui riunione è indetta per oggi. In tale kenso nanno risposto a Briand. Quest'ultimo ha creduto ieri sera di potersi mostrare, nel suo breve colloquio coi giornalisti, alquanto più ottimista del mattino, ma dichiarando di voler governare ieol Cartello, egli ha tacitamente ammesto che il primo dei due puntelli su cui poteva contare, cioè il puntello verso i repubblicani moderati, non gli sembra più offrire garanzie sufficienti di solidità. Bimane il puntello socialista. Ma riusciranno Varenne e Paul Boncour a trionfare dell'aliti collaborazionismo tenace, di cui ba già per tanto volte (lato prova il consiglio nazionale, che Blum, col suo sagace Intuito delle situazioni, non mancherà si- ramente di appoggiare? Questi-pochi dati fatto, che non riarmo la pretesa di co¬ stituire un quadro completo e definitivo di una situazione tuttora enormemente complessa e variabile, possono darvi l'impressione adeguata della poca agevolezza di trovare una via di uscita dall'imbroglio in cui gli imbarazzi finanziari hanno messo la Francia, 0. P. Le consultazioni Parigi, 13. mattino. La crisi ministeriale non sarà risolta cosi rapidamente, come si poteva sperare. Una nota ufficiosa dice: « La cri6i, come era prevista, si presenta in condizioni difficili perchè ha radici profónde nel dissidio fra la Camera e il' Senato, o, meglio, fra la maggioranza radico-socialista dèila Camera e il blocco dei Senato. Il punto essenziale della questione è l'inflazione. Gli industriali e i grandi produttori non vogliono sentire parlare di un sensibile risollevamento del franco. Franco basso vuoi dire, In sostanza,, riduzione di salario agli operai, e, quindi, possibilità di sostenere la concorrenza estera e la continuità delle esportazioni. Il mondo industriale sa che una parte notevole della mano d'opera è assorbita dagli operai stranieri e perciò non tiene a favorire le rimesse degli emigranti. Un forte prelevamento sul capitale, oltre a danneggiare '■■>.'■<' le industrie con la diminuzione del caini.ne sociale, le danneggerebbe in seguito con l'aumento del valore della moneta. Questo è il vero dualismo che non potrà certo essere risolto da ministeri di transazione, come quello di Painlevé, di cui si parla. Bisognerà quindi venire prima o poi alle elezioni ». Ecco ora la cronaca della giornata di ieri. Il rifiuto di Painlevé Il nome che subito era stato messo in prima Illa dai personaggi politici, consultati dal presidente della Repubblica, era quello di Painlevé. perciò ieri mattina alle 9 e mezzo Doumergue faceva chiamare il Presidente della Camera, insistendo vivamente per fargli accettare il mandato di formare il Gabinetto. Doumergue non ha mancato di fare conoscere a Painlevé che 1 personaggi consultati il giorno prima lo avevano quasi tutti designato come suscettibile dj poter formare un ministero vitale. Painlevé ha presentato al Pesidente della Repubblica delle obbiezioni, alle quali Doumergue ha risposto, tentando di convincere il 6uo Interlocutore della necessità di risolvere prontamente la crisi, d cui prolungarsi non potrebbe che portare un pregiudizio al credito francese. Ila assicurato painlevé che troverebbe presso il Senato accoglienze di natura tale da facilitargli il suo compito. Infine il Presidente della Repubblica Ha soggiunto ohe egli pure non trascurerebbe nulla per aiutare In tutta, la misura del possibile Painlevé a condurre a buon fine il grave compito che gli chiedeva di assumere. Malgrado tutte queste ragioni Painlevé assicurò il Presidente della Repubblica che non gli era assolutamente possibile tentare di formare il ministero e, uscendo dall'Eliseo un'ora dopo,, riassunse per la stampa gli argomenti che aveva fatto valere presso il Presidente della Repubblica: ■ Io non credo di essere affatto la persona più indicata per compiere l'opera di conciliazione' che deve essere quella del prossimo Gabinetto. Incontrerei le 6tesse difficoltà di Herriot, senza avere m maggiori probabilità di lui di sormontarle.'Secondo la mia opinione il potere deve essere assunto da un personaggio di sinistra, meno impegnato di quello che sia 10 nelle lotte ardenti di questi ultimi tempi ». Gli venne chiesto quali persone gli sembravano poter rispondere a queste condizioni. Egli rispose: < Un senatore come René Renoult o un deputato come Aristide Briand. Sono questi i due nomi che ho indicato al Presidente della Repubblica. E' tutto quello che posso dirvi. Ad ogni modo, il mio capo gabinetto vi consegnerà tra poco ima nota più esplicita ». Infatti, dopo alcuni minuti, 11 capo gabinetto di Painlevé consegnava ai giornalisti la seguente nota: « n presidente della Camera ha ringraziato il capo dello Stato per la sua offerta così onorevole, ma dalle numerose visite ohe aveva ricevuto sabato e dalle impressioni raccolte, risultava in lui H convincimento che si sarebbe urtato 6ubito nelle stesso difficoltà parlamentari alle quali Herriot non aveva, malgrado i servizi resL al paese, potuto resistere. Per condurre tra le due assemblee una détente duratura, bisognerebbe, secondo la sua opinione, che fi prossimo Presidente del Consiglio fosse un repubblicano, scelto certamente a sinistra, ma non un militante così immischiato come Painlevé in tutte le battaglie politiche di questi ultimi anni '»'. Xe consultazioni di Briand Dopo questo rifiuto il Presidente della Repubblica faceva appello a .Briand per tentare la formazione del Gabinetto e subito dopo l'uscita di Painlevé, un'automobile della presidenza lasciava l'Eliseo ed il segretario generale Michel con essa si recava in Avenue Weber, dove abita appunto Briand. L'ex-presidente del Consiglio giunse all'Eliseo alle lOSi ed erano le 11.20 quando ne uscì. No] lasciare l'Eliseo Briand fece ai giornalisti questa breve dichiarazione: « 11 6ig. Doumergue mi ha chiesto di costituire M Gabinetto. Non,ho creduto d1 dover accettare prima di avere esaminata di nuovo la situazione e consultato i miei amici politici». Pochi momenti dopo l'ex-presidente del Consiglio era di ritorno alla propria abitazione, ove numerosi giornalisti e fotografi si trovavano riuniti. Siccome tentavano di ottenere da luì qualche parola, l'ex-presidente del" Consiglio, cortesemente, li invitò a noninsistere, soggiungendo che non avrebbe potuto dir nulla prima della sera. Briand salì nel suo appartamento e ne riparti una mezz'ora dopo, in automobile. Quasi nello stesso istante uscivano dalla sua casa I.oucheur e Daniel Chauvln. Loucheur dichiarò: • « Briand ha formulato or ora al presidente della Repubblica le sue più strette riserve per quello che concerne la sua accettazione. Ora si è recato al Quai d'Orsay e nel pomeriggio si propone di consultare certi gruppi politici della Camera e del Senato ; senza alcun dubbio egli si intratterrà a lungo col socialisti ». Alle 12,30 Briand giunse al Quai d'Orsay, dove ebbe un colloquio' abbastanza lungo con Herriot; riparti alle 13, dichiarando: « Ho avuto con Horriot una conversazione oltremodo amichévole, ma ancora una volta non potrò dir nulla di utile prima di staserai Per il momento, vado a far colazione ». Ed infatti l'ex-presi dente del Consiglio, assieme al' suo 'amico e collaboratore Peycelon, Pi recava In nn ristorante attiguo nlln r'i'ncn della Maddalena. Nel pomeriggio Briand si recò a Palazzo Borbone, dove ebbe colla Commissione politica del gruppo socialista, comprendente Blum, Boncour, Paul Faure, Renaudel, Varenne e Vincenzo Auriol, unaysonferenza ne! corso della quale egli pose la questione della partecipazione del socialisti al Governo. La Commissione rispose di non aver mandato per rispondere in modo formale e dt non poter fare altro che convocare d'urgenza, per martedì, il Consiglio nàziona» le del partito, che deciderebbe in merito. Briand si è poi recato dal Comitato- direttivo del gruppo radicale-socialista della Camera. Egli dichiarò di aver chiesto al gruppo' socialista di partecipare al Governo. Precisò che, se tale partecipazione gli fosse rifiutata, egli si'vedrebbe costretto a rifiutare di costituire il Gabinetto. Soggiunse che i socialisti non potrebbero dargli, prima di martedì, una risposta definitiva. Fece conoscere che intendeva fare, qualora avesse assunto il potere, una politica che non sarebbe né specificatamente socialista nfi speci tiratamente radicale, ma r>e sarebbe una politica di democrazia e di Cartello delle sinistre. Lasciando Palnzzo Borbone per recarsi al Senato, Briand dichiarava ai suoi amici: « La situazione k oltremorlo complicata. Io non credo di essere in grado di dare stasera una risposta al presidente della Repubblica*». Accenni programmatici Briand giunse al Palazzo del Lussemburgo alle 17,25, recandosi subito nel settimo ufficio, ove una ventina di senatori lo aspettavano sotto la presidenza di .Benvenuto Martin. Briand dichiarò che considerava Painlevé più qualificato di lui per costituire il futuro Gabinetto e dichiarò che farebbe stasera stessa un passo presso il presidente della Camera per indurlo a ritornare sul suo rifiuto. Se. Painlevé mantenesse il suo rifiuto, Briand tenterebbe di costituire un Ministero a base cartellista. L'ex-presidente del Consiglio si è dichiarato partigiano della partecipazione dei socialisti e ha soggiunto che farebbe ogni sforzo per indurli ad accettare. Briand disse di ritenere che non bisognava cercare di. risolvere la crisi troppo rapidamente e di voler aspettare in particolar modo la decisione del Consiglio nazionale del partito socialista. So la partecipazione non fosse ammessa, Briand riterrebbe che bisognerà mantenere la politica di appoggio. Benvenuto Martin formulò alcune domande alle quali Briand rispose rilevando che la questione dell'ambasciata presso il Vaticano può essere risolta senza che il futuro Gabinetto impegni la sua esistenza su di essa, ponendo la questione di fiducia. Il problema finanziario domina di molto tutti gli altri problemi della politica. Tuttavia sulla questione estera Briand ha dichiarato che la politica del futuro Gabinetto dovrà essere quella del Gabinetto dimissionario, in conformità delle dichiarazioni che egli sfesso ha fatto d-t recente a Ginevra, Briand soggiunse che si sforzerebbe di fare votare il ritomo allo scrutìnio mandamentale. Uscendo d'ai- Palazzo del Lussemburgo Briand si fece accompagnare all'Eliseo. Egli conferì per 35 minuti col presidente della P.«-pubb]ica ed al suo uscire dottò alla stampa la dichiarazione seguente: < Stamattina 11 presidente della Repubblica mi ha dato l'incarico di formare il Gabinetto. Io gli indicai che avevo bisogno, in ■una situazione così grave, di consultare degli amici e di ricercare i concorsi che giudico indispensabili per la soluzione della crisi. Io vedo possibile la formazione di uh Gabinetto che si appoggi su una maggioranza, quale è uscita dalle urne dell'undici maggio. Ognuno degli elementi di questa maggioranza deve essere chiamato ad assumere le proprie responsabilità al potere. Nella giornata ho visto alla Camera un certo numero di personaggi rappresentativi del gruppo socialista, coi quali mi sono intrattenuto e clie mi hanno dichiarato di non poter prendere decisioni prima di aver consultato il Consiglio' nazionale, che deve riunirsi martedì sera; poi ' ho veduto le personalità più cospicue del gruppo radicale-socialista, le cui accoglienze mi sono state abbastanza simpatiche, i membri del gruppo repubblicanosocialista e della sinistra radicale. Mi sono poi recato al Senato, ove ho avuto un colloquio con un certo numero di personaggi della sinistra democratica. Dopo questi colloqui sono andato dal presidente della Repubblica al quale ho reso conto delle mir conversazioni. Io devo domattina esaminare la situazione dal punto di vista finanziario ed economico e verso mezzogiorno tornerò all'Eliseo, colla speranza di poter dare al signor Doumergue una buona parola. Ma nelle circostanze presenti credo impossibile improvvisare un Gabinetto prima di aver esaminato tutti i problemi e di essermi assicurato una collaborazione solida e duratura, senza la quale non vi può essere azione governativa efficace ». I quattro grappi desiderati In conformità a quanto aveva dichiarato al Senato. Briand, terminata la sua giornata si recò insieme a Loucheur dal presidente della Camera,, dove ebbe un colloquio con Painlevé, presso il quale usò tutta la sua forza di persuasione per deciderlo a ritornare sulla sua decisione e accettare di forma re il ministero. Painlevé si è però dimostrato incrollabile. Briand, di ritorno al suo do micilio, ha dichiarato ai giornalisti che lo aspettavano: « Io non metterò in piedi che una combinazione solida, che abbia l'appoggio dei quattro gruppi elio compongono la maggioranza del cartello delle sinistre: sinistra radicale, gruppo radicale socialista, gruppo repubblicano socialista, e gruppo socialista, cui chiederò di prendere le loro responsabilità con una partecipazione effettiva al Governo. Io non voglio affatto un concorso col beneficio d'inventario. Con Painlevé noi abbiamo esaminato la situazione; io lo rivedrò domattina. Esaminerò pure la situazione dal punto di vista economico e finanziario. La crisi attuale non è una crisi ordinaria. Si tratta, meno che mai di improvvisare. D'altra parte io non sono più nell'età in cui si possa ballare fra le uova >. De Monzle minaccia le dimissioni Vi Echo de Paris > annunzia che nel pomeriggio di ieri nei corridoi della Camera si è appreso, non senza emozione, che il ministro delle Finanze De Monzie avrebbe deciso che se prima della pubblicazione del prossimo bilancio della Banca di Francia, che dovrebbe aver luogo giovedì 16, non sarà stato costituito un governo che possa regolarizzare la convenzione con la Banca di Francia, circa l'emissione supplementare di biglietti effettuata nelle condizioni che tutti sanno e assicurare l'approvazione di questa convenzione dal Parlamento nel più breve tempo possibile, egli rifiuterebbe di rimane, re in funzione, anche per il disbrigo degli affari correnti. Si aggiungeva che questa intimazione aveva per motivo immediato la decisione del Consiglio di reggenza della Banca di Francia di non pubblicare più nessun bilancio settimanale prima che la situazione creata satto il Ministero HeTriot non sia 11tilrlntn fi rpfrnlnfn.

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