Al Senato

Al Senato Al Senato Roma. 27, notte. All'inizio della seduta, il min. FEDELE, rispondendo al-'interrogante SUPINO, dichiara clic per i restauri della Chiesa di S. Caterina in Pisa è stato chiesto un'ulteriore contributo di '10.000 lire; ma il bilancio non consente. GRANDI patrocina la causa dei vecchi pensionati, chiedendo al ministro dichiarazioni rassicuranti al riguardo. Domanda anche se nei prcannunciati provvedimenti saranno compresi gli ufficiali richiamati nell'ultima guerra. DE STEFANI, ministro delle Finanze: — Il trattamento dei vecchi pensionati sarà compreso nei prossimi provvedimenti. Esistono residui dei 75 milioni già concessi ed andranno ad aumentare le somme per i nuovi provvedimenti. Gli ufficiali richiamati sono considerati nei provvedimenti stessi. TOMMASI, dopo essersi dichiarato « un ammiratore convinto della politica finanziaria, sapiente ed energica, del ministro De Stefani » critica la imposta complementare, esservando che nel momento attuale sarebbe stato forse più opportuno ripristinare la tassa di successione nel gruppo famigliare. L'art, l.o del decreto legislativo per l'imposta complementare colpisco il reddito del contribuente senza tenere conto se sia temporaneo, e non ammette rettifica che nel 1928. Ora — osserva l'oratore — è esorbitante durante tre anni pagare su di un reddito non certo. L'art. 19, pure ammettendo il diritto di rimborso dell'imposta, non ammette lo sgravio per singole partite di credito, e questo non sembra giusto, inoltre se si ammettesse che l'agente delle imposte abbia facoltà di esaminare la contabilità famigliare, si andrebbe incontro a disastrose conseguenze. L'oratore conclude affermando che gli sforzi del contribuente hanno un limite e che forse in Italia già questo limite è stato superato. Il ministro DE STEFANI (segni di attenzione) : — Debbo richiamarmi anzitutto al mio discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 20 dicembre u. s. Più che parlare io voglio .oggi agire. Del resto io concordo coi voti manifestali da. ogni parte nel Senato e perciò il mio discorso sarà breve, non ricco di cifre. Non bisogna volere le economie e intanto proporre spese e sgravi. Nelle relazioni finanziarie di ambedue le Camere si trova la precisa e abbondante documentazione di onesta contraddizione, e più se ne troverebbe nei discorsi parlamentari. Il ministro delle Finanze ha una sua volontà, ma non bisogna pesare ogni giorno ed ogni ora su questa volontà; meglio sarebbe aiutarla e confortarla. La mia opera di ministro ha linee direttive ed una pratica tenacemente osservata. Riconosco di aver gualche volta ripiegato e me ne dolgo. Può accadere che l'uomo sia dominato da fatti straordinarii, che sconvolgono il terreno della manovra; allora si ripiega. Ma il ripiegamento è .cagione di una nuova avanzata, e questo è metodo politico. Il pareggio e il fuoco « Senza un avanzo di cassa ordinario e permanente noh si affrontano i problemi della circolazione e del debito. Oggi io tengo in pugno questi avanzi ed ognuno deve aiutarmi perchè non mi siano tolti. Questo è un anno decisivo, clic può avere una sua propria grandezza. Chi mi ha rimproverato di aver quasi la fissazione del pareggio, non sa quali, giorni io abbia vissuto, quando sentivo che la fortuna del paese era per tanta parte affidata alla mia volontà. In quali condizioni ci saremmo trovati oggi, se non si fosse raggiunto il pareggio e si fosse dovuto ricorrere al debito fluttuante per far fronte ai bisogni di cassa} La nostra circolazione è la metà della circolazione francese; eppure è stata sempre il mìo incubo, sin dal gennaio del '23. Oggi dispongo di forze adeguate al bisogno; il fuoco comincia a bruciare i più pericolosi relitti di guerra, senza aumento di debito all'interno, senza il sussidio di prestiti all'estero, contro i quali, io oggi resisto come sempre ho resistito (approvazioni). « Riaffermo le dichiarazioni fatte l'8 novembre 1922, che mi procurarono il consenso di un grande uomo, in cui si concilia l'esperienza del finanziere e il sentimento della patria devotamente servita: Luigi Luzzatti. Le future eccedenze di bilancio devono essere considerate come un sacro patrimonio per la ricostruzione; esse sono la nostra massa di manovra, unite insieme agli avanzi della bilancia dei pagamenti intemazionali. * Malgrado il peso che grava sull'eseretzio finanziarlo dello Stalo, a. cagione delle spese delle pensioni e dei residuali di guerra, i servizi pubblici non sono oggi in maggior disagio di quello che erano nel periodo dell'ante-guerra. Così le condizioni economiche della popolazione sono oggi migliori di quello che erano prima della gueira; cosicché il risanamento finanziario si è potuto ottenere senza comprimere l'economia privata. Bisogna ricordare che le leggi finanziarie non riflettono che in misura approssimativa, e talvolta con qualche deformazione, le direttive generali del ministro delle Finanze. Ciò che conta non è l'episodio tattico, ma la realizzazione definitiva di queste direttive. Ricchezza mobile e complementare -la so bene, onorevoli senatori, ' i/uali oneri debbano essere attenuati c quali aooliti. Non sono un dilettante dì imposte, ma la mia azione « guidata da criteri di giustizia e di mo¬ derazione. L'ordinamento tributario deve essere mite e a larga base. Quanto all'imposta di ricchezza mobile, osservo che l'ho trasformata' da progressiva in proporzionale, riducendo le aliquote; nè mi rifiuto ad ulteriori riduzioni. Questa imposta era lodata come la classica delle imposte; forse perchè dal 50 al 75 per cento dei contribuenti la evadevano e perchè, olire un certo reddito, era regressiva. Io sento tutta la gravità morale, sociale e politica di questo fatto. La mia politica in materia è tale che non ammette alcuna immunità; ed intendo ottenere, dalle notevoli riserve potenziali che essa presenta, non trascurabili avanz\ di cassa. « L'imposta complementare sui redditi, che sostituisce l'antica, della quale venne limitata la progressività, i stata predisposta con criteri di singolare mitezza, e si è consentito, per meditate ragioni di giustizia, di diminuire i coefficienti di maggiorazione del reddito fondiario. Con questa imposta si compie il ciclo della nostra attività tributaria. « lo dichiaro di essere anllriformista. Il riformismo sistematico è una malattia dello spirito di un popolo; è Vinauietudine della decadenza (approvazioni). Questo dissi nel mio primo discorso che pronunciai come ministro delle Finanze, il 25 novembre 1924. Quando i socialisti mi chiedevano un programma, rispondevo loro che non nascondevo sorprese nei miei barattoli di ministro. E vorrei che codesto ricordo tranquillasse l'animo del mio antico maestro di economia, che teme da me qualche macchinazione infernale. E dacché altri pure mi attribuiscono macchinazioni infernali in materia di economia delle spese {forse anche tra ì mici collcghi), in guisa da compromettere ed ostacolare la grande opera ricostruttrice del Governo, devo dichiarare che, quando resisto alle domande di spese, io difendo il denaro del privalo. La fortuna del Paese è legata alla parsimonia ragionevole nelle spese. Chiedere un miliardo al Paese per erogarlo in spese che non abbiano carattere di assoluta necessità, vuol dire costrìngere di altrettanto l'economia privala. Non bisogna esagerare l'idea economica dello Stalo. Il processo economico privato deve essere lasciato tranquillo, perchè la sua prosperità giova al Paese più di qualunque provvedimento dì Governo. L'on. Mayer ha scritto, nella sua relazione, una pagina decisiva sul dovere del ministro delle Finanze di resistere alle richieste di spese; pagina che io non dimcnticTierò. " Un rimprovero atroce del mio maestro „ « Se sì vuol riprendere il dominio della nostra valuta e prepararne ì futuri destini, bisogna battere il passo nelle spese. I criteri di azione, sono assai semplici; non vi è che una sola politica finanziaria: la difficoltà è realizzarla, resistere alle sue degenerazioni politiche. I Ministri delle Finanze di ogni Paese hanno con un mondo di gente un conto corrente di dispiaceri. Io, fascista, sono d'accordo con l'on. Wollemborg, democratico, perchè la realtà finanziaria non ha partiti. Essa è il portato delle possibilità economiche del Paese. Il sen. Loria ha avuto l'aria di dirmi che la mia politica finanziaria sacrifica le classi proletarie agli, interessi delle classi capitaliste. Questo è un rimprovero atroce del mio maestro. In un grande Paese a regime radicosocialista, che io non nominerò, si sono posti sulla via dell'abolizione della nominativitù. dei titoli e si plaude alla nostra abolizione della tassa di successione. I rapporti di causalità sono più potenti dei programmi poli'i'i. La. finanza italiana giunse, in passato, sulla porla della ricostruzione finanziaria; ma non ebbe la forza, e forse neanche il potere, di avanzare decisamente nella via della costruzione della sua potenza. Facciamo che ciò non si ripeta, e che l'Italia possa, una buona volta entrare a giusto titolo nella circolazione economica mondiale. Io non sono indiscreto: sarei soddisfatto che l'insieme delle spese si mantenesse nella misura attuale e che l'incremento naturale delle entrate tosse destinato a riacquistare il dominio della nostra valuta ed a migliorarla, per viriti di graduali riduzioni della circolazione, per ridurre il debito dello Stato e tarmassimo pressione tributaria. La circolazione e i prezzi « Ma si vive oggi in un mondo di contraddizioni nel campo della circolazione e in quello del bilancio. La diminuzione della circolazione è una cosa che sembrerebbe assai semplice e facile, ma è invece mollo delicata ; e la difficoltà sorge perchè la economia naI zionalc si è adattata a certi prezzi, te certe l condizioni di credito, a certe ampiezze e previsioni di. credito. Non vi è alcuna differenzi tra circolazione per conto del commercio — I in senso proprio — circolazione per conto del| la Sezione autonoma del Consorzio valori in dustriali, e circolazione per conto del Tesoro. Quando il biglietto è entralo in circolazione, e indipendente dalla sua origine. Con molta j saggezza, nell'ordine del giorno presentato da i:-ohi senatori. « afferma che la circolazione nuu deve esseri! uumculultt ; •■<.' io affermo, u conforto, che dal 1920 ad. oggi la circolazione totale è diminuita da 22 miliardi a meno di V 20 miliardi in un regime monetario di carta, l'equilibrio monetario e del prezzi è un equilibrio capriccioso, instabile; la graduale riduzione della circolazione non esclude tuttavia oscillazioni occasionali e periodiche. Io non poteva dare quei segni di resipiscenza a cui ha alluso il sen. Ancona, perchè non avevo danari per poterli dare. « Esporrò alcune cifre per compromettermi in gualche previsione: il 31 dicembre 1924 la circolazione totale bancaria e di Stato era : 20 miliardi 514 milioni ii 31 gennaio W35 : 20 miliardi 46 milioni il 28 febbraio; 19 miliardi 871 milioni » Le predizioni sarebbero: 19 miliardi 400 milioni, al 31 marzo 18 miliardi 700 milioni al 30 aprile con un miglioramento, sul 30 aprile 1924, di circa 500 milioni. « Non farò ulteriori divinazioni, perchè quanto ho detto deve rassicurare il Senato ed il Paese, e lutti i portatori della lira italiana all'interno e all'estero che il, governo deltfi nostra valuta è ben saldo ed è nel senso di un graduale ma immancabile apprezzai mento. « Di fronte alla circolazione per conto dello I Stalo, sta un bilancio che sì prospelta già da oggi in avanzo; e, in secondo Ivogo, sta la firma del Tesoro italiano, che è, come deve essere, la prima firma bancaria italiana, una firma di primissimo ordine sul mercato finanziario mondiale. "Il nostro bollettino di gnerra ,, • In quest'ultimo mese si è dovuto manovrare per respingere un'onda di sfiducia, che, abilmente sollevata, minacciava di compromettere l'opera ricostruttiva del Governo e gli interessi generali del Paese. Il Governo ha dei doveri, ed il « lasciar fare » degli ottimisti ha dei limiti. Sullo scudo del fascismo vi è un'insegna: è l'insegna della produzione; perciò, nella sua opera finanziaria, ha ristabilito il rispetto finanziario del risparmio e del capitole. Fu dello giustamente, nella, presente discussione che l'opera ancora da compiere ha la sua condizione nella valonUt di. compierla. Ebbene, io posseggo questa volontà, e da oggi sono certo di possedere anche quella dei senatori, la quale conferisce alla mia dignità e potenza. Il contò del Tesoro dei mesi che verranno costituirà il nostro bollettino di guerra, e dirà quali fatti abbiano corrisposto alla nostra volontà (applausi e congratulazioni). PRESIDENTE, a richiesta della Commissione di finanza, che vuole riunirsi per pochi minuti, sospende la seduta alle ore 17, che è ripresa alle oro 18. I decreti sulle Borse MARGHIERI prendendo occasione della discussione del bilancio dei!e Finanze, svol. ge una sua interrogazione, che aveva presentato, intorno ai criteri che hanno mosso 1 ministri delle Finanze o dell'Economia nazionale, alla pubblicazione dei duo decreti relativi alle operazioni di borsa ed agli agenti di cambio. L'oratore non è mosso da alcun prò. posilo di opposizione, anzi, in via di massi, ma, riconosce la ragionevolezza di quei provvedimenti, che furono imposti da'ti e contingenze. Alcuni oratori hanno accennato ai duo decreti, e qualcuno li ha qualificati vulcanici. Egli non pilo cosi qualificarli, salvo che si veglila dare il significato che si era sui limite del disastro. Pur riconoscendo necessario 'd'intervento del Governo nel movimento borsistico, crede che alcune modalità del decreto sulle operazioni d.i borsa siano difettose, e non può consentire sulla scelta del tempo in cui il decreto fu emesso. Esso è .intervenuto intempestivamente, onde inconvenienti gravissimi, che hanno avuto ripercussione enorme su tutti i valori, producendo effetti diversi da quelli che il ministro si proponeva. E' vero che molti valori negoziati m borsa avevano prezzi di speculazione che hanno nuociuto alla consistenza economica e finanziaria del Paese, ma esaminando la congerie dei valori, si rileva che non tutti erano l'esponente di una speculazione a vuoto, ma rno'iii di essi erano tìtoli delle maggiori banche o avevano la loro copertura in industrie floride o in beni immobili. Ebbene anche questi titoli sono discesi precipitosamente di 30o o 400 punti. Si sarebbero potute risanare le operazioni di borsa con provvedimenti che non avessero prodotto tali forti ribassi. A questa situazione si è rimediato in parte dalla banca e dal movimento industriale; ma \X ministro delle Finanze, col divieto di sconto, ha messo la banca in una situazione delle più difficili. DE STEFANI: — Non ho mai vietato lo 6conto. non ho fatto che il mio dovere. MARGHIERI non nega che il ministro dello Finanze abbia fatto il suo dovere, ma è lecito ai membri dei Parlamento discutere iti nubblica assemblea e magari censurare ciò che un ministro creda suo dovere (approvazioni). Non potevo attendermi una replica con tanta violenza; ma io dico che quando avete ridotto la libertà di sconto... DE STEFANI: — Non è vero!.. MARGHIERI, continuando: — ... quando ripeto, avete ridotta la libertà di sconto in cuisa che molti, i quali avevano il loro castelletto, giustificato dalla loro posizione finanziaria-industriale, si sono visti chiuso questo aiuto, io dico che voi avete preci un provvedimento sbagliato. Le banche vivono di sconto per la gran parte, e sopprimendo la liberta di «conto, il ministro ha preso un provvedimento azzardato, tanto che ha dovuto tornare indietro. DE STEFANI: — Anche questo non è vero! MARGHIERI: — Si sarebbe potuto promulgare il decreto in un tempo nel quale il danno sarebbe etato minore... DE STEFANI : — Questo non è esatto l MARGHIERI: — In vivo nel mondo degli affari ed Jio modo di valutare se i fatti che riferisco rispondono alla verità! Gli agenti di cambio Continuando, l'oratore dice di poter consentire a rimedi che sembrino subitanei ed eccessivi, ma in ordine alla pubblicazione del due decreti sulle Borse si poteva scegliere un tempo nel quale i danni potevano essere minori. La pubbliica mediazione da 'alcun tempo a questa parto non si è contenuta nell'orbita che la legge e la virtù commerciale le assegnano. Qualche rimedio esteriore a questo male può ritrovarsi in ciucila cauzione che il decreto ha aumentato. Taie rimedio però sconfina quando si restringe violentemente il numero degli agenti di cambio e non si tiene conto della proporzione che esso deve avere con la mole degli affari che costituiscono il movimento borsistico. Qualche anno fa, quando fu emanala la legge 6ulJe Borse, il movimento di affari superava gli otto miliardi e gii agenti di cambio erano circa 200. Allora C'era in verità sproporzione tra il numero degli affari e gli agenti; ma oggi, quando le negoziazioni superano \ 30 miliardi, è provvedimento eccessivo ridurre gli agenti di cambia a 240. Anche- elevando 'la cauzione a 500.000 lire o a uri milione, non è. detto che si trovi quella relativa sicurezza di garanzia che ò lecito desiderare. 11 provvedimento non merita l'elogio del Parlamento e forse il ministro, tornando sulla tsua deliberazione, potrebbe trovare qualche espediente che correggesse questo malanno, ^i pensi che molti agenti di cambio sono stati messi in disparte senza accordare nessuna considerazione al fatto che fino a ieri erano stati agenti importanti. Si può trovare un agente di cam, bio ohe non sia in grado di dare la cau', zione richiesta e. ciò nonostante possa rispon! dere moralmente della sanità delle operazioni di cui egli è intermediario, mentre spesso una somma ingente può essere prestata da persone che non posseggono affatto il requisito della generale estimazione. Non era il caso di procedere per decreto-legge: c'era si molta mnilsia.na speculazione, ma la casa non andava a fuoco e il provvedimento non rivestiva il carattere di estrema urcenza. Questo egli afferma, benché non eia recisamente contrario a qualsiasi emanazione ili decreti-logge, tanto è vero che dà ampia lode al ministro per avere egli con decreto impedito che le Banche 6i presentassero alle grida. La banca è una produttrice, una collettrice dei titoli e dei valori che si negoziano in Borsa e l'agente di cambio può oggi ormai fronteggia. ' re con la richiesta singola dei privati le ri' chieste collettive del movimento bancaria in 1 irenere. L'intervento del Governo ai fini delj la sanità del'e operazioni di Borsa è lodevole; I potrebbe solo kamentarsa che esso sia venni to tardi quando la speculazione malsana aveva preso l'aire. Esso inoltre non doveva sopravvenire quando le operazioni a fine prossimo erano già in corso. Se a questo si fosse pensato molti danni e molte mine sarebb» ro state evitate. Cosi anche va data lode al Gc verno per il proposito di meglio irreggimentare il corpo degli agenti di cambio, facendo in modo che esso rappresenti veramente la garanzia morale di quelli che chiedono la negoziazione dei valori, e di avere posto questi agenti in una migliore condizione di rispettabilità. Se il ministro potrà presentare il decreto a una Commissiono di pochissimi tecnici, tra cui non si mette l'oratore, vedrà che le 6ne buone Intenzioni non saranno certo per condurre alla rovina il Paese, ma invece lo potranno salvare {approvazioni). La replica del ministro' DE STEFANI: — Dichiaro che da quando sono Ministro delle Finanze, cioè da circa 29 m.esi, non sono mai intervenuto, — perchè ciò era mio dovere preciso — nella condotta spe¬ cifica degli Istituti, di emissione in singolari momenti, della loro azione. Io ho direttive generali di Tesoro, e gli Istituti di emissione devono conformarsi, ad esse; e tali direttive non hanno nulla, a. che fare con le liquidazioni di fine mese. Il Tesoro italiano, con sacrificio dei contribuenti, restituisce quotidianamente le anticipazioni di guerra, e non è lecito che, mentre si restituiscono le anticipazioni del Tesoro, i biglietti restituiti rientrano in pieno in circolazione per ragioni di commercio. | Data l'ora tarda, non entro di proposito nella discussione tecnica dei. due Decreti-Legge, anI che perchè nel mio precedente discorso ho ! già indicali i criterii ai quali il Governo si è j inspirato nella, emanazione, di essi, criterii di ordine generale, finanziario ed economico.— ZL'PF.LLI parla del debiti iurteraileati e vorrebbe che tutti i contributi dati dall'Italia per la vittoria siano posti in evidenza e valorizzati. Ricorda questi contributi ; la dichiarazione di neutralità, che permise alla Francia la vittoria sulla Marna, l'entrata in guerra spontanea, l'invio in Francia, oltre le rorze poste di fronte all'Austria, di un Corpo di Armata che si copri di gloria ed ebbe grandi perdite, di 65 mila ausiliarii, di altri 22 mila operai specializzati destinati agli stabilimenti belgi e francesi: l'invio anche in Francia di un reggimento speciale nel 1918, che compensava l'unico reggimento americano venuto a difendere l'Italia, la spedizione di Corpi in Albania, in .Macedonia, in Romania, in Palestina ed in Siberia. Infine, richiama l'attenzione su un altro ingentissimo contributo dai più ignorato. Quando fu emanato l'ordine di mobilitazione nelle due Americhe, si presentarono 400 mila riservisti italiani ai Consoli d'Italia. Dopo qualche tentativo non felice di , trasporto, si dovè rinunciare ad essi, ma nel■ l'esercito degli Stati Uniti entrarono centijnaia di migliaia di italiani, tanto che si può dire che il contingente italiano nell'esercito americano, come risulta da documenti, sia ! stato della proporzione di 1/4 o di 1/5. Bisogna i valorizzare questo contributo di sangue ed I energie nostre, che il nostro maggior creditoI ro ha mandato in Europa per sostenere la lotta comune. L'oratore vorrebbe che'questi motivi valessero a diminuire il nostro debito, piuttosto che la considerazione delle nostre non floride condizioni economiche, che potrebbe in altro tempo esserci rinfacciata. {Applausi) . Il seguito della discussione è rinviato a domani La seduta è sciolta alle ore 19.