Ridda di miliardi nella discussione finanziaria in Senato

Ridda di miliardi nella discussione finanziaria in Senato Ridda di miliardi nella discussione finanziaria in Senato I discorsi Peano e Rolandi-Iticci sui debiti di guerra Una vivisezione del nostro debito con gli Stati Uniti Roma, 23 notte. Al Senato è continuata aggi la discussione finanziaria sotto la presidenza di Tittoni. Primo oratore della giornata 6 stato il sen. PlìANO, il quale (premetto di voler parlare della valorizzazione della moneta e dei debiti interalleati. La circolazione In quanto alla lira, l'oratore insiste sulla necessità di dimii uìre la circolazione, il elio — a suo parere — potrebbe farsi con gli avanzi di bilancio da ottenersi con un'oculata gestione. PEANO: — La circolazione era al 28 febbraio ultimo di 19.871 milioni, mentre il 31 marzo 1923 ammontava a 13.743 milioni. Essa dunque è in aumento, nonostante la diminuZ'iwio della circolazione per conto dello Stato, ohe è stata fatta per ben 4 miliardi. L'oratore, ricorda rihe recentemente i vaglia cambiari e gli assegni bancari sono stati colpiti da una lassa che sarà utile se gioverà a restringere la circolazione di questi sostitutivi della moneta. Vennero inoltre emessi dei nuoni pestali. nominativi, i quali nvpprosentano un titolo di più del debito pubblico. Essi saranno utili se varranno a diminuire la circolazione, ma si può temere che agiscano a danno delle Casse di Risparmio. Esaminando i provvedimenti per diminuire la circolazione si presenta in prima linea il decreto del 30 dicembre ultimo, in forza del quale .possono essere ritirati e annullati t biglietti emessi per conto dello Stato. Vi ò poi la riducono, del biglietti di Stato propriamente detti, dei quali sono stati già bruciati 12S milioni. Finalmente, c'e un provvedimento relativo al Consorzio per sovvenzioni su valori, in forza del quale 860 milioni si sono convertiti in Buoni del Tesero bruciando i biglietti corrispondenti. Il freno (posto dalla lejrge bancaria non agisce più o quindi non abbiamo un vero limite per la nircolazione. Bisognerebbe istituire un limite fisso, come lo ha la Francia, stabilendo che la circolazione, deve essere diminuita di tanto quanto sono le anticipazioni fatte allo Stato, che vengono (restituite!. Del resto, in questa materia, ha efflcoria l'azione morale, specialmente quella aseieitata dal ministro delle finanze e dalle banche di emissione. L'Italia e il piano Davos L'oratore passa quindi a trattare la questione dei debiti interalleati. PEANO: — Importa stabilirò almeno iu modo approssimativo, quale somma si potrà ricavare dalla applicazione del piano Dawes. Supponendo che esso funzioni per trentacinque anni, col pagamento integrale della annualità stabilite, che per l'anno in corso sono fissato ad un miliardo e che devono salire à due miliardi e mezzo, il 6Uo rendimento è valutalo a circa 41) miliardi: deduceudo i carichi die si devono soddisfare a termini del trattato, che io ritengo di potere calcolare con molta prudenza a 5 miliardi, rimane una 6omma disponibile di 35 miliardi marchi oro. La parte dell'Italia calcolata nella percentuale del 10 % resta quindi di 3 miliardi e mezzo. Ora il debito dell'Italia verso gli alleati, compresi gli interessi e di lire oro per l'Inghilterra 14.132.288.000; e di lire oro per gli Stati Uniti d'America 8.ó36.S10.383,65. Cosicché, ammessa •la rigida applicazione di questo piano da una parte, e ttnuto conto della consistenza del nostro debito dall'altra, noi dovremo sborsare la somma di lire oro 22.6C9.10i.383.65. L'oratore dice che basta annunciare la cifra per climosu-are la impossibilità di pagarla. Ricorda che l'Inghilterra con la sua azione diplomatica degli ultimi anni aveva dimostrato intenzioni concilianti concretate nella proposta di Bonar Law. in forza della quale l'Inghilterra si accontentava 'di esigere dalla Germania quanto essa deve pagare agii Stati Uniti c precisamente 14 miliardi e 200 milioni marchi oro. « Domando solo, diceva Bonar Law — che la Francia o. l'Italia, oltre a cedere l'oro già inviato in Inghilterra, mi cedano dei buoni sulla Germania. Per l'Italia si tratta di 1.500.000 in modo che con tale ecssiono i# nulla più chiedo agli Alleati ». Il piano Dawes dissociò la questiono dei crediti delle riparazioni da quella dei debiti alleati, contro la lesi sempre sostenuta dall'ori. Mussolini ed. anche dall'oratore, creando una condizione di cose molto grave. E l'oratore aggiunge: c La verità è che non 6i può ridurre il debito della Germania, senza ridurre anche il debito degli Alleati, Se noi avessimo potuto esigere i 132 miliardi dovuti dalla Germania, aumentati dalla maggiore percentuale sui buoni C, la nostra situazione sarebbe molto migliore. Esaminando come funziona il pia. ! no Dawes rispetto all'Italia, tenuto conto dei i mnove crediti privilegiati si ha che sul miliardo del primo anno la parte dell'Italia non arriva a 6G milioni marchi oro, senza calcolare il prelevamento del 10 % che dopo il 1926 6i dovrà effettuare sulla nostra quota per i 200 milioni avuti in più per le riparazioni, sebbene allora il piano Dawes debba dare un maggiore rendimento. L'Italia, perchè piti povera si uova ad avere un debito indubbiamente maggiore proporzionalmente di quello delùa Francia, che deve 26.872 milioni franchi oro. in confronto del 22.669 milioni di lire oro dell'Italia, con la diversità che noi abbiamo una percentuale del 10 % da cui ricaveremo si e no 3.500 milioni, in conrronto del 52 % spettante alila Francia, da cui essa ricaverà 18.200 milioni; e che inoltre noi non esigeremo annualmente 110 milioni per le speso delle armate dt occupazione, che vanno a sgravio della sposa dell'esercito francese. I nostri sacrifici e gli Alleati Il senatore Peano cita poi l'inchiesta eseguita sotto la direzione del 6ignor Edgard Milnaud dall'Ufficio internazionale del Lavoro sul numero dei mobilitati e delle perdile di vite umane durante la guerra 1914-18, dimostrante gli enormi sacrifici sostenuti dall'Italia, ed espone altre considerazioni sulla ricchezza perduta e sugli aggravi economici derivati dalla guerra con la svalutazione della nostra moneta, per dedurne che i debiti contratti dagli Alleati non si possono considerare alla stessa stregua dei debiti commerciali. E conclude: — Noi non diciamo di non pagare ma domandiamo: Lo) che si riducano i nostri debiti nelle stesse proporzioni con cui 6i sono ridotti i debiti tedeschi col piano Dawes; 2.o) che si riesamini l'essenza intrinseca di questi debiti e si deduca dal loro ammontare tutto ciò di cui gli Stati creditori hanno potuto avvantaggiarsi coi profitti di guerra, con le assicurazioni, con le sovratasse sui carboni, con l'aumento della ricchezza che ò derivata dalla guerra a vantaggio dei paesi creditori; 3.o) che la somma che risulterà da pagare, venga soddisfatta come concede il piano Dawes con esportazioni in natura per non aggravare i nostri cambi. So si volesse esigere in oro il pagamento dei nostri debiti, è necessario che gli Alleati si convincano che ridurrebbero noi alla rovina senza ottenere il pagamento. La storia dirà che i trattati di pace non furono sempre ispirati a concetti di generosità e di umanità, a que; concetti per cui tanti eroi lasciarono la vita: ma facciamo in modo che. la storia non dica c'.ie l'esecuzione di questi trattati sia 6tata peggiore di essi. I popoli possono cadere e risorgere, ma i giudizi della storia rimangono eterni ! (vivissimi applausi, molti senatori vanno a congratularsi con l'oratore). Il sen. Rava sai tributi Prende quindi la parola Vox-ministro RAVA, il quale esprime il suo compiacimento all'on. De Stefani che ha inaugurato la sua politica di riduzione della circolazione cartacea mandando alle, fiamme 120 (milioni di buoni di circolazione. Prendo atto della di. chiarazione dei ministro delle Finanze circa la riforma della struttura del bilancio, e si augura una maggiore chiarezza per quanto riguarda il conto del movimento del capitate, pei il quaie egli desidererebbe che si tornasse alia vecchia partita doppia, che h vanto itn'i.mo. Lo sforzo della nostra finanza verso il pareggio è merito dell'on. De Stefani e dei contribuente; ma se il nostre bilancio oramai si incammina con sicuro passo verso 1 pareggio, a questo lieto 6tato di cose fanno un triste riscontro le angustio in cui versano i bilanci degli Enti locali. L'oratore osserva cile si potrebbe portare qualche diminuzione su alcuni capitoli riguardanti spese, straordl- narlc, senza però toccare quoHc che vanno a vantaggio della coltura nazionale; ed augura che per In nostra finanza tornino i tempi alcioinici auspicati dall'on. Luzzatti. E que6to ritorno sarà facilitato dalia diminuzione continua, fino all'estinzione, della circolazione cartacea per c°-nto dello Stato. Raccomanda che sia arrestata la tendenza all'aumento dei capitali e che sia regolato il diritto dei rappresentanti o degli azionisti, applicando le norme del Codice di commercio per ciò elle riguarda la pubblicità dei bilanci delle società commerciali. Deve accogliersi con una certa prudenza la richiesta fatta dal 6Qn. Ancona dell'abbandono per parte dello Stato dei servizi clic ad esso non sono propri. Per ciò che riguarda i teìefoni, ft lieto che la rete principale di essi eia rimasta alilo Stato. Co. sì, per le ferrovie, l'oratore opina che lo Stato, riservando a se la rote principale, potreb. he cedere all'industria privata 5e linee secondarie. Nulla vorrebbe fosse innovato per la gestione delle poste e dei telegrafi. Si è pariato dai sen. Ancona, Maggiorino Ferraris e Loria dei gravami che pesano sul contribuente italiano e dell'opportunità di alleggerirli. H 6en. Ancona aggiunse che del contri, buónte ormai si cominciano a vedere le lacrime. Ciò è giusto, ma 11 contribuente geme anche sotto y peso dello imposto degli enti iocali, i quali hanno dovuto accrescere lo loro spese. Però, protesta all'appellativo di mitridatico che l'on. Luzzatti ha voluto dare al contribuente italiano, il quale è un ottimo cittadino, che accètta i sacrifici impostigli dal fisco con animo patriottico e non ha nulla a fare con Mitridate. Accenna alle imposte che gravano sul contribuente ed alle disuguagflianze di esse, e crede che sarebbe un buon provvedimento aumentare quella sulla ricchezza mobilie psr alleggerire l'agraria. Nota che il carattere del contribuente italiano è tale che volentieri pagherebbe qualche cosa di più pur di avere tuia nota di meno. Il male che si è detto della imposta patrimoniale gii sembra che sia dovuto alla asprez. za con cui è stata applicata. Quanto alla complementare, si riferisce ad opinione di conipotenti per fare alcune osservazioni sui criteri della sua applicazione. Quantunque questi non siano ancora conosciuti, anche per questa imposta pare che si vogliano applicare aiirpiote elevato non corrispondenti ai redditi, specialmente a quelli della terra. Il ministro ha affrontato il formidabile problema delia finanza locale ed ha bloccato la sovrimposta. Loda 11 sistema adottato dal mi. nistro, ma bisogna riconoscere che si arriva, m alcuni casi ed in ajcune Provincie, a di. sparita di trattamento. Bisogna cercare di equilibrare le condizioni finanziarie delle Provincie e dei Comuni. Segue con attenzione le nuovo direttive finanziarie o vede alcune aacune: occorre perfezionare il sistema L oratore c-onchlude rivolgendo il pensiero al contribuente italiano che ha fatto e fa miracoli ed augurando che l'Italia abbia un bilancio forte, non solo in equilibrio ma in avanzo. (Applausi e congratulazioni). li sen. Rolandi-Ricci poraneamente ad una sistemazione coll'Ame rica Le due sistemazioni devono essere coor- RÒLANDI RICCI conimela coll'affermare recisamente che nessuna sistemazione finanziaria avrà in Italia fondamento sicuro lincilo rimarrà pendente la questiono dei debiti interalleati; esaminando la questione sotto un profilo essenzialmente pratico, ritiene che il creditore verrà accettare il pagamento in lire-carta solo se prima si sarà fatto il ragguaglio con la moneta aurea, oppure per altra via vorrà pretendere solo quello che noi possiamo dargli, come giustizia ed onestà richiedono. Dopo aver lodato le relazioni dei sen. Wollcmborg e Mayer, osserva che nella prima appena si accenna alla sistemazione del debito estero, nella seconda si raccomanda esplicitamente al Governo la sistemazione dei rapporti interalleati. L'invito del sen. Mayer rivolto al Governo ò quanto mai opportuno: il problema deve èssere nel giusto momento affrontato .e risoluto, perchè noi' non avremo ne pareggio'nè stabilizzazione della moneta fin tanto che non saremo giunti ad una composizione coi nostri creditori sulla quantità, sul tempo e sul modo del pagamelo. La condotta del Governo italiano, senza distinzione di persone o di Partili, fu sempre ispirata a criteri moralmente dritti e piattamente concreti; e questo nostro atteggiamento deve essere giustamente apprezzato dall'America e dall'Inghilterra. L'America ha finora mantenuto verso l'Italia un contegno molto amichevole e cordiale; noi, da parte nostra, non verremo mai Ld una sistemazione del debito contratto coll'Inghiltcrra 6enza provvedere conterà dinate, sia perchè uno solo è l'ente che. deve sostenerne l'onere, sia perchè molti dei rilievi che interessano il credito vantato dall'America, trovano riscontro in quello vantato dall'Inghilterra. L'onere ornano dell'Italia e il guadagno commerciale'dell'America L'oratore prosegue: — Io prescindo deliberatamente da ogni considerazione che non abhia fondamento contabile ; ma pure osservo che non si tratta tanto di una questione di debiti quanto — come si direbbe in diritto marittimo — di « contributo per avaria comune ». Solo in questa formula noi trovo remo la vera equità.. Ma abbandonando la discussione intorno alla necessità fondamentale del pagamento, si può ben esaminare il quanto, il quando, il come detto pagamento debba avvenire. L'Italia impegnò tutte le sue forze <hella lotta e vide 5.250.000 cittadini sottratti alle forze produttive. Nel '11, calcolando sulla base del censimento 1911, la popolazione maschile tra i 18 e di 65 anni, era di circa 9 milioni e quella femminile di 9 milioni e mezzo. Supponendo economicamente attiva la popolazione di ambo i sessi dai 18 ai 65 anni, e calcolando che anche i ragazzi dai 15 al 18 anni e gli anziani dai 65 ai 75 bastino economicamente a sé stessi, si viene alla conclusione che su 18 milioni e mezzo di popolazione pesavano 12 milioni ed un terzo di incapaci a produrre. Il giorno in cui avvenne il prelievo della guerra si ebbe questa proporzione: ogni 100 persone capaci di produzione economiche dovevano mantenerne altre 1)3 incapaci. Senza indugiarci a considerare la enorme differenza tra le perdite di uomini sofferte dall'Italia e quelle sofferte dall'America, si deve in ogni modo tener conto del valore delle esportazioni avvenute dagli Stati Uniti in Italia, che da 76 milioni di dollari nel 1913 a 269 nel 1915 6ono venute gradatamente crescendo a 4-13 del 1919; e uno dei principali articoli di importazione fu li frumento, che nel '19 raggiunse il quintuplo del '13, aggravandosi nello stesso tempo la quantità della merce e 11 suo prezzo. Lo stesso o avvenuto per moltissime altre merci, per le quali non ci fu contropartita nelle nostre esportazioni in America, che andarono sempre più discendendo. Tutti i documenti americani attestano i più che rilevanti guadagni realizzati dalia esportazione americana in Italia, che giunsero fino al 7,40 % del valore della merce. E si noti che questa cifra non trova giustificazione nell'accrescUtto costo della produzione, che non raggiunse mai in media più del 40 % ; cosicché, so le esportazioni dalla America in Italfa sommarono a 1637 milioni di dollari, noi abbiamo pagato 9li0 milioni di dollari circa in più del prezzo normale reale della merce. Inoltre, il tesoro americano apri a noi un credilo complessivo di 1.715.748.405 dollari, e l'utilizzazione di questo credito fu per necessità di cose fatta quando i prezzi battevano il loro massimo. SI aggiunga che una parte di queste merci fu trasportata su navi di bandiera americana, mentre i noli erano cresciuti venti ed anel-.o trenta volte. Quindi, anche da questo lato, l'economia americana profittò largamente. Da ciò risulta che il debito effettivo dell'Italia verso l'America, stabilito ih 1.631 milioni di dollari, dovrebbe essere ridotto a G97 milioni. Si può fare una obiezione e dire: voi confondete la nozione americana eoi tesoro federale, che sono due cose distinte. Veramente, tra finanza ed economia dì una nazione' vi e. troppa differenza per poter diro che siano due cose distinte; ma per un momento si può ammettere elio vi sia tra esse una differenza. Ed allora biso gna tener conto di ciò che il Tesoro ha in : cassato dalle tasso ri; esportazione, che in ! media ammontano al 50 % del valore dellu KffBMTiTtt ■ merco Ora. comnrondendo nel conto anche il periodo postbellico, si trova che il Tesoro americano ha incassato 500 milioni pur tasse di esportazione. Si può quindi decorosamente ed onestamente chiedere che di altrettanto sia diminuito il debito dell' Italia verso l'America. ■« Proposta dal 1935 a! 1999 L'oratore cita poi alcuni documenti americani tra i quali risulta che lo condizioni di acquisto non furono mai attenuale nè per i privati nè per lo Siato, per effetto dei calmieri. E soggiunge: — So ù possibile sottoporre ad una delegazione di esperti dei due paesi la revisione doMe cifre che costituiscono il nostro debito presso l'America, il Governo italiano ci guadagnerà e potrà vedere diminuito il totale dui debiti. Comprendo che possa essere difficile la riccetruzione del nostro debito versi l'America, perchè ciò potrebbe dare luogo ad una lunga disputa, trovando l'opinione pubblica noii bene preparata ed eventualmente irfiiiibllo, ori una stampa tale da non agevo. lare le trattative. Ma sarà compito del ministro delle Finanze e del Presidente del Consigilo di approfittare del momento più opportuno. Se il Tesoro americano concordasse con l'Italia- la capitalizzazione del nostro dcliito in 1.600 milioni di dollari c si contentasi se di un tenue interesse a partire dal 1935 fino al 1950, ed accettasse li'ammor.tizzamento del debito a cominciare dal 1950 per fluire al 1999, trastormando il debito in min forma di consolidato con buoni a scadenza, io creilo che si avrobbe una equa soluzione della questione, poiché nel 1035 è da sperare elio noi potremo acquistare il dollaro molto più a buon rn.erca.to e che nel 1950 noi ci saremo molto avvicinati alla pari. E' da osservare che nessun pratico in America farebbe osservazioni sul lungo periodo di scadenza dei buoni. Quindi B'oralore si occupa del debito verno l'IiigliilMerra. Dice: — In Inghilterra, il regolamento del debito attribuito all'Italia è siato portato alla Camera dei comuni e dal miniftiro interrogato è slato detto che l'Usila desidera iniziare conversazioni sull'oggetto. Ma egli non ha detto se e come saranno iniziate. DE STEFANI, ministro delle Finanze: — Saranno Iniziate conversazioni ufficiose fra le due Tesorerie. ROLAND! RICCI : — Ricordo lo dichiaraziom del Governo britannico con le suo note o credo che il problema dei debiti vada esaminato, (lai punto di vista italiano, dal lato politico, da quello contabile e dal lato econemico. E necessità andare d'accordo cotila Inghilterra, ma questa ha anche imore.=se che 1 Italia eia forte economicamente e militai-mente. Dal punto di vista ciwitabile, il credilo dell'Inghilterra va soggetto a rettillche, e 1 Inghilterra deve ronderai conto di ciò che e conveniente per lei oltre che delie condizioni economiche dell'Italia. La lira, i cambi, il caroviveri Inoltre, l'oratore, passando alla nostra situazione finanziaria, rileva elio occorre avere la sicurezza che In somme stanziate in bilancio siono sufficienti ai mezzi occorrenti .ilio tre amministrazioni militari per la difesa del paese (approvatigli). Il paese ha il dovero di pagare perchè l'Italia abbia per noi p per I figli la sicurezza della sua vita (opvrovnzioni). Accenna ad alcuno piccole economie che si potrebbero fare in alcuni servizi, ma osserva che sono le economie grosso che potrebbero rendere stabile il bilancio nel pareggio e negli avanzi. Però, di questo grosso economie non ne vede molte. L'aumento delle entrale dovrebbe oggi venire da una più rigorosa applicazione dell'imposta sulla R. M. E' d'accordo sulla opportunità della limitazione della circolazione cartacea, al fine di valorizzare la moneta, e sui mezzi indicati da precedenti oratori per ottenere ciò. Passando quindi a parlare dei cambi, osserva che la nostra lira è valutata troppo al disotto del giusto. Se il ministro del tesoro avesse a sua disposizione una massa eli manovra, forse potrebbe ben difendere la lira. In ogni modo non sarebbe oggi opportuno di andare a chiedere all'estero, con un prestito, tale massa. Bisognerebbe ' farsela coi mezzi nostri. Enumera le varie cause del rincrudimento dei cambi e si ferma specialmente a considerare la diminuzione delle rimesse degli emigranti, diminuzione che P?r ora non potrà cessare. Si duole anche della valutazione, pessimistica delle nostre condizioni che generalmente viene fatta nei paesi stranieri. Il rincaro dejla., vita , è dovuto in grart'pane al rinvino della monéta; ina più ancora alla Indisciplina del consumatori, cho non hanno saputo stringersi in associazioni cooperative di consumo. Comunque sia, ai prezzi ili anteguerra non si potrà tornare: 10 impediscono la diminuzione delle ore di lavoro, lo tasse, il migliorato tenore di vita. Approva senza riserva alcuna l'aumento del tasso dello sconto e dell'interesso sulle anticipazioni. L'imposta saccessoria sarà rimessa? . Passando alla politica fiscale, l'oratore non crede savio il provvedimento che ha aggravato il dazio consumo sul vino, ma non biasima l'abolizione della tassa sulla produzione, perchè la vinicoltura in molte zone dell'Italia meridionale e insulare è la sola coltivazione possibile e costituisce uno dei nostri maggiori articoli di esportazione. Crede cho l'industria dello zucchero, per quanto incontri tra noi delle difficoltà naturali, non meriti i sacrifici da parto del contribuente e tanto meno del consumatore. Non approva l'abolizione della tassa successoria noi nucleo famigliare: si dovevano ridurrò le aliquote, si poteva elevare la zona franca fino a 100.000 lire, ma non abolire la tassa alla quale tutti quale erano abituati, e non si doveva almeno estendere il gruppo famigliare lino al rapporto Ira zio e nipote. ANCONA, interrompendo: —• La tassa sarà rimessa I DE STEFANI: — Non certamente da Ini! ROLAND! RICCI: — Circa la tassa complementare, osservo cho sarebbe opportuno apportare hi. zona franca almeno a 12.000 lire e non moltiplicare per 4 il reddito di estimo per la tassnzlono del reddito agricolo; infine, raccomando un più facile metodo di accertamento della tassa. L'oratore, infine, loda II ministro per la volontà da lui espressa di non tassare più le riserve delle anonime, finché osso non siano distribuite corno utile, o conclude esprimendo la fiducia che l'on. Do Stefani sia un banchiere in quanto dirigo l'azienda del Tesoro, e come ministro dello finanze continui nelle suo direttive elio si devono riconoscere fondamentalmente correrlo, buone e utili. SI augura che a lui sia. serbata la lode di avere restaurato la finanza italiana. Un solo consiglio vuol dargli, il vecchio consiglio manzoniano: addante pedrn con judiclo (applausi e molte congratulazioni). PRESIDENTE rinvia a domani il seguito della discussione e toglie la seduta alle ore 19.