I deputati della Combattenti si asterranno per protesta dalla prima seduta della Camera

I deputati della Combattenti si asterranno per protesta dalla prima seduta della Camera I deputati della Combattenti si asterranno per protesta dalla prima seduta della Camera "Tutti i combattenti dovranno restare disciplinarmente fedeli ai capi da loro liberamente eletti,, - Appassionata riaffermazione dei principi di Assisi - 50 Federazioni su 64 si sono già manifestate solidali col deposto Comitato centrale e con Fon. Viola Roma, 5 notte. A qualche giorno di distanza dal provvedimento governativo sull'Associazione Nazionale dei Combattenti, si dolinea maggiormente l'equivoco elio si voleva ufficialmente togliere. Ciò era apparso subito dal fatto che l'Associazione, di cui si voleva l'apoliticità, è stata affidata alla reggenza di tre fascisti, di cui due deputati, gli on.li Russo e Sansanelli. 11 proclama Janciato ieri sera dai triumviri invoca bensì Ja concordia di tutti i combattenti e l'eliminazione delle competizioni politiche, ma rivela la preoccupazione di ricostituire la Associazione sulla baso delle direttive politiche fasciste. Sicché, non è difficile prevedere che i dissensi ed i contrasti politici, che si erano già delineati, porteranno, ..fatalmente, alla scissione dei combattenti. Oggi non ha avuto luogo la preannunziata riunione degli esponenti provinciali della organizzazione combattentistica. La riunione sarà tenuta — se sarà ritenuta opportuna — nei giorni venturi. Intanto, gli ex-dirigenti dell'Associazione nazionale dei Combattenti hanno frequenti scambi di idee sull'azione da svolgere, nel senso di cui alla protesta dcll'on. Viola, che implicava ed implica una distinzione tra ente morale (1923) ed Associazione nazionale dei Combattenti (1919). Oggi sono venuti a Boma gli on.li Savelli e Pivano, che hanno avuto colloqui cogli on.li Viola, Musotto, Bavaro, Ponzio di San Sebastiano e col prof. Zino. In seguito a questo scambio di idee è stato diramato il seguente comunicato : « I membri del Comitato nazionale dell'Associazione nazionale dei Combattenti, attualmente presenti in Roma, radunatisi nel pomeriggio di giovedì 5 marzo, hanno preso all'unanimità la seguente deliberazione: « I deputati combattenti, in segno di prò. e lesta contro Varbitraria sospensione del « Comitato nazionale dall'ufficio che il Con« gresso di Assisi gli aveva affidato, doj« vranno assentarsi dalla prima seduta !« della Camera, in occasioiie della prossi« ma ripresa dei lavori parlamentari. Tut« ti i combattenti dovranno, in quest'ora ;« grave, restare disciplinatamente fedeli ai a capi da loro liberamente eletti, poiché « essi seguono, con rinnovata passione, la v unica via che conduce alla grandezza ;« della Patria ed alla libertà degli Ita ft liani ». Dichiarazioni dcll'on. Pivano Abbiamo incontrato l'on. Pivano, insieme ali'ing. Guatteri, e li abbiamo interpellati sulla situazione del combattentismo in Piemonte dopo il decreto deil'on. Mussolini. Essi ci assicurarono che l'organizzaKione rimane saldissima e fedele ai capi liberamente eletti. — Del resto — aggiunse l'on. Pivano — è evidente che il Governo può avere fascistizzato l'Ente .morale, non già l'Associazione, che rimane indipendente, con tutte le sue prerogative assistenziali e politiche, come fu dal 1919 in poi, cioè prima di essere ridotta Ira Ente morale; — E' probabile — abbiamo chiesto — che tengano nominati commissari anche nelle Federazioni e nelle Sezioni? — Tutto è possibile coi tempi che corrono, per quanto le Federazioni e le Sezioni non siano affatto enti morali, tanto vero che per compiere atti legali dovevano avere, di volta in volta, una delega dal Comitato nazionale. Porti del nostro diritto, è evidente che cederemo soltanto alla forza, ma esprimendo la volontà decisa dei combattenti di difendere la propria Associazione, alila quale la popolazione mira come ai baluardo delle libertà nazionali. Resta inteso che seguiremo alla lettera e con ogni mezzo gli ordini che ci perverranno dai capi. Analoghe dichiarazioni ha fatto un autorevole membro del Comitato al Mondo : i Si ritornerà al 1923, cioè l'Associazione riprenderà quella liberta che ha avuto per parecchi anni e che si è voluto toglierle con la costituzione in Ente morale. Fin da allora il pericolo di un tentativo di controllo e di intervento si profilò; non mancarono resistenze; ma allora l'Associazione faceva della politica e della politica filo-fascista. Ora si vorrà dire che la costituzione in Ente morale ha investito e trasformato l'Associazione e che il Governo ha diritto d'intervento anche nell'organizzazione. Vi ha indubbiamente un diritto di polizia, che regola tutte le Associazioni e che tende a colpire quelle che si dicono antipatriottiche ed antinazionali. Orbene, chi oserà invocare tale criterio per sciogliere l'Associazione combattenti? O piuttosto, si considererà come opera assistenziale anche quella compiuta dalle Federazioni e si creerà per ciascuna di esse un commissario governativo? Ma anche tale provvedimento non migliorerebbe la situazione, perdio, come al centro, cosi alla periferia i combattenti distinguerebbero tra assistenza e organizzazione e porterebbero altrove le loro sedi dirigenti ». Le Federazioni, con grande solidarietà, hanno, in risposta al provvedimento governativo, manifestato il loro consenso al Coimitato centrale. Sulle 64 Federazioni, 50 hanno inviato telegrammi! di completa adesione all'on. Viola ed al Comitato centrale, senza contare i telegrammi delle varie sezioni e di nuclei isolati. La manifestazione di Casarta La separazione dell'ente morale dall'organizzazione era già stata ventilata in qualche congresso di Federazione. Nella riunione avvenuta pòchi giorni fa dei combattenti di Terra di Lavoro — riuscita imponente per numero di intervenuti ed alla quale intervenne, acclamatissimo, l'on. Viola — fu approvato all'unanimità il seguente ordine del giorno: « U 7.0 Congresso del combattenti di Terra Ili Lavoro, udita la relazione- del presidente avv. De Donato, solidale coi Comitati nazionaie e provinciale nella tenace difesa dei postulati che ad Assisi raccolsero l'unanimità dei consensi dei trinceristi d'Italia ; riaffermato il diritto ed il dov<yc dei combattenti di vigilare e difendere ad ogni cesto i principi in nome dei quali soltanto fu possibile l'epopea del Risorgimento sino a Vittorio Veneto, dichiara che i combattenti d'Italia, qualunque sia il loro credo politico, non offriranno alla Nazione il triste od infecondo spettacolo di rinnegare le idealità clic li guidarono e sorressero, attraverso il calvario della guerra; che ove mai l'offensiva scatenata contro l'Associazione dovesse protrarsi, i dirigenti di essa, restituita, con rammarico, all'Oncia nazionale dei combattenti la funzione di assistenza, devono denunziare l'ente morale, rivendicando cosi all'Associa¬ zione, coH'indipendcnza più assoluta, la libertà di erigersi a giudice di ogni e qualsiasi partito politico ». La manifestazione di Caserta è riuscita oltremodo solenne ed ha chiaramente dimostrata la volontà dei combattenti meridionali di resistere ad ogni intromissione politica. ' L'organo del Combattenti Intanto, oggi il giornale 7 Combattenti — non sequestrato — nel suo articolo di fondo sui provvedimenti governativi contro l'Associazione, scrive: « La nostra Associazione — dice il Governo — deve essere apolitica. Va bene che non 10 è mai stata: è vero che il Governo ha accettato intlniti voti politici dell'Associazione e no ha anche chiesti, e dell'appoggio politico dell'Associazione si è anche gloriato, ma alla fin fine, questi benedetti combattenti, anche quando approvavano e collaboravano mettevano sempre delle condizioni, parlavano di autorità dello Stato, di legalità, di normalizzazione ed altre cose noiose e passatiste, che danno grande fastidio al Governo ed al Partito, dinamici e futuristi. Per conseguenza, l'unica via di uscita, lo ébocco naturale dell'Associazione del combattenti deve essere l'apoliticità, ed in nome dell'apoliticità si mandano a spasso (u. spasso dall'ente morale assistenziale, perchè l'organizzazione resta Intatta ed il Governo non c'entra) i vecchi dirigenti, che rappresentavano tutti i Partiti e nessun Partito; i dirigenti veramente eletti dai soci, e tra i quali il Governo ed il Partito avevano — oh I se li avevano] — i loro esponenti, e si nominano tre commissari straordinari apolitici che, per puro caso, sano tutti tre fascisti. Ma, si tratta di un caso ». Dopo avere brevemente tratteggiate le ben note figure politiche dei triumviri, l'organo dei combattenti prosegue: » Il Governo ha scelto cosi dei puri nomi di combattenti apolitici, che gli sono passati per il cervello e li ha mandati a governare fonile uioraile assistenziale 1 La cosa non ci impressiona troppo. Il Governo in un certo momento, visto che la nostra associazione liberamente, sorta per amore e col sacrificio di uomini liberi, ora molto potente e godeva di un vasto credito, ha creduto bene affidarlo l'opera di assistenza per tutti i combattenti. Quest'ufficio nei limiti del possibile noi crediamo che l'associazione l'abbia assolto. 11 Governo dal giorno in cui i dirigenti dell'associazione non si sono dimostrati più suoi umilissimi servitori, ha cominciato a credere che l'ente morale non funzionasse più bene ed ha sciolto il Consiglio in carica dell'ente 'tale era in fondo il comitato nazionale) e lo Via sostituito con tre suoi amici. Il Governo s'accomodi. Si riprenda l'ente morale e lo affidi alla sua associazione fascista, o se crede, perchè no?, addirittura al partito fascista. Sarebbe più chiaro ed è la stessa cosa. Noi per conto nostro ripa-endiamo in piena ed assoluta libertà la nostra bella organizzazione e la porteremo avanti come meglio potremo nelle tristi condizioni che il Governo autodefinitosi di Vittorio Veneto ha crea to ai combattenti ed al popolo d'Italia. Tutti a posto, combattenti italiani, per la libertà d'Italia, tutti in piedi, ed il sole di Vittorio Veneto splenda sempre sulla vostra bandiera »« Opinioni fasciste Mentre il triumvirato è all'opera ed 1 capi dell'Associazione nazionale Combattenti agiscono da parte propria, mette con. to riferire anche quanto si dice negli ambienti e dagli uomini del fascismo. L'on. Bassi, fondatore dei repartì d'assalto s leader dell'arditismo, intervistato dal Popolo d'Italia sulla questione dei combattenti ed i suoi possibili sviluppi, ha dichiarato: « Io ritengo che il Governo col decreto di nomina dei tre commissari straordinari non abbia risolto in via definitiva il problema combattentistico, ma lo abbia soltanto differito. Pongo semplicemente »ui dilemma: il Governo, o ritiene superato,il periodo tran silorio, di addivenire alla "soppressione di tutte le organizzazioni combattentistiche, non riconoscendole uè politicamente nè giuridicamente nò moralmente, o vuole assorbire attraverso la forma assistenziale la massa dei reduci per orientarla decisamente verso la politica nazionale. Nel primo caso, secondo il mio modesto avviso, il Governo incorrerebbe in un errore gravissimo, perchè se formalmente si potrà ottenere la rarefazione delle organizzazioni combattentistiche, non si potrà livellare, annullando il patrimonio morale di cui ogni trincerista è depositario, il solco profondo che la guerra ha tracciato negli animi del popolo italiano. E' innegabile il fatto che il combattente esercita nel paese una funzione spirituale importantissima. Non vi è famiglia che non abbia il suo reduce. Qualora la prima ipetesi dovesse trovare rispondenza nei propositi del Governo, si verificherebbe una inevitabfie svalutazione della vittoria non 6olo, ma si inasprirebbero tutti indistintamente i combattenti che non troverebbero giusto l'atto del Governo. Se il Governo invece attraverso il recente decreto vuole tangibilmente valorizzare ed assistere i reduci, sottraendoli alle influenze politiche, la sua disposizione è incompleta, perchè dà l'impressione che il triumvirato porti nella esplicazione del 6uo mandato un contenuto politico ». -i L'assistenza, secondo l'on. Bassi, potrebbe essere affidata all'Opera nazionale attraverso un Consiglio d'amministrazione. I conservatori fascisti usurperanno ancora il qualificativo di "liberali,,? Circa i deputati conservatori fascisti essi raccolgono oggi le calde approvazioni della stampa "del partito dominante, che continua a chiamarli « liberali ». E' noto che nell'ordine del giorno votato giorni addietro dagli espulsi, questi avevano già scelto il nuovo loro qualificativo politico di « conservatori », ma pare che essi vogliano ora mantenere quello di « liberali », incoraggiati in questo senso, come dicevamo, dai giornali fascisti. L'on. De Martino, interrogato dall'Epoca sulla decisione di ieri della Direzione del Partito liberale, ha detto: « Essa può riferirsi alle deliberazioni e deplorazioni dei dissidenti per il procedimento usato contro la Sezione di Milano; d'altra parte, la situazione del Partito era troppo tormentosa perchè non sboccasse in un distacco, che è già in effetto. I sarrocchiani formeranno un nuovo partito coi nuclei ad essi favorevoli, partito che si chiamerà « liberale ». Infatti, tra qualche giorno i conservatori fascisti, che già si radunarono il 1° marzo, terranno un'altra riunione per esaminare la situazione creatasi in seguito alla deliboraziono della direzione del partito, per decidere sull'azione futura del gruppo parlamftntare è delle federazioni e sezioni ad essi favorevoli. Dal canto proprio, i liberali autentici; com'è noto, costituiranno ed organizzeranno il proprio gruppo. Il Giornale d'Italia, che rappresenta la corrente del liberalismo di destra, rimasta fedele al partito, dedica l'editoriale odierno — dal titolo: «Logica e disciplina» — alla deliberazione di ieri della Direzione del Partito e l'approva pienamente. Il giornale nota che col loro atteggiamento i sarrocchiani si sono messi fuori del liberalismo : « All'atteggiamento deil'on. Sarrocchi, che, almeno per quanto riguarda personalmente lui ed alcuni altri, non possiamo ritenere dettato da mere preoccupazioni elettorali, non si può disconoscere una certa dignità ed unti certa logica; ma è una logica che porto da un presupposto, da un ordine di idee che non può chiamarsi, in nessun modo, liberale, sibbene piuttosto conservatore, o reazionario, o nazionalista, o come si voglia ». L'organo liberale rileva che ogni partito tradirebbe le proprie idee fondamentali se rinunziasse a difender! j: cosi il Partito liberale, se rinunziasse à difendere le libertà costituzionali. A questo riguardo il giornale osserva: « Quando l'ori. Sarrocchi dice che « l'importante è che intanto resti questo Governo, delle libertà parleremo poi a suo tempo », fa un ragionamento schiettamente ministeriale e nettamento antiliberalc ». Vibrato attacco a Sarroccbl Spiegando quindi là deliberazione della Direzione del Partito, Il Giornale d'Italia scrive : « L'on. Sarrocchi — ed è qui l'errore che fa torto alla rettitudine ed alla chiaroveggenza del suo spirito — non si è accorto, o non ha voluto accorgersi, della forza morale nuova che anima il liberalismo italiano nella lotta — civile nelle forme, ma tutt'altro che facile — contro l'attuale andamento delle cose. Fedele a vecchi schemi mentali, egli non ha visto, nel risorgere dell'idea liberale, se non il tentativo di rivincita di vecchi elementi di sinistra da lui fieramente osteggiati in altri tempi; non ha avuto e non ha fede nella forza di un'idea eterna e, per questo, eternamente capace di rinnovarsi e di rinnovare; non si è accorto che, oltre a uomini noti, ammaestrati dai passati errori, l'idea attirava ed attira, con un fascino irresistibile, forze giovani e nuove; e nel nuovo spirito di concordia e di disciplina, che non ammette ibridi e sostanziali compromessi, egli ve. de un nemico ». Rilevato che l'on. Sarrocchi è cosi poco liberale da mettere il ripristino della libertà statutaria al secondo posto, dopo l'amicizia verso un ministero, e che si sente paladino del liberalismo propria quando necessita l'organizzazione e la disciplina dei liberali. « Il Giornale d'Italia » conclude : c Coloro che non sentono la necessità, la bellezza, la stessa pratica utilità di questa difesa dei principi con cui e per cui l'unità italiana è sorta, possono essere avversari leali, rispettabili, possono restare — e ce lo auguriamo — nostri buoni amici personali ma devono rinunziare alla pretesa di chiamarsi e farsi chiamare liberali. Il titolo — lo sappiamo — è molto simpatico, ma sono passati i tempi, deplorati anche dall'amico Sarrocchi, in cui acquistarlo, tenario e difenderlo non costava fatica alcuna. Oggi, dichiararsi liberale implica dei doveri e delle responsabilità e può costare, se non altro, qualche fastidio. Per colui il quale ama le vie comode, ci sono tante altre strade e tanti altri nomi ! ». L'Aventino e la Camera « Il Popolo », esaminando la situazione, nota che la conferma della secessione aventiniana escludeva che la convocazione della Camera potesse dare luogo a qualche sorpresa ed « interrompere il tranquillo e placido lavoro della maggioranza ». Accennando poi alle dichiarazioni deil'on. Farinacci, secondo> cui i fascisti non desiderano li reingresso delle opposizioni, il giornale osserva : « Quando noi avremo facilmente interpretato il pensiero di queste dichiarazioni, die hanno — per lo mano — il merito di liquidare il carattere rivoluzionario della secessióne aventiniana, allora non ci costerà forse tanta fatica nel trovare una certa relazione tra i diversi fatti delle ultime settimane politiche. E quale deduzione trarremo? Semplicissima: che l'Aventino adempie alla sua funzione nell'apparente staticità nella quale è stato obbligato ad operare, cioè: con la sua tattica negativa è riuscito a determinare le mosse dell'avversario Si sarebbe aperta la Camera se i secessionisti si fossero mostrati perplessi nella prolungazione o meno della secessione parlamentare? E* dubbio, data la situazione attuale, date le premesse dell'organo più autorizzato del fascismo e del Governo intorno al problema di polizia ». L'organo popolare rileva quindi l'isolamento determinatosi intorno al fascismo, che ha perciò perduto ogni oapacità di assimilazione, mentre le ragioni fondamentali dei distacchi avvenuti coincidono con quelle che hanno formato la base della lotta delle opposizioni contro il fascismo ed il Governo fascista : « Ragioni che sono il motivo e l'essenza della Carta fondamentale dello Stato, e senza l'ottenimento delle quali anche questa resta sminuita della solennità del suo impegno, che è di reciprocanza tra Re e popolo. E' 6u questo terreno che si sono posti uomini dell'autorità di Giolitti, Orlando e Salandra; è su questo terreno che si sono posti 1 rappresentanti più autorizzati dei combattenti con altri uomini che, dei principi liberali non hanno fatto lo strumento per conati di reazione; ma è anche su questo terreno che le opposizioni si trovavano assai da tempo a condurvi la battaglia, che non ha ancora avuto epilogo, ma che parecchio tappe ha bruciate. Una tattica contingente, differente delle diverse parti, è ben. lontana dall'annullaro l'identità dei comuni moventi e l'unicità del fini ben determinati e precisi degli uni e degli altri. A che dunque perdersi nelle speculazioni meschine del Popolo d'Italia? La schermaglia è troppo inadeguata alla formidabile posta della grossa partita politica che si 6\olge oggi e «.ella quale tutto il popolo italiano è impegnato ». **4