La legge elettorale in Senato: i vibranti discorsi dei senatori Abbiate e Ruffini

La legge elettorale in Senato: i vibranti discorsi dei senatori Abbiate e Ruffini La legge elettorale in Senato: i vibranti discorsi dei senatori Abbiate e Ruffini Rivendicazione delle libertà . statutarie indispensabili per l'esercizio del diritto di voto - La critica alle disposizioni rivelatrici dello spirito della riforma: soppressione del ballottaggio e della scheda di Stato, le 400 firme e i 6 giorni e mezzo per le candidature, il privilegio fatto ai deputati uscenti, la delimitazione governativa delle circoscrizioni Pibaffflo politico ROMA, 12 notte. L'inizio della discussione della legge elei, toràle al Senato ha avuto una premessa proporzionalista, che va rilevata indipendentemente da qualsiasi giudizio o opinione in merito. I due più notevoli oratori della giornata, i senatori Abbiate e Ruffini, hanno di fatto riaffermato la loro fede incrollabile nel sistema della proporzionale, difendendola specialmente dalla accusa di aver provocato, insieme con la democrazia, tutti i mali del presento. Gli argomenti politici che offre la discussione della riforma elettorale sono stati essenzialmente sviluppati dal "senatóre Abbiate nel suo quadrato e vigoroso discorso. Ricordata la sua opposizione alla riforma Acerbo, la quale ebbe l'ottenuto fine di assicurare al Governo una maggioranza pletorica, il senatore Abbiate ha dichiarato di non sollevare alcuna pregiudiziale contro la legge, ma ha tenuto a porire bene in chiaro di non essere insensibile alle (( parole di angoscia e di protesta » pronunciate alla Camera dai tre expresidenti del Consiglio. E poiché l'oratore ha detto di considerare come due argomenti distinti dell'azione politica del Governo la riforma elettorale e l'appello al paese, è chiaro che l'oratore non ha affatto respinto la pregiudiziale avanzata dalle opposizioni nell'aula, ma prescindendo da essa si é limitato per ora alla discussione della legge. Qui il senatore Abbiate ha lumeggiato il carattere profondamente anti-democratico della riforma e ha ribadito il principio della eguaglianza politica insita nel suffragio universale. Se di fatti non si osò di ledere palesemente tale principio con la introduzione 'del voto plurimo, si cerco di ottenere parzialmente lo stesso scopo con l'abolizione del ballottaggio; mentre col sistema maggioritario pure si poteva sempre in pratica assicurare a tutti i partiti di una Qualche importanza lina rappresentanza parlamentare. Il senatore Abbiate ha potuto ora facilmente dimostrare come, abolito • il ballottaggio, sia agevole « col concorso di altri fattori sapientemente predisposti », Cormare una Camera che non rispecchi la maggioranza del paese. Questo premesso, il senatore piemontese ha accennato ai mezzi offerti dalla legge per assicurare i fattori idonei a favorire il successo delle minoranze; cioè l'obbligo delle 400 firme per la presentazione della candidatura, il brevissimo termine di 6 giorni e mezzo per raccoglierle, la delimitazione dei collegi demandata al Governo senza alcun criterio di norme e di limiti ai suoi poteri, l'abolizione della scheda di Stato. Su questi punti ii senatore Abbiate ha sostenuto in pieno la Commissione incaricata dell'esame della riforma; ma soprattutto egli ha voluto affermare, come già le opposizioni secessioniste, le opposizioni dell'aula e la stessa commissione del Senato, l'impossibilità di procedere all'appello al paese nelle attuali condizioni delle pubbliche libertà. La tesi fortemente e concisamente sostenuta alla Camera elettiva dall'on. Giolitti, è stata ripresa dal sen. Abbiate che, con parole vibranti, ha rilevato la mortificazione e l'umiliazione di chi consideri a che cosa è ridotta oggi la manifestazione del pensiero nella nostra .vita pubblica. Ha proclamato la « commossa rispondenza » che ha nel suo animo l'appello rivolto al Parlamento dalle maggiori organizzazioni di stampa. Ha infine fatto presente al Governo tutte le sue responsabilità. . Come il senatore Abbiate, il Senato ha pure ascoltato con attenzione il senatore Raffini, la cui critica, serrata ha avuto espliciti rilievi di carattere politico, sia allorché ha accennato alle condizioni di minorità politica in cui è stato rimesso il popolo italiano, sia quando ha lumeggiato la deformazione del sistema uninominalistico tradizionale in Italia, derivata dall'attuale legge, con l'adozione nel sistema uninominale di elementi propri.di quello proporzionale e di altri presi dalla legislazione inglese, ma che nella legislazione inglese sono armonizzati con altre, disposizioni che qui mancano e soprattutto corrispondono ad una tradizione secolare che manca nella legislazione italiana. Assurda appare al sen. Ruffini la innovazione della proclamazione de iure. Difatti, i casi di elezioni senza competitori vanno sensibilmente diminuendo nella stessa Inghilterra, ove furono appena 200 nelle elezioni del '900 e soltanto 40 in quelle ultime. Ma, a parte la diminuzione sensibile di questi casi, il sen. Ruffini ha messo in rilievo che in Inghilterra questi casi possono verificarsi in collegi costituiti da secoli a sistema uninominale, mentre in Italia si costituisce un privilegio per quei candidati eletti nel « listone » ai quali si riconosce senz'altro una base elettorale. Anche il sen. Ruffini si è preoccupato della delimitazione delle circoscrizioni, ricordando opportunamente che questa prerogativa è stata sempre conservata al potere legislativo. La fondatezza delle critiche dei sen. Abbiate e Ruffini, riflettenti sostanzialmente nella parte tècnica e in massima anche in quella politica, gli emendamenti ed i voti della Commissione, è dimostrata dalla stessa difesa della leggo che, limitandosi alla questiono politica, ha fatto oggi l'uni¬ co oratore ministeriale, il sen. Zappi. Questi, in verità, non ha trovato elementi nuovi per difendere i' Governo, anzi non ha neppure evitato di affermare che la caduta dell'attuale Governo getterebbe l'Italia in mano ai sovversivi che costituiscono — secondo il sen. Zappi — la maggioranza delle opposizioni. Stasera, però, il Comitato delle opposizioni ha riaffermato le premosse fondamentali j&er la convocazione dei comizi, premesse che sono quelle medesime dei tre ex-presidenti del Consjglio, on. Giolitti, Sa. landra e Orlando, e della stessa Commissione senatoriale presieduta dall'on. Boselli. Il Comitato delle opposizioni ha in questi giorni appunto discusso intorno all'azione da svolgere anche in vista di una lotta elettorale. L'ordine del giorno votato stasera, più che una conclusione, si può considerare una premessa, nel 'senso che la situazione politica sarà di nuovo esaminata per lo svolgimento di quella più ampia azione di cui stasera il Comitato si è limitato ad enunziare i presupposti essenziali, riaffermando le stesse direttive dell'Opposizione nell'aula; Convenzioni per 166 milioni stipulate dal Governo per Napoli Roma, 12 notte. L'« Agenzia Stefani » comunica: « In seguito agl'autorizzazione data col regio decreto-legge 9 corrente il Ministero dei LL. PP., rappresentato dal sottosegretario Bentini. in data odierna, ha 'stipulato \le seguenti convenzioni per là prosecuzione delle opere di ampliamento del porto di Napoli: • « l.o Con la Società dn accomandita Vitali per l'esecuzione dei lavori di costruzione della diga Foranea, delle banchine, nonché per la sistemazione del Mandracchio, per un importo complessivo di lire 77 milioni. ic 2.o Con la Società anonima italiana lavori marittimi, per l'esecuzione dei. lavori di allargamento del pontile Masaniello con relative banchine e la costruzione di cassoni in cemento armato, per.un complessivo importo di L. 26 milioni. « 3.o Con la Società anonima italiana fondazioni, per l'esecuzione ded lavori della bocca lei porto, del pontile Vittorio Emanuele, di capannoni del vecchio porto e banchina centrale, per l'importo complessivo di L. 63 milioni. « Nulla perciò può ritardare la ripresa in pieno dei lavori ».

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Napoli, Roma