Da Asti a Novi Ligure-Ambienti e uomini dei Fasci

Da Asti a Novi Ligure-Ambienti e uomini dei Fasci Nel ltaoglii dellai secessione Da Asti a Novi Ligure-Ambienti e uomini dei Fasci (Dal nostro Inviato speciale) Novi Ligure, 5, notte, j La crisi fascista manifestatasi ad Alessandria con il colpo di scena delle dimissioni dell'on. Torre, seguito da quelle degli onorevoli Rebora e Boido, c culminata ora con la radiazione dei tre deputali dal Partito, mentre, con quest'ultimo provvedimento, assume un aspetto di pili accentuata chiarificazione, viene altrtsi a delinearei :ici suoi elementi costitutivi forniti dallo varie situazioni locali: dal capoluogo della Provincia la crisi si sposta oggi ai centri periferici. Alessandra rimane bensì sempre il punto principale della lotta alla quale convergono le adesioni o lo proteste per i capi dell'una o dell'altra tendenza; ma l'interesse vero della contesa emerge soltanto dalle quattro città capoluogo di Circondario nelle quali hanno sede e si muovono i protagonisti più in vista del singolare episodio politico che ha sommosso cosi profondamente le acque fasciste della vasta 'Provincia. Queste città sono Asti, Novi Ligure, Tortona e Casale. Di Acqui, per la mancanza di una personalità dai contorni non strettamente locali, non è ora il caso di parlare. Dall'esame obbiettivo di tali situazioni potremo cercare di dedurre, in seguito, un giudizio complessivo sulla crisi o vedere se e fino dove le influenze, le rivalità e gli urti di carattere personale si innestino al movimento testò iniziato. Per ora il secessionismo tornano è nella fase di spiegamento. Conviene lasciare perciò la parola alla cronaca. Cominciamo da Asti. ! lettori sarno che l'on. Boido, deputato fascista, ha trascinato con sè un numero notevole di fascisti. Qui gli attori sono due: l'on. Boido, secessionista, e il prof. Mancini, ex-fiduciario designato dal Direttorio nazionale per la disciolta Federazione provinciale. Fra i due è guerra al ferri corti. A colloquio coll'on. Boido Sto compulsando l'orario in tieno per la divisione delle tappe della mia inchiesta che dovrebbe appunto cominciare da Asti, quando, ad un tratto, devo constatare che la fortuna mi è eccezionalmente propizia. Affacciatomi al finestrino Ella stazione della città alfleriana, fra j viaggiatori che si affrettano verso il treno, scorgo l'on. Boido. L'ho ccnosciuto, e. lungamente, fino da quando, negli anni precedenti alla guerra, era uno del più vivaci esponenti del Partilo socialista locale. Non l'avevo pili visto dal 191(5. A Torino, durante l'arruolamento, ci eravamo incontrati, avevamo pranzato insieme in un albergo; poi ciascuno era andato per la sua strada. La strada del fascismo, da. lui imboccata più tardi, condusse l'allora soldato lloido in Parlamento. Lo chiamo, si avvicina guardandomi con diffidenza. Poi mi riconosce e dice: — Non temi dunque di salutarmi? — I ribelli — gli rispondo nello stesso tono — possono in certi casi farsi molto perdonare... Ed io sono certo che sei capace di spingere la cortesia di avversario leale fino al punto di salire in treno per lasciarti intervistare. — Sarebbe veramente il colmo della cortesia — ribattè l'on. Boido — ma non me ne posso fare un gran merito, perchè effettivamente devo recarmi ad Alessandria. Eccolo dunque seduto di fronte a me nello scompartimento invaso dal sole di questa superba giornata pre-primaverile. Osservo con grande attenzione il giovane deputato astigiano cho è, con gli on. Torre e Rebora, uno degli uomini del giorno. Ha lo stesso sguardo acceso e mobilissimo di quando mil! fava nelle file socialiste e mi accorgo che anche nel fascismo, più ancora dopo lo dimissioni e la radiazione dal Partilo di cui faceva parte, è, e si mantiene, un estremista. Me lo dichiara fino dalle prime battuto con l'antica foga, oggi un po' contenuta. — Io sono, e rimango, fascista sempre come gli altri 12 miei compagni della Federazione, dei quali oggi condivido la sorte di fronte al Partito, fedele più che mai all'onorevole Mussolini e persuaso che la sua permanenza al potere sia necessaria ancora per diversi unni per il bene del nostro Paese. Estremista' Là parola non mi spaventa. Lo sono ma non ho alcun gusto per la politica delle bastonature. Se disponessimo di ini tempo maggiore di quello consentito dal tragitto da Asti ad Alessandria, vorrei spiegarti, perchè se ritengo necessaria, per ragioni di principio, una politica forte, non ho alcuna tenerezza per i gruppi finanziari cho tendono ad irretire il Partito. Ma questo ci condurrebbe loi.tano. Voglio dire, iu sostanza, elio al fondo del nostro secessionismo sta il desiderio di riportare.il fascismo alle origini, ed eccu perchè io, contrariamente a quanto mi si ù fatto dire da un giornale torinese, ho la franchezza di proclamare che Italo Balbo, De Bono, Giunta, fascisti sulla via di essere eliminati, hanno maggior diritto di dichiararsi fascisti di tanti sopravvenuti procaccianti dell'ultima ora. E' inutile — prosegue infervorandosi l'on. Boido —usare perifrasi. I fascisti veri sono quelli. Quanto a Torre, nessuno ha mai parlato con maggiore devozione di Mussolini, neppure nel giorni della disgrazia, allorché dovette lasciare l'alto Commissariato delle ferrovie io temo, perciò, che, al disopra delle nostro porsene, si miri a colpire quelli che più sono attaccati al duce. — L'offensiva non è dunque locale ma nazionale? — E' l'una e l'altra cosa insieme, neT quanto sia ceno che i più temibili nemici di Torre seno a Roma. La causa occasionale, che ha cnginato l'attacco, l'espulsione di alcuni nostri amici dal Fascio di Alessandria, è Mata il protesto di gente che non attendeva altro che di potersi gettare su Torre e sbarazzarsene. Torre ha troppa franchezza. Non pelea,» sue critiche come un diplomatico o un I politicante consumato, e dice quello che pen- sa: è questo che gli ha avventato contro la turba crescente dei suoi nemici. — La Commissione esecutiva del Direttorio nazionale vi lui, per tanto, dicmarato fuori del partito. Che cosa pensi del provvedimento'; ,. , . — E' un provvedimento die sa di indecj. sione. Credo che In parecchi membri della Commissiono ci sia della stima per noi. Ne conosco personalmente alcuni e, quanto a me, ritengo insospettabili; ad esempio Mei- s chiorri e Farinacci. Sarei indotto a supporrò che la Commissione abbia subito l'inlluen. za di ipiaiche membro del governo la cui politica non ci persuade ». Di fronte a questo spunto piccante prego .1 mio interlocutore di voler precisare; ma egli prima si trincera dietro il silenzio, poi dichiara che lo farà a suo tempo in pieno accordo con gli altri suoi amici. 11 discorso ritorna sulla situazione nella provincia. — Io avrei potuto — continua l'on. Boido — rimanere appartato, neutrale; me lo consentiva la posizione che ho in città, nel circondario e che avevo nella federazione. Non l'ho fatto perchè reputo una grande ingiustizia quello che è accaduto. E' stata sciolta la federazione (ciò che ci ha ferito più profondamente) senza che si interrogasse nemmeno uno del 13 membri che costituiscono la nostra tendenza, usciti dal partito. L'on. Gianferrari è venuto qui con un mandato prestabilito e per la sua azione non provo che un senso di amarezza. Avvenuta la esecuzione capitale, ora la parola d'ordine è di gridare al nostro isolamento, alla nostra tepida fede, e alla Immaturità di fascisti. Circa l'immaturità rispondo che, per conto mio, faccio della politica militante da oltre 20 anni; per la fede fascista e devozione al Capo del partito, è superfluo ripeterci. Ma la favola del nostro isolamento è quella che, se fosso tempo di buon umore, ci farebbe ridere davvero. Ad Asti un certo numero di consiglieri, col sinduco aw. Dcllarissa, pare abbia dichiarato la neutralità; ma in compenso l'assemblea del fascio è stata di una eloquenza superiore a ogni contraria dimostrazione. La statistica di Gianferrari sui fasci pronunciatisi contro di noi va illustrata nel suoi particolari locali. I consensi furono strappati con mezzi intimidatori i più svariati. Il telegramma dell'on. Gianferrari sulle misure di P. S. adottate contro 1 fuorusciti del partito appartiene in prima linea a tale genere di mezzi. Già fino dal precedente convegno dei primi di gennaio ad Alea, sandria si era ricorso addirittura alla mobilitazione della truppa contro di noi. Oggi I carabinieri vanno nei paesi di casa in casa ammonendo a non seguire il nostro movimento. Il Prefetto e i sottoprefetti, alla loro volta, si sono moltiplicati nell'opera di inti. midazione e. diciamo pure la parola, di imbonimento dei crani. E' diffìcile resistere, anche a dei fascisti, a questa vasta organizzazione ufficiale. I consensi, d'altra parte, sono anche determinati in molti dalla preoccupazione della disciplina, dal timore di essere indicati come traditori del partito e di Mussolini. Nonostante tutto, possiamo però affermare che i fascisti nell'intera provincia si trovano in un tormento indicibile perché hanno ancora fiducia in noi. Questa constatazione, che faccio non solo per informazioni avute ma in base alle numerosissime attestazioni giunteci da ogni parte della provincia, mi dispensa dall'insisterò sulla particolare situazione di Asti favorevole a noi. Dirò solo, a rettifica dell'intervista del signor Aldo Marchese, che il prof. Mancini, residente ad Asti, in questa città non' si è mai fatto conoscere fino alla fino del 1922 neppure corno nazionalista. E sono questi i fascisti cho dominano contro coloro che, come me e Torre e la quasi totalità del nostri seguaci, abbiamo la tessera o dei fasci di combattimento del '11 o, per lo meno, quella de] '19 o '20. — Quale sviluppo e.quali, conseguenze credi che avrà il vasto movimento nell'awe. niro? — No so quale sarà fra un mese l'atteggia* mento dei fascisti della provincia. Se però vi saranno mutamenti, questi saranno a nostro favore. So ore difficili verranno, si avrai ancora bisogno di noi. — Credi iu una possibile resipiscenza del» l'organo centrale del Partito a vostro riguardo? . . — Non ci erodo — risponde scetticamente 'on. Boido, il quale, quando il treno è entrato con fragore sotto la tettoia della sta- zione di Alessandria, trova appena il tempo di ricordarmi che in nessuna delle inchiesta Imu-VIV- euilciw°vmc!a si trovò a ridire sull'attività del circondario di Asti in cui, lo Z^X^i.10 ^vano^coS A Novi Ligure - L'on. Rebora rJ^06^0 IJovi Ligure. Ambiente dia. metralmente opposto di quello di Asti \itra At^or! principale l'on. Giannotto Rebora. Non lo trovo presente. Ma è un tipo e vale la pena di presentarlo. Età fra i 30 a l 35 anni, alto, aitante della persona, col viso sbarbato, elegantissimo è figlio del comm. Giuseppe Rebora che fu più volle sindaco di Novi Ligure. Gli estranei alle due tendenze ni lotta lo definiscono un po' eccentrico, in contrasto col ricchissimo ing. Mario Fossati di Genova, consigliere provinciale per il mandamento di Gavi, che si dice fesse uno degli esponenti più quotati alla candidatura, l'on. Rebora, ex-capitana dei granatieri di Sardegna, detentori! ili parecchio medaglie al valore, riuscì, nello scorso aprile, a unii includere nel listone. In un primo feinpo no» ebbe però fortuna, il suo nume verni ■ infatti subito do|..i scartato. Insilo aiutosi unga certo fnvolontariuiueiile, l on. Uceza coi celebre infortuiiio elettorale eli'.-. ;1 ,<*S1UJ8 dulia lista fascista e dalia Usta di Giolttti. Iti