L' eloquenza dei senatori Sanarelli e Vittelli contro la riforma Gentile

L' eloquenza dei senatori Sanarelli e Vittelli contro la riforma Gentile L' eloquenza dei senatori Sanarelli e Vittelli contro la riforma Gentile Lo spirito politico e le assurdità tecniche - I pericoli per l'avvenire degli studi e della vita italiana - Rivendicazione della tradizionale libertà accademica - Vivaci schermaglie con l'on. Gentile Roma, 4 notte. Anche oggi, al Senato, la discussione è stata improntata allo stesso spirito critico verso la riforma Gentile. Dal punto di vista politico, importanza maggiore ha avuto il discorso del senatore Sanarelli, che nel proprio attacco è andato a fondo'contro la tecnica della riforma — argomento ormai ampiamente dibattuto — ma soprattutto contro lo spirito di chi l'ha voluta e preparata. Il sen. Sanarelli ha prevalentemente attaccato, in forma molto polemica, la politica della scuola instaurata dall'ex-ministro Gentile ; perciò il suo discòrso ha portato nel dibattito un elemento più polemico e sensazionale, provocando da parte del Gentile e del ministro Fedele una serie d'interruzioni che hanno avuto quasi il carattere d'incidenti ed hanno reso piuttosto movimentata la seduta L'on. Sanarelli ha cominciato col rilevare che la riforma Gentile fu dall'on. Mussolini presa sotto il proprio patrocinio, dichiarandola intangibile come la milizia, ciò che, dato il momento politico ha contribuito a determinare intorno alla riforma il silenzio degli interessati e dei competenti. Movendo dalla premessa del carattere fascista della riforma, che ha soverchiato le avvertite necessità di coordinamento del materiale legislativo esistente, l'oratore, ha proceduto ad una critica vivacissima della legge, affermando che il presupposto di essa e le conseguenze che ne sono derivate impongono senz'altro una revisione sostanziale della politica della scuola. Più ,che una critica, il discorso dell'on. Sanarelli è stata una negazione assoluta della riforma anche dal lato tecnico, A questo riguardo l'oratore ha ribadito e lumeggiato alcune parti della legge già molto discusse. Egli, infatti, ha definito una. beffa l'autonomia didattica ed amministrativa delle Università, in quanto, riservando tutti i poteri al ministro, l'autonomia viene di fatto annullata. Tra le questioni principali ha particolarmente indicato la nomina dei rettori. L'oratore a questo proposito ha voluto ricordare il contrasto, tra l'accoglienza gioiosa che il rector màgniflcentissimus trovava in Germania tra gli studenti, e le dimostrazioni ostili a cui nelle Università russe era fatto 3egno il « curatore governativo » per 'rilevare che analoghe manifestazioni ostili si sono avute in Italia, alla inaugurazione dell'anno accademico, in qualche Ateneo, contro la riforma e i rettori nominati dal potere esecutivo in virtù della stessa riforma. Un punto del discorso è stato particolarmente polemico por il suo significato politico, quando l'oratore ha affermato che l'unità morale del paese è insidiata dallo spirito di faziosità, che si va diffondendo anche nella scuola, ed in ciò riconosce la responsabilità del senatore Gentile, "del quale ha ricordato il discorso in cui il ministro esortava gli insegnanti a trasfondere il loro animo fascista negli studenti. Il Gentile, interrompendo, ha confermato il suo discorso, ma il senatore Vitelli, interrompendo a sua volta, ha chiesto ironicamente al senatore Gentile... il permesso di entrare lo stesso nelle Università, pur non avendo l'anima fascista. Questa interruzione dell'eminente grecista è stata il preludio al discorso, che ha pronunciato poi, applauditissimo. Anche egli ha fatto molte notevoli critiche alla legge, ma l'importanza del discorso ed il successo dell'oratore sono dipesi dall'argu zia delle sue osservazioni, dalla sottile implacabile ironia sulla mentalità di certi filosofi, dalla prontezza delle risposte alle interruzioni. Senza averne l'aria, anche il senatore Vitelli ho fatto un discorso politico perchè il suo discorso sostanzialmente è stato una critica spesso mordente allo spirito politico delia riforma. Si conferma intanto che il senatore Gentile risponderà agli oratori che lo hanno attaccato. Naturalmente vi è una certa curiosità per l'autodifesa politica dell'exministro fascista, contro la cui legge massima, precisamente come 6 avvenuto con la riforma Di Giorgio, tanti autorevoli competenti si sono pronunciati. Ecco ora il resoconto della seduta presieduta dal vice-presidente Mariotti. L'on. Ricci RICCI dichiara di parlare anche a nome di altri senatori. Si è detto sempre che le spese per le Belle. Arti siano suntuarie. Ora egli ha interpellato persone competenti sullo somme che annualmente sono lasciate in Italia dai forestieri che vengono per visitare lo nostre case artistiche ed antiche. 11 direttore generale della Banca d'Italia gli ha risposto che la somma lasciata è di due miliardi all'anno, ed un funzionario ha constatato che la somma 0, secondo lui, di due miliardi e mezzo o che se si aggiungono gli acquisti degli oggetti di arte si arriva ai tre miliardi. Quindi lo spese che si fanno per le Belle Arti sono fruttifere. In I tail'ia non si fa tutto quello che si dovrebbe per le scoperte ; queste 6ono tenute quasi nascoste e su dii ciò richiama l'atienzione del ministro. I.a scuola archeologica italiana è oggi all'altezza di quelle di altri paesi, ma gli archeologi sono soverchiamente gelosi dalle loro scoperto (benissimo), mentre queste debbono - essere illustrate. Lo stato delle Gallerie e disastroso. Il Museo di Siracusa rigurgita di oggetti d'arte e non si fanno salo nuove. Spera che il ministro vorrà provvedere, perdio lo stato presente delle Gallerie fa diminuire i visitatori e scendere gli introiti. Si dice che non si debbono fare nuovi 6cavi ; sia puro, ma co ne sono di quelli elio non si possono abbandonare, so non altro per una ragione di dignità nazionale. Ci sono poi gli 6cavi fortuiti, che non si possono abbandonare, che anzi non si può fare a meno spesso di allargarli. Egli porta l'esempio dt Spina, la città elio 6i fa risalirò al 7,o secolo avanti Cristo. Non molto tempo fa, in seguito alla bonifica del Ferrarese, prosciugata la valle, si ritrovò la necropoli. Questo scavo fortuito portava allo Stato degli obblighi ineccepibili. Ebbene non si fece nulla, e tutti i contadini dei dintorni, recatisi colà a scavare di notte, per l'imperizia hanno infranto un gran numero dì splendidi vasi greci. Oggi lilialmente sono stati fatti gli stanziamenti. In questi giorni lo draghe che lavoravano in un seno melmoso del golfo di Baia hanno trarlo alla luce frammenti di statue e pezzi architettonici meravigliosi, naturalmente danneggiando alquanto quella preziosa suppellettile. Siccome, come già ha rilevato,' ci cono posti vuoili, sarà bene clic il ministro apra i concorsi. Gli e stato obbiettato che prima bisogna provvedere alle spese necessarie. Risponde che le ragioni dello spirito in un certo momento devono essere considerate alla pari delle ragioni dello stomaco. Molte città, anche in tempi assai critici per loro, hanno elevato magnine! monumenti, e i Musei di Berlino e di Vienna si sono arricchiti dopo i disastri dell'ultima guerra. L'oratore, concludendo, sciogliti un inno allo mera¬ vigliose bellezze artistiche dell'Italia, le quali attestano che la nostra civiltà non è, mai venuta meno dagli albori della storia fino ad oggi (applausi vivissimi; molti senatori ed il ministro vanno a congratularsi con l'oratore). IANCIANI presenta una relaziono sul disegno di legge concernente lo scambio di medaglie con la Repubblica austriaca. Continuazione della discussione. L'on. Sanarelli SANARELLI: — Sulla politica scolastica del Governo e il significato politico della riforma Gentile l'opinione pubblica 6i è espressa sin dal principio in modo tutt'altro che lusinghiero. Fino ad oggi non 6l 6 creduto fosso opportuno discutere un poco a fondo nel Parlamento la riforma Gentile, perchè, ad onta dei suoi gravi e visibili difetti rilevati subito da tutti i competenti, non si voleva essere tacciati di prevenzione e di precipitazione nei giudizi. Si chiedeva di attendere con fiducia i risultati, ma è trascorso ormai più di un anno e può dirsi oggi che nessun esperimento, malgrado il giudizio complessivo discretamente ottimista del relatore, avrebbe potuto riuscire più infelice e disgraziato. E' nota del resto la ragione del silenzio degli interessati e dei competenti. Alle prime mormorazioni, l'onorevole Presidente del Consiglio prese subito la riforma Gentile sotto il suo potentissimo patrocinio e la proclamò rispondente alle più caratteristiche finalità del fascismo e la dichiarò intangibile come la Milizia. Dati 1 tempi ed il clima politico dell'ora presente, l'effetto pratico non poteva mancare. Ben pochi hanno 06ato rifiatare, e poi si è detto: » Da moltissimi anni si chiede da ogni parte la riforma della scuola; ora che ve la abbiamo data non siete ancora soddisfatti? ». — Infettivamente era sentita la necessità se non di una vera o propria riforma, almeno di un coordinamento della fittissima selva di leggi, di decreti, di regolamenti, di circolari, ecc. Ma l'on. Gentile, assunto al governo della, pubblica istruzione, chiesti ed ottenuti i pioni poteri, in un disgraziato momento nel quale il Governo poteva tutto fare e tutto osare, penetrò nella selva. Abbattè furiosamente non soltanto gii alberi ed i rami morti o moribondi, ma anche i virgulti vitalissimi e promettenti. L'on. Gentile ha ritenuto di potere ben provvedere all'autonomia didattica ed amministrativa dello università ed alla dignità del Corpo accademico ritornando in parte alle disposizioni della legge Casati, ma peggiorandole notevolmente. Infatti, inspirandosi ai principi oggi di moda, ha voluto riservare, 'pur sotto forme subdolo, tutti i poteri al ministro annullando praticamente quell'autonomia,che in pari tempo affermava nella legge di volere concedere- piena ed intera. L'oratore ricorda che fin dal 1875 si stabili che ogni Corno accademico presentasse una terna di professori: ed invero tra tutte le autonomie universitarie, anche tra quelle che di autonomia non hanno che l'pmbra, come questa del ministro Gentile, è impossibile che ce ne sia una che venga a negare ai professori di eleggere il proprio rettore. Invece l'on. Gentile, che afferma di avere voluto dare l'autonomia alle università, dispose che il ministro, ossia un esponente del partito politico al governo, elegga per un triennio il rettore, non curandosi affatto se là persona scelta e che è destinata ad essere per tal modo anzitutto un fiduciario governativo, goda oppure no anche la fiducia del Corpo accademico, che è chiamato a reggere. Tradizione italiana e tradizione zarista — Il ministro della Pubblica Istruzione non deve assolutamente attentare alla libertà. Ora ■il ministro Gentile non si è soltanto allontanato dai principi informatori della tradizione universitaria italiana ma ha arrecato gravissima ofresa alle libertà sancite dalle leggi a lui affidate in custodia. L'on. Gentile, che ha fama di essere uno studioso della filosofia tedesca, non doveva ignorare che in Germania nel passato regime, che pure era molto autoritario, il titolo e l'ufficio di Rector magniflccnlissimus era circondato di profondo rispetto. Se ne onoravano spesso principi e sovrani, i più insigni scienziati ed i più benemeriti cittadini dell'impero. Quando in Germania nelle maggiori cerimonie universitarie appariva il Rettore tra gli studenti egli era se.mp.-p accolto da grida gioiose: il che faceva ben pensare al contrasto con i sibili altissimi, che accoglievano, in un altro ambiente del pari autoritario, e cioè nelle università russe, il curalor governativo. Se il ministro Gentile ha creduto di dare maggiore prestigio all'autorità universitaria facendo del rettore un fiduciario od un funzionario governativo e se egli si proposo con questo espediente di rafforzare la disciplina degli studenti, egli si è profondamente Ingannato. Divenuto inopinatamente ministro, prima ancora d'essere stato legislatore, l'on. Gentile non ha avuto il tempo di compulsare le opinioni e gli scritti dei suoi più insigni e più esperti predecessori. E perciò certamente gli ù sfuggito un aureo giudizio che a proposito di libertà e di autonomia universitaria espresse mezzo secolo addietro un ministro della P. I., ch'eia anche un insigne scienziato e godeva fama d'autoritario, Carlo Matteucci. il quale dicova che nessun principio elettivo potrebbe essere applicato con maggiore ragione e giustizia come quando nel Corpo elettorale sono professori chiamati a deliberare sulle materie degli studi. L'on. Gentile non ha forse rifiettuto che per mantenere l'ordino degli Atenei occorre, sì, fermezza e disciplina, ma si devono anche rispettare lo libertà sancito. Sebbene antico insegnante e studioso di cose pedagogiche, egli non ebbe affatto presente il vero spirito della gioventù, che si deve allettare allo studio, ma non si può costringere coi rigori del pedagogo. Il filosofo diventato ad un tratto ministro, ignorava, evidentemente che la libertà può o non può concedersi, ma una volta concessa non può impunemente ritogliersi. L'on. Gentile ha delegato la nomina dei presidi e del direttori delle scuole universitarie ai rettori ohe non soltanto vennero nominati dallo stesso ministro, ma che nella scelta dei presidi e dei direttori non potranno prescindere, sotto ogni riguardo, non escluso quello politico, dal gradimento del governo. GENTILE: — Questo non è successo! Lei lo sa! SANARELLI : — Ma può avvenire ! GENTILE: — Lei ha applaudito a questo principio I SANARELLI:' — Non è vero. Ho espresso liberamente il mio pensiero, anche quando lei era potente e prepotente! GENTILE : -- Prepotente mail Decadenza accademica SANARELLI: — Ma anche per la composizione del Consiglio superiore l'on. Gentile ha rimesso in vigore la legge Casati. I componenti del Consiglio stesso sono emanazione del potere esecutivo. '1 ministro Gentile non pensò che in questo inondo tutto 6 caduco. I ministri, anche nella presenle era nuova, hanno vita corta. Essi si susseguono, purtroppo, specialmente alla Minerva, come nella tanta dispregiata èra vecchia. E' stato concesso ila lempo ai Consigli comunali lì eleggere il proprio sindaco che una volta era di nomina regia. Doveva toccare proprio ad un insegnante universitario assunto Inopinatamente a! Governo il non invidiabile vanto di togliere ai Corpi accademici il diritto e la capacità di eleggere 1 proprii capi. Io credo elio l'attuale ministro dovrebbe trovarsi molto imbarazzato a legittimare un giudizio così 'ingiusto ed immeritato. On. ministro, per riparare su questo punto at vari errori del vostro predecessore non è neppure noeejisario riformiate il malaugurato decreto-legge i<) settembre 1923, come già fece a suo tempo il ministro Bonghi: sarà suf¬ ficiente invitare con una semplice circolare il corpo accademico delle facoltà a presentarvi la solita terna. FEDELE: — Ho già dichiarato che ho piena fiducia nei componenti del Consiglio superiore nominati dal mio predecessore. SANARELLI: — Prendo atto di questa dichiarazione. Occorre ridare allo Università il diritto di eleggere il proprio rettore. E' una questione di dignità. Senza dubbio l'on. Gentile ascoltò molto distrattamente le esortazioni che un anno prima della sua disgraziata riforma io, allora rettore dell'Università di Roma, rivolgevo a lui, che era stato chiamato da poco al ministero della P. I., inaugurando solennemente e senza sibili l'anno accademico nel nostro comune Ateneo. Invano io prospettai il preoccupante e progressivo decadimento dello spirito scientifico delle nostre università, causa di incalcolabili danni, non soltanto morali, ma anche materiali ed economici. Invano io richiamai la sua attenzione sul fatto doloroso, ma incontestabile, che oggidì anche-i giovani appartenenti alle classi più colte ed agiate abbandonano quegli studi scientifici, che non sono largamente rimunerativi. L'ultimo colloquio che 10 ebbi col ministro on. Gentile, nella mia qualità di rettore dell'Università di Roma, alcuni mesi prima della comparsa della sua sciaguratissima riforma, non ebbe altro scopo che quello di perorare la causa degli assistenti universitari. L'on. Gentile rimase completamente sordo a tutti questi richiami. Egli non ha voluto capire che le condizioni economiche e morali fatte ai giovani disposti a studiare ed avviarsi alle carriere scientifiche, esercitano una decisiva influenza nelle manifestazioni della vita e della produzione scientifica della nazione. L'on. Sanarelli segue elicendo che il nuovo sistema dei concorsi deve essere migliorato, sia pure ritornando all'antico, ma con tutte quelle modificazioni che saranno reputate necessarie per impedire il procacciantismo accademico, per rendere impossibile il monopolio nefasto di certe chiesuole che erano diventate arbitro di tutti i concorsi e per porre un freno efficace a tutte quelle sconcie manovre, con le quali gli eterni manipolatori senza scrupoli di questi concorsi erano riusciti ad inquinare l'ambiente degli 6tudi superiori. Effetti della Polizia universitaria « E che dire della peregrina idea dell'istituzione della polizia universitaria? Se ne sono veduti gli effetti pratici alcuni giorni or sono, sotto i nostri occhi, quando una turba di sciagurati, estranei alla scuola, nello stesso palazzo della Sapienza, oltraggiò impunemente, con miserabili pretesti politici, uno dei più insigni maestri del nostro Ateneo, Vittorio Emanuele Orlando, abbandonandosi a violenze personali contro molti studenti, rei di non volersi convertire alla fede fascista. FEDELE : — Ho dato severi ordini perchè siano repressi i disordini, da qualunque parte vengano (approvazioni). SANARELLI: — Ma si sono ripetuti ed anche per colpa del Governo e delle autorità. 11 14 gennaio, nella città di Napoli, negli stessi locali universitari, la facoltà dt matematica è invasa e devastata completamente. Ma vi è di più: il 2 gennaio, a Firenze, il prefetto, in baso al famoso articolo 3 della leggo comunale e provinciale ordina lo scioglimento della sezione fiorentina dell'Unione goliardica italiana « perchè — dice il decreto — esplica un'opera politica in contrasto col partito dominante ». Nella stessa città gentile, che ha così luminose tradizioni dì educazione e di compostezza, nel giorno solenne dell'inaugurazione dell'Università, corno già era avvenuto a Napoli, a Genova, Milano ed altrove, numerose squadre di sconosciuti o anche troppo conosciuti, osano penetrare sino nell'aula magna e, coadiuvati da gruppi di miserabili, reclutati nei bassifondi della città e rimasti al di fuori,, danno la caccia agli studenti ritenuti antifascisti e che venivano indicati ad uno ad uno da esperti collocati in vedetta, FEDELE: — Ciò non è esatto! SANARELLI: — Sono avvenute aggressioni e bastonature! FEDELE: — Io ero presente e posso affermare che ciò non è esatto! [applausi). SANARELLI : — Io riferisco ciò che ho letto nei giornali (rumori). PRESIDENTE: — On. Sanarelli, non bisogna portare al Senato quello che portano 1 giornali (commenti). FEDELE: — Vi fu un provocatore solo nell'aula. SANARELLI : — Io riferisco quello che hanno pubblicato i giornali e che mi è stato anche assicurato da persone che erano presenti. FEDELE : — Quello che è state stampato è falso I Ho inaugurato io l'Università dt Firenze ed ho il diritto di essere creduto (Applausi). SANARELLI: — Vi furono tafferugli a Firenze ed a Roma. E' vero o non è vero che vi furono dei feriti? FEDELE: — Vi furono due feriti nell'aula ed uno di questi fu casualmente ferite per aver messo la mano tra i battenti di una porta. Nell'Università di Roma non vi 6onò stati tafferugli I Cultura al di sopra della fazione. SANARELLI: — L'Università dovrebbe essere l'asilo inviolabile della cultura, dei lavoro scientifico e dell'educazione nazionale, ma, anche per questo, la responsabilità, oltre cho.6ulla politica generale del Governo; incombe anche personalmente sull'ex-ministro Gentile, che in uno dei 6uot infelicissimi discorsi da neofita del fascismo, in un discorso pronunziato il 24 aprile 1924, osò dire che ì professori devono entrare nelle aule universitarie portandovi tutta la loro anima fascista, per trasfonderla negli studenti. CORRAD1NI: — Ha fatte benel GENTILE: — E lo ripetei VITELLI : — Mi permetta il senatore Gentilo di non avere l'anima fascista e di entrare io stesso nelle università (Applausi su molti banchi). SANAR E l LI : — Onorevole ministro, voi sapete che l'unità politica degli italiani è 6tata possibile nel nome di Dio e Popolo,, nel nome cioè di una concezione, senza la quale non vi può «soie convivenza civile, i Il processo dell'unità morale degli italiani minaccia ora di sboccare nella riproduzione : delle faziosità medioevali e cu'minare neg., ■ errori e nelle vergogne di una ingiustiilca-j bile zuffa civile. Ricordatevi che gli Atenei] d'Italia hanno una tradizione, una storia, [ una vita, che non si devono dimenticare. Chi conosce la gioventù universitaria italiana o vi ha sempre vissuto in mezzo avverte oggi, purtroppo, sintomi premonitori, che significano un ben severo ammonimento per chi sappia intenderlo. Da ultimo, passando a parlare del giuramento imposto ai nuovi professori, l'oratore dice clie se tale giuramento ha un qualsiasi valore giuridico, positivo, potrebbe però esplicarsi nel campo politico, date certe contingenze e certe cri6i della' vita pubblica del nostro Pneie, in effettiva mutilazione di quelle libertà di insegnamento,,che sono pure sancite formalmente dall'art. 24 del decreto-legge. Altro è infatti costringere gli insognanti universitari ad una più scrupolosa estrinsecazione dei propri dover! ed altro è volerli piegare a determinati indirizzi ideali. Ognuno vede il pericolo del gravissimo decadimento della cultura o della inevitabile deformazione degli studi. Il problema è talmente complesso che, all'aito pratico, lo stesso ministro Gentile, dopo averlo voluto imporro per ragioni di opportunismo politico, a tutti ben note o che non è il caso di discutere ora, non ha osato nemmeno affrontarlo sul terreno pratico. Nei nostri ambienti scolastici 6i è già fat. ta strada la fondata opinione che l'esame di Stato della riforma Gentile diverrà una cosa seria soltanto per i milioni che esso costerà allo Stato ed alle famiglie degli osa. Dimandi, ove si volesse insistere davvero ad applicarlo secondo lo norme ora sancite. « E concludo. Da qualunque aspetto lo esaminiate, il regolamento sancito col decreto 20 settembre 1023 non rispondo ad bisogni, nè ripara alle deficienze attuali dell'insegnamento superiore. Onorevole ministro, io confido che questa succinta ed òbiettiva esposizione, che è dettata con spirito del tutto alieno da qualsiasi preconcet. to, contribuirà ad indurvi a compiere la re» visiono comaUta deii;infelice ed ingombrante ordinamento creato dal vostro mal consigliato predecessore, io invoco la vostra opera restauratrice per la dignità della scuola, 1 avvenire della cultura nazionale » (Approvazioni e molle congratulazioni. Commenti). TpL-^MVrai: — li problema della scuola nel1 Alto Adige assume un'importanza politica nazionale. Esprime la sua piena soddisfazione por l'opera dei precedenti ministri Gonfile e Casati ed ha fiducia che sarà continuata perche essa attuando il concetto del presidente dei Consiglio non mira alla nazionalizzazione violenta e all'assorbimento degU allogeni ma alla assimilazione. L'Italia, come $3!?A$ 'Polente del Consiglio, compierà nel] Alto Adige la sua opera di assimilazione ed In pocln anni essa sarà tanto innanzi che nella popolazione sarà piena la quiescenza al fatto compiuto (Approvazioni). La seduta e sospesa alle ore 17,15 ed è ripresa alle ore 17,30. Ir L'on. Vitelli rZìIEhh\ .eominc>> dicendo che quando il Governo chiese ì pieni poteri por la riforma didattica fu forse lui il solo ohe diede voto S*,"1,? con riserva per l'istruzione pubblica. Indi l'oratore continua, — 11 téma dei programmi è assolutamente inesauribile e permetta l'on. Gentile che £ «,°„lle cVl t,a fatJ° nuei programmi no» sapeva quel che si facesse ?-£r.Tr'[f': ~r,Mi flisniace lo dica lei I VITELLI: — Per non parlare di altro- sì r^Le«-m[l-odu'TO„CIualcne cosa di letteratura ecclesiastica nelle scuole liceali e sapete cosa si va a pensare: Tertulianol Chi ha scritto queste lo dico con parola d'onore non ha mai letto le pagine di Tertuliano • Cosi, vi sarebbe tanto da dire, oltreché sui programmi, sulle forme dei concorsi, cosi nelle università, come nelle scuole mediesulle nomine dei delegati dell'autorità gover^ nativa e così di seguito. Anche queste riforme hanno senza dubbio un'importanza sostanziale e cosi mi consentono, per un momento, di ritornarvi su. Se ve ne è una che a me pare, importante e vorrei quindi oregare l'on. ministro.della P. I. di non oppormi la stessa pregiudiziale che ho sentito già opporre ad altri senatori quando hanno voluto accennarvi, è quella del Consiglio superiore So bene duello che ha intenzione di fare il ministro; ma, ripeto, la questione mi sembra molto importante. Il ministro Gentile deve avere .pensato a fll di logica : Chi vuole il consiglio sceglie da se i consiglieri, perchè nessuno va a consigliarsi da persone cui non abbia fiducia e per conseguenza il ministro della P. I. nomina dei consiglieri di sua fiducia. Questo è un ragionamento cho non fa una grinza. GENTILE : - Non è stato questo. E' Inutile ragionarci sopra VITELLI : — Se non è 6tato questo non capisco nulla 1 GENTILE: — Aspetti tfi vedere! Consiglio superiore a rotazione VITELLI: — Dunque, cosa è avvenuto? Per attuare questo concetto il ministro Gentile ha dovuto vedere le cose in modo' molto roseo, ed infatti, se si rammenta, nei primi tempi del governo Gentile si parlava sempre di 12, anzi si arrivò sino a 60 anni, cinque volte dodici, il tempo che doveva durare ii governo. Ma cosa è avvenuto? Che nel governo fascista si è avuto lo stesso stereoscopio degli altri governi precedenti. Allora i consiglieri dell'Istruzione Pubblica devono essere anche.i consiglieri di fiducia di Casati e di Fedele. Si badi bene che esulo da ogni idea di biasimare e non riconoscere come egregie perso le quelle ohe vi sono. Si ricordi il Senato che io sono stato, p.oprio in quest'aula, il primo a censurare la composizione del Consiglio superiore, anche quando la legge di allora voleva che vi fossero senatori e deputati. CREDARO: — Le Commissioni di senatori e deputati hanno dato buona prova! VITELLI : — Hanno fatto buonissima prova in quanto erano egregie persone, non in quanto erano senatori o deputati. CREDARO: — Qui tutti sono egregie persone. VITELLI: — Non confondiamo le cose, perchè vanno tenute distinte. Io ero dell'opinione, e posso aver sbagliato, che, per quanto fossa difficile, bisognasse in un Governo co6tituzionale tener nettamente distinti i vari poteri. Ma se l'on. Gentile voleva inaugurare questo nuovo sistema di consiglieri, avrebbe dovuto anche stabilire che colla caduta del ministro decade anche il Consiglio, tanto più che questo Consiglio non ha funzioni pure e semplici di Consiglio privato del ministro, ma ha funzioni statali e funzioni perfino giudiziarie e ne aveva più di quello che ha ora nei Governi passati. Su questo punto ho voluto tornare perchè è cosa di grandissima importanza ed a meno che non si introduca in Italia il sistema che una volta almeno, slando a quanto ho sentito dire, vigeva in Inghilterra dove, quando cambiava il ministro, si passava da un partito ad un altro, e mi ricordo che si cambiava perfino la guardarobiera della regina. — Ma torniamo al senatore Gentile, cho è il San Sebastiano di questi giorni (viva ilarità), rcgìi non va confuso con tanti e tanti altri che si dilettano di filosofia o che hanno "qualche debole per questa scienza: no,' egli e filosofo, è uomo che ha un determinato sistema filosofico con vedute sue personali,, per quanto il sistema possa essere mosso da taleo tal altro sistema anteriore. Ora bisogna anche tener conto che i filosofi assùmono un po' la veste sacerdotale : quando poi ei è 11los «fi di quella scuola filosofica che,professa l'on. Gentile, allora non. basta più il sacerdote bisogna dire il gran profeta o qualche cosa di sunile, perchè non vi è saluta luorl di quella visione filosofica. Ora io ritengo e credo di non sbagliarmi, che ì filosofi di ai» sta tempra, cioè i.veri filosofi, siano la gente più inetta ad amministrare la cosa pubblica. La storia me lo insegna. I grandi flicsotì del1 antichità non hanno mai cavato un ragno da un buco (si ride). Empedocle, un po' sua concittadino, on. Gentile, si volle immischiare nelle faccende della sua città, e si trovò tanto imbrogliato che finì col buttarsi nell'Etna. Platone, che è il grande responsabile dì una parte della filosofia... GENTILE: — No, caro professore, non dica questo... Meno filosofia al governo VITELLI: — Platone ha fletto delle grandi