La ili unir ut fui pie uccisore della figlia

La ili unir ut fui pie uccisore della figlia La ili unir ut fui pie uccisore della figlia Genova, 19 notte. La seconda quindicina della nostra Corto d'Assisi s'inizieià domani col processo contro l'impiegato Nestore Castoldi che a Recco, come si ricorderà, uccise con un colpo di rivoltella la propria figlia «li 23 anni di cui si era morbosamente, secondo l'Accusa, invaghito. Di due terribili imputazioni deve rispondere dinanzi ai giurati. Nestore Castoldi, nato a Gallipoli nel 1875 da Amilcare e da Camilla MacDonald, residente a Reero (Liguri?), è imputato: 1) di omicidio qualificalo, uer avere il 22 luglio 1923, in Recco, subito dopo d'aver compiuto un tentativo di violenza carnale in persona della propria figlia legittima Rosa, di anni 23, sonza riuscire però a conseguire l'intento, a fine di uccidere, cagionata, mediante colpo di rivoltella, la morte della predetta sua figlia; 2) di tentativi di violenza carnale continuata per avere il 22 luglio ed In epoche precisate, con ripetuti atti esecutivi della medesima risoluzione delittuosa, e a fine di commettere il reato di violenza carnale in persona della propria figlia suddetta, cominciala con mezzi idonei la esecuzione, non riuscendo poi a compierò tutto ciò che era necessario per la consumazione del reato medesimo per circostanze indipendenti dalla sua volontà. Il fatto avvenne alla data suindicata, in una casa di campagna in frazione di San Mollino, presso Recco, abitata dalla famiglia Castoldi. In quella mattina un'aspra lite sorse tra il padre e la figlia Rosa, cosa del resto abituale, ma poi i due si calmarono; dopo mezz'ora si udirono esclamazioni. Questa volta di paura e di allarme della Rosa, e quindi rintronò un colpo di rivoltella. Uccisa sotto il letto La madre e la sorella subito accorse allo sparo, dall'uscio eperto della loro camera, videro il Castoldi chinato fra due letti che guardava o cercava di vedere la Rosa, nascostasi sotto uno di essi. Subito però il Castoldi sarebbe uscito dalla camera, e, sempre colla rivoltella in pugno, dopo aver© esclamato che andava ad ammazzarsi, scendeva per la breve scalinata della porta d'ingresso sulla strada. Ma poi, mentre tutti si accingevano a soccorrere l'infelice che s'era tolt-i ò era stata tirala fuori dal suo nascondiglio e si era messa a sedere sull'orlo del suo lettino, svenendovi poco dopo, il padre tornava in casa e si affacciava sull'uscio della camera fatale, domandando di poter vedere sua figlia; però la Perucchi o la Chiarina, avendo constatato che egli l'aveva ferita al petto, non glielo permisero, ed allora egli si diresse verso il prossimo villaggio, poi alla stazione, donde quella stessa mattina parti per Genova e nel pomeriggio per Milano. La ragazza era stala colpita al torace, z destra, ed il proiettile, dopo averle attraversato 1 due polmoni e le due pleure e lesa anche la punta del cuore senza lesione di cavità, s'era andato a iiccare fra le parti molli, nel costato a sinistra, invano soccorsa alla, meglio la ferita veniva quel giorno stesso trasportata all'ospedale di Nervi, dove spirava. L'autopsia eseguita dal prof. Tomellini e dal dott. Garibaldo, dimostrò che la morte era dovuta all'anemia acuta, prodotta dall'enorme versamento di sangue nello due cavità pleuriche e. l'esame dell'apparalo genitale dell'infelice palesò elio essa non era più intatta. Come eia accaduto il fatto? Vi sono infatti due diverso versioni: quella del Castoldi, che l'ha esposta, sia nei suoi interrogatori a Milano, dove, il giorno dopo del fatto, si co- stimi spontaneamente alla questura per con e e o . o o e siglio del fratello; sia, infine, in un lungo memoriale da lui scritto in carcere; e quella del lamigHoTi e dozzinanti che si trovava-; no in casa la mattina dol 22 luglio. Manca purtroppo la deposizione della ragazza, che, per lo stato gravissimo in cui versò, non potè essere interrogata. 11 disgraziato padre ha narrato, in sostanza, che si trattò d'uno dei soliti litigi 0 che, entrato nella stanza, aveva veduto ia P.osa. seduta sul suo lettueoio. « guardarlo brutto ». ed egli allora le aveva mostrata" la rivoltella come per impaurirla, ma senza intenzione di tirare e supponendo che l'arma fosse scarica. La iaguzza si sarebbe allora gettata a terra, fra i due letti, e per disavventura in quel momento il colpo sarebbe partito, ferendo la ragazza mentre stava nascondendosi sotto il letto maggiore. Secondo il Castoldi, egli, per quanto ,avesse udito il colpo, non credeva di avere ferita la figlia e perciò sarebbe ritornato in sala per incamminarsi altrove; ma alle grida della madre e degli altri di casa, sarebbe rientrato allo scopo di accertarsi dell'accaduto. Respinto dulia moglie c dagli altri Agli, s'era allontanato da Recco, eppoi s'era, come si è detto, costituito. Una tragica lotta Ma l'altra versione è ben diversa o mette le coso sotto quell'aspetto di assoluta colpevolezza del Castoldi, qual'è sintetizzata, nello gravissime imputazioni che la Sezione di accusa gli muove. Secondo i famigliari ed 1 testimoni d'accusa, a prescindere da pochi, il Castoldi era dominato da una turpe passione verso la figlia; questa passione durava da anni, da quando cioè la ragazza, compiuto il tirocinio scolastico presso le Suore Canossiaue, di Lodi, ne era stata ritirata dal padre. Per certe assiduità di lui verso la ilglia, per certi di lui gesti, atteggiamenti e discorsi, per la austerità esagerata che egli poneva nell'isolare la ragazza e nel non lasciarla mai frequentare altra gente, per averla voluta sempre e ovunque accompagnare, anche quando non era necessario, si era fatta nella moglie Livia l'idea che il padre fosse innamoratissimo della figlia ; e questa pure era, a quanto risulta dalle testimonianze, dello stesso parere; e perciò sfuggiva il padre, e lo teneva a distanza e lo temeva. Il fatto del 22 luglio sarebbe dunque nato da uno dei soliti tentativi del padre di avvicinare la figlia per scopi disonesti; l'Accusa, accettando le testimonianze finora in atti, parla senz'altro di tentativo di violenza sulla persona della Rosa, non potuto effettuare per circostanze indipendenti dalla volontà dol reo, e no scaturirebbe il motivo criminoso impellente dell'atto; la ragazza avrebbe resistito e il padre si sarebbe vendicato colpendola a morte. Fu il figlio Gabriele a correre in paese per denunziare il fatto, e quando giunsero i carabinieri ed il medico, e più tardi quando il magistrato interrogò i testimoni diretti o indiretti, si ebbe l'impressione che il reato fosse la conseguenza di una non breve serio di altri fatti ed incidenti comprovanti la torbida passione del Castoldi per la propria figlia. Questa la cruda ricostruzione schematica del tragiro fatto su cui tanto ombre si 6ono addensate Rischiarerà l'orale dibattimento questo osculo o sinistro episodio? a L'ex-camsriere che attirava i vagoni Alessandria, 19 notte. E' comparso in Tribunale lai Pasquale Cervelli, di anni 117, da San Salvatore Monferrato, qui residente, commerciante, imputato di bancarotta fraudolenta e truffa per avere (quale commerciante dichiarato fallito dui Tribunale di Alessandria con sentenza in data 12 oltobra 192;) distratte attività dalla sua azienda per un importo di circa 20.000 lire. I fatti risalgono all'estate. Il Corvetti, un ex-cameriere, in quel tempo senza una fissa professione si eia mosso a frequentare i mercati, con mire speculative. Ebbe così modo di conoscere il viaggiatore della Società Anonima Italiana « Carboni ed affini » di Milano, che adescato dalla parlantina e dall'immaginazione dell'ex-tavoleggiante, acconsenti a fargli spedire, in un'ipotetica tenuta, cinque vagoni di carbone per un complessivo ammontare di L. 17.800,- pagamento con effetto a sessanta giorni. La merce fu dal Cervetti venduta a ditto locali ed a privati. Venuta la scadenza del primo effetto bancario l'improvvisato commerciante candidamente confessò d'aver perduto al gioco e li non poter quindi pagare l'impegno asstino. L'imputato è comparso in tribunale assistito dagli avvocati Sardi e Frolè. La S. A. T. c. A. si era costituita P. C. co! patrocinio dell'aw. Bozzola di Alessandria. Il Tribunale ha condannato il Cervetti per truffa e banad anni 2 o mesi 3 di re100 di limita nonché ai danni separata sede verso la pai-te