"Iquatro rusteghi „ w Wolf Ferrari

"Iquatro rusteghi „ w Wolf Ferrari "I quatro rusteghi,, di Wolf Ferrari al Rgio Perché la commedia del rusteghi, che fin dall'apparizione ottenne tanto favore, si da essere presto tradotta in molti dialetti, non passò inai nel teatro'musicale del settecento? Perché fu trascurata dalla pleiade dei compositori comici veneziani, tra i quali il grande Galuppi, tutti operosi attorno ai libretti goldoniani? Se rispondiamo con una ipotesi, ecco che 61 appaiono gli elementi più atti a esaminare il rifacimento dei Quatro rusteghi compiuto dal Wolf-Fcrrari. Nella sua integrità i settecentisti non avrebbero potuto accorglie.r'a. La sua rigida logicità, la sua tesi precisa, la sua «morale », il tratuggio severo dei « caratteri n maschili, erano altrettanti ostacoli all'effusione musicalo, appena temperati dalle possibilità offerte dai diversi ma deboli « caratteri » femminili. In più, mancava, secondo le comuni richieste del tempo, un vero e proprio intreccio, mancava la voluta distinzione di parti « serie » e di parti «comiche», mancava pure un] che di patetico; ed era proprio quello il; tPmpo in cui le passioni d'amore ugltavon la commedia musicalo con espressioni semj pie più sensibili o commoventi. E' vero c' •MTatteristiea della scuola operistica veneti ra quedia di caratterizzare, anche strame tu, come é parso necessario al nostro WoìfFerrali. Qui i quattro rusteghi sono la riagioii d'essere delia commedia, ma non resta no in primo piano; es6i, con il loro pecnliane modo di pensare, provocano gli avvilimenti, ma Ja loro salvatichezza è più'fumila che vista. E ehi C'è. in primo piane'-' Innanzi tutto le donne, quelle che spronilo il pensiero espresso dallo stesso GoldoniSnd!e Memorie devono contribuire Inlìntment à radouclr la. rudessc de leurs maria, ou à tes Lremlre plus ridicui.es, e cho danno provtodi 'audacia e di giocondità non certo imrrt.lS'nnte dal Goldoni: poi Lucieta e Filippo; i premessi sposi, dei quali le poche tiiiide battute della prosa goldoniana sono aniriiate in espansioni liriche, sicché mentre nella commedia, essi servono soltanto al tpiesito: « devono i novizzi vedersi prima dpi'matrimonio?», qui giuocano una partei ateai personale. Infine, terzo elemento introdotto, un che di descrittivo, qualche teccò di colore locale. Cosi il Wolf-Ferrari evitava l'osngrlma dilflcollù della quadruplico caratterisBBZione ■'torse soltanto il ricco talento di Richard Strauss sarebbe valido a superarla) e soltanto il sistema del «motivo guida,- sufficiente a realizzarla), «, affidandosi;il Goldoni -w presente in ogni istante, noi bisojrou dimenticarlo —per quella vigrrla dei caratteri che emerge pur a traverà» i tagli e i ruccorciamenti, s'acoontenitava' di sottolineare qui e là eoa efficaci tojbhi strumentali umoristici, con appropriati;melodie, con snelli recitativi gesti e fraspmf rusteghi. Assai maggior cura poneva inVecy Wfcvt'env dere evidenti gli altri elcmoAn'if*M»Mom» media, e per lo più vi rlescivjiì '*> :s|ksso, o<B» tanta poesia, .da far concluriwa'ebKiri aiie: sta. fra le sue più complessa1;.opf*J teatrali egli abbia dato il meglio del «j» /spirito drammatico. - u; La persona comica più vlvaceierite sentita e delineata dal Wolf-Fèrrart lìi ,ruxteghi, ripetiamo, sono sopratutto gpawfti$ni — è quella di Lucieta, person'aggioiJupvo, e si potrebbe dir anche originale. fSe importa se Wolf-Ferrari prediliga -le ffripe chiuse dell'aria, del quartetto o sestewt' tìfc., e le maniere melodiche, lineari, vocaa,j 'strumentali, d'accompagnamento, ecc.,.che furono proprie del secolo decimottavo,?/ Che importa se si giovi pure delle maniere! e dello consuetudini che il secolo dccimciiono sostituì alle precedenti? A questo noiose constatazioni scolastiche, con le quali"ion si fa critica, preferiamo il più interesiante accertamento: Lucieta è persona viva, ricca di grazia, di tenerezza. Che più7 Nel suo canto è riflessa la commozione pifll'àrtista. Udite la sua melodia, che si può dir « sua » quella, sospirosa e vezzosa, che i violini cantano sommessamente noi preludiano iniziale dell'opera, e ripetono poi, a quando a quando, con suggestiva insistenza. (Che importano la sua apparente formalo arcadlcità, l'assenza di ampio svolgimento, il cadenzare all'antica?). Riuditela, poco più avanti, nella voce stessa della fanciulla che aspira e teme, cho sogna e cerca la realtà-della vita, timida e un poco audace: quella semplice melodia j uno stato d'animo, è un'espressione intwsa quanto occórre, gentile, appropriata... sior pare, via, ,p{ sìa hon... Ed un indice della intensità dj quella musica sia nella reazione che essa provoca, reazione che qui è concordia. Ecjfco ohe le voci della' mamma e del babbo vengono una a una a concordare con essa, af fondersi in un insieme melodico di soave doici-zza. Il momento, drammatico b squisitainf.nte compiuto m musica. La madrigna severa ed il burbero padre, commossi dall'esprcssioite df Lucieta, aderiscono alla 'srfa emozione. II terzettino ò delizioso di intimità e verità. L'artista ha colto nel segno., Altro punto assai significa Ilvo, in questo sene . e. la parte centrile del secondo atto. Qui Goldoni non è più ria ricordare. Egli ad arte diffuse preoeeupasioni tra le donne, le dipinse riservate veipso la novizza, affinchè resultasse sempre incombente la grigia atmosfera delQa casa,' del rustego I.unardo. Wolf-Ferrari invece ^scacciò ogni grigiore e fece cinguettare, ibjrf e festose. Marina e FeJ.ice attorno alla i giovino, esultante commossa nell'imminenza dell'arrivo di Filìpeto mascherato. L'odile rlfijrio. giocondamente saliente... Novizia. n»>Hzzu... h lo spunto di una festosità che si difronde. dilaga, riempie la stanza uggioso, incuriosisce od eccita Lucieta, suscita la sua vanita, prepara la quasi sensualità del terzetto in cut Lucieta confessa... Me par de vcdarlo, me baie ci cijrtr... Poscia s'effonde una soave sensualità. L incontro dei promessi è delicatissimo, mentre gli archi ripetono la gentile frase dì Lucieta. Il grido del rapimento amoroso, quando Filipeto si scovre il viso, le esclamazioni ammirative dei triovani, commossi, estatici, tra i commenti del garbato e consone sestetto, costituiscono un momento di Purezza, artistica, che nella sua 'minuscola intimità uri fa sovvenire queli'indimenticabilo punto in cui Paolino o Carolina, gii sposi segreti cimarosiani, si presentano col pevoli. o qualcoe espressione dell'amore ce lato di Fenton e di N'annetta. Questa tenerezza amorosa, che pure ha qualche altro passo felice nel terzo atto, è la la nota più sentita di quest'opera, la nota più approfondita, più giusta niflla comicità ■— e comico, s'intende, vale non-tragico —- : una tenerezza, che, naturalmente, è velata di malinconia, ohe contiene il languore del desiderio insoddisfatto. Privo d'ogni contenuto emotivo è, invece, nel finale del secondo atto, l'episodio di Cancian, che vista allontanare sua moglie col Cavnlier servente, resta a lisciar» e sbaciucchiare il manicotto di lei: vorrebbe essere un episodio di amore, di gelosia, di impotenza ed è scialba oleografìa musicale. «•* Fra le dorme è puro notevole la persona di Felice, briosa nella sua presentazione, caratteristica nella sua fra*o ricorrente : « N'6 vi'...ro, éior Can... oiual », ironica, garbata, elegante, nel marito brontolone ; nei terzo atto Felice c puro efficace nell'« arringa » ai rusteghi. E nel t>uo insieme appare una vezzosa dama, tutto gerMIer.Ta e rwstfi. cixtnn- entc e squisitamente inquadrala in una realità fine ed elegante. Margarita e Masono scarsamente significati ve. PertanI compositore pose qualche», intenzione «esca in Margarita; i suoi .; flgurarse », psempio, hanno accento di verità o pren0 ima certa consistenza come ritornello eristico. Marina poi ha una « t'irata » li line del secondo otto ~ quando, co;tta da suo marito a lasciar la conversatne, s'allontana con molte « Serva sua » e (ilti « Complimenti -• — che é grave e ugosn. Ma s'intende che questa « tirata » e „e non In quanto amica forma comica, 11latlssima nel settecento, ma per la sua inutlità drammatica, per la sua mera convenlonalità, Terzo elemento, inirodotto nel libretto, è Sgualcite accénno descrittivo, clic ei avrebbe .torto nel definire folliloristico, come sarebbe 'ingiusto parlare di rcniin<iscpnze melodiche nell'opera. Se talvolta risuona qualche frase 0 ritmo d'altro autore, ciò probabilmente avviene per caso, ovunque essendo evidente l'aspirazione del musicista a dir coso sue c di oggi pur a traverai le {orme antiche; donde il contrasto fra l'apparente estrema semplicità della, grafia e la complessità delle armonio 0 la novità dei timbri orchestrali, tra omplcs'ise•olgono Un di seconda pai te del pi-imo atto, dal suo primo apparire noi pro.liufietto orchestrale, alla canzone di Marina El speclo ine ga. dito che san bùia, 0 elio culmina nell'intermèzzo orchestrale fra il primo e il secondo atto (connesso .secondo l'abitudine invalsa, al primo, perché s'abbia un «olTotto di 6cena») ; della non più che piacevole melodia il Wolf-Ferrari ha fatto un uso che si potrebbe dir soverchio, essendosi compiaciuto di faria ripetere molte e molte volto a varii gruppi strumentali, mentre sulla scena Venezia annega lentamente nelle ombro della sera. Non necessaria ripetizione .nella nuale pertanto s'ammira quel buon gusto da esperto strumentatore che mai una volta vien meno nel corso dell'opera. Accenniamo per ultimo al rusteghi, come all'elemento in cui meno si ritrovano tracce di personalità musicale. Pure amputato o raccorciato, Goldoni brilla di genialità nello osservazioni argute, taglienti, nella freschezza dc-H'irnaglne gustosa, nelle botte e risposte vivacissime. Che ha recato di suo il Wolf-Ferrari ai quattro, clic Goldoni fece simili e dissimili a un tempo? Bastano i suoi pochi tentativi di grottesco — un po'd'accordi striduli quando Liinaido si confessa 0fastidioso», un buffonesco rimbalzar di note dal grave all'acuto quand'egli dice «Comando mi», qualr cho beffardo eco di fagotti e via dicendo — bastano a formare un Lunardo in musica? Chi conosca Goldoni non può che rispondere di no, per Lunardo e per gli altri, e lasciare all'antico tutta la gloria dell'invenzione. Ed a questo proposito è da segnalare un buon momento di vitalità wolf-ferrariana; al principio de! terzo atto, quando Lunardo, Simonee Cancian, più che mai irosi contro le loro-donne, imprecano, minacciano, congiurano,, il.loro.stato d'animo è efficacemente reso. Altri episodi!, invece — come, al primo atto, l'.ai'toio (estraneo a Goldoni) in cui Lunardo descrive a sua moglie e alla figlia la •rovina Vdalle famiglie dissipatrici, come, al terzo, il rimprovero di Simon e Cancian alle donne perché non sono impastate de zucconi c de miei, come, al secondo, il rimpianto di Lunardo c Simon La dona un tempo la gera un zogelo — sono impersonali. Ed in quanto ai duetti di Lunardo e Maurizio e di Lunardo 0 Simon — elogi del rustego e dei costumi del tempo antico — chi, ricordando Goldoni, non sente che moilto di lui ò andato perduto? Questo ed dice per risp^,.dere olla legittima richiesta di « caratteri » musicali che uguaglino in intonsitii, in incisività, quelli goldoiwnmi. Il che non toglie che pure nei quattro rusteghi sia una somma di elementi rappresentativi i quali ten-. gano desta l'attenzione dall'ascoltatore e concorrano a una certa evidenza dei personaggi. Distinti cesi, per onestà d'esame, i valori dell'antico e quelli del ùuovo, l'opera é da pregiare come manifestazione d'un artista fine, colto, esperto. La commedia musicale, ora patetica, ora buffcm>3sca, ora descrittiva, c sempre signorile, ha pregi di continuità scenica c discorsiva; fa sorridere o commuove; rari seno t momenti di indifferenza drammatica. Una vita d'arte squisita circola in quasi tutte le suo pagine e le fa dilettose c interessanti. E la parto musicalo quasi sempre conveniente, appropriata; ih) più né meno del necessario. clpiddscoVEsecuzione lodcvolissima: un saggio assai pregevole di affiatamento e di sicurezza scenica. Ottima la concertazione del maestro Bavagnoli, òcrupolosis6imo nella cura delle minuzie ritmiche, contrappuntistiche, armoniche, vigiie nelia fusione dell'orchestra c dei cantanti. La commedia scorse via con scioltezza, con disinvoltura. Ciascun cantante sapeva il fatto suo e tutti erano disc! plinati al maestro; cosi va fatta l'arte teatrale. Favorita dalla vivace a significativa sua partu, la signora Sag&one Sostar fu una Lucieta 6rruisita, riflettendo nel canto pre ciso, commosso, l'Ingenuità, la furberia, la tenerezza. La signora Maria Labia cantò clegantemente da briosa Felice. Atteggiamenti caricaturali assunse la signora Fabbri (Mar garlta). Accurata la signora Rossi Lenzi nella scialba parto di Marina. Fra I rusteghi pregevolissimo Lunardo, l'Azzolini, che- 6erba onorevolmente la tradizione del basso comi co italiano. Molto zelanti tutti gli altri: il Canneti (Simon;, il N'icolicchia (Cancian), il Muzio (Maurizio), il Cilla (Conte Riccardo), la Avozza (L'na giovane). Eleganti Io scene. Si comincia a vedere, fl-i nalmènte, qualche stanza di modeste rro- ' porzioni! Ampio, dettagliato 0 ben illuminato il panorama di Venezia. Successo calorosissimo. Cinque festose, chiamate a tutti I cantanti e al maestro Bavagnoli alla fine del primo alto; altrettanto ai secondo Un applauso alla Labia, dopo la renga, nei terzo atto. Quattro chiamate alla fine. Teatro molto affollato. A. DELLA CORTE. **# Oggi in matinée, allo ore 14,30, sarà rappresentata la Sorma. La rappresentazione ò fuori abbonamento od a prezzi ridotti. Questa sera, alle ore -il, lligoletto in turno di abbonamento pari.

Luoghi citati: Margarita, Venezia