L'industria teatrale a Parigi

L'industria teatrale a Parigi L'industria teatrale a Parigi PARIGI,gennao, Pare incredìbile: per quanti teatei e sale di «nattacòli ci sieno a Parigi, v'ha gente patm :p^cche nm ce ne sieno ancora abbastan euaaa.che ^ cnc-cosa fa« . za. Io mi domando che'cosa farebbero qui gli imprenditori, gli industriali e gli impresari, so non infierisse da tempo quella crisi del pubblico di cui tutti sì lagnano e che 6erondo i tecnici più navigati nor. permette di riempire per tre quarti una sala di mediocre capacità so non a gran rinforzo di biglietti a metà prezzo o addirittura di favore. Industria sollazzevole Dovunque vi volgiate, non vedete so non sale in costruzione, società teatrali in formazione. Non appena qui uno ha quattro 6oIdi, o un amico che li ha — ciò che è anche meglio — pensa a comperare uno stabile per aprirvi un teatro. L'uomo che in un altro paese aprirebbe una fabbrica di diiodi o di tacchi di gomma, a Parigi non sogna fuorché di platee, di comici, di ballerine, di codioni e di qpinte. Certo, è questa un'industria più sollazzo. vole. Invece di passare l'intero giorno dentro uno sgabuzzino polveroso, in prossimità di un'officina piena di strepito, a tu per tu con operai dalle inani sudicie e con delegati sindacali incoercibili, l'industriale non diserta il contro della metropoli, passa il suo tempo in compagnia di persone celebri: autori che la sanno lunga, attori che raccontano barzellette grasse, attrici ohe gli permettono di afferrar loro il ganascino, mime e ballerine che vengono a mostrargli le gambe e, volendo. vengono a mostrargli ie gauiuc c, .^.«w. talcosa di più, affinchè egli possa raccoman darle con COSCienza di causa all'impresario 0 al j^t^e di 6cena; e tutto questo nel l'atmosfera eccitante del cartona dicinto e del-,proiettori, dei camerini che sembrano 6ca liei pioJtsuLUjJ, ua touinuu v...^ «- fll proflune,,lia e aéile barcaccle chesem • bomboniere, con la soddisfazione per brano bomboniere, con la soddisfazione per gtunta.di-comandare non più a gente riottosa che a ogni menorno pretesto gli ordisce un0 sciopero ma ad uomini sempre pronti a fai' gli di cappello e ad offrirgli una 6edia, a cri liei arcigni che gli danno del cher contróre, ad artisti di cartello che si smascellano dalle risa ad ogni suo motto di- spirito, a donne che lo trovano snello se ha la pancia, riccioluto se ò calvo, arzillo se è decrepito. Come resistere alla voglia di investire i propri capitali in un'industria fornita di tante attrattive?. U cabotlnaae ha creato cosi nel mondo del la finanza un ramo ultra-inodor.no di implc* go di fondi, a paragone del quale lo Rio Tinto o le Shell sembrano, investimenti primitivi e da padre di famiglia. Vi dicevo l'altro giorno che nel breve tratto di strada elio congiungerà quanto prima l'angolo del bastione MontmaTtre con lo sbocco delia via "d'Antin e progettata la costruzione di un grande teatro lirico.o di duo cinematografi giganteschi. Un altro gruppo di teatri deve sorgere, ad opera di un consorzio di cui è a capo l'im prenditore Levai, dov'è attualmente il Vaude ville, che sino a poche settimane addietro pareva invece destinato a sparire per for posto a una banca. La vecchia sala verrà tra sformata, e sotto di essa, come in antico so levasi fare per le basiliche, ne sarà, scavata una seconda, da servire a spettacoli cinematografici, mentre a pochi metri dall'ingresso principale verrà a pigliar posto un teatriuo per spettacoli di eccezione, capace di soli quattrocento posti, e naturalmente di suprema eleganza. : "Bonlour Parisi,, Ma nessuno di tali teatri sarà ancora la grande scena lirica sognata dai fratelli Isola, dal giorno in cui dovettero abbandonare la direzione dell'Opera Comica, e avidamente cercata per far la concorrenza a quest'ultima dotando Analmente Parigi di un teatro di musica veramente moderno e privo di obblighi governativi che no tarpino le all. Fra poco, purché si lasci loro il tempo di cercare, avremo anche qudla, per la quale mi assicurano che capitalisti seri abbiano già promesso una decina di milioni. Intanto Leone Volterra, l'agitato e incontentabile proprietario del Casino de Paris, ha comperato il Mariony, ai Compi Elisi, o sta facendone un teatro da operolte, destinato ad aprirsi in marzo, alla vigilia dell'Inaugurazione della Mostra d'Arte Decorativa, con un nuovo lavoro di Sascia Guitiry, interpretato, manco a dirlo, da Yvonliò PWiitemps. e mosso in musica da Maurizio Yvaili, uno dei tanti fabbricanti di spartiti a tanto il braccio elio finiscono! di imbastardire la nostra povera arto lirica. Ma Leono Volterra ù in questo momento un uomo che a Parigi, nel mondo del teatri, può fare quello che vuole. La sua rivista d'inverno, BonJovr Paris !, dello cut spese formidabili era stato previsto l'ammortamento non prima di cento rappresentazioni, e stata ammortizzata in capo a una sessantina di recite a quarantamila franchi d'incasso ciascuna. Sabato scorso, i soli posti in piedi dettero diecimila francia ! Sotto quésto riguardo, le Folies Bergères, vanto della Parigi della fine dell'Ottocento, sono state ormai battute, e il pubblico rivela una certa tendenza od abbandonarle per locali mono illustri ma più intonati all'umore dei nuovi tempi e forniti di mazzi scenici più moderni. Tuttavia, anche il vecchio caffè-concerto del basso Montmartre, grazio a une in pvtgslsntRlccrqvdLnctcpdtlntszsotsppdrosmnacpccbmrgpgtivarcerto ad basso Montmartre, grazio a una ^l^èaigénte economia di spese di scene, arriva Pancora a registrare a fin di mese parecchie <-centinaia di franchi di utae. Ateso c entrato1 tin Uzza anche il nuovo MouUn Bowùe, Ai «rididopo l'incendio memorabile, non era «tata ri-1tacoatruttu se non la eala da bino, e eh», peri di atan ui reisi 6edi re tti so in ro nle al o roo. ro di n nil n la trhe o. w. no l e a mer er a 0 i' i e, e e oe atl c* ni o e n . d m o a a o o i a , a e a ui o, eo a , i a a te a o i o e a i a , , a e ù restare in carattere e non perderne l'abitudine, fa fuoco e damme per ridiventare lov stabilimento prinerpe del colle sacro. L'Influsso dell' "iferatlo,, Ne avete abbastanza? Parigi no: e di qui a. un mese sono sicuro che potrei rifarvi un altro elenco di progetti teatrali in eseon-v zione. L'altro giorno ò scomparsa bruscamente La pie qui. chanle, il noto teatrino di, canzonette umoristiche prossimo all'angolo della via Montmartre e dd bastione omonimo; ma e stato, questo, un caso estempora-, neo ed extra-teatrale. 11 proprietario di uh' magazzino di seterie contiguo aveva offerto al direttore Fallot una somma fantastica' perchè gli cedesse i suoi locali, lasciandogli' un'ora di tempo per decidere. Il ' Fallot si decise prima che fossero passali trenta mi-1 miti. Niente paura: da qui a due mesi il vecchio canzonettista avrà aperto un teatro' nuovo, poco discosto dall'antico. L'idealo, dei parigini è che i teatri si pigino gli uni' a ridosso degli altri, come i caffè e le trat-j torie. Parigi non c più Parigi se la gente non ha la gioia di sentireisi allo stretto, -dt> vedere questo case ospitali e dispensataci di buon umore farsi riscontro dai duo Iati della via, cosi da prendere in mezzo i\ passeggero come le due pareti di una camera.' di un salotto. D'inverno, quando alle sl'iijt»' è già notte, la vita sarebbe insopportebilu a una popolazione di epicurei e di egoisti' vaganti piovuti qui dai duo mondi, se, al. 6olo metter piede in istrada, i loro 6ensi no» fossero piacevolmente confortati dall'abbondanza, delle luci e del colori sfavillanti alle. porte del pubblici esercizi che si susseguono lungo i marciapiedi. La paura della /oncorrenza, che nelle piccole città tiene atri; ; caffè e trattorie a distanza prudente gli.' uni ■ dagli altri. ' quasi si trattasse di osped-tli o di farmacie, a Parigi non esiste. Credo shè ' gli impresari e gli imprenditori • vi abbiano al contrario la persuasione che la frequenza' dei locali di divertimento esercita sul'poi.; 6anite una specie di suggestione. Davanti a nn solo .teatro è possibile passare senza,faT- ' ci caso e senza provare il bisogno di cn>, trai'vi: davanti a venti è difficile., Al terzo o al quarto, l'attenzione è in armi. Al decimo, la curiosità si è lasciata agganciare dalle fotografie apologetidie esposte allato all'ingresso. Al quindicesimo, l'ipotesi di trascorrere la serata in una comoda poltrona, al caldo, alla luce, davanti a uno 6pet- . taccio pieno di gradevoli sorprese, ha già preso corpo, si ò impadronita del vostro cea> vello. Ancora qualche passo, qualtìie tea- I ti'o, od è fatta.: entrate a prendere un biglietto. Gli impresari si conformano su questo punto ad un canone ormai accetto del- -' l'arto della reclame: l'influsso dell'Iterato sullo spettatore; canone che non è corto nuovo, giacchè lo conosceva benissimo Tintoretto, quando dipingeva alla Scuola di Sani Rocco di Venezia quella sua estenuante so, lita al Calvario, ma che 60lo il commercio . contemporaneo doveva portare alle estreme conseguenze. La scena • Il focolare I teatri si moltiplicano dunque, c seguiteranno a moltipllcarsi. La gente rinunzia a qualunque cosa pur di non rinunziare a divertirsi. La crisi della famiglia ha, d'altronde, in questo fenomeno una parte evidente* ■ La smania di passare la sera fuori di casa non è se non il 6egno della scarsa attrattiva che il focolare, il leggendario focolaro diventato oggi un'espressione priva di senso, esercita ormai sugli uomini e sulle donne. Reciprocamente, non sarebbe forse errato il dire die, se si potessero sopprimere d'un colpo tutte le distrazioni serali offerte da una cit. là come Parigi, il focolaro ì [troverebbe buona parte del prestigio perduto, e molti urgenti problemi demografici troverebbero la loro' soluzione. Ma qualo governo sarà abbastanza, tirannico per operare una riforma di questo genere? Pel momento l'abuso del teatro' esercite, oltre tutto, un curioso lavoro di smossamelito della sensibilità. A furia di vedere espóste sulla scena le combinazioni più complicate dell'esistenza, il numero dello com'' plicazioni che fanno paura è bizzarraniento diminuito. Non mi stupirebbe se, dopo una r. A,,n - — « .1 . - . - . o due stagioni durante le quali cinque o sei teatri mettono in scena contemporaineamen-i.c — come in questo momento, — genitori innamorati delle figlinole o viceversa, anche l'incesto finisse per perdere agli occhi della morale borghese ogni aspetto impulsivo. Oggi, quello che va perduto è la compassione. Sera or sono, uno de! pagliacci del Circo Medrano, i famosi Fratellini s'ebbe portato via di colpo un figliolo da una malattia fulminante e inesorabile. Era mi ragazzino svelto, che prometteva bene e che già da qualche meso cominciava a pigliar parte al lavoro del padre e ddgtt zii, per la gran gioia dei frequentatori dal popolare tea. tira. Naturalmente, Bèi quella eoa U si do-, vette sospendere lo spettacoip. n pubblico ara già entrato. Lo credereste, che al trova» rono della donna capaci di lare delle scena- ^l^^^dTreS^e^lS a PenT* l*600' ° mL ,,77 SS? e <- ' « ^mbcreo del b ghetto tjfatu- o1 talmente, dopo. «Mp^MJ^^j dire pagliacci furono costretti a recitare. Sunt ri-1tacrrmfte r««n.-« • „_ ri hwwowiw"

Persone citate: Leone Volterra, Leono, Maurizio Yvaili, Medrano, Parisi, Sani Rocco