Cambiavalute derubato

Cambiavalute derubatoCambiavalute derubato di cmquVfUdmiia lire in (tenero li terzo furto - La breccia nel tn-jiro Vi i jVi sono persone veramente perseguitato dai ladri. Una di queste è il signor Vittiprio [lavico cambiavalute. Lo suo disavvcnt|urc hanno a più riprese interessata la cron La prima volta fu nel 1919 nel suo ufficio di via Milano. Mn, in quell'occasione, il Da rico fu fortunato. Si trovava nell 'ufficio dop 3 la consueta' ora di chiusura, quando un hi" ntò di penetrare nel locnle dal retro ' ni uuiiuivure nei locnic cai retro ; n carailiavilluto accortosl <lc, fatl0 pose una viva resistenza, si mise a gridare, ed il ladro fu costretto a prendere la f La seconda volta venne aggredito ndd tura in pieno giorno, alle ore 8 del matt| M mentre usciva di casa per accompagnar . figlinolo all 'Università, dove essa dov' , ^ Egli portava sotto j ,} . , contenente 200 mila dJ ^ fc j bicicletta gli s j r&rono la strado, mentre altri due «ce* .) . . , . >. macchina, avvicina dro Ibotop- ìga. ritino, ima [eva il ire arnotisi :t lui senza che so ne fosse accorto, lo (col 1 t'irono alla mica così violentemente da eot . |;lrj0 t n, ..T - .i r.\ ; ;-nolo. La figlia, che non a'/eva ! avvertita l'aggressione, ^ — «*T. , a j tanto essa si svolta rapidamente, si accorse della pres. era 'enza dei ladri, quando questi chinatisi sul caduto gli strapparono la borsa coi valori. Allora essa volle gridare, ma uno dei malvi renti get- I colpì anche lei con un violento pugno, J u«SoI« a terra, mentre l'altro le -paraVmi o dj rivol;dl fov(un!ltnmen[e an5ato vuo(o n D ^ ebbe pfir circa due Lesi j ,li lotto, e poiché i ladri si erano dileguai in . | h{e]c^\a vupi(Inmpnto. la polizia no^ rilLcì camlpia- „ meicieuti rupicmmenie. la polizia nor o. . „ 1 hldi a , : valute non riebbe i suo titoli, i| „ f] era gtat M $ ^ ° volle ritirarsi dagli affari e dffatti, non/ aP: rì j ^ Tori fl J S ust/ato, e j e I o i | o j e j !, e ! . | e I e n ! e | cliarsi a Cova, dovè rimase fino ad un bnno addietro. Ma il Davico ha una famigiis numerosa che gli costa non poco e quindi, iopo una sosta di tre anni, fu costretto a riprendere gli affari. Naturalmente pensò di ritornare a Torino. Qui incontrò non poche rlifficoltà a trovare un localo sfitto, sia per ufficio elio per abitazione. Non sono tempi questi nei quali si possa faro i difficili nella scelta. Trovò l'alloggio al quarto piano di unnj casa in via Porta Palatina e la bottega all pian terreno all'angolo di Piazza «Corpus Ipomi■f ». Località non troppo in vista, nè troppo indicata per un cambiavalute, ma il Davieo ni conosciuto in Torino e sperò cho la clicn- a u]à k1fisamatai ritornata' da loti, ito . \ ^ ^ , , ^ lp n l n o e ,! ,ii'riv7enf eli ftrn"zionari,"guardiè c'cnrabinl o j an,iatj fl faro un sopraluogo. Abbisogrji e u .-perarono per qualche tempo, e cioè finol alla ?era di domenica nella quale il Davide ebbe la terza disavventura. I ladri lo hanno i ernliato di 50.000 Uro in oro e divisa estera, mncliè di alcuni pacchi di titoli di poco va ore. La casa prima di quell'epoca non ora mai stata visitata da ladri. Così ha dichiarato una donna che vi abita da 26 anni, vedendo l'aneri, ava proririo la presenza del Davico perchè alche quel locale venisse preso di mira dai la Tri ! Ecco in qua! modo il furto fu scoperto, ilio oro 12,'iO di domenica il cambiavalute si trovava ancora in ufficio insieme alla figlila a -1 terminare i conti dolla' giornata. N , r i' a n a , n a i 1 ei gibi-ni feriali il Davico era solito portare con feè i valori in casa, ma alla domenica, siccome per solito nsciva colla famiglia, lasciava il dei aro nell'ufficio tino alle li), ora nella quale andava a ritirarlo. Domenica si regolò pret isamento iu quel modo, anzi lasciò anche il soprabito nell'ufficio stesso, pensando di :itirarlo prima di andare a passeggio. Ma quel giorno non uscì, nè uscì nessuno dei suoi. Alle 17 scese colla figlia, ma appena appoggiò la mano all'uscio del negozio, sentendolo cedere sotto la spinta, lanciò un grido: «Mi hnnuo derubato ! », 11 suo presentimento non era errato. Non appena entrati nel negozio padre e figlia, videro la vetrina semivuota, la cassaforte aperta. In r"Tra erano accumulati mattoni frantumati e calcinacci, un pezzo di maro che confinava con un negozio di tintoria, era stato demolito. Di là erano passati i ladri. In un momento il cambiavalute si rese conto del danno subito. Gli avevano rubato — come abbiamo detto — l'oro che stava, in vetrina, la divisa estera, denaro liquido che si trovava nell a scrivania, e dalla cassaforte pacchi di titoli d"l Prestito Bevilacqua La Masa e della Città di Napoli. Evidentemente i ladri avevano creduto cho quei pacchi coutenessero biblietii di banca, perchò altrimenti non si spiega, comò essi abbiano invece lasciato quelli che si trovavano in vetrina e che erano di maggior valore. I ladri non volevano portar via cose che potessero tradire la loro origine, tanto è vero che nella cassaforte stavano quattro orologi d'oro e non furono toccati. Xel locale, fatto il colpo, i malandrini avevano abbandonato tutto l'armamentario; palanchini di diverse misure, .trapani, scalpelli, martelli ed nitri arnesi e gettata sul pavimento una paurosa baionetta nftilattssima. A che cosa doveva servire quell'arma'? Il Davico rabbrividì, pensandovi: forse i ladri erodevano di poter incontrare qualcuno nell'ufficio, o temevano che durante l'operazione sopravvenisse a disturbarlo il padrone? Il derubato, riavutosi alla meglio dal colpo, si avviò colla tiglio a denunciare il furto alla vicina Sezione di IV S. Funzionario ed agenti si recarono subito a faro un sopraluogo. Da questo risultò cho i ladri si erano introdotti nel cortile .-.prendo il cancello, del quale tenevano Iti chiave tutti gli esercenti della casa, con una chiave falsa. Una volta nel cortile, dove passarono inosservati, essi aprirono ancora con chiave falsa la porta della tintoria, che ha una serratura inglese ad otto mandate. T.'na volta ùella'bottegn, i ladri si ritennero a cavallo. La parete di fondo — quella che confinava coll'ufficio del cambiavalute — era costruita ad un sol mattone messo dritto. Quello che si chiama un tramezzo. Demolirla fu per i, malandrini un semplice giuoco. Fatta la breccia, per quella passarono dal cambiavalute, e riempitisi ben beno le tasche vollero uscire per la porta di strada abbandonando in terra i ferri del mestiere. Fatto tutte le constatazioni, funzionari ed agenti se ne andarono lasciando al Davico la... speranza; ma il cambiavalute, che, ha l'esempio del passato, non ne può nutrire una eccessiva. —Vogliono proprio rovinarmi i ladri! •— ha esclamato il signor Davico. — Essi sono la mia ossessione, un'altra volta affacciandomi una sera alla finestra vedo sconosciuti che tentano di forzare la porta di casa mia, getto sul capo di quegli sciagurati, quanto mi viene a portata di mano, mi metto a gridare e quelli scappano. Ma che tutta la vita io la debba spendere a difendermi dai ladri? Con questa esclamazione il perseguitato cambiavalute ha terminata la narrazione che egli ci ha fatto della stia disavventura. Morte Improvvisa di un mendicante Nella cascina Sant'Antonio, in strada Nicola Fabrizi -106, un mendicante che soleva dormire nel pagliaio è stato trovato cadavere. Questi ù certo Giuseppe Gallizio di imni 50, senza fissa dimora. La scoperta venne fatta dallo stesso affittuario della fattoria, il quale provvide ad avvertire le guaidie municipali Poco dopo il dottor Scova&d constatò la morte avvenuta da alcune ore, per probabile sincope cardiaca. II cadavere fn trasportato quindi agli Istituti del Valentino.

Persone citate: Bevilacqua, Cova, Davico, Giuseppe Gallizio

Luoghi citati: Napoli, Torino