Vasta discussione a Parigi

Vasta discussione a Parigi Vasta discussione a Parigi lì monito della stampa al Governo perchè tratti con l'Italia (Servizio speciale della a Stampa ») Parigi, 30, notte. Ti trottata it-tir, aorrnaniej, omina ocei i 11 trattato itaio-germanico occupa oggi, ( sulle colonne dei giornali parigini, il pò-1sto d'onore. La grande maggioranza degli i scrittori politici accoglie l'avvenimento ; con la serietà dovuta ai fatti di alta ira portanza, e ne cava conclusioni che attestano nello stato d'animo francese verso l'Italia il lento compiersi di una evoluzione meritevole di essere segnalata come un sintomo promettente. Il « Temps » Il Temps spende un paio di colonne unicamente per rallegrarsi del carattere pacifico del trattato del £9 dicembre e del mancato viaggio di Stresemunn in ItaliaLa contentezza del vecchio, ma sempre autorevole e ispirato organo repubblicano, ci fa pensare alla fregatina di mani di certi inveterati burocratici allorchè dopo essersi visti piombare sul capo una grossa tegola amministrativa, riesce loro di provare che il regolamento è salvo, che essi sono in regola col regolamento, e che la loro responsabilità è iuori causa. « Lo spirito in cui U trattalo ù concepito — scrive Roland De Mares — i termini in cui è redatto, provano come esso non comporti minacele dirette o indirette per nessuno. Esso dà eiteuivaniente una base solida a. relazioni normali fra duo l'utenze che furono nemiche durante la grande guerra e ciffi"TTantiì)Tilt jc,"irr^Tio'ui i<;.in OiUint'asfràjK" presentare nel consolidamento politico della nuova Europa creala dai trattati. La sola cosa che possa sorprendere un poco nella procedura contemplata è che essa evita con cura di prevedere un ricorso qualsiasi, in caso di divergenze gravi, alia società delle Nazioni. 11 trattalo, nondimeno, Siipula espressamente che non attenta per nulla ai diritti e agli obblighi delle due parti nella loro qualità di membri dell'organizzazione internazionale di Ginevra, come- non limita in nessun morto le attribuzioni e la competenza della Società delle Nazioni. La stampa italiana non manca di fare risaltare che questo trattalo dove essere considerato come un nuovo pegno della volontà di pace dell'Italia. Si sarà unanimi nelPapprezzare in tutto il loro valore tali assicurazioni. Che l'Italia e la Germania regolino le loro relazioni su basi normali, che organizzino particolarmente la loro cooperazione per una medesima opera di ravvicinamento dei popoli e di pace feconda per l'Europa, non c'è che da felicitarsene sorto il punto di vista generale. « Tuit'altra cosa sarebbe un'intesa italotedesca ih vista di obiettivi politici precisi, poiché le sue ripercussioni sarebbero, come è facile concepire, profonde sulla situazione nell'Europa centrale. Ecco poiché le informazioni relative ad un incontro MussoliniSi resemann. in occasione della firma del trattato italo-tedesco erano seguite con attenzione dai circoli stranieri. La .stampa tedesca di sinistra, aveva sconsigliato vivamente al ministro degli Esteri di Germania di compiere questo passo nelle circostanze presenti, perché non poteva mancare di essere interpretato in un senso sfavorevole allo sviluppo della politica estera attuale del Reich; ma dopo le dimissioni del Gabinetto Marx la questione non si poneva più, poiché Stresemann, ministro dimissionario, non aveva piti, da quel momento, l'autorità necessaria per impegnare il Governo tedesco nel corso d: conversazioni col Capo del Governo responsabile di un altro paese. E' possibile che un convegno Mussolini-Stresemann (s-e quest'ultimo rimarrà alla direzione del Dipartimento degli Esteri nel nuovo Gabinetto del Reich) abbia luogo più tardi; ma esso non avrà più allora il carattere clic avrebbe avuto — per forza di cose — per il fatto di coincidere con la conclusione del trattato italotedesco, il quale avrebbe preso cosi un significato politico oltrepassante di molto la portata che può logicamente avere, stando al testo conosciuto, il documento diplomatico firmato ieri a Roma ». Il eonsiglio del «Débiti» Ben altro interesse che non queste argomentazioni lenitive (destinate ad alimentare intorno agli avvenimenti internazionali un'atmosfera soporiiica) presentano altri commenti, in primo luogo quello di Pierre Bernus sul Journal dea Débats. « Sarebbe un'ingenuità — osserva il sagace continuatore del Gauvaùi _ jj UOin cou. siderale il trainato ì imo-germanico alno che da un punto di vista puramente formale o testuale. In materia diplomatica non vi è pii grave erroi« di quello die consiste nel credere che i documenti dicono tuno, errore nel quale sono talvolta caduti atoiuu dei nostri dirigenti, abituali a maneggiate degli incollamenti davanti ai rriounaii. Le inies* internaziunali più foni non sono spt^so siate fondute su nessun lesto ben preciso. Fu in parUcclar modo il caso, nei suoi più bei giorni, dell'intesa franco-inglese, cementata aa interessi vitali comuni. Noi non vogliamo certamente dire che la Germania e l'Italia siano giunte a questo punto. Intendiamo soltanto segnalare che le relazioni genmanoitaliane entrano In una nuova fase, e che la filma di questo trattato d'arbitrato può segnare l'inizio di una evoluzione politica di grande importanza. 11 convegno MussoliniStresemann non è che rinviato: quando avrà luogo, si potrà (oise rendersi meglio conto del grado di intimità che potranno assumere i rapporti tra Berlino e Roma. E' certo che la Germania, in un tempo che non saia multo Untano, può èssere lentata dall'idea di ritrovare una compagna nella grande partita diplomatica che si sta «iuocando. Finche dura l'occupazione renana essa ò ancora un po' imbarazzata nei suoi movimenti: essa aspetta il giorno in cui avrà le mani più libere. Alcuni dei nostri confratelli à rifiuta- no di considerare come possibile che un gior- i no la Germania e malia cerchino di con( j azione, e dichiarano che vi 1^ fra ^te nazioni troppe incompatibmi ta etniche. Liti storia ci ha però Insegnato ; che questo incompatibilità etniche '(maloraano che yi esistano) non hanno mai impedito dei ri avvicinamenti. Queste osservazioni non tengo-no a proclamare che un'alleanza ttalo-tedersci sia fatale, ma la si renderebbe tata, per una specie di aocieeamento, non si vo lesse ammetterrc la possibilità ». Il lettore intende chiaramente quale consiglio sia adombrato in queste righefi' lo stesso consiglio che al Governo francese viene rivolto du mesi da uomini dei parto ti più diversi : trattale col Gabinetto di Roma al più presto possibile e nello spirito più largo. Contro la politica d'isolamento Oggi, il consiglio assume, negli editoriali di alcuni fogli moderati, la gravità di un ammonimento. j.r« Ci sia permesso di deplorare — scrive j {] figaro — che il nostro Governo, assorbitodal suo desiderio di giungere ad una ricon ciliazione con la Germania, non abbia promosso relazioni più intime col Gabinetto u'i Roma, e non abbia agito in tempo utile per prevenire il riavvicinamento italo-tedesco. strano che i tedeschi abbiano trovato plùrapidamente il mezzo di trattare con la loroex-nemica, che noi il mezzo di conversare con|-la nostra amica ed alleata. Ci è sempre par - ■Tur m-mo-'lo *e*«**« nMl^rW^'-^soprat lutto prima di Locarno - essa sembrava abbastanza lontana. Ma si durerà fatica a sostenere che il recente accordo italo-tedesco possa sognare un progresso nelle relazioni franco-italiane. Tutt'al più si può notare che il nuovo trattato é in armonia con le idee britanniche le quali, nel momento presente, sono favorevoli ad un accordo a quattro fra la Gran Bretagna, la Francia, l'Italia e la Germania ». E il direttore del Gaulois insiste col calore di una già antica persuasione: « Stiamo assistendo a questo spettacolo paradossale e alquanto inquietante: la Germania si serve del suo riavvlcinamento con la Francia per riconciliarsi con i suoi exavversari, mentre la Erancia trova, nel suo riavvicinamento con la Germania, l'occasione di allontanarsi dai suoi ex-alleati. Noi teniamo il broncio all'America causa i debiti; all'Inghilterra per il suo voltafaccia in Cina; all'Italia per un regime dittatoriale che non ha la fortuna di piacere ai demagoghi del cartello delle sinistre. Anche se dovessimo contrariare qualche ottimista beato che si lascia sedurre dalla fraseologia pacifista, noi ilenunziereino senza tregua l'assurdità e il pericolo di una politica francese di isolamento senza splendore, pronta a sacrificare, ad una insaziaWIe amicizia tedesca, le fradiziomalti simpatie e gli interessi solidali delle nazioni latine. Noi vediamo quel che ci costa u.n tale atteggiamento: il disgregamento, lento, ma sicuro, del Trattato di Versailles e ima perdita — sempre più sensibile — dell'influenza mediterranea.. Non scorgiamo ancora quello che ci porta di sicurezza, di dignità, e neppure di prosperità economica e finanziaria ». Nemmeno al mondo francese degli affari sfugge l'importanza del trattato italo-germanico, e la journée Indvstrielle nota con discrezione: ' E' evidente che nulla in tutta questa attività diplomatica è diretto contro alcuno; ma bisogna sempre pensare alla influenza automalica dei guadagni realizzati e delle posizioni acquisite, Orbene, l'Italia se ne è assicurati ieri di importanti ». Questa crescente convinzione della necessità di affrontare una buona volta il problema dei rapporti con l'Italia e le varie questioni mediterranee giacenti da anni allo stato cronico, merita di essere salutata dalla penisola come un buon auspicio circa il futuro orientamento della politica francese, e in ogni caso come uno dei non ultimi vantaggi del trattato del 29 dicèmbre. O. P.

Persone citate: Marx, Mussolini, Roland De Mares