L'incursione di due ladri nel castello di CigLIè

L'incursione di due ladri nel castello di CigLIèL'incursione di due ladri nel castello di CigLIè gLIèVentiquattro tele strappate dalle cornici L'amicizia in carcere - Un... intenditore d'arte notturna ed una sorpresa al ritorno La visita I ladri 6i sono dati al genere storico. Una diecina di giorni addietro — come i lettori ricordano — essi hanno svuotato, sebbene con risultato ultimo poco fortunato, l'antico castello dei Valperga, che l'ombra di Re Arduino non seppe difendere dalla profanazione; ora è la volta del Castello di Giglio sulla linea TorinOnSavona. In questa seconda operazione però i ladri sembra si siano limitati ad un più modesto bottino, ripromettendosi forse di ritornare in seguito a fornirsi di materiale quando fossero riusciti a smaltire il primo. Ma per qualche tempo e6Si sono stati messi nell'impossibilità di darsi a questo genere di sport, trovandosi ora allogati m un... castello che sebbene sia privo di ricordi storici è per contro assai ben vigilato: le carceri Nuove. Anche questa seconda e fortunata operazione di polizia è dovuta al Commissariato di Dora Po, e più precisamente all'infaticabile maresc. Nicco, lo stesso che in occasione del furto al castello di Valperga seppe dimostrare tanto acume e sagacia nel trovare il filo conduttore che dovevi portare all' arresto degli audaci ladri e al ricupero della refurtiva. Il maresciallo anche questa volta ebbe, come si suol dire, la mano fortunata. Le sue indagini gli avevano fornite tali c precise informazioni che il commissario cav. avv. Labbro incaricò il dott. Guerrera e il maresciallo Migliori di accompagnarlo alla stazione di Porta Nuova dove, avrebbero dovuto sbarcare i ladri. Una brutta sorpresa Il funzionario ed i due agenti si trovarono mescolati alla folla alle ore S di martedì alla Stazione dal lato Arrivi. Quando arrivo il treno di Savona e cominciarono a sfollare i viaggiatori, essi li passarono in rivista finché ne arrivarono due i quali nascondevano sotto il pastrano due lunghi rotoli e li fermarono senz'altro, nonostante le loro proteste. I due rotoli contenevano ventiquattro tele di quadri tagliati dalle cornici. Condotti al commissariato i due individui furono identificati per Antonio Marocco fu Giovanni di anni 35 da Noie Canavese e Guglielmo Silvestri fu Matteo di anni 30 nato e residente a Montanaro. Costui non era nuovo alla Polizia e una volta interrogato dal dott. Guerrera ritenne forse superfluo negare l'essere suo. Egli è quel tale che quattro anni addietro devastò la villa del senatore Frola a Montanaro e che per tale reato sì buscò quattro anni di carcere. Non era questa la prima condanna subita e, come si comprende dalla sua immutata attività, non sarà neppure l'ultima. 11 6uo compagno e complice aveva pure subito altre condanne 1 due avevano avuto la... fortuna di essere stati compagni di cella ed avevano quindi stretta amicizia fra loro. La sventura accomuna gli animi, e nella solitudine del carcere essi avevano stabilito, una volta ottenuta la libertà, di lavorare insieme. Il capo delle imprese doveva essere il Silvestri, come uomo più navigato in materia e più ricco di idee. Costui è uno di quegli individui che non sentono la vergogna delle proprie malefatte, ma che, anzi, se ne vantano come indizio di mente superiore. Egli infatti, alla domanda rivoltagli dal funzionario per sapere se l'idea dello svaligiamento del castello di Cigliè gli fosse venuta in seguito alla narrazione riportata sui giornali di uguale impresa perpetrata in quello di Valperga, rispose orgogliosamente che già da un paio di mesi egli stava studiando l'attuazione di quel piano; quando cioè gli altri neppure si sognavano della dimora del Re Arduino II Silvestri seguito a spiegare come un lavoro di quel genere, che sembra possa essere portato a termine in poche ore, abbia invece bisogno di essere lungamente elaborato prima di iniziarlo. Tutto U lavoro di preparazione, quello cioè che richiede maggiore intelligenza, è quello che invece sfugge agli occhi dei profani. E l'astuto ladro narrò quante difficoltà egli aveva dovuto superare per raccogliere informazioni, assicurarsi che nel maniero non vi fossero ne custodi, nè cani, senza per altro destar sospetto di sorta. L'idea gli era stata suggerita da una pubblicazione comparsa appunto circa un due mesi addietro 6ui giornali. In essa era detto che il conte Capris, proprietario del castello e della Rocca di Cigliè, offriva diecimila lire in beneficenza. Conseguenze di un atto benefico Quella notizia interessò 11 Silvestri, ma non per la essenza filantropica. Egli pensava invece a quel lontano castello. Volle sapere se esso non era abitato ed apprese infatti che durante l'inverno non vi si trovava nessuno. Fece una scappata sul luogo e fu contento di constatare che si trovava a chea un'ora e mezza di cammino da Bastia, isolato su di un poggio, insomma !n posizione adatta per tentare un colpo 6imile a quello che aveva perpetrato In fiatino del senatore Frola. Ma per condurre a termine quell'impresa gli abbisognava un cou;r>lice. Passando in rivista col pensiero i suoi antichi compagni, la sua scelta cadde sul Marocco. Incontratolo sere 60no in corso Regina Margherita, lo invitò a bere in una vicina osteria e, lì, fra un bicchiere e l'altro, gli chiese se fosse stato disposto ad aiutarlo in un... affare poco pulito che avrebbe dovuto compiersi fuori Torino. Il Marocco, naturalmente preso da curiosità, chiese qualche particolare, ma alle sue insistenze l'amico rispose perentoriamente ehe egli non poteva dir nulla di nulla. Se accettava doveva affidarsi a lui; in caso diverso, egli avrebbe condotto un altro individuo. Il Silvestri era una vecchia volpe. Sapeva per esperienza che un segreto diviso fra due individui non è già più un segreto, e benché avesse nel Marocco molta fiducia, non ne aveva però abbastanza da rivelargli in precedenza tutto il piano d'azione. Uscendo dall'osteria gli diede appuntamento per la sera alla stazione di Porta Nuova. Coll'ultimo treno i due si avviarono a Bastia, dove scesero a tarda ora. Il Silvestri aveva portato un rotolo di corda, alcuni ferri ed una candela. Quando intrapresero la salita del colle era scesa la notte. La strada, se si può chiamare tale un sentiero a mezzo cancellato dall'abbondante nevicata, era lunga e faticosa, ma la lusinga del bottino sosteneva i due malviventi. La visita notturna Giunti davanti al castello, mezzo Intirizziti dal freddo, i due bussarono risolutamente alla porta principale. Se per caso vi si fosse trovato qualcuno, essi avrebbero fatto finta di essere due viandanti sperduti per la montagna, che cercavano ricovero Ma il maniero rimase muto. Allora il Silvestri ed il Marocco con due leve fecero saltare la ser ratura ed entrarono. Accostato l'uscio, accesero una candela ed intrapresero la visita delle sale. Il Silvestri, il quale si picca di essere un conoscitore d'arte, cominciò a passare in rassegna i molti quadri che pendevano dalle pareti. Nella collezione degli antenati dei conti Capris non scelse che poche tele del '700, quasi tutti ritratti di dame, mostrando così i suoi sentimenti cavallereschipoi sì invaghì dei ritratti di antichi imperatori romani: Tiberio. Caligola, eoe Erano copie di capolavori, ma egli li ritenne autentici. Strappò dai sopraporte alcuni dipinti di buona fattura, mise insomma insieme ventiquattro tele, che a suo giudizio sarebbero state facilmente smerciabili presso gli antiquari e che avrebbero dato un prodotto tale da permettergli per qualche tempo di fare il... galantuomo. Non avendo carta da involgere le tele, che egli ed il suo complice avevano staccato dalle cornici, tagliandole col temperino, strapparono del damasco che tappezzava sofà e poltrone, legarono diligentemente i due rotoli, e con quelli si avviarono a Bastìa, in attesa del primo treno per Torino. Vi giunsero poco prima delle 5, con i due preziozi involti. Salirono in uno scompartimento poco affollato e dopo un félice viaggio scesero alle 8 alla stazione di Porta Nuova, credendo ormai di aver sventato ogni pericolo. Invece, come due personaggi di riguardo, essi erano attesi, e con ansia, dall'autorità. Ottenuta la completa confessione dei due malviventi, il funzionario li fece senz'altro condurre alle Carceri « Nuove », a disposizione dell'autorità giudiziaria. Subito dopo il cav. Labbro provvide a far avvertire il conte Capris. il quale abita in via Maria Vittoria. 1, dell'avvenuto furto nel suo castello di Cigliè. Egli naturalmente non si attendeva una notizia di quel genere, e dopo di aver preso visione delle sue tele, indegnamente strappate dalle cornici, si affrettò a recarsi a Cigliè per constatare personalmente a quanto il danno si elevasse e provvedere nel contempo a far assicurare la porta della sua estiva abitazione, la quale era rimasta naturalmente aperta dopo la notturna incursione dei ladri. Le furie di un pazzo Gli inquilini di via Cuneo, 6, hanno assistito ieri ad una scena molto movimentata che ha avuto un epilogo impressionarne, sebbene l'aggressività del protagonista si sia rivolta più contro le cose che contro le persone. Il muratore Rocco-Ferraris, di anni 23, era rientrato nel piccolo alloggio di via Cuneo ove dimora con la moglie, poco dopo le ore 18. Qualche momento dopo tutto il caseggiato era a rumore. L'alloggetto del Ferraris sembrava un campo di battaglia: stoviglie che si infrangevano con violenza contro le pareti, mobili che rovinavano, tutte le suppellettili della casa, insomma, che continuavamo a sbataccliiare con violenza, come se una bufera si fosse improvvisamente abbattuta entro quelle due camerette. Gli inquilini, preoccupati di quello che stava accadendo nell'appartamentino del muratore vollero naturalmente vederci chiaro. Ma la visione che si presento ai loro occhi fu a tutta pi ima tei-rifteamte. Il Ferraris, brandendo .un lungo coltello da cucina infieriva contro la moglie, colpevole ai suoi occhi non si sa di quali magagne. Ma, per fortuna, continuava a sfogare le sue furie sulle innocenti masserizie domestiche, sicché alla disgraziata donna fu possibile a un certo punto riparare nella casa di un altro inquilino. La veemenza che il Ferraris continuava a dimostrare nel confronti delie suppellettili di ca6a sua non poteva tuttavia durare. E qualcuno corse ad avvertire della cosa la più vicina stazione dei carabinieri. Un brigadiere e due' militi accorsero immediatamente sul luogo, ma il compito che li attendeva non era dei più semplici, nè dei più facili. Al primo avviso il Ferraris aveva infatti chiuso e barricato l'uscio di casa. I tre militi dovetr tero quindi superare prima questa barriera e poi sostenere una lunga lotta con l'energumeno, il quale, per nulla impressionato delle rivoltelle che i carabinieri avevano sfoderato, continuava a dibattersi e a difendersi. Ridotto finalmente all'impotenza con l'aiuto di qualche metro di fune, il Ferraris fu trasportato dagli stessi carabinieri all'Astanteria Martini affinchè lo medicassero di diverse ferite alle mani, alle gambe ed al viso. il dott. Porzio gli prestò le cure del caso e ne ordinò il ricovero al Manicomio- Dei carabinieri soltanto il milite Vincenzo Avelie ha riportato una leggera ferita alla testa.