L'evaso inafferrabile conaannato ad altri 1O anni di carcere

L'evaso inafferrabile conaannato ad altri 1O anni di carcere L'evaso inafferrabile conaannato ad altri 1O anni di carcere (Servizio speciale della » Stampa ») Parigi, 28, notte. Giorgio Remes, « il Re delle evasioni ». e comparso oggi davanti al tributiate correzionale di Lione, che ha centralizzato - poi' crifci dire — le innumerevoli denunzie sporte dalle vittime che il malfattore era riuscito a lriirfa.ro dopo la sua clamorosa evasione dal Palazzo di Giustizia di Parigi. -Se i misfatti di cui il Remes si e reso colpevole non pos sono non essere giudicati senza «everità, non si può però evitare di sorridere davanti alla comicità di certe situazioni. Il Remes rubava con grazia, quasi scherzando, e le sue truffe sono degne delle imprese rli un. prestidigitatore, poiché per compierle gli sono stale necessatpìc un'audacia e ima fiducia in sè stesso che non lo hanno rmi abbandonato, •nemmeno nei peggiori frangenti Una mirabolante carriera Nato a Tolone 27 arati fa. Giorgio Remes av.eva cominciato la sua carriera avventurosa due anni fa « Perpignano, ma furono le sue evasioni] a renderlo famoso. Nel 192'f, ricercato dalla polizia di Algeri, il Remes si imbarcò per Marsiglia. Allo scendere dalla nave il truffatore venne arrestato da un agente; ma egli non si perdette d'animo : con uno sgambetto riuscì a sbarazzarsi dell'incomodo guardiano e a darsi alla fuga. Nel 1025, alla stazione di Lione, a Parigi, il Remes si avvide ohe degli agenti venivano per airrostarlo e scomparve Arrestato e rinchiuso nella prigione di Senlls, riusci ad evadere e nel set teniture dello stesso anno ritornò in libertà dopo una breve forzata dimora nello prigioni di Cacn. Gli agenti di Le Havre arrestarono il truffatore, ma, rinchiuso nella camera di sicurezza del commissariato, il Remes riuscì a fuggire il giorno stesso, dopo avere focato 11 tetto della cella. Infine il 17 aprile, in seguito al furto di una automobile, il Remes veniva arrestato a Parigi. Egli tentò ancora di ricuperare la libertà, mentre si trovava rinchiuso al com mi ssafiato della Maddalena. Di là vernne tradotto allo prigioni della Sante, non senza avere annunziato agli algenti di polizia che egli sarebbe riuscito ancora a fucgtre. Tre mesi dopo, infatti, il truffatore manteneva la parola. Condotto dalle prigioni della Santo al Palazzo di Giustizia per essere interrogato dai giudice istnittorc, il Remes aprprroflttò di un momento di disattenzione del guardiano che lo accompagnava per evadere. Aspettando di essere introdotto nel gabinetto del giudice, egli aveva preso posto nel corridoio, accanto ad alcuni giovinetti che dovevano essere processati dal tribunale correzionale.. Il Remes trovò il modo di unirsi a loro e li seguì fino alla porta del tribunale correzionale. Tranquillamente allora egli si diresse verso l'uscita tenendo in mano, ben visibile, una carta. All'adente che lo interpellò chiedendogli ehi fosse, col massimo sangue freddo, risrpose: « Ispettore di polizia! » e scomparve subito. Una scommessa perduta L'indomani si trovava a Tours. dove riuscì a sfuggire ad un algente che lo aveva arrestato perchè non aveva potuto provare la sua identità. Il 20 agosto eira segnalato a Chambery, dove riuscì a rubare 17 mila franchi a un gioielliere. Due giorni dopo egli era ad Aix-Les-Bains, dove, facendosi passare iper il temente De Grillon e indossando una uniforme di fanteria da Marina con una filza impressionante di decorazioni, riusci a rubare un'automobile, che collocò in un garage, verso i cui impiegati si mostrò generosissimo. Ad Aix-Les-Bains, il brillante pseudoufflctale, penetrato negli uffici «lei garage aprì la cassaforte e rubò una rassettimi contenente appunto 2300 franchi fle economie di uno degli impiegati che gli conservavano con tanta cura la vettura). Il truffatore venne quindi segnalato alla polizia di Eione, che mobilitò contro di lui i migliori segugi Uria prima volta il Remes riuscì a sfuggire loro soltanto in un l'i.ri Fu un inseguimento ouic^ La seconda volta, d'i.' avere trascorso una sorata al Casino in compagnia di un'amica e mentre era quasi I ceno rli avere fatto perdere le proprie tracce atri! agenti il Remes noleggiò un taxi por | recarsi al suo albergo Giuntovi, prese posto nell'ascensore, rna fermatosi al terzo piano, quattro agenti sbucati all'improvviso, gli posero senza riguardi le manette Ren inteso ti Rernes ebbe un bel dire che gli agenti avevano equivocato. Accompagnato alla prefettura di polizia, i! Remes fini per confessare In propria identità, ma annunziò freddamente r'he entro ì o 5 giorni sarebbe fuggito di nuovo. Questa volta il Remes ha però perduto la sua «commessa. La sorveglianza ininterrotta intorno a lui rese vano oirni tentaivo rli fuga. Per ogni buon fine, fu con tanto rli manette e scortato da se; agenti che U Remes fece oggi la sua comparsa nell'aula del tribunale correzionale, di Lione Piccolo di statura, di aspetto piuttosto gradevole, vestilo correttamente di nero, Giortrio Remes gettò con aria sorridente un colpo d'occhio nel pretorio insolitamente affollato, mentire sii vernivan tolte le manette. Dopo avere ascoltato senza fiatare la lettura dell'atto di -\ceusa, Remeri, all'invito del Presidente, si avanzò verso i suoi giudici, rispondendo crm voce chiara alle domande rivoltegli. Quando il presidente dichiarò che egli era stato già condannato a 72 anni rli prigione in contumacia un sorriso gii Ultimino il volto. — Li sconterò quando morirò! — escilamò. aggiungendo poi di non aver mai fatto del male a nessuno. La bella derubata L'audizione dei testi non presentò ailenm Interesse, perchè Remes non ebbe difficoltà a riconoscere quasi tutti gli arldehiti imputatigli. Anzi, si compiacque talvolta di dare maggiori chiarimenti. Così, per esempio, quando una graziosa commerciante, la signora Chardigny, dichiarò do riconoscerlo formalmente, Remes non solo non negò, ma soggiunse che, essendosi trovato solo nel magazzino con lei, l'aveva abbracciata e baciata e" quindi — approfittando dell'emozione della donna — era riuscito ari impadronirsi della cassa, con 10 mila franchi. Per contro Remes protestò contro un altro teste, tale Bull-lori, perchè questi affermava di averlo riconosciuto dopo 18 mesi per il solo modo con ali pronunziava la parola « pendolo » con accento spiccatamente meridionale. Per persuadere il teste clie si sbagliava, Remes citò Schiller, ciò che scatenò nell'aula una grandissima ilarità che il presidente tentò invano di reprimere. Terminate le deposizioni dei testimoni, l'imputato prima di tornare al suo banco protestò contro le accuse che gli erano fatte, aggiungendo che se egli non era perfetto era tuttavia ben lungi dall'essere così colpevole come lo sono molte persone conosciute per gente dabbene. Facendo poi fronte ai giudici li invitò a fare il .loro esame di coscienza e a perdonargli gli « errori di gioventù • che egli aveva potuto commettere, errori che ora deplorava sinceramente e di cui dichiarava però in gran parie responsabili le suo stesse vittime per la loro cecità. Terminò invocando la clemenza divina, ciò che provocò un nuovo scoppio di ilarità nell'uditorio. Alla rievocazione rielle sue avventure, fatta — senza alcuna indulgenza — dal sostituto procuratore della Repubblica, Remes mantenne una calma perfetta, guardando in volto il rappresentante della pubblica accusa, che chiedeva ai giudici di non avere pietà delie due passioni del Remes: il giuoco e l'amore, e di infliggergli la pena che aveva meritato. Malgrado un'eloquente difesa dell'avvocato Torres, il Tribunale condannò Remes a 10 anni di carcere, 10 anni di interdizione di soggiorno e mille franchi di multa.

Persone citate: Giorgio Remes, Schiller, Torres

Luoghi citati: Aix-les, Algeri, Le Havre, Marsiglia, Parigi, Tolone