Meccanica natalizia

Meccanica natalizia Meccanica natalizia PARIGI, dicembie. Comincio a credere che di alberi di Na- 'tale non na spuntino più se non sulle piaz- us e le contrade popolose in mezzo al fra-, ituono dei carri e delle trombe, col piede aella mota viscida del selciato e la cima impigliata nelle matasse terree del telefo- no, sotto cieli uotturm cbc sembrano sfai- are d'ahti rappresi e di scolature d'acquaj. A forza di attendere dagli altri, per rispar- .mio di spese, il necessario ed il superiluo, Bfcfcmo avviandoci ad affidar loro, per atn- ; fendine la fabbricazione in serie dell mb- mo. Anche qui, 1 industria privata si c persa d animo davanti alla superiorità echiacciante del lavoro collettivo e la sua prima sconntta fu una sconfitta tecnica. A j petto delle esecuzioni spettacolose studiate ; ed attuate da una società anonima con va- ri milioni di capita e fatti nel commercio bene inteso dello calzature, dei pasticci di fegato grasso o delle pompe di bicicletta, | era fatale che gli alberi e i presepi della produzione domestica unissero con 1 appa- nre indegni di sopravvivere. _ I Prima di tutto toccava sciogliere ogni!anno il problema del pino che non sempre ora un pino e nemmeno sempre una coni- j fora e che sposso ostinavasi a levare i rami ài soffitto invece di lasciarli spiovere sul pavimento in conformità delle tradizioni consacrate. Trovato il pino, si trattava di farlo star ritto in mezzo alla sala : e, poiché non era da tutti possedere in un appartamento di città un vaso o un caldano di dimensioni sufficienti, l'impresa suscitava difficoltà e dispute ebo riaueevano quasi a niente il vantaggio di essersi procurato il prezioso vegetale. Quando, finalmente, con 'aiuto di mez7-a dozzina di vocabolari e di molto spago, 0 pino stava su, eccoti incombere il problema' dell'addobbo. Le stelle, i rìcci, le comete d'argento, le noci d'oro, le palle di mica, le stalattiti, le pipo, gli uccellini dell'anno prima erano stati — tutti o avrebbero giurato — riposti accuratamente nel solito cassetto del solito armadio. Ma queTl'a.nno lì ce n'e di meno, non bastano più. Chi li ha portati via? E qui nuove discussioni per stabilire se il pino fosse o no più grande del suo predecessore e se i decoratori avessero o no saputo ripartire lungo i rami l'aerea suppellettile, alcuni pezzi della quale datavano da tempi ormai immemorabili e ad ogni resurrezione suscitavano nell'animo di ehi.li esumava dal vietato ripostiglio la commozione amara e dolce dei vecchi pacchetti di lettere pescati in fondo a una cassa cercandovi tutt'altro. Fra le dite facevano un crepitio leggero di stagnola accartocciata, ohe riempiva il salotto di un alitante senso di fragilità e delle capricciose complicazioni di un'esistenza vitrea, sospesa e instabile come quella di un cuore malato. Ma le dita ponevano tanto studio nel farsi blande per quella magica paccotiglia, nel perdere ogni peso mortale di fronte a quelle superaci non meno friabili delle pelli di biscia palpitanti ni. margine dei rovi o della bava di lumaca seccata e lucente sui muri, che non di rado l'oggetto della loro sollecitudine sfuggiva alla timida presa come una bolla di sapone alla punta di una cannuccia, per posarsi, ahimè, sui quadrelli inflessibili con ano schianto così sommesso che bisognava curvarsi per riconoscerlo in briciole, e pareva la morto di un'anima. Tutto questo avveniva in sordina, dietro una porta chiusa: e per grandi clic fossero i disastri provocati dallo studio di evitarli, dalla penombra del pomeriggio brumoso, dal salire sulle sedie e dallo scenderne, era il solo caso in cui non seguissero loro scoppi di yoce o di pianto, che più di ogni altra cosa importava ai congiurati il segreto del1 congiura e la didattica mortificazione deli curiosità dei bimbi in agguato lungo * corridoj per cogliere i granili con la mano nel sacco. Ma quando si fosse indiscutibilmente accertata l'insufficienza dell'addobbo e l'impossibilità di colmare certi vuoti fra ramo e ramo, qualcuno si ricordava della neve, vale a dire della bambagia, e il problema si risolveva in una caduta di fiocchi bianchi, dei quali non c'era mai risohio di aver penuria, che bastava scendere a comperarne dal farmacista. Gli alberi di Natale della grande indù stria disdegnano il farmacista, non avendo vuoti da colmare. Promessi alla statura delle piramidi, carichi di filo d'argento, di ghiaccioli e di stelle a mucchi, spiegano superbi sulle spalle un manto troppo regale per tollerare il concorso di lenocinì inferiori. Al Louvre, al Bon. Marche, alle Galerit-s Lafayette, da Potin sembrano addirittura, dal gran sfavillio, forare le vetrine e scendere in strada, istallarsi per un inganno del senso nei bel mezzo della tenebra piena d'occhi come certi illusori riflessi sorpresi guardando fuori dalle finestre di una camera illuminata, che la corsa dei veicoli trafigge impunemente quasi larve più permeabili di un gas. D loro trionfo era inevitabile. Li preferiscono i grandi, perchè fìguran loro la soluzione ideale di un vecchio problema reso definitivamente insolubile dall'esiguità degli appartamenti, dove anche solo una dozzina di candele acoese nschierebbe di appiccar fuoco alle cortine, alle coperte, ai tappeti ; li preferiscono i piccini perchè consentono loro finalmente di eludere una tradizione avara che ritardava il miracolo sino alla vigilia di Natale e non lo faceva durare se non quanto duravano lo candeline, che duravano anche sino all'Epifania, ma a patto di non accenderle. E qui la sconfitta tecnica dell'industria domestica si aggrava di una parvenza di sconfìtta morale giacche questi alberi prodighi e un po bighelloni che spuntano due settimane prima di Natale e continuano come cascate rapprese dal gelo a splendere di tutte le loro gemme senza colpevoli defezioni sino a metà gennaio pretendono con la loro longevità e il loro numero dilatare attraverso un buon terzo dell'inverno e attraverso un intero quartiere della città l'atmosfera patetica di uua festa che in altri tempi non durava più di un giorno o due e non usciva dai quattro muri li una camera. Le pupille torbide delia folla passante e ripassante inesauribile 'lavanti alle loro gabbie di cristallo si purificano lungo un intero mese cinque minuti ogni sera davanti al pino meraviglioso : e Don abbiamo appreso dal proverbio che repettta ju vanti Orane ai grandi magazzini, il Natale fa macohia d'olio sul grigio paesaggio di dicembre, assurge a importanza di strenna a ripetizione, di pranzo di mille portate, di tombola di milioni di numeri. Forse è quello che ci voleva per una generazione sbadata come la nostra o avvezzata dalla sguajataggine di una pubblicità ridondante a non accorgersi di nulla se non in capo a iterazioni interminabili e ad incessanti appelli di campana. Caduta nel dominio del commercio, sarebbe impossibile alla più lunga festa dell'anno non diventare una fissazione pubblica come il re dei 8a.poni, il brodo più concentrato il fordr11o a gas piu economico, il rasoio più americano. Il male è che l'ingombrante grattacielo succeduto all'umile presepe e al disadorno alberello nati, in tempi più canAv\\, flal]a commovente buona volontà dei singoli resta anonimo e automatico come un provvedimento amministrativo E non sarebbe ^ „on mpzz0 mal qu(mdo ; dj otossero nhncno A,oU ÌTman7Ìi in com 0 subiro come L piccini il miracolo jn ,< j; fari arrivf£jdo alVMm% momento, a candele accese. Ma è proprio n contrario che decade: ofjpi arriva]]0 da] bel prinoipio anche ; piccrtri> e seguono come i grandi assiepati sul mar- cia iedj j, ciabattare annoiato degli operai intorno all'albero ancora spoglio, assistono CM1 innocento cinisnl0 al rizzarsi deUe , al tendep?i dei fiU elettrici allo evo]. • j dei chilometri di nastro, all'aprirsi deUe casse di stagnola. E quella ebe era i'opera leggera degli angeli e dei buoni gem- entrati in un "volo di penne immacoiaic da]la nera gola dea comignoli non è più anche ai loro occhi se non una fatica come le altre, un lavoro mercenario pari alla costruzione di un muro o al caricamento di un fienile, eseguito fischiando e sbadigliando. Le vittorie della grande industria sull'arte ingenua dei genitori e dei nonni sono dunque vittorie di Pirro. Diventato meccanico e universale come una merce fabbricata in serie da un Ford con la barba bianca, il triangolo dietro la nuca e la colomba sul cocuzzolo, manca al Natale contemporaneo il sapore degli antichi Natali lavorati a mano, pieni' di pecche e di lacune. Sa di colla, di vernice e di guttaperca, sa di sudore umano, di panni lordi e di sternuti, giacche non c dato goderselo se non in mezzo alla calca dei propri simili, fra le gomitato e le spinto, sotto la brina, col paracqua aperto e un occhio ai mozzi delle ruot.p. Ancora un po' e verrebbe vogiia di scriverci sopra : uso esterno. Il Natale di una volta era invece tutto nostro : mio, tuo, suo ; di uso intorno ; e noti sapeva se nou di resina e di cera, materie non meno pure della mirra di re Gaspare. Per piccolo e sparuto che fosse, il pino formava, un momento, i) trepido cuore di una casa chiusa, inaccossibile a nemici ed a profani, nella quale aveva portato a un tratto l'odore frizzante e amaro dei boschi sotto la neve. Gli odori consueti cedevano come per incanto le armi a quella sana fragranza di montagna che pareva rendere irriconoscibili i mobili più familiari, i volti più cari. Spento le lucerne, la casa pigliava l'aspetto fantastico di una grotta tepida e senza spigoli, dove il triangolo dello candeline, solo a brillare nella penombra sull'albore crepuscolare della bambagia farmaceutica, parlava di chiesa, di altari, di fonti battesimali, forse di feretri, tutto cose gran e rare, che tenevano l'animo sospeso e pensoso anche nella, gioia e confondevano negli occhi di taluno il sorriso e le lagrime come cose che nell'oscurità fosse troppo difficile distinguere. I bimbi più chiassosi ammutolivano davanti al mistero, accoccolati estatici sul tamburo, bu! cavallo di legno, sulla scatola di dadi, col viso levato alle luci, quali figuro di un Gherardo dello Notti o cherubi volanti di un'Adorazione del Ghirlandaio. E il miracolo non durava se non un giorno: ma appunto per questo ne era meglio sentito il carattere propriamente miracoloso; e quando quel giorno era passato tutti ne provavano nostalgia, perche nessuno aveva avuto il tempo di annoiarsene... Ah, Nateli di una volta! E poi, allora non eravamo noi i grandi. Che. stesse qui il loro vero pregio? CONCETTO PETTINATO

Persone citate: Ghirlandaio, Notti, Potin

Luoghi citati: Marche, Parigi