La Francia e i negozia per Tangeri

La Francia e i negozia per Tangeri La Francia e i negozia per Tangeri Conferenza a porte chiuse, o trattative esplicite? (Servizio speciale delia a Stampa ») Parigi, 27, notte Il recente articolo dell'A. B. C, rivendicante l'occupazione di Tangeri nella zona spagnuola e affermante che « la pretesa della Spagna non ed limita ad una riforma deiramministrazione di Tangeri, ma vuole che il centro di gravità del mandato internazionale su Tangeri sia spostato in suo favore >>, sarebbe bastato da solo a riaccendere nei circoli parigini le polemiche dell'estate scorsa. Ma, lungi dall'essere solo, esso coincide con due interviste accordate all'inviata speciale del Figaro da Alfonso XIII e da Primo de Rivera, nelle quali i due cospicui interlocutori dicono, con lieve differenza di tono, le stesse cose scritte da Manuel Bueno sull'autorevole organo della penisola. • Poiché la Spagna non vede nessun inconveniente a che Tangeri venga mai fortificata — dichiara il primo dei due — poiché l'interesse della Francia è che Tangeri sia spagnuola... io non comprendo l'opposizione. La Francia sa perfettamente che ogni aggressione viene da Tangeri, ohe Abd-FJ-Krim ne traeva tutta la forza e gli appoggi necessari alla continuazione della campagna. Sinché si sottrarrà. Tangeri al protettorato spagnuolo Tangeri continuerà ad essere il grande focolare di ribellioni altrettanto pregiudizievoli alla Francia quanto alla Spagna, n grande numero di chilometri quadrati che ho dato alla Francia in cambio di altri vantaggi 6 una prova viva della mia buona volontà, e dirò anzi della mia leale amicizia. Quando la vostra patria considerava il problema marocchino secondo le 6iie vedute particolari, non mi è venuto in mente di tacciarla di anti-spagnuola. Dacché sono Re ho dovuto cedere sempre, sulla questione marocchina, e le mie domande ed i miei desideri sono stati regolarmente votati ad uno scacco. Una sola volta ho raggiunto l'obbiettivo : « il monte Gani » che non aveva eridentemente nessun interesse per gli altri. Io non sono un diplomatico. Parlo chiaramente, senza ambagi, come ritengo che debba farsi Al Marocco noi siamo degli associati. A Tangeri i nostri interessi sono identici. Si tratta di pacificare la zona intera. Ecco perchè io spero che un accordo rapido ed efficace possa realizzarsi ». E il dittatore a sua volta soggiunge : « Se abbiamo reso interprete la stampa delle nostre rivendicazioni su Tangeri, non è stato certo per errore. Ho applicato la mia esnressa volontà di finirla colla diplomazia segreta, metodo ormai fuori di moda e contro il progresso, lo voglio essere moderno in tutto. Bisognava creare, per un problema cosi universale come questo, uno stato di opinione mondiale. Le mie comunicazioni alla stampa ed i passi diplomatici hanno seguito un cammino parallelo. La Spagna desidera la revisione dello Statuto di Tangeri, revisione che ciascuno si è sforzato fin qui di eludere. Si può obbiottenni che bo firmato il trattato del Mei. Ma le circostanze mutano, n sistema delie mezze misure non è più di moda. La Spagna cerca la revisione del trattato e non n soo annullamento. Non si è mai trattato di annullarlo. La Francia e l'Inghilterra comprenderanno, ne sono persuaso, la fondatezza dei nostri desiderata. Ho annunciato ufficialmente le riforme necessarie sperando che questa faccenda verrà liquidata a breve scadenza con soddisfazione generale. Sono stati compiuti dei passi, e spero in un successo per II mio paese, benché in questo conflitto internazionale io non abbia la pretesa di essere capo di orchestra ». Queste prudenti avvisaglie di una ripresa tangerina suscitano naturalmente i commenti più vivaci presso i circoli che non hanno ancora saputo darsi pace di aver visto il Governo di Madrid eludere tacitamente il progetto di quella conferenza che nell'estatè scorsa era stata quasi definitivamente concordata dopo numerosi viaggi dell'ambasciatore Quinones de Leon a Madrid e che doveva riunire a Parigi in ottobre una Commissione di periti spagnuoli, francesi ed inglesi. Perchè maPrimo de Rivera ricorre a procedimentcosì ambigui, sembra chiedersi il Journades Dtbatt, e scrive: • Checché ne dica il dittatore 6pagancno. che qualifica di > fuori di moda e contrari al progresso » i metodi normali della diplomazia, noi non crediamo che il suo metodo sia buono, n problema di Tangeri è complesso e tocca interessi olitremodo diversi. Non è dunque in una specie di comizio ternato sulla piazza pubblica europea ohe esso può essere regolato. Si otterrebbero certamente dei risultati! migliori intavolando delle conversa, ziomi dirette e discrete. E' d'altronde quelito che era stato proposto al Governo di Madrid. I delegati spagnuefi si sottrassero all'invito, e da quel momento i negoziati sono stati pressoché interrotti. Invece da riprenderli, il Governo spagnuolo sembra credere che ri possa essere vanteggio a ricominciare la sua manovra dell'agosto e del settembre scorso. Noi crediamo che si inganni. Non è così che si potrà effettuare la revisione della convenzione di Tangeri, revisione che non potrebbe se non essere H risultato di laboriosi e minuziosi negoziati. Non si tratta di una posizione fortificata da espugnare colle barionette. Troppe reti di filo di ferro spineto circondano la zona interno-zionaiìe ». Le ragioni dello scarso entusiasmo spagnuolo per una conferenza in cui esso si sarebbe trovato solo di fronte ad una facile coalizione di avversari, sono evidenti e notorie. Ma la stampa francese finge di ignorare le panie che erano siate tese ai rappresentanti della Spagna qualora fossero venuti a trattare a Parigi, ed ostenta di non rendersi conto dell'atteggiamento madrileno, tirando in ballo — quello che è più bello — supposte difficolta provenienti dall'Italia. « Gli spagnoli sostengono — scrive il Petit Parisìm — che quando la zona intemazionale, nucleo di avventurieri e di agitatori politici, fosse incorporata nella loro zona, la sicurezza del Marocco sarebbe garantita per sempre. Nulla di meno certo. Non è un segreto per nessuno a M«drid che l'amministrazione del territorio africano non è mei stata prossima alla perfezione, e che somme enormi vi sono state investite senza profitto apprezzabile. Si potrebbe aggiungere anche che Abd E! Krim. prima di diventare capo dei "ròbe-Ili del Riiff. aveva fatto pratica negli uffici spagnoli di MeJilla. Ma l'affare è anche più complesso. Ali'infuori della Spagna, due potenze (e si può dire anche tre. poiché l'Italia si sforza di non rimanere in disparte) sono egualmente interessate alla sorte di Tangeri: la Francia a causa dell'accesso alla sua zona, la Gran Brettagna a causa di Gibilterra, che si trova di fronte al grande porto africano, l'Italia a causa delle sue mire mediiiterranee. Ciò significa che la questione non è cosi facile da risolversi come si crede a Madrid. Lunghi e laboriosi negozinti saranno senza dubbio necessari ner giungere a dare alla Spagna una soddisfazione parziale, pure non ledendo gli altri firmatari dello statuto di Tangeri ». La risposta dell'organo ufficioso francese agli assaggi madrileni è dunque sempre quella dell'estate scorsa: trattare a porte chiuse e fra i firmatari delTaooordo del 1924. Per sventare meglio la campagna giornalistica del gabinetto spagnuolo, il Journal des Debats non senza perfidi* insinua : « Potremmo essere tentati di chiederci se questa nuova campagna non sia in relazione con le difficoltà della situazione interna spagnola. Il nostro corrispondente da Madrid ci esponeva gli imbarazzi che causa la oomvocazàone della famosa Assemblea Nazionale, ohe non é in Tealtà se non un Consiglio n.nsultivo reclutato nel modo più arbitrarlo. D'altra parte, l'intervista del Re dà l'impressione che Alfonso XITI si renda conto — sema poterlo confessare apertamente — di ciò che vi è di precario in un regime eccezionale intorno ail quale tutti gli uomini politici conservatori e liberali hanno fatto il vuoto. E' possibile che il bisogno di un diversivo estero si sia fatto sentire a Madrid ». Finché a Parigi non si abbandoneranno onestamente queste riserve olezzanti di ipocrisia, sarà difficile che l'ambasciatore Quinones de Leon — che da un certo tempo si tiene alquanto in disparte dal mondo politico francese — possa riprendere utilmente i negoziati lasciati cadere tre mesi or sono. 0. P.

Persone citate: Alfonso Xiii, Alfonso Xiti, Gani, Manuel Bueno, Mei, Petit, Primo De Rivera, Quinones De Leon