La «Vittoria» di Brescia (1826-1926)

La «Vittoria» di Brescia (1826-1926) La «Vittoria» di Brescia (1826-1926) Giocavano alle boera e, come il rito a Brescia comanda, votavan molti bicchieri. HJuo della parte ucii arrisa dalla vittona, znalincouicamtinle osservò che la vasta e iogora pietra su cui mettevano i litri e le bottiglie mostrava d'essere il gran capitello d'una colonna antica. — No I Sì ! — Par finire nel miglior modo la disputa, ricorrono alla prova del l'atto. Con una «appa sterrano torno torno alla pietra; e finalmente anche i negatori toccano con mano che sotto al capitello c'è upa monumentale colonna. Qualcuno della brigata • boccioflla » ricorda come le storie bresciane parlino di edifizi .oiaani che sorgevan proprio li, alle falde del Cidnfeo (oggi, volgarmente, Caetello). Senza perder tempo, si raccolgono alcune monete, e, con poco gusto delirate, gì dà principio agli scavi, che, proseguiti con entusiasmo alcuni auni, rivaleggiarono, per l'importanza e il valore delle scoperte, con quelli di Brcolano e Pompei. Vennero in luce i resti del tempio costruito dall'imperatore Vespasiano con sedici colonne corinzie, una delle quali, alta undici metri, era stata la spia di tutto. Sicché, per melato d'un perdente al gioco della bocce, riapparve, ; usto un secolo fa, nel 1826, la mirabile atatua bronzea della Vittoria. La salubaron subito alcuni verseggiatori bresciani; e l'incisore Zapparelli fece una medaglia, che da una parte reca il profilo della statua con le parole • Vittoria britanna • e dall'altra una corona con le parole « Scoperta l'anno- MDCCGXXVI ». **• Più altri particolari intorno alla Vittoria : -v-contava, tra un dado e l'altro della sua i tidiona polenta, il vecchio e barbuto direttore dei musei di Brescia a uno studente, il quale, tra i suoi divertimenti di ragazzo studioso, e curioso, aveva quello d'andare ■al poeto a scrutare gli oggetti d'antichità e la persona del loro antico custode. Quando scoccavano le undici antimeridiane, il direttore s'affrettava a chiudere le vetrine, gli stipi, i cassetti, le porte, i cancelli; afferrava per un braccio lo studente ; lo spin- ra ra per una scaletta della sua cosuccia ; piantava a Bedere sopra una delle due scranne, rozze quanto uniche, del salotto ; e gli faceva animati racconti tra un boccone e l'altro di ciò che la domestica, più ispida delle scranne di paglia, aveva messo in tavola. Ogni mattina era diversa la pietanza; la polenta però uon mancava mai: una gialla e fumante polenta, che il direttore metodicamente tagliava prima a fette e poi a dadi regolari ; ostri dado era un boccone ; Ogni boccone, una sospensione del racconto ; ogni dieci sospensioni, un bicchiere di vino. Allo studente quei numerati dadi e bicchieri eran simboli della precisione metodica e regolamenta.e del perfetto direttore di musei. Birba di studente ! gli piaceva cercare la perfezione nt-gii uomini vecchi e nelle donne giovani. Di vecchi ne.aveva una invidiabile collezione, che visitar* a turno; e dall'uno si faceva raccontare l'apparizione di Vincenzo Gioberti a Brescia tra i deliri del Quarantotto; da un altro, le prodezze di Tito Speri nelle Dieci giornate; e da un altro,'più devoto ai reverendi padri gesuiti che alle memorie patriottiche, la visita che la Maestà di Ferdinando I imperatore d'Austria aveva.nel 1838 fatta, diceva con unzione il vecchio, « alla sua fedelissima Brescia ». • Ma dieci anni dopo », osservava lo studente, t la sua fedelissima Brescia... ». Il vecchio non lo lasciava finire, e gli metteva davanti il magnifico volume Munto bresciano illustrato, che l'Ateneo di Brescia aveva in «-(iiell 'occasione t umiliato » ai piedi della Maestà Imperiale e Beale. »** Quello stesso magnifico volume, dove i dottissimi Rodolfo Vaurini e Giovanni Labus avevano illustrato il tempio e la statua della Vittori*, era tenuto in gran disdegno da uu vecchio avvocato e bollente repubblicano, come documento di cortigiana adulazione. Lo studente sapeva che nel 1877, quando l'avvocato era nel vigor degli anni, aveva una sera preso dal banco della libreria Malaguzzi un recentissimo volumetto col litolo ; Odt barbare. Lo aprì, e, trovala a pnu- ' àpio un'incisione della Vittoria e verso la fine un'ode Alla littoria, si sentì in obbligo di leggerla subito. Legge ; e scuote il capo. Torna a leggere; e sospira. Cinque volte rilegge; e poi, riponendo con dispetto U piccolo libro, sentenzia. « Dopo la prima lettura, la bestia ero io che non capivo; dopo l'ultima,, la bestia sei tu che non ti fai capire ». Come sarà rimasto, povero avvocato repubblicano, quando seppe che l'ode Alla Vittoria piaceva in quei giorni alia bella e colta regina Margherita, la quale, ricevendo a udienza il ministro ZanaruVl: di Brescia, lo salutava coi versi « Brescia la forte, Brescia la ferrea ecc. », e, rifacendosi da capo, gli diceva a mente tutta l'ode I Giuseppe Zanardelli riferì l'episodio mentile al Carducci; e il Carducci, sul ponticello d'un'ode dedicata a Brescia, ch'era pure stata repubblica nel 1796, si convertì alla monarchia. Tant'è vero (concbiudeva tra sè lo studente) che imperi e repubbliche e monarchie passano e passano e passano. • » Ma non passava al vecchio direttore la voglia di parlare della statua della Vittoria. c Grandi uomini » diceva < il Labus, il Vantini e quanti altri riconobbero che la statua rappresenta la Vittoria; ma sbagliarono a metterle sul ginocchio lo scudo e •otto il piede l'elmo ». e In questa ricostruzione » obiettava lo studente t è ormai consacrata dall'ode del Carducci >. « Gran poeta il Carducci; ma... ». Por il vecchio direttore tutti eran grandi quelli che s'erano occupati della statua; ma egli si sentiva, almeno in un punto, più ?rande di tutti, perchè la ricostruzione vera aveva fatta lui. Via lo ecudo! via l'elmo I La bellissima fanciulla stava ritta (e in verità uon teneva la testi china da un lato erme San Luigi Gonzaga) stava ritta sulla biga e reggeva, impugnando le redini, i cavalli. i Eccoli » esclamava con aria di trionfo {1 vecchio direttore: • eccoli i pettorali dei eavalli della biga, trovati insieme con la ■tatuai ». *■** Ito studente ai convinse della nuova rico»frnsìone ; e volle farla conoscere all'uni¬ versità di Bologna, dove Giovanni Pascoli era succeduto al Carducci. Una volta il Pascoli gli domandò a bruciapelo: o Che intonde il Carducci dicendo alla Vittoria: « insisti fiera•co 7 pdplite ti Ahi! lo studente si trovò un po' simile al suo concittadino avvocato repubblicano. Ebbe però la prontezza di rispondere: a Son venuto apposta all'università per impararlo I ». ' Poeta e studente risero insieme; e fu quel riso principio d'un'amicizia, da un lato affettuosamente paterna, dall'altro affettuosamente fiiliale, che troppo presto la morto interruppe, non distrusse. DOMENICO 8ULFERETTI.