Nuovi orientamenti della politica inglese in Cina

Nuovi orientamenti della politica inglese in Cina Nuovi orientamenti della politica inglese in Cina II riconoscimento del Governo di Canton e del movimento nazionalista Revisione dei trattati -- Rigorosa neutralità di fronte alle fazioni in lotta. (Servizio speciale della «Stampa») Londra. 27, mattino. ferì sera 11 Foreign Office emanava alla stampa il testo del memorandum, che il Governo inglese aveva consegnato il 18 dicembre ai Governi aderenti all'accordo di Washington, nel «male 6 definito il nuovo orientamento della politica inglese di fronte alla Cina. Si era ammesso fin qui che il nuovo documento fosse stato redatto dall'attuale ministro d'Inghilterra a Pechino, LamDson, in seguito alle discussioni da lui condotte con Chen, ministro degli Ksteri del Governo di Canton. Il ootpo di Londra I colloqui! del rappresentante dell'Inghilterra coi membri del Governo cantonese avevano suscitato una viva curiosità, non esente da alquanta apprensione, negli ambienti politici e diplomatici inglesi e nelle varie Cancellerie europee. Queste scorgevano infatti nel viaggio del nuovo ministro d'Inghilterra a Canton un passo sostanziale verso l'elaborazione di un nuovo orientamento in materia di politica cinese, e la ben nota sempre sorprendente capacità dell'Inghilterra di adattarsi alle nuove circostanze e cambiare rotto, di punto in bianco, non appe- na ne venga constatata a Londra la neces sita, era stata giudicata, come di consueto, come un segno di un indebolimento della preponderanza inglese in Oriente. Le evidenti difficoltà che Londra incontrava a Pechino, a Shanghai ed a Canton, e la necessità in cui si era venuta a trovare da lungo tempo di seguire una linea di condotta tortuosa ed indecisa, ed a rinunciare ad atti energici, sembravano a molti osservatori europei denotare il proposito di salvaguardare le apparenze fino all'estremo, cedendo tuttavia terreno al nazionalismo trionfante a Canton. Senonchè l'invio del signor Lampson a Pechino e l'incarico delicato affidatogli dal Foreign Office, di porsi senza indugio a contatto col Governo cantonese, significavano tutfaltra cosa, Londra, contrariamente a quello che si credeva, si dimostrava pronta ad abbandonare a Canton tutte le apparenze, pur di salvaguardare la sostanza. Oggi si apprende che il memorandum in questione non fu redatto da Lampson, ma gli fu rimesso dal Foreign Office al momento della partenza per Pechino. Da quel momento Londra aveva fissata la sua politica c incaricato Lampson di porla in atto. Occorreva ed occorro tuttora a Londra il consesso delie Potenze cointeressate e firmatarie del trattato di Washington. Ciò non toglie però che, col suo memorandum, Londra riconquisti la posizione privilegiata di «il godette sempre in Cina e riaffermi la ferma volontà di piegarsi ai nuovi eventi, senza perdere uno solo dei vantaggi politici ed economicf duramente conquistati. Il « memorandum » alle grandi Potenze Col suo memorandum il Governo inglese prende apertamente la iniziativa del riconoscimento del nuovo stato di cose in Cina e si fa apertamente paladino del nazionalismo cantonese, conciliandosi in tal modo tutte le simpatie cho era venuto perdendo in Estremo Oriente negli ultimi mesi. Il memorandum traccia un quadro degli eventi in Cina, dalli) Conferenza di Washington in qua, e afferma che le decisioni prese a Washington non poterono mai essere poste in atto, indi riconosce la impossibilità di continuare ad ignorare il Governo ui Canton e il movimento nazionalista, che va diffondendosi vittoriosamente in Cina. Londra afferma a questo proposito che non accogliere con simpatia il movimento nazionalista sarebbe contrario agli stessi interessi delle Potenze. Propone quindi che queste, mediante una dichiarazione comune, facciano conoscere la loro intenzione di intavolare negoziati per la revisione dei trattati non appena un Governo si sia formato in Cina e possegga stabilità ed autorità tali da patere negoziare in nome del popolo cinese. Dai canto loro riero le Potenze dovranno, secondo la proposta inglese, riconoscere che lo sviluppo politico ed economico della Cina è incompatibile con il regime di tutela straniera, dichiararsi pronte a riconoscere alla Cina il diritto di possedere l'autonomia doganale e rinunciare apertamente a qualsiasi intenzione di esercitare un controllo su una Cina recalcitrante, ristabilendo il principio dalia più rigorosa neutralità di fronte alle fazioni in lotta ai-mata in Cina. Londra propone inoltre l'adozione di una politica di aspettativa, cioè di una politica destinata ad adattarsi, giorno per giorno, al corso degli eventi, e mirante alla revisione, al momento opportuno, dei trattati esistenti. In base a questa politica, le Potenze straniere dovrete bero dichiararsi pronte a prendere in esame tutte le proposte avanzate da qualsiasi autorità cinese, anche nel caso in cui fossero contrarie ad una rigorosa interpretazione dei trattati. L'opposizione di Tokio Nulla si sa ancora sull'atteggiamento delle grandi Potenze di fronte al memorandum inglese : ma sembra, per ora, che Londra non debba incontrare serie resistenze, salvo che a Tokio. Il corrispondente dell Observer da Pechino telegrafa infatti che i rappre-sententi delle Potenze europee a Pechino si sono dichiarati tutti favorevoli al progetto britannico. Tokio invece v, si oppone in mo- do categorico. Secondo l'informatore del VObserver, J'tntransigenza del Giappone do l'Inghilterra sembra aver fatto chiaramente Éomprendere essere questo il suo ultimo ten-vrà inevitabilmente condurre alls rottura de. l'unità di azione delle grandi Potenze: « lasciando queste libero d: seguir, la propria via nella presente confusione, poiché tativo in vierta della eooperazione. La possibilità di questa azione separata è stata prevista già da qualche tempo dal Giappone ed ha causato un rinnovato sforzo di raggiungere un accordo con !a Russia in Manciuxia, sforzo che sembra, in base a voci persistenti, essere, stato coronato da successo ». Commentando nell'Obseruer gli eventi cinesi e la nota del Foreign Office, Garvin si rallegra ilei passo compiuto dal Governo Inglese per dimostrare alla Cina e al mondo che l'Inghilterra non è animata nè da imperialismo, nè da avversione verso il movimento nazionalista cinese. Ed aggiunge: « Incontreremo per qualche tempo ancora difficoltà per vincere i pregiudizi e gli odi! scatenatisi in Cina. Ma con una fredda e calma perseveranza la nuova politica si dimosterà la più sicura strada ]>er una saggia arte di Governo. La Cina nou rimarrà soggetta all'influenza ilei bolscevichi; anzi, molto probabilmente. Unirà col volgersi decisamente contro Mosca ». Sbarco di truppe americane osila ospitale dei rivoluzionari dal Nioaragna Londra, 27, mattino. qpctszcTelegrafano da Washington che due incro^^ori americani hanno svarcato dei fuei- | lieri di Martina a Puerta, capitale del Go- gverno liberale rivoluzionario receuuemente co-1 vrsutuitosi ai Nicaragua. Secondo un rappTesentante di quest'intimo Governo, il comandante delle forze americane avrebbe ordinato alle truppe liberali del Nicaragua di evacuare la ritta, sotto pena di venlire disarmate. Il Dipartimento di Stato di Washington ha ricevuto notizia delio sbarco dei fucilieri di Marina, ma ha fatto sapere che le isiruzioni | date alle forze americane consistono sempU- ] eemente nel proleggere la vita e le proprie- tà dei cittadini americani. ' La questione di Tangeri • la « soluzione radicala » spagnnola (Servizio speciale della • Stampa . Madrid. 27, mattino. U giornale « A. B. C. », quello stesso al quale 11 generale De Rivera concesso la nota intervista con la quale il capo del direttorio poneva la questione di Tangeri, ha pubblicato, sotto la firma (lell'ex-deputatò alle Cortes, Emanuele Hueno, un articolo intitolato » Spagna e Tangeri », r;he produce grande impressione nell'opinione pubblica spagnuola. ìlnterprctando • non l'opinione ili un Governo, bensì il sentimento nazionale », l'articolo tratta della pacificazione della zona spagnuola, ottenuta per mezzo della saggezza dell'alto comando, assecondato dall'eroismo dei soldati spagnuoll. « La garanzia della pace — aggiunge lo scrittore — non può aversi che dalla incorporazione di Tangeri alla zona spagnuola. incorporazione che è già stata insistentemente chiesta e che non deve sorprendere i circoli diplomatici, se essa riappare ora come un problema di attualità. La pretesa della Spagna non si limita ad una riforma del- i venture che i nostri soldati dovrebbero reprimere) non può sussistere: il suo prolungamento costituirebbe una ingiustizia e sarebbe davvero deplorevole che ragioni strategiche, le quali non resistono ad un esame nonché ragioni di amor proprio si l'amministrazione di Tangeri, ma essa è più radicale; noi vogliamo che 11 centro di gra-1 vità del mandato internazionale sU Tangeri lvenga spostato in favoni della Spagna, Il regime attuale, con la sua vasta zona ester-1 na (che espone alle cospirazioni e ad av iI. articolo dichiara, terminando, che la |ostinassero a mantenerlo. Questo vasto muro intermedio, tra Tangeri e la zona nostra, deve scomparire ». Spagna ha fiducia nell'accettazione della sua tesi, e che l'opiniono spagnola sof'rirà una dolorosa disillusione qualora dovesse consta tare che le Potenze più forti o amiche della ; Spagna oppongono una irreducibile resisten za alla realizzazione delle sue lecrittime prc tese. !

Persone citate: Cortes, De Rivera, Garvin, Puerta