Il bandito Pollastro nei ricordi della sorella e nel racconto di Girardengo

Il bandito Pollastro nei ricordi della sorella e nel racconto di GirardengoIl bandito Pollastro nei ricordi della sorella e nel racconto di Girardengo Coinè confesso a! famoso corridore l'assassinio del cassiere a Tortcna e del maresciallo Lupano a Teglio ( I> e» ' n o «» 9" * ' o ! n v tato Movi, 17, notte. Una strada tranquilla, dimenticate di Novi, una casetta bassa a due piatii, una porticina quasi medioevaìe. Entro, salgo al secondo piano, busso discretamente ad una porta genia iscrizione. Una giovane donni viene ad aprire. Piccola, i canelìi neris6imi tagliati da maschio, un profilo regolare, una bocca carnosa, due occhi neri vivissimi ma dolci. — La signora Pollastri 1 — Il nome è pronunciato a bassa voce, con timore. — Pollastro, prego (Raccomodi. Entro in una piccola stanza linda, allegra, ordinata. Delle tende ro?se alla finestra la Illuminano quietamente. Una stifa in un angolo spande un tepore dolce, invitante. Fisso la graziosa fisurina, i nostri occhi s'incontrano. Interrogatorio muto. — Lei è la sorel'a di... — SI, cono sua .M>iel!a. Ho appreso poco fa dai giornali la sua morte, ma non è lui. Un presentimento mi dice che non e lui, non può essere lui —. Una lagrima spunta, subito repressa, una vampata di fuoco sale su quel volto grazioso, poi il pallore ed un tremito delle labbra rosse. «Vollero battezzarlo Santo...» — Mi può dire qualcosa di luì, della sua vite, de.'Ja sua adolescenza? Ci sediamo vicino alia stufa. Mi vuol servire il caffè. Me lo veisa in una graziosa tazza di porcelìnna ed argento che prende g'closaimentc da una vecchia dispensa. Mi fissa un momento, poi a bassa voce arrossendo : — Assomigliava a lei, la stessa statura, la slessa fi onte empia... Quando è enttato, mi sono sentita stringere il cuore. — Conio ha potuto, come ha potuto... 71 — Siamo della povera gente. Quando c'era ancora lui. si viveva in una casa di via Vecchia Cassano, al m io. Mio padre è morto giovane, quando io avevo appena tre anni. Si viveva quietamente. Lui, che avevano voluto battezzare Santo..., la mia vecchia mamma, io, ed una sorellastra di ignoti a nome Teresa, che mia madre aveva voluto prendere alla Maternità. La nostra infanzia non fu felice. Santo non andò mai a 6cuola. A nove anni entrò garzone da «in impresario costruttore. Lavorava, portava a casa tutte le settimane la 6ua paga, che serviva a farci tirare avanti. Io incominciavo ad imparare ..a far la sarta da uomo. Santo non era di carattere allegro, ma qualche volta si giuocava assieme. Vede questo segno T — Cosi dicendo, la mia interlocutrice mi fa vedere una piccola cicatrice bianca vicino al polso. — Fui sul punto di morire, per colpa sua. Si giuocava un giuoco comune da noi, che consiste nel lanciare un pezzo di legno con un bastone. Mio fratello colpi forte il pezzo di legno, che mi .battè vicino al polso con violenza. Stetti tra la vita e la morte qualche giorno, poi guarii. Sintomi di pazzia. 14 nasi a Co il agno — Durante la sua infanzia, Santo, non manifestò mai degli istinti malvagi? — Mai; la nostra vita trascorse tranquilla fino a quando mio fratello compi 17 anni... — E poi? — IJubò (re bottiglie di vino. Venne condannato a tre anni di detenzione che scontò, data la 6tia minore età, in una casa di correzione a Forlì. Scontata la pena ritornò a casa. Venne chiamata la sua classe. Vi era la guerra. Fu assegnato al 42.0 Reggimento fanteria, ma un bel giorno ce lo vedemmo ricomparire a casa in borglieee. < Non avevano abiti da darmi », ci disse, « ed io sono ritornato a casa ». Un soldato im borghese non è un soldato. Rimase con noi sedici giorni. Poi vennero i carabinieri a cercarlo, e tu arrestato per diserzione. Eravamo, come vi dissi, in tempo di guerra: fu condannato alla fucilazione nella schiena, pena die in seguito venne commutata in 16 anni di reclusione. Fece domanda d'andare al fronte. Fu mandato sull'Isonzo tra i lanciabombe. Per sei mesi non avemmo sue notizie. — Come si comportò al fronte? — Pare nene, polche ebbimo notizie in seguito che aveva ottenuto una dichiarazione di buona condotta. Un giorno apprendemmo da un suo compagno che era stato ricoverato in un ospcdalctio da campo con sintomi di pazzia. Venne passato, dopo, all'Ospedale militare di Reggio Emilia, dove rimase qualche mese in osservazione; poi fu ancora mandato a Collegno, dove rimase 14 mesi. Un bel giorno ci capitò a casa. Non era stato dimesso dall'ospedale: se n'era venuto via lui, di sua iniziativa. Non fu più cercato, il suo carattere già chiuso, s'incupi ancora più. Scambiava rare parole con noi. Andava e veniva senza darci alcuna spiegazione. Per noi di casa aveva sempre il massimo rispetto, specialmente per mia madre, che egli amava molto. Apprendemmo più tardi che egli aveva una fidanzata: tuia brava ragazza di Novi, Rina Polastro, che faceva la sarta da uomo, poi trovò lavoro: scaricava del grano dai treni per conto di un'impresa. Era molto forte; per scommessa, un giorno si caricò due quintali sulle spalle. — Aveva il vizio di iievc o di giuocare.' — No, clie io sappia. Ad una cosa teneva immensamente : all'eleganza della persona. Aveva un abito solo, ma lo teneva eoa tanta cura che, quando usciva per strada, bello, uitunte, pareva sempre vestito di nuovo. Una oura speciale aveva poi per le sue mani. Malgrado il laticoso lavoro che compiva, le sue unghie erano sempre belle, ben tagliate e lucide. « In quell'epoca che rimase a casa, foi-se un anno, io conobbi un suo amico, un certo Comollo, del quale ero molto innamorata. 1 genitori di lui si opposero sempre al nostro matrimonio, ma io l'amavo e fui sua. Ebbi da quest'unione due bambini che oggi hanno rispettivamente 7 e 5 anni. — Lravate molto giovane? — Oggi ho at anni, ed ho già passato tanti dispiaceri... « Non tonerò forsa più, bacia nostra madre » La1 testina bruna s'abbassa un istante, un singhiozzo represso. Poi d'improvviso s'alza con un moto energico. I capelli nerissimi, corti, sono rigettati violentemente all'indicLro. « In quell'epoca accadde il futtaccio di Tortona, in cui si fece il none di mio fratello come di uno degli assassini del Casalegno, cassiere della Banca Agricola di Tortona. La sera del 19 novembre del 15E2, quando già era scesa la notte — potevano essere le 19 — il maresciallo dei carabinieri Lupano, con alcuni militi, di!amò mio f afelio dalla strada. Stinto non c'era. Era con me il Comollo, ciie sentendo chiamare, apri le imposte per vedere chi c'era. Udii un colpo di moschetto, poi un grido straziante, dopo il silenzio. Avevano ucciso il padre delle mie creature, scambiandolo per mio fratello ». La donna resta muta qualche istante, poi prosegue : — Disfero allora che il Comollo, appena visti i carabinieri, tentasse di gettarsi dalla finestra per fuggire. Dalla linestTa cvidentemente cadde, ma io credo che fosse già stato colpito dal colpo di moschetto. Poco dopo rincasò Santo: tornava dal parrucchiere. I-o avvertii che i carabinieri lo cercavano: fece un fagotto della sua roba, «ni baciò e mi disse: j lo scappo, non tornerò forse più. Bacia nastra madre ». Si avviò verso la porta, poi ritornò e mi disse ancora, concitato: • Non far vedere le mie fotografie a nessuno ». Poi fuggì. « Da quel giorno non l'ho più rivisto, e nessuna notizia di lui ci pervenne: era il 19 novembre del 19^'ì. Nello stesso mese di novembre, tui giorno, nel meriggio, il maresciallo I.upario veniva uc-iso noli'» Osteria della salute • a Teglia, da un colpo di rivoltella » La donna tace, poi subitamente, come presa da un'idea improvvisa, entra nella stanza accanto. Pcco dopo ritorna: ha in mano una grande fotografia, è quella di Santo Pollastro. — Guardi, mi dica lei, se quest'uomo è un delinquente capace di tanti feroci delitti. Guardo la fotografia: non è li bandito dall'aria feroce, descritto tante volte. E' un bel ragazzo, dai lineamenti distinti. Le labbra non sono sottili, ma tumide, lo sguardo non e cattivo. Rassomiglia moltissimo alla sorella. — Non voleva andar via da casa per mia madre, che adorava; la poveretta è morta qualche mese fa di crepacuore. La sera 6 scesa, nella stanza vi è un silenzio die io non oso interrompere. Poi il mio sguardo si posa.su un giornale che è spiegato sulla tavola: vi sono le fotografie dei tre carabinieri uccisi a Ventimiglia. — Poveri ragazzi! — mi vien detto. — Si, poveri ragazzi, — risponde la donna. — Se sei tu Sanlo, che li hai ucci6i, perchè l'hai fatto? Quel colpo di rivoltella che ti sei tirato laggiù nella lontana Francia, poteva essere per te una liberazione prima, sen. za fare altre vittime innocenti. Ma non è lui che ha ucciso, non può essere lui. Quando mi accomiato, senza parole, la donna guarda davanti a 6e nel vuoto. Con Girardengo, a Buffalo E, qui, la cronaca della giornata novese potrebbe essere compiuta, senonche, all'ultimo momento, mi venne segnalato un particolare che ha la sua notevolissima importanza: Girarder.go, il popolarissimo corridore, ed il suo masseur Cavanna, durante un viaggio a Parigi, avevano incontrato il loro concittadino, il quale si era indotto a qualche confidenza. Non mi è stato difficile rintracciare a Novi Girardengo ed il Cavanna, ed ecco quanto mi hanno riferito. La cosa avvenne lo scorso anno, durante una « notturna • al Velodromo di Buffalo, e precisamonte la sera del 24 settembre. — Io ero nella mia cuccetta — dice Girardengo — in attesa di disputare un match col fratelli Pelissier, e cercavo, seccato, Cavanna che doveva portarmi la bicicletta. Ad un tratto sento un fischio che è molto comune a Novi, e vedo il mio masseur che.fa dei gesti dal reticolato della pista verso qualcuno del pubblico. Sentivo Cavanna urlare attraverso la pista: « Chi sei, vieni qui. Non ti riconosco ». Lo sconosciuto che aveva fischiato fece il giro della pista e venne al quartiere dei corridori. M'impazientivo, e richiamai ancora Cavanna. «Sai dii 6 quello? — mi dice, mentre mi aiuta a 6alire in bicicletta. — E' Pollastro ». Stupisco, ma la campana dello starter tal chiama in pista. Credo di aver vinto quella corsa. « Quando ritornai al quartiere dei corridori, i soliti fotografi mi presero d'assalto. Cavanna mi disse, in seguito, che. mentre uno dei fotografi faceva scattare l'obbiettivo, il Pollastro si era messo al mio fianco. Dopo, seppi che il Santo aveva espresso il desiderio al mio masseur di essermi presentato. • Non 6i ricorderà più, certamente, di me », disse. Avevo fretta, e sbadatamente dissi a Cavanna: » Digli di venire domani al nostro albergo a Porte Maillot ».■ All'indomani, ce lo vediamo capitare davanti. < Dna innocenti sono In oareero per colpa mia» « — Ho bisogno di raccontarvi la mia vita, — ci dice: — due innocenti sono In carcere per colpa mia A Tortona, quando fu ucciso il cassiere della Banca Agricola, Casalegno, non vi erano il Carega ed il Leggero, die vennero condannati a trenta anni di reclusione. Lo so che e un male che si sono cercato, poidiè fu il Leggero che, suggestionato dagli interrogatori, fini per ammettere la sua partecipazione al fatto, ma al delitto non hanno partecipato. A Tortona c'ero io, il Comollo, il De Luisi e lo « zingaro ». »— Ma perchA avete ucciso ii Casalegno? — dice Cavanna. — Eravate in quattro, e non vi sarebbe 6tato difficile derubarlo senza colpo ferire. « — Fu il Casalegno stesso ad amena zzarci. Nella colluttazione, la rivoltella che aveva tirata fuori di tasca, si era trovata colla canna verso di lui. ed un colpo esplose, uccidendolo. Il Carega ed il Leggero stavano allenandosi, il giorno del delitto, sul circuito Tortona-Serravalle-Novi, in bicicletta, per partecipare ad una corsa che si doveva svolgere la domenica. Come ben Eapete, noi eravamo in bicicletta quando fermammo il t^asalegno. 11 Leggero si era fermato al bar Vittoria, incaricando il Carega di portargli a casa la bidcletta Quando i carabinieri videro il Carega che tedalava trascinando la bicicletta lo arrestarono, polche si sapeva che uno degli uccisóri del Casalegno aveva lasciata la sua biadetta per inforcare quella dell'assassinato ». — Si confessò autore di altri delitti T — chiedo. — Sì, d disse di essere l'autore della rapina in danno dell'esattore ferroviario MarUni, avvenuto nei pressi di Novi e precisamente ad Isola del Cantone, lungo la linea ferroviaria ad un passaggio a livello, Driina dell'uccisione del Casalegno. U colpo fu ancora questa volta compiuto — secondo il Pollastro — da lui, dallo « Zingaro », dal De Luisi e* dal Comollo. « Al Martini venivano rubate 100.000 lire. R De Luisi si sarebbe in seguito recato a Torino, dove comprava una motocicletta con tutti biglietti da 50 lire, parte del frutto del bottino. Il De Luisa — sempre secondo il Pollastro — avrebbe partecipato al ferimento del brigadiere Fragione in un bar di corso Regina Margherita, a Torino, dove il suo compagno Milesi veniva ucciso. In una tasca di questi sarebbe stato rinvenuto l'indirizzo del Pollastro. Cono freddò il maresciallo Locano — E sull'assassinio del maresciallo Lupano, non vi disse nulla? — St, ci raccontò che quella .uatltna. a Tegliu, vicino all'» Osteria della Salute », mentre il Lupano ed i suoi militi ispezionavano la zona, lui era nascosto eopra ad un albero e si divertiva a veder passeggiare i carabinieri. Poi saltò giù, affrontò il Lupanò e !o freddò con un colpo di rivoltella. Ci disse ancora di essere, in seguito, riparato in Francia dove <\vev.i decrli amici fidati, tra i quali il Massari, il famoso « Martin ». — Non vi parlò della famosa banda del trapanatori ? — Si, — risponda Cavanna, — ne parlò a me. — Il famoso apparecchio, »m grosso trapano speciale, evi quale i banditi aprivano le cusseforli e perforavano i muri, era onera del » Martin », die è tm abilissimo meccanico. L'apparecchio venne abbandonato due volte dai banditi in fuga, ma il ■ Martin » non si scompose. Ricostruì l'apparecchio, portando igni volta nuovi perfezionamenti. Girardengo ini dice ancora, che dopo la sua lunga chiacchierata, il Pollastro si tacque. Guardo um momento fisso davanti a se, poi mormorò: « — Forse andrò In America , o forse mi tirerò una palla nel cuore ». — Ritornammo in Italia — conchiude GI« rarWi^o. — t:n giorno ini vidi arrivare da Parigi un paco con delle diapositive. Erano le fotografie fatte al Velodromo di Buffalo. In mezzo a queste trovai quella nella quale sono a llanco del Pollastro. Slortunatament» l'altro giorno, mentre Ettorino si divertiva a guardare ie diapositive, lasciò andare a terra proprio quella. Ora scriverò a Parigi, dona devono avere ancora le negative, che me na mandino delle altre copie. Ricordo ancora che, a proposito della fotografia, il Pollastro mi disse: . Aspettate che io sia in America a farla vedere... ». Dicendo questo 11 bandito rideva. Era un sogghigno beffardo, ma p!mo di tristezza. Quale forza ha spinto il bandito a cercare dei connazionali a Parigi? Forse un bisogno di parlare con qualcuno della sua terra natale, di rievocare il ricordo della madre, la immagine della quale, fra tanto tumulto <U tristi passioni, costituiva per il può pensiero i'unica oasi di riposante dolcezza. GIUSEPPE TONEUJ.