Deberly : Il supplizio di Fedra

Deberly : Il supplizio di Fedra SL PREMJO GONCOURT Deberly : Il supplizio di Fedra Parigi, la, notte. Il premio annuale dell'Accademia uoncourl è per tradizione il premiò delle, sorprese. ti ii eiavtalte i rini e «Hindi il f'**? ' , '"ZJ?.! ' I i'sera '1 se tra i molti concime n c: .u t luaew. . vincitore sia stato p.opno .1 n'\r,° '• tutti, cioè U treniaquaurc^ La voce pdbbhca dava coirra « p.«^.'io • «• Lamandé, untore di e'l'«'l's./"„ù*e"p che e il romanzo di cui si parla^ da un me. e i noi saloni e nelle qarconuu:res,^ ira gu^ji-1 malori di combinazioni erotiche fuori del i'ordinario. Ma il romanzo del I.auiandò i dieci dell'Accademia non potevano premiarlo, perché a premiare un libro di cui parlano già tulli non c'è gusto, e poi perche un'Accademia Goncourt che avesse l'aria di lasciarsi rimorchiare dalla voce pubblica, sarebbe bell'e disonorata. r.osny, Dauoet, Cnurteline e gli altri hanno dunque girata la difficoltà e ci sono riusciti a meraviglia, scoprendo un altro romanzo di argomento altronanio incestuoso del primo, ma non ancora defiorato dalla curiosità del pubblico: lì supplizio di Fedra, di Enrico Deberly. . Ia eretta ebbe luogo attorno ad un tavolo de! solito Drouant, dove i grandi elettori erano messi di buon umore da. una squisita atiguilla marinata al vino di Chablis, da un eccellente prosciutto di liaiona alla Lucullo, da un piano di fungili alla casalinga il cui profumo faceva svenire dal desiderio 1 giornalisti raccolti nella sala attigua attorno ad una modesta rostat.i di manzo. Impiegato alle « Messaf,eries » !, ' Il Debeily, nel frattempo, faceva colazione,in un'osteria di Montparnasse, ignaro della propria fortuna, in compagnia di tre o quat-1tro modesti impiegati delle Meòsagenes Ma-1ritimes, giacché il nuovo laurealo ha. Ira tulie le fortune, quella di essere al secolo un1modesto grattaearte, il quale può v.vere dijotto ore di scritture quotidiane che non gi.|opprimono il cervello e che lo lasciano n-1 bero di impiegare le altre 10 come gli talenta. | Aveva comincialo col fare l'avvocato, ma | l'atmosfera forentie essendoglisi subito rive- iala poco propizia ai dolci errori del tavoli- no, aveva bullato via la toga senza insiste- re. Giacomo Rivière, il defunto direttore del la Koitvelte Hcvuc Francaise lo scoperse nel dietro un tavolo delle Messageiietì, e gli siilo delicatamente le maniche di lustrina per lirarselo dietro sul proprio olimpo letterario. Da quell'epoca, 11 Deberly — che aveva ;già al suo attivo due volumi di versi, t'Ar- \cobalcno e Grani d'ambra e d'oro, — fece:1 regolarmente gemere i torchi della celebre ' Ca.sa editrice, pubblicando, uno all'inno, i romanzi: L'Impudente, prospero e llriidiì- fagno, Il nemico dei snoi e Panelochc. One-sfanno, la do^e è raddoppiata ed oltreché Panelochc abbiamo avuto il Supplizio di. /'e- dra, che l'Accademia Goncourt ha premiato e sul quale domattina il pubblico si get'erà come affamato. Un libro ghiotto La sua fame non rimarrà delusa, in quanto questo nuovo romanzo del l>>beriy — | senza estere un'opera letteraria di inorili eccezionali — (cosa del resto che i libri prei nuati dai Gcncourt non sono stati quasi mai) ; è quello che suol dirsi un libro gtiiotlo. La | trama eccola qui: Elena -Suro è la giovane i moglie di un vecchio 'marito, il quale ha per I di più il torto od il merito di essere comandante di vascello e di passare buona pane (lell'anno agli antipodi. Michele Soré, uomo ■ di rigidi principi inorali, lievemente sòfl'Usi ! di clericalismo, lettore della Croie e del Correspondant, l'ha sposata per affidarle l'educazione dei due figliuoli. Marco e Maria Teresa, lasciatigli dalla defunta prima moglie: La scella è stata buona, giacché Eloiià è una donna intelligente ed energica, che ha fatto negli studi superiori e che potrà ottimamente assolvere ia sua parte di educatrice: ma avrebbe potuto essere migliore, se | consideriamo che la giovane esce dalla fa' miglia di un liberalone e di un mangiapreti: Luigi Kerfcrat, il quale ne ha fallo una libera pensatrice ed una repubblicana ardenlissi'ina. Tra lei e Marco C'è una decina di anni di differenza. Sappiamo però che cosa valgono differenze di età cosi mouVsto quando la donna sia attorno alla ventina e l'ili ino ha appena varcato i limili della decina suclcòsiva. •Si sono verificate conflagrazioni sentimentali anche in condizioni meno sfavorevoli ai questa, come possono insegnarci altri romanzi del genere, e tra questi nuelVApprentt Gigolò, che taluno dava iersera per destinato a trionfare nelle buone grazie degli accadèmici. Ouello che è certo, in ugni caso, e che dòpo aver accompagnato il [lglia.sti'0 attraverso la lenta trafila degli studi secondari, ed essergli stata «lettore nelle sale di museo, intorno alle pedane di boxe, a! Velodromo ed a teatro, nella speranza di aiutarlo a sollevare il velo dei propri ideali malcerti, la bella matrigna fluisce rnl. farlo pedinare quando si reca agli appuntamenti umorosi datigli da una signorina di buona famiglia, e col fargli delle scene nelle quali, un. osservatore anche solo mediocremente accorto, percepirebbe già il riflesso premonitore della gelosia. Senonchè, Eiena Soré 6 una donna ònesfa, e la severità con cui 'rana Marco non le sembra se non l'espressióne 1-f- itt;'ina e naturale della propria sollecitudinematerna. Il valore del romanzo sta por p-punto nelle sfumature quasi insensibili attraverso cui il Deberly ha saputo distribuire l'evoluzione sentimentale subita dalla sua protagonista, evoluzione che dimostra, superfluo il dirlo, nello scrittore un nuovo seguace del freudismo e delle teorie di questo sul passaggio dal subcosciente al cose ;en te. Matrigna e figliastro si danno a frequentare le sale da ballo pubbliche (dove perirono già tante virtù meno forti della loro), e a poco a poco Eletta si abbandona alle dolcezze di una intimità che ha già un forte profumo di peccato: •■ — Voglio «,lie Marco sia fiero di me — ri Pc,€va ella —. che la mia civetteria gli bu sii. eira .anch'egU possa lusingarsi, quando • d, ;,.:,,:iI1;pugIiarc € ai*tftetfarr« una doruia rilia inoda «Inconsciamente, ella adattava*! a questa ,luova parte, Ne pres.3 tosto ,ull0 ,„ abitu. din!: 'ina iruccatura dapprima discreta, poi più aUllaMi von;ie a sostituire sul suo volto ]e lmv0;€ (ii ciprja clic edSa ,,-i spandeva ogni mattino; i capelli corti conferivano fascino a qi eslo artificio e lo rendevano, anzi, necessario. Dei resto, molte donne nelle sale da ballo, lungi dal nascondere ai loro vicini che ricorrevano a questo artificio, lo correggevano in pubblico. Elena aveva, come loro, le sue 'matite e il suo pettine, uno spec cliio e del rossetto nella borsetta. Di tanto in tanto, essa ne cavava questi oggetti intimi e studiandosi l'angolo degli ocelli, il coloro delle labbra, si serviva di ognuno come se fosse alla propria toilette, seguendo l'uso inelegante e quasi grossolano che le donne di mondo hanno tolto a prestito da quelle di più bassa estrazione ». Ma, come Ippolito nella tragedia, 'Marco non some se non lontanamente gli effe'ìi inetrlanti del rogo d'amore ardente in si lenzio al suo fianco. Natura meno compressa &<. Elena, egli non tarderà a trovare fuori delia cerchia angusta della loro intimità pericolosa, il derivativo necessario. Per una associazione di impulsi psioosessuali che l'autore ha .studialo assai finemente, egli si in! nainora di una madama Aiiscan, conosciuta al dancing, verso la quale lo porta quello , Fiei?0 eeiiere di eccitazioni erotiche che lo spingerebbe fra le braccia della matrigna, se 1 non i0 irat;cuessero i-mpedimeiiti morali più 1 forti innamorato senza saperlo di Glena, il gio1 vane code soprattutto al fascino delle grazie j stagionate dell'altra. Sul conto della sua ma| tura amante, una agenzia di investigazione 1 | | privata fornisce ad Elena il seguente stato di servizio, che vale la pena di citare come un modello del genere: Madame A. ha 46 annb Nata Teresa Bor¬ nardetta Perroux è vedova di Carlo Edoardo ex-a^cnio di cambio defunto a Parigi nel 1020. Si conoscono di lui una ltglfa maritata a Rordcuix od un tiglio ufficiale uscito da Saint Cyr, attualmente di guarnigione a Clermoni Ferrand. L'interessata passa per essere abbastanza ricca. Ila relazioni solide, ma che colpiva poco. A prestar fede a coloro che la fre¬ ; quontano, la sua condotta senza esser galante \ sarebbe piuttosto leggera ed anche dissoluta. : ancorché attualmente la persona indicata sia l'unico amante. Ove fossero desiderati parti colari ulteriori su questo punto, una nuova \ inchiesta potrebbe vanire intrapresa». 1 Elena spera di trovare nella passione di Marco per una donna meno giovane di lei, la prova bramata della possibilità che il fl- ! 1 e glia suo finisca per amarla d'amore. Ma poi che il Deberly volle restare fedele al titolo | prescelto le forse dimostrare che anche una! donna allevala fuori del rispetto della reli-J gimie e agli antipodi del sentimento monar-1 | chico può serbarsi fedele allo leggi dell'one- ] ! sta) l'incesto atteso durante trecento fitte pa-ghie non ha luogo nonostante la morte del comandante Soré, sopraggiunta a buon punlo per incoraggiarlo. E, dopo un lungo traì vaglio silenzioso, Fedra riesce a soffocare in sé, per sempre, l'amante e a risuscitare la madre. Come dicevamo in principio, il valore let- t< rario del Supplizio di Fedra t>ur non es- seudo inferiore a quelio di tanti altri buoni romanzi di cui nessuno parla, non è d: quelli che giustificano un panegirico. Ma nel Premiarlo l'Accademia Goncourt è stata abile, e vorremmo aggiungere degna di encomio avendo trovate modo di attirare sull'opera prescélta l'attenzione del troppo vasto pubblico che va perpetuamente in caccia di commozioni malsane, e che questa volta troverà, viceversa, al fondo del libro, una lezione di morale. Gli incontentabili diranno che la mo. rale che passa attraverso il vaglio di certe esperienze scabrose, non è delle più rassicuranti. Ma. coi tempi che corrono, una severità spinta a questo segno sarebbe francamente una assai mediocre politica. // prsmio « 7". Renandoti» ad A. lane/ e quello « Fcmina » a C. Silvestre Menlie da Drouant l'Accademia Goncourt procedeva all'elezione del suo laureato, nello stesso ristorante i dieci membri che componevano il Comitato del « premio Teofrasto Renando! » procedevano per la prima volta alla elezione del più meritevole tra i concorrènti. Ai terzo scrutinio venne prescelto Armando Linci, per il suo libro Nicolò Peccavi. Ed inline, alla stessa oi'a, il Constalo incaricato di attribuire il premio « FeminaVie nell'elise > si riuniva in casa delia vedova di Alfonso Dande!, ad una colazione pre-, sieduta dalla signora Gabriella Reval. Al ler-i zo giro di scrutinio, Carlo Silvestre veniva proclamalo laureilo per il .suo romanzo Prodinlo dei 'uure, con dieci voti contro otto dati alla signora Luciana Favre, autrice di BabFA-Oued. Carlo Silvestre ha 36 anni. E' nato nel Limousin, ed è rimasto fedele alla sua piccola palria. a cui deve la migliore parte della sua ispirazione. Persino le attrattive di Pari ri non !m-::iò potuto distaccarlo da essa, ed egli !■• 'ferisce sempre a-Ia capitale il suo caro Peyrat-De Beline, da cui si può dire che non è mai liscilo. Nel libro oggi premiato egli ha appunto descritto la bella regióne che gli ha dato i natali. C. P. Le vitti-rie del naufragio del «Palhom» Oslo, 15 sera. \ bordo lei vapore norvefrese Paihom, che c nudalo perduto completamente, insieme coll'equipaggio. si trovavano li marinai, dei yuuli due inglesi, e iorse qualche passeggero islandese» LSlefani).

Luoghi citati: Oslo, Parigi