I due fratelli accusati di tentato parricidio alle Assise di Cuneo

I due fratelli accusati di tentato parricidio alle Assise di Cuneo I due fratelli accusati di tentato parricidio alle Assise di Cuneo Cuneo, 14, notte. I fratelli Giuseppe e Luigi Capellano sono stamane comparsi dinanzi ai nostri giurati per rispondere di mancato parricidio. II criminoso fatto — che è stato già rievocato ai lettori della Stampo — avvenne circa un anno fa e più precisamente il 14 ottobre del 1925, a Novello, frazione di DOgliani. Era un pomeriggio autunnale, e il contadino Domenico Capellano d'anni 50, scendeva con i due suoi figli, Giuseppe di anni 23 e Luigi d'anni 19. in cantina, per spillare il vino da una cosidetta o tina », entro la quale aveva messo il mosto a fermentare. Estratto il vino, collocato nella parie inferiore del recipiente, Domenico Capellano sollevò il coperchio della grossa botte per farne uscire i gas venefici. Dopo qualche minuto, persuaso che nell'interno della botte non doveva più esservi acido carbonico, perchè una candela accesa calatavi dentro non si era spenta, si apprestò a scendere nella •tina» per estrarvi il graspo, da portarsi al torchio per la premitura, mettendolo in un secchio che avrebbe porto ai due figli che stavano fuori. Toltosi pertanto giacca, scarpe e calze, 6cese nell'interno del tino ed invitò I due figli a porgergli il secchio. Ma il figlio Giuseppe, invece di porgere al padre, che pure glie lo aveva chiesto, il coperchio della botte per sedervisi sopra, improvvisamente chiuse la botte con il coperchio 6tesso, turandone meticolosamente i buchi esistenti, per impedire che l'aria penetrasse nell'interno della botte, ed il padre morisse co6ì asfls. siato. Gli impalati dagli occhi obliqui Entrambi gli imputati appaiono in fondo al gabbione, a ca.po chino: Giuseppe piange mentre Luigi guarda con insistenza il berretto, che gira e rigira con moto macchinale fra le mani. Giuseppe ò alquanto più aito e tarchiato del fratello: è acceso in volto. Luigi, invece, è pallido. Una caratteristica del loro volto: i piccoli occhi tagliati a mandorla, come nei giapponesi. I fatti, che conducono oggi i due fratelli dinanzi ai nostri giurati, sono noli, ed il Presidente avv. Lastrucci, dopo averli succintamente ricordati ai giurati, si rivolge al Giuseppe ed inizia l'interrogatorio: — E' vero che avete rinchiuso vostro padre in una botte? — No, 6ignor Presidente. — Che lo avete quindi percosso? — Non io, signor Presidente, perchè io in cantina non c'ero, e appena ho saputo che mio padre era rimasto vittima di una disgrazia, mi sono allontanato, andandomi a nascondere sul fienile. Inoltre, ero spaventato, poiché avevo visto avvicinarsi i carabinieri. Presidente: — Come! Vostro padre rimane vittima di una disgrazia, e voi, invece di aiutarlo, fuggite e andate a nascondervi? E perchè i carabinieri dovevano farvi paura? Giuseppe non risponde ed il Presidente incalza: — Ed è anche per paura che avete rubato il denaro e le cambiali a vostro padre? Imp. : — No, 6ignor presidente; il denaro l'avevo preso prima... Pres. : — Prima di chiudere vostro padre nella botte, di batterlo a sangue, e di versarci! addosso un bariletto di vino? L'imputato ha un attimo di esitazione e poi risponde: — No 1 Prima che avvenisse la disgrazia... Il presidente incalza ancora, ma il Capellano continua a negare, pur cadendo in contraddizioni che il presidente fa rilevare ai giurati. I difensori, on. Rossi e avv. ToselM, intervengono e ne nasce un vivace battibecco. La tempesta però è di breve durata e la bonaccia ritorna quindi nell'aula. L'altro fratello Esaurito l'interrogatorio del Giuseppe, si inizia quello del fratello Luigi, che rispondendo appoggia il capo aflle sbarre. Egli risponde tuttavia alle domande del ■ presidente con calma, sebbene di tanto in tanto si porti una mano sugli occhi per asciugarsi una lacrima. L'imputato dice di non sapere come 6i siano svolti i fatti e di essersi allontanato da casa la sera 6tessa del fatto, perchè la madre ebbe a dirgli che il padre, ritenendolo complice del fratello Giuseppe, voleva suonargliele. Il padre Dopo questo breve interrogatorio ha Inizio la sfilata dei testi. Viene nell'emiciclo Domenico Capellano, padre dei due imputati. Come è noto, egli è sfuggito per miracolo ad un'orribile morte. Egli dice: — Ero sceso nella botte e avevo detto al Giuseppe di darmi il coperchio della botte per potermi seder sopra. Ma egli invece mi rinchiuse nel recipiente vinario; turando con meticolosa cura ogni buco. Dapprima credetti ad uno scherzo e gridando cercai di richiamare la sui attenzione. Mi rispose con una risata: « Questa volta ci 6ei, e la finirai una buona volta di farmi ammattire ». Io gridai ancora, gli promisi di lasciare a lui tutti i beni, di dargli tutto il denaro da me posseduto, ma Giuseppe non mi rispose più... Poi « 6vanii » {ilarità). Presidente: — Vi ricordate Domenico del colpi ricevuti sulla testa? Capellano: — No, perchè dopo di aver cercato di far forza con le spalle sul coperchio per farlo saltare, svenni, e non sentii più nulla. Presidente: — Quando siete rinvenutoT Capellano: — Quando mi ritrovai nel letto... Presidente: — Dunque Giuseppe, sentite che cosa dice vostro padre? Giuseppe non risponde, piange, e dopo qualche istante di silenzio impressionante, a voce sommessa dice- — Non ho commesso nulla di mate... Io non cercai di uccidere nè di bastonare mio padre. 11 Presidente continua pero il fuoco di fila delle domande: — Quando vostro padre vi ha promesso di lasciarvi ogni cosa, perchè non avete accettato ? Giuseppe Capellano capisce l'insidiosità della domanda e tace. Dopo qualche minuto dice di aver sempre voluto bene a suo padre.P. M. : — L'abbiamo vi6to {ilarità). On. Rossi: — D Luigi ha concorso anche lui a rinchiudere il padre nella botte. Domenico Capellano risponde pronto:" — No. credo che il Luigi sia innocente, e sia fuggito per paura, tant'è che si è impiegato come manovale in una cascina vicina a Mondovt. Il Capellano padre è licenziato. Viene nell'aula la madre del due imputati. Pres.T — Come madre degli Imputati vi avverto che potete astenervi dal deporre. Che cosa intendete fare? — Preferisco non deporre. Io poi non so nulla... Pres. — Come mai in istnittoria avete deposto con abbondanza di particolari ed oggi invece dite di non ricordare più nulla? Vi hanno forse detto di non depoire? L'allusione del Presidente desta l'ilarità del pubblico e le proteste degli avvocati difensori. On. Rossi: — La legge ne dà il diritto. La teste è licenziata. Vengono quindi Giovanni Capellano di anni 11, e Maddalena Capellano, fratello e sorella degli imputati. Tutti e due rifiutano di deporre. Ed il Presidente commenta: — La lezione è 6tata imparata bene. On. Rossi: — Si fa quel che si può... {ilarità). La mancata deposizione di questi testi e le botte e risposte corse fra difensori. Procuratore generale e Presidente hanno portato nell'aula una nota di vivo interesse. Un teste importante Segue a questi testi Domenico Porasso che, chiamato da Maddalena capellano, era corso nella tragica sera nella fatale cantina. Trovò il Capellano con la testa fuori della botte e si affrettò a togliere dall'incomoda posizione il disgraziato. Aiutato dalla moglie del Capellano l'aveva messo in un lenzuolo e poi portalo nel letto. Pres.: — li Domenico, quando voi l'avete tolto dalla botte, aveva il capo sanguinante? Teste : — Sì- Inoltre aveva la camicia strappata, era tutto bagnato di vino e parlava con fatica. Quando più tardi rinvenne mi raccontò che il figlio Giuseppe l'aveva chiuso nella botte per farlo morire asfissiato. Pres.: — Quando voi siete accorso, Giuseppe era in cantina? Teste: — No, c'era solo la moglie. A questo punto il teste viene bersagliato dagli avvocati difensori. Egli non 6a resistere al bombardamento: s'impappina, trema e 6i contraddice. Avv. Rossi : — Sa il teste a chi il padre abbia promesso di lasciare ogni suo avere purché lo liberasse? Il teste esita a rispondere e trema. P. M. : — Su, coraggio I Poras60, quasi come se avesse ad inghiottire un'amara medicina, finalmente risponde e fa il nome del Giuseppe. E così la 6ua tortura ha fine ed il presidente lo licenzia. Segue Carlo Capellano, d'anni 21, attualmente alpino. Anche a questo teste, fratello degli imputati, il Presidente fa la solata ammonizione. Ma Carlo fa come i fratelli già venuti nell'emiciclo e non depone. Segue Antonio Pizzuli, maresciallo dei carabinieri di DOgliani. Racconta come venne a conoscenza dell'episodio delittuoso e come dalle indagini sia risultato che il Domenico Capellano era stato vittima di un tentativo criminoso ad opera dei figli Giuseppe e Luigi. A domanda, risponde che fra i componenti la famiglia Capellano i dissidi ed i litigi erano all'ordine del giorno. Pres.: — Dalle indagini è risultato che il Luigi fosse innocente? Teste ■ — No; ritengo che ora il padre vòglia salvare il figlio Luigi. Io li credo colpevoli entrambi, perchè mentre il Giuseppe teneva il padre rinchiuso nella botte, il Luigi, distante dal fratello pochi metri, teneva a bada un altro fratèllo per impedirgli di chiamare gente e di accorrere in aiuto del padre. Michele Agosto, un vecchietto vivace, viene a deporre su circostanze di contorno ed afferma che nella famiglia Capellano l'accordo era quanto mai perfetto. 11 presidente non è però del parere del teste e gli legge un pezzo della sua deposizione fatta in istruttoria, che suona ben diversamente. Il teste si gratta la testa, esita un istante, guarda con occhi maliziosi il presidente, sorride — Alóra, sari còma dls ehiel. sòr presidenti... (ilarità). Intanto i rintocchi dell'orologio posto nell'aula, avvertono che è mezzogiorno, e l'udienza viene tolta e rinviata al pomeriggio. Il medico che non riscontrò l'asfissia L'udienza pomeridiana 6'apre qualche minuto dopo le 15 per la continuazione delle escussioni testimoniali. Nell'emiciclo viene il notaio di DOgliani, Paolo Travaglio. Egli apprese da Domenico Capellano come il figlio Giuseppe l'avesse rinchiuso nella botte cercando di farlo morire asfissiato. Ultimo teste è il medico di Novello, Giacomo Scarsi, che venne chiamato al letto di Domenico Capellano. Costui presentava varie ferite al capo; non riscontrò però nel paziente sintomi di asfissia. E con questo teste le escussioni testimoniali 6ono finite. 11 Presidente formula 1 quesiti e ne dà lettura, ma poiché il capo d'imputazione nei confronti dei due imputati è stato dal Presidente scisso in due distinte imputazioni e cioè: parricidio mancato e lesioni causate a fine dà uccidere, ne nasce un incidente procedurale. L'on. Rossi, nell'interesse del CapeiHano Luigi, si oppone che il capo d'imputazione venga scisso, mentre l'aw. Tossili aderisce ai quesiti del Presidente proponendo però una variante a proposito delle lesioni. Anche il P. M. aderisce ai quesiti del Presidente, proponendo però un quesito subordinato. Il Presidente dopo aver sospeso per qualche minuto l'udienza ritoma nell'aula e rinvia a domattina il dibattimento per la risoluzione dell'incidente. Domani avremo le arringhe di accusa e di difesa e nel pomeriggio verdetto e sentenza. ['«innominata» non interessa più nessuno da qsindo ha rivaiato la aaa Identità Genova, 14, notte E' stato disposto dall'Autorità giudiziaria che Emma Polonnelli, la ex-innominata di Marassi, si presenti al Tribima'e di Savona per rispondere del reato di oltraggio commesso più volte contro il giudice istruttore. La donna senza nome, che ha rivelato finalmente la sua identità, passa i suoi giorni in carcere, in perfetta rassegnazione. E' caduta attorno a lei la curiosità che ha dato qualche giorno di notorietà e che ha fatto parlare assai della sua cella di Marassi. Anche alcuni spasimanti, che prima le facevano giungere sino in carcere letterine profumate, non danno più segno di vita. La Polonnelli è diventata una donna comune: e neppure il suo fidanzato, come ella lo definiva, non ha creduto di farle visita ed è scomparso da Genova,

Luoghi citati: Cuneo, Dogliani, Genova, Novello, Savona