Italiani in Polonia

Italiani in Polonia Italiani in Polonia VARSAVIA, .Ottobre. I! viaggiatore che si indiiiria fra le arthltetture di Cracovia e di Varsavia non tarda ad avvertire, nei migliori edilizi, unn impronta nettamente italiana e per poco che ami apprendere date e nomi di artefici, una numerosa schiera di artisti italiani, lombardi e toscani, piemontesi e veneti, eorge dall'oblìo del tempo a ricordare la vasta opera compiuta in terra di Polonia. I primi nomi sono ignoti ma con tutta probabilità appartenevano a quei maestri comacini che saliti dai piani lombardi e attraversata, per lungo viaggio la Polonia, si spingevano fino nella lontana, favolosa Moscovia e più in là ancora raggiungevano Kazan sul Volga per offrire all'immaginazione di questi paesi barbari i pregi della loro arte costruttiva. Vi era fra questi erranti e fecondi architetti qualche pittore: e ciò spiega forse la dolcezza di «pressione delle madonne e la tecnica di quella scuola primitiva russa di Sinolensk, diversa dalle contemporanee pitture di Kiew, in cui i primitivi umbri sembrano avere, e probabilmente avevano, attraverso ai primitivi lombardi che ci hanno lasciato gli affreschi di Leniate e di Mocchirolo, una misteriosa influenza che si traduceva quasi ad irradiare un po' di gioia del nostro sole sulle tetre immagini dell'arte bizantina. Può sorprendere che nei trascorsi secoli, .con la. difficoltà» e rinsicurità delle comunicazioni, vi fosse un raggio così ampio e così frequentato pei nostri traffici artietici e per quegli avventurosi architetti che realizzavano in paes; lontani i frutti di un'esuberanza creatrice. Già nel 1400 l'Università di Cracovia, sorta sull'ispirazione di quella di Bologna, si onorava di avere nel suo corpo insegnante due maestri italiani. Già gli artisti italiani conoscevano le strade di Polonia ed avevano, fra gli altri, lavorato a Cracovia Franciscus Italicue, chiamato dall'Ungheria dove lavorava da Sigismondo il Grande, ed il fiorentino Francesco Lori con sei compagni, quando il 15 aprile 1518 giungeva in Polonia la principessa Bona Sforza recando, Come maggior patrimonio, lo spirito del Rinascimento ed il fasto artistico delle Corti Italiane. La bella principessa trovava un paese semi-barbaro ed aveva anch'essa in i testa, come eli erranti maestri comacini 'che l'avevano preceduta di qualche secolo, un gran sogno ed una nostalgica brama edilizia. Durante i regni di Sigismondo e di Bona Sforza l'emigrazione a Cracovia di artisti, di artigiani, di commercianti italiani fu così copiosa che, per alcuni decenni!, parecchi atti del municipio furono compilati In lingua italiana. Allora la boria e gli esclusivismi degli odierni nazionalismi non frapponevano ostacoli linguistici alle manifestazioni dell'ingegno umano; più facili erano gli scambi culturali; l'arte e la cultura non conoscevano confini. Nelle strade di Cracovia si sentiva parlare la lingua italiana ed in alcune 'chiese si cantavano canzoni italiane. Ancora poco piti di un secolo fa il programma di rappresentazioni di opere italiane veniva steso in italiano ed in polacco a Cracovia ed a Varsavia; in italiano e tedesco a Pietroburgo ed a Vienna. La cappella italiana della Cattedrale di Cracovia rammenta i nomi di Bartolomeo Berecci, di Giovanni Cini da Siena, di Antonio da. Fiesole, scolaro del Sansovino. La tomba del re Sigismondo è opera di Gian Maria Padovano e quella di Sigismondo Augusto è stata eseguita da Sante Grucci. La data dell'opera * incisa sull'architrave: 1520. Le vicende artistiche italiane si ripercuotono nelle chiese e nelle case costruite dagli italiani a Cracovia: nella chiesa di San Pietro il Bernardone ed il Trevano e nella chiesa di Sant'Anna il Maderna e l'Olivieri sviluppano gli elementi dello sitile barocco quasi a significare che ogni secolo di storia artistica delle città polacche ha ricevuto una vasta impronta dell'arte e degli artefici d'Italia. A Varsavia le architetture italiane dei secoli decimosettimo e decimottavo sono numerose e se si cerca di dare alla città qualche rassomiglianza bisogna ricorrere ad una città italiana sviluppatasi in questi due secoli Alcuni palazzi ricordano residenze principesche italiche del settecento. Per parecchi decennii l'intervento di artisti italiani nelle maggiori costruzioni cittadine parve una necessità estetica. Stanislao Augusto Poniatowski, l'ultimo infelice re di Polonia, riprendeva alla Corte di Varsavia le tradizioni italiano di Bona, Sforza. VI era nell'anima di Poniatowski l'amore e l'esempio della prodigalità artistica di Caterina II. Si dovrà dire che la Polonia dev- un po' di riconoscenza, almeno per alcune parti della struttura architettonica delle sue due principali città, ad una principessa italiana e ad una imperatrice russa? E proprio a. quell'imperatrice che prima rinnegò l'amore di Stanislao Augusto é poi rinnegò e lacerò la Polonia? Intorno a Stanislao Augusto troviamo parecchi pittori italiani : il fecondo e fastoso Bacciarellì, pittore del re, il Canaletto, il Dolabella, il Monaldi. fi Baeciarelii, che già aveva lavorato a Dresda alla Corte d' Federico II. celebrò, in molte delle sue enfatiche pitture, Stanislao Augusto. Nella sala di udienze de! castello reale un grande soffitto dei Baeciarelii rappresenta il re Stanislao nelle vesti di Apollo accanto a tre belle dame dì Corte simboleggianti la scultura, la pittura e la poesia. Tale era l'ultimo re dei polacchi, assorto nell'Olimpo pagano dei poeti assai più che non nel mondo cristiano dei guerrieri. La recente pace russo-polacca di Riga ha restituito alla Polonia, che li ha esposti nella sala delle prospettive dove oggi possono essere ammirati, ventidue quadri del Canaletto rappresentanti vedute di Varsavia ed ese- sut (Dal nostro inv iato speciale) guiti durante il lungo soggiorno fatto alla Corto di Stanislao Augusto. I ventidue Canaletto sono tornati dalla Russia dopo un esilio durate un secolo, come era ritornata più di centu anni fa da Parigi, l'antica pala dell'aitar maggiore della cattedrale di Varsavia, eseguita su commissione del re di Polonia, da Palma il giovane. Biuscirebbe assai interessante uno studio completo sulle multiformi attività e sulle influenze esercitate dagli italiani in Polonia. Per esempio donde veniva e chi era quel Corti, pensatore italiano, che viveva a fianco di Poniatowski negli ultimi giorni di regno, che seguì il re nell'esilio aiutandalo nella compilazione delle memorie e che nel 1812 troviamo a Mosca accanto a Bostopcine, il governatore che incendiò' la città lasciando a Napoleone un braciere fumante? Sappinmo dalle memorie di Bostopcine che questo Corti organizzò due anni dopo a Mosca, che andava risorgendo dall'» sue ceneri, le feste per celebrare l'ingresso delle truppe alleate a Parigi. Maggiori <> più durevoli vincoli pareva che fossero stati stretti tra polacchi e italiani sui campi di battaglia dei due paesi nel corso delle rivoluzioni nazionali dello scorso secolo. Ma negli ultimi cinquantanni gli interessi e le influenze italiane in Polonia furono in continua decadenza fino a diventare scarsissime in questi ultimi tempi. Fino al primo anno della guerra europea l'opera di Varsavia era ancora ottimamente diretta da un maestro italiano, il Cimini, passato oggi a maggiori fortune in California. Anche nel teatro, l'ultima ridotta delle nostre manifestazioni artistiche in Polonia, sono stati esclusi i nostri direttori d'orchestra. Oggi l'Italia semhra assai più lontana dalla Polonia di quanto lo fosse alle epoche di Bona Sforza e di Stanislao Augusto. In quali manifestazioni artistiche e culturali si concretano i rapporti odierni fra i due paesi? E quali relazioni commerciali sono state intrecciate tra l'Italia e la Polonia? Solo pochi importatori italiani di agrumi rappresentano direttamente a Varsavia le nostre complesse capacità esportatrici e questi importatori, esigua avanguardia delle nuove relazioni italo-polacche, sono vessati da dazi e da divieti che escludono alcuni nostri prodotti, come ad esempio è il caso dell'uba, per concedere l'importazione dell'uva solo... alla Ceco-Slovacchia che, a sua volta, deve impo-tarla dall'Italia E le spese del giro viziosp.^spno fatte dai consumatori polacchi. Le importazioni dall'Italia in Polonia che nel primo semestre del 1925 ascendevano a 42 milioni di zloty, nel primo semestre di questanno, in seguito alla rigorosa limitazione delle importazioni decretata dal Governo polacco, sono scese a 23 milioni di sloly. Fra le nazioni importatrici in Polonia noi occupiamo il sesto posto e rappresentiamo il sei per cento dell'importazione totale, mentre gli Stati Uniti rappresentano il 21 per cento, la Germania — malgrado la guerra economica ira i due paesi — il 20 per cento, l'Inghilterra n per cento, l'Austria il 7 per cento. Una maggiore e meglio coordinata attività dei nostri produttori dovrebbe e potrenbe assicurare alle nostre esportazioni un maggior posto in Polonia. Noi abbiamo alla Legazione ui Varsavia un'ottima rappresentanza commerciale che ha giovato assai al raggiungimento dell'odierno sviluppo nelle relazioni economiche italo-polacche. Si può fare molto di più, ma per fare di più occorre un interessamento diretto, intelligente, lungimirante ed assiduo dei produttori italiani. LUCIANO MAGRINI.