I fratelli dell'agente Bianco e l'agente Bistolfi arrestati per mandato dell'Autorità giudiziaria

I fratelli dell'agente Bianco e l'agente Bistolfi arrestati per mandato dell'Autorità giudiziaria I fratelli dell'agente Bianco e l'agente Bistolfi arrestati per mandato dell'Autorità giudiziaria Il principale colpevole sempre latitante Le due situazioni fallimentari « L'imputazione di bancarotta fraudolenta -- Qualche milione sfumato. Il crack di Borsa avvenuto alla fine dello I ncorso settembre e che ebbe in seguito gravi | ripercussioni per esservi stato coinvolto an che il dottor ToseUi, i cui creditori potranno realizzare tuttavia l'S2 % delle loro attività. Sindacato di Borea denunciava ! insolvenza dell'agente di cambio signor Francesco bianco d: Giuseppe, di 39 anni, con ufficio m via Beinola. 2-S. La situazione di cmesti apparve ne! breve giro di pochi giorni assolutamente aisa.-i.rosa, tanto che l'autorità giudmara — in seguito anche alle denunzie ricevute — epiccava contro l'agente mandato di cattura per bancarotta fraudolenta. n Francesco Biamco, il truale conosceva, purtroppo, perfettamente la propria condizione, non aveva atteso questo provvedimento a buo carico, ma col pretesto di provvedere al dissesto, la cui cifra si aggirerebbe sui tre o quattro milioni, si era allontanato in automobile alla fine di settembre, cioè prima della liquidazione, da Torino per ignota destinazione. Egli aveva fatto 6apere che si recava a Savona in cerca del denaro occorrente, e che earebbe tornato per sistemare lo sbilancio della ditta e per un momento si credette veramente che ciò avvenisse Da Savona il Bianco aveva telefonato un mattino ai fratelli a Torino, in questa termini: « Ho potuto procurarmi il denaro. Torno sollecitamente. Sarò a Torino col treno delle 14 ». Il suo ritorno fu atteso con ansia facilmente comprensibile dai famigliari e dai soci della ditta, ma il Bianco non si fece più vivo ed invano fu diramato a tutte le Questure del Regno l'ordine di cattura emanato contro di lui dal Giudice Istruttore, mentre contemporaneamente il Tribunale Civile emanava la sentenza dichiarativa di fallimento. La decisione fu presa il 18 corrente, dopo che cioè la Deputazione di Borea, constatata l'insolvenza del Bianco e talune gravi irregolarità subito emerse, denunciò al Tribunale l'agente di cambio per i provvedimenti del caso. A curatore provvisorio del fallimento il Tribunale nominò il prof. Alessandro Forchino, un professionista molto reputato negli ambienti di Bor6a e la cui nomina fu accolta con vivo compiacimento dal Sindacato. A giudice delegato fu nominato il cav. De Litala. Il curatore provvisorio con diligente solerla, 6i diede tosto ad esaminare tutta la contabilità del fallito, e le indagini e gli accertamenti compiuti portarono a gravi emergenze. ™ --*- La prima crepa Sin dal principio di quest'anno la posizione dell'agente Francesco Bianco era assai compromessa, giacché egli da lungo, soleva operare in Borea per proprio conto. La liquidazione di fine gennaio lo trovò con una differenza passiva di 600 mila lire ed altre perdite non indifferenti accumulò ned mesi successivi. Per riparare a questa situazione che lo doveva portare rapidamente verso la voragine, il Bianco con esitò ad approfittare della reputazione di cui godeva presso gruppi commerciali — clienti, e con pretesti vari — narrando p.d esempio che 6tava combinando un consorzio con l'Italiana Gaz per arginare 11 ribasso nei valori industriali — si faceva consegnare da questi partite di titoli coi quali provvedeva poi a riparare le conseguenze delle sue disastrose speculazioni. A caratterizzare l'entità di queste speculazioni, basta accennare che il Bianco aveva ogni mese migliaia di titoli in posizione per un valore di diecine di milioni. Da tutto il complesso delle indagini svolte tìal curatore e le cui emergenze vengono rese note al magistrato che si occupa della vicenda — il sostituto procuratore del Re cav. De Majo cui spetta di approfondire gli accertamenti e provocare i provvedimenti conseguenti — emerse ancora una circostanza: che 1 due rratelli del signor Bianco (Luigi di 39 anni, abitante in via Bertola 39, ed Angelo d'anni 26. abitante in via Ettore De Sonnaz) non erano semplici impiegati de! fuggiasco, ma veri e propri soci. I! magistrato potè riscontrare inoltre che entrambi avevano concorso al dissesto e in conseguenza spiccò contro di essi un duplice mandato di cattura, incaricando l'autorità di polizia di eseguirlo. Il questore, comm. Chiaravalloti, appena ricevuta tale disposizione, chiamò il capo della polizia giudiziaria, dott. Palma, per la sollecita esecuzione, e ieri mattina alle 7,30 i due fratelli Bianco furono tratti in arresto. Il Luigi fu sorpreso nella sua abitazione dal commissario aggiunto dottor Sigismondi, che era accompagnato da due agenti della Squadra mobile, e l'Angelo dal vice-commissario della Sezione di P. S. Monviso, dott. Janni. Entrambi i fratelli Bianco dimostrarono una viva e dolorosa sorpresa, ma non fecero alcuna osservazione alla comunicazione del grave provvedimento giudiziario che li colpiva. In vettura chiusa tanto il Luigi quanto l'Angelo Bianco, dopo le consuete formalità. furono accompagnati alle carceri, dov'essi ri chiesero una cella a pagamento. Dfll'awe- nuto arresto fu immediatamente avvertito il primo procuratore del Re, gr. uff. Colonnetta, od il magistrato che il mandato di cattura aveva emesso. I due fratelli Bianco hanno dichiarato che essi non avevano avuta in tutta la disastrosa vicenda finanziaria alcuna iniziativa personale, limitandosi ad eseguire le disposizioni del loro fratello maggiore, Francesco, titolare dell'azienda. I maggiori danneggiati Numerosi furono i clienti dell'agente Francesco Bianco, che dietro consiglio di questi e dei suoi fratelli ebbero a consegnargli dei titoli. L'importo totale di questi titoli affidati a custodia ed a • comodato » peserebbero sul passivo del fallimento per una cifra rilevante: circa 2 milioni e mezzo. Fra i maggiori creditori vi ha il ragioniere Luigi Bertasso, che nella sua qualità di amministratore e sindaco di alcune Aziende industriali affidò al Bianco nel dicembre 1904 una quantità di titoli cosi datti « di comodo » coli'in tesa che dovessero essere restituiti a richiesta del depositante, alia fine di ogni mese. Per oltre un anno tale richiesta non venne fatta, ma verso la fine del febbraio scorso il rag. Bei-tasso domandò la totale restituzione dei titoli. 11 Bianco invece, contrariamente all'accordo, non ne consegnò che una piccola parte. Nel settembre scorso, scrivendo al Ben asso, l'agente dichiarava di essere ancora in possesso di titoli per l'importo di lire 936,952 ma soggiungeva che in conseguenza del deprezzamento dei titoli il loro valore era disceso nello stesso mese a lire 780,540. Un altro dei creditori del Francesco Bianco, Carlo Tognacca, abitante in via Pietro Mècca, 10, gli aveva consegnato il 24 anrile ultimo scorso, mille Azioni della Soie di Oliatili an perchè ne curasse operazioni in Borsa, ma nonostante le sue vivissime tasi stenze non gli vennero più restituite, come non gli furono restituite cinquanta Azioni « Lanificio Rossi •, centoventi Azioni « Ven chi • e cento Azioni « Vignola • consegnate all'agente di cambio Bianco per l'incasso. Complessivamente il Tognacca sarebbe creditore per quasi un milione, mentre di altro mezzo milione sarebbe creditrice una vecchia signora, la quale aveva affidato al Bianco la più parte delle sue sostanze investite in titoli industriali e di Stato. Dalle indagini esperite che condussero — come abbiamo detto — all'arresto dei due fratelli dell'agente di cambio, sembra sia risultato che tanto il Luigi quanto l'Angelo coadiuvassero il fratello Francesco, titolare dell'Azienda, non come semplici impiegati ma come veri e propri consoci. Tale circo stanza, già emersa dalle deposizioni di persone che ebbero rapporti col Francesco Bianco, e con i suoi fratelli, vennero confermate da una loro impiegata la quale avrebbe detto che i tìue fratelli l'avevano esonerata da più di un anno dall'occuparsi della contabilità, alla quale attendevano insieme a tutti gli affari di Borsa i soli tre fratelli. Ch'essi con fossero dei puri e semplici impiegati, come tengono a dichiarare gli arrestati—e come risulterebbe dai registri di contabilità nei quali figuravano gli stipendi mensili ad uno di mille lire, all'altro di millecinquecento — 6ta a dimostrare la vita di lusso che essi conducevano. Evidentemente essi dovevano partecipare ai guadagni fatti dal fratello c pescare nella cassa comune. Con 1000 o 1500 lire al mese non si può tenere una automobile (il Luigi e l'Angelo possedevano una macchina ciascuno) nè frequentare gli alberghi di maggior lusso nelle stazioni balnearie o montane, come erano soliti fare i due giovani eleganti. Di tutte queste circostanze ha tenuto conto il Magistrato nello stabilire la correità dei due fratelli, in conseguenza della quale veniva spiccato il mandato di cattura. La cauzione d'un milione n 27 corrente avrà luogo alla l.à Sezione del Tribunale la prima adunanza dei creditori; il curatore prof. Forchino leggerà la sua relazione sulle cause e l'entità del dissesto facendo noti minutamente i risultati delle indagini svolte. Sull'entità del dissesto e sulla consistenza patrimoniale del fallito si conoscono per altro questi particolari: a formare le attività contribuirebbero con l'importo della cauzione prestata come agente di cambio e che è di un milione esatto, il saldo attivo della liquidazione di Borea di settembre, ascendente ad 1.2O0.00O, nonché taluni ricuperi, il ricavo di titoli venduti dal Sindacato di Borsa ed il valore dei mobili dell'ufficio, il tutto per un 300 mila lire circa. L'alloggio dell'agente fai lito sembra non possa riversarsi tra le attività, perchè intestato al padre del Bianco e cosi anche, forse le due automobili usate dal fallito e dai 6uoi fratelli, giacché anch'esse, pare, siano state intestate al nome dei parenti non interessati nell'azienda. Il passivo per contro, sarebbe costituito dai saldi passivi della liquidazione di borsa fine settembre, ammontanti a 3.400.000 lire (tenuto e l , i e o canto in questa cifra delle perdite incontrate fuori piazza) e dello 6tock di titoli presi a comodalo, per un valore, come abbiamo detto, che supera i 2 milioni e mezzo. Altre passività diverse peserebbero infine sul dissesto per 300 mila lire. Il riporto che ne potrà venire ai creditori dipenderà dal senso in cui verrà risolta una interessante questione che si agita in questa occasione per la prima volta; se cioè la cauzione di un milione prestata come agente di cambio debba andare a benefìcio dei soli creditori per operazioni di borsa svolte per il tramite del Bianco o invece anche agli altri creditori ammessi al passivo in conseguenza della consegna di titoli a comodato. Dal senso in cui verrà risolto il quesito, ripetiamo, dipenderà la misura del riparto, il quale ad ogni modo oscillerà tra il 40 ed il 50 per cento all'incirca. Ma l'arresto dei fratelli Luigi ed Angelo Bianco non è stato il solo provvedimento preso nella giornata di giovedì dalla Procura del Re. Un altro agente di cambio è stato pure tratto in arresto. Si tratta del signor Giuseppe Bistolfl fu Pietro, di anni 51, abitante in corso Palestre 2 bis. che aveva ufficio in via Gernaia, 34. Le denuncie contro il Bistolfi I fatti che riguardano il BistoLfl non si riferiscono all'ultimo dissesto di Borsa, ma ad insolvenze verificatesi alla fine dell'aprile scorso. L'agente si era trovato, come suol direi, con l'acqua alla gola e nella assoluta impossibilità di far fronte ai propri impegni e la conseguenza di questa sua insolvenza era stata la dichiarazione di fallimento, pronunciata con sentenza 18 maggio dal Tribunale.A provocarne il dissesto avevano concorso essenzialmente ragioni analoghe a quelle riferite per il fallimento Bianco. Il Bistolfl non aveva mai avuto una posizione personale troppo solida ed operava largamente per proprio conto: per riparare alle perdite che incontrava, consegnava ai 6uoi creditori 1 titoli che per svariate ragioni gli erano affidati dai clienti. Quando esaurì la scorta di questi titoli e si trovò nell'impossibilità di procurar6ene ancora, egli percepì la gravità della situazione in cui si era ingolfato e denuncio al Sindacato di Borsa la sua insolvenza. Venne dichiarato fallito, ed a curatore del fallimento fu nominato il ragioniere Ugo Lanzail quale intraprese un rigoroso esame del bilancio, da cui vennero a galla circostanze anche più gravi, prima non sospettate. Fu constatato, infatti, che tutta la contabilità deBistolfl era arruffata ed irregolarissima, che gli inventari annuali erano 6tati omessi scientemente e che questo disordine celava altre colpe graviKime. Cominciarono a piovere le denuncie dei clienti dal Bistolfl danneggiati ed il magistrato, sulle indicazioni del curatore e degli 6tessi denuncianti, potè rilevare gli estremi dell'appropriazione indebita qualificata di denaro e titoli per una somma complessiva superiore alle trecento mila lireFra gli altri vi furono i seguenti clienti deBistolfl a subire notevoli danni per averglprestato soverchia fiducia: Camillo Prosperiper 6000 lire ; Davide Arnaldo, lire 2500; Matteo Marchisio, lire 12.500; don Paolo Giacomuzzi, 35 100; Giuseppe Bigliani 126.000; Giovanni Bigliani. 11.000; Giovanna Momo, 95.000Giuseppe Praga, 27.000; aw. Federico Cattaneo, 14.500; Giovanna Delaude, 2800. 1.600.000 di deficit I creditori del Bistolfl sono una novantinaper un passivo che si aggira su 2.800.000 lireL'attivo sarebbe di 1.200.000. Ormai la procedura fallimentare era entrata nella 6ua seconda fase, e cioè si stava procedendo dal curatore alla verifica definitiva dei crediti11 Bistolfl non aveva lasciato Torino, ma attendeva le conclusioni dell'inchiesta, pure sapendo che non potevano essergli favorevoli, ed intanto in questi giorni si adoperava per avanzare ai suoi creditori una proposta di concordato. Senonchè l'esame dei risultatdelle indagini e l'interrogatorio delle diverse persone che consegnarono titoli al Bistolflconsigliarono il sostituto Procuratore del Recav. Siracusa a richiedere all'Ufficio di Istruzicne il mandato di cattura contro l'agente fallito. E il giudice istruttore investito di questa faccenda, giovedì mattina spiccava contro l'agente di cambio mandato di cattura pebancarotta ed appropriazione indebita, e, come per 1 fratelli Bianco, incaricava la polizia dell'esecuzione del provvedimento. Nella stessa sera di giovedì, poco prima delle ore 20, tre agenti della Squadra mobile srecavano in via Palestro 2 bis, all'appartamento del Bistolfl, il quale, inconsapevole dell'ordine di cattura, si apprestava a mettersa tavola per la cena. L'agente di cambioquando apprese di che si trattava, impallidper la commozione, ma non battè ciglio. Eglfu accompagnato alla Questura centrale e poco dopo in vettura chiusa veniva tradotto alle carceri giudiziarie, a disposizione deprocuratore del Re. Come facilmente si comprende la notizia di questi arresti è stata conosciuta quasi subito negli ambienti di Borsa ed ha suscitato molti commenti, sebbene non abbia cagionato alcuna sorpresa.

Luoghi citati: Praga, Savona, Siracusa, Torino