Un appello mondiale per la libertà di commercio

Un appello mondiale per la libertà di commercio Un appello mondiale per la libertà di commercio Il manifesto firmato da banchieri e industriali d'Europa e d'America - Una riserva dei firmatari italiani LONDRA, 18, notte. Ecco il testo dell'appello che banchieri e industriali d'Europa e degli Stati Uniti d'America lancia.no per la libertà di commercio, contro le restrizioni che affliggono la vita economica europea: « Noi desideriamo, come uomini d'affari, richiamare l'attenzione sulle condizioni, certamente gravi e inquietanti, che ritardano — a nostro giudizio — il ritorno alla prosperità. «E' difficile guardare senza sgomento al. l'estensione che le barriere doganali, le speciali licenze e le proibizioni hanno assunto dalla guerra in poi per intervenire nel commercio internazionale e trattenerlo dalle sue naturali correnti. Mai come oggi fu più necessario liberarsi da tali restrizioni per consentire ai commerci di adattarsi da sè alle nuove difficili condizioni. Vai come oggi gl'impedimenti al commercio furono più pericolosamente ràoltiplieati, senza una reale valutazione delle conseguenze economiche che essi implicano. « La distruzione di grandi unità politiche in Europa ha inflitto un grave colpo al commercio internazionale. Attraverso vasti territori, ove i concittadini erano usi a scambiare liberamente i loro prodotti, furono erette numerose nuove frontiere, gelosamente guardate dalle barriere doganali. Antichi mercati sono scomparsi. Animosità di razza hanno potuto dividere comunità che avevano interessi inscindibili. La situazione non è dissimile da quella che si sarebbe creata se una Confederazione di Stati, dissolti i vincoli che li lenevan legati, si fosse messa a colpire e ostacolare, invece d'incoraggiare, il commercio di ognuno di essi con gli altri. E' poco dubbio che, in queste condizioni, la prosperità di ogni tale paese decadrebbe ^rapidamente. « Per segnare e difendere queste nuove frontiere in Europa, licenze, tariffe e proibizioni sono state imposte, con resultati che l'esperienza già dimostra essere sfavorevoli per tutti. Uno Stato perde le sue risorse di buon mercato alimentario, un altro le sue risorse di buon mercato manifatturiero. Le industrie soffrono per mancanza di carbone, le manifatture per mancanza delle materie gregge. Dietro le barriere doganali, nuove industrie locali sono saltate fuori, senza alcun reale fondamento economico, te quali non potrebbero essere mantenute in vita di contro alla concorrenza se non alzando sempre più quelle barriere. Le tariffe ferroviarie, dettate da considerazioni politiche, hanno reso il transito difficile e costoso. I prezzi sono cresciuti, artificiali carestie sono state create. La produzione, nel complesso, e diminuita. Il 'predilo si è contratto e le monete si sono deprezzate. Troppi Stati, perseguendo erro, ideamente gli ideali dell'interesse nazionale, hanno messo in pericolo il loro proprio benesseri e perduto di vista il comune interesse del mondo, basando le loro relazioni economiche sulla follia economica 'che tratta gli altrui commerci come una forma di guerra. «Non può esservi ripresa in Europa finché i politici di tutti i paesi, vecchi te nuovi, non si persuadano che il commercio non è guerra, ma un processo di scambio; che in tempo di pace i nostri vicini sono nostri clienti, e che la prosperità loro le una condizione del nostro stesso benessere. Se noi ostacoliamo i loro affari, il toro potere di pagare i proprii debili diminuisce e il loro potere di comprare le nostre merci resta ridotto. Restringere le importazioni significa restringere le esportazioni, e nessuna nazione può rischiare Idi perdere i suoi commerci di esportazione. Dipendenti come noi tutti siamo dalle 'importazioni e dalle esportazioni, dai processi dello scambio internazionale, non possiamo vedere senza grave inquietudine una politica che conduce all'impoverimento dell'Europa. « Fortunatamente, vi sono segni che l'opinione pubblica in tutti i paesi sta finalmente svegliandosi di fronte ai pericoli 'di domani. La Lega delle Nazioni e la Camera internazionale di Commercio stanno lavorando a ridurre al minimo tutte le formalità, le proibizioni, le restrizioni, a rimuovere le sperequazioni di trattamento in altre materie che non le tariffe, a facilitare il trasporto dei passeggeri e delle merci. In alcuni paesi voci possenti si levano ad invocare la sospensione di tutte le tariffe; altri raccomandano la conclusione per lunghi periodi di trattati di. commercio includenti in ogni caso la clausola 'della nazione più favorita. Taluni Stati hanno riconosciuta, in recenti trattative, la necessità di liberare U commercio dalle restrizioni che lo deprimono. E l'esperienza va lentamente insegnando agli altri che il rovesciamento Ielle barriere economiche tra essi può essere il più sicuro rimedio contro la crisi. Sui validi resultali politici che possono scaturire da una tale politica, dalla sostituzione del buon volere al malvolere, della cooperazione alle esclusioni, noi non vogliamo indugiarci. Ma desideriamo che sia preso atto della nostra tonvinzionc che il ristabilimento della libertà economica è la migliore speranza per la restaurazione del commercio e del fredilo del mondo». j Le firme italiane e francesi Questo appello è Armato dalle più aite personalità del mondo bancario e industriale: governatori, presidenti, direttori delle maggiori banche d'Europa, grandi leaders dell'industria. I firmatari italiani feanno fatto la seguente dichiarazione: -, i sottoscritti, nel dichiaraTei la loro ade¬ sione allo spirilo che ha dettato il presente j manifesto, desiderano sia notato che essi, pur avendo collaborato alla recinzione del documento, avrebbero preferito d;ire a qualche parte di esso una forma diversa e più precisa. Soprattutto essi avrebbero desiderato che l'esame fosse stato esercitato non soltanto, sull'eccessiva altezza delle tariffe doganali e sulla rigidità delle tariffe stesse in vigore in parecchie Nazioni, ina anche sulle numerose Torme di diretta "o indiretta proiezione, distinzioni o preferenze, artificiali eussidii e restrizioni riell'etnigraiTione. Con tali riserve essi volentieri sottoscrivono il manifesto. •» Ed ecco le firme italiane: Giovanni Agnelli, Presidente della • Fiat > — Antonio Stefano Benni, Presidente della Confederazione Generale Fascista delle Industrie Italiane — Biagio Boirieilo, Vice-Presidente dell'Unione delle Camere di Commercio — Ettore Conti, Senatore e industriale — HiccarUo Guatino, Presidente della « Snia Viscosa » — Felice Guarneri, Direttore Generale dell'Associazione delle Corporazioni Italiane — Gino Olivetti, Segretario Generale della Confederazione Fascista delle Industrie Italiane — Nicola Pavoncella Presidente del Consiglio delia Banca d'Italia — Alberto Pirelli, Presidente dell'Associazione delle Corporazioni Italiane — L. Ti>epiltz. Amministratore della Banca Commerciale Italiana. FRANCIA. — R. P. Duchemin, presidente della Conlederazione Generale della Produzione Francese, presidente dell'Unióne delle Industrie Chimiche — Horace Finaly, direttore generale dilla Banque de Paris et des Pays Bas — E. Fougère, presidente dell'Associazione Nazionale d'Espansione Economica, presidente della Federazione della Seta — R, Laederich, reggente della Banca di Francia, presidente del Sindacato Generale dell'Industria Cotoniera — M. Lewandowski, direttore amministrativo del Coinpioir National d'Escompte di Parigi — R. Masson, direttore generale del Crédit I.yonnais — H. de Peyerimhoff, presidente del Comitato Centrale delle Miniere Carbonifere di Francia — P. Hichemond, amministratore della Banca Nazionale di Credito, presidente dell'Unione deile Industrie Metallurgiche e Minerarie — Ch. Sergent. ex-sottosegretario di Stato alle Finanze, presidente della Banque de l'Union Parisienne. I francesi dichiarano: « I sottoscritti, temendo che dei passi del documento possano dar luogo a qualche divergenza d'interpretazione, tengono a precisare i pumi su cui 6ono d'accordo. « Essi giudicano che lo stato d'instabilità e di disordine economico, in cui si dibattono nell'ora presente i paesi europei, origina j dalle conseguenze della guerra, e particolar- ' mente dalle crisi monetane che ne sono risultate. Credono che. per evitare l'aggravamento d'una situazione inquietante, convenga prima di tutto ohe i paesi in cui la moneta non è ancora stabilizzata, s avviano il più rapidamente possibile verso una moneta sana: questi paesi io potranno tanto più facilmente in quanto le relazioni economiche tra i popoli saranno ristabilite su basi normali, che favoriscano gli scambi commerciali. Es6i pensano, a questo proposito, che l'aumento o la rigidità eccessiva di certi sistemi tariffari, gli eccessi diretti o indiretti del protezionismo, nelle esclusioni o nei privilegi, gli ostacoli opposti agli affari internazionali dalle regolamentazioni abusive dei trasporti, debbano essere condannati. Si dichiarano, per conseguenza, favorevoli a tutte le misure che tenderanno alla soppressione di tali barriere artificiali, che s'oppongono alla libera ripresa delle relazioni economiche d'anteguerra tra le nazioni. Essi non potrebbero difatto dimenticare ch'è impossibile a qualunque stato moderno di vivere e di prosperare senza mantenere con gli altri 'Stati rapporti commerciali, e che, in conseguenza della stretta interdipendenza tra i popoli, non è che mediante un mutuo scambio di servizi di crediti e di mercanzie che l'equilibrio economico mondiale può Analmente essere raggiunto », Le altre Nazioni Delle altre Nazioni hanno firmato : INGHILTERRA. — Sir Arthur Balfour. predente della Arthur Balfour & Co., Sheffield — Henry Bell, direttore della Lloyds Bank — Sir Hugh Bell, produttore di ferro — Lord Bradbury, direttore della William Deacons Bank — William Carnegie, direttore generale della Banca Nazionale di Scozia —' W. H. Coat6, presidente della J. e P. Coats — Sir John Cowan, presid. della Redpatli, Brown and. Co. — Laurence Currie, della Glyn, Mills and Co. — F. C- Goodenough, presidente della Barclays Bank — Norman L. Hird, direttore generale della Union Bank of Scotland — Robert M. Holland-Martin, C. B., presidente della Bank of Liverpool and Martin's — William Howarth, presidente del Textile Institi ite — Lord Inchcape. presidente della Peninsular and Orientai Steam Navigation Co. — Lord Invernato, presidente della W. Beardmor'e and Co., Glasgow — Walter Leaf, presidente della West.minster Bank — Kenneth Lee, presid. della Tootal, Broadhurst, Lee and Co. — Sir Frederick Lewis, presidente della Furness, Withy and Co. — Lord MacLay of Glasgow, armatore — Andrew MacCosh, presidente della William Baird and Co. —- Reginald MacKenna, presidente della Midland Bank — Sir Adam Nimmo, presidente della Scottish Coal Owners' Associarion — Montagli Collet Norman, governatore della Banca d'Inghilterra — Visconte Novar, direttore della Union Bank of Scotland — A. A. Paton, .presidente della Liverpool Cotton Association — J. W. Beauniont Pease, presidente della Lloyds Bank — Eustace R. Pulbrook, presidente del Llovds — Lord Revelstoke, della Baring Bros, and Co. — Alexander Bobb, direttore gen. della Banca Commerciale di Scozia — Lione! N. De Rotlischild, della N. M. Rothschild and Sons — Sir Felix Schuster, direttore della National Provincial Bank — George J. Scott, tesoriere e direttore generale della Banca di Scozia — Sir Josiah Stamp, presidente della Executive of the London, Midland and Scottish Railway — Sir D. M. Stevenson, ex-presidente della Federazione Inglese Esportatori Carbone — Rees Griflith Thomas, direttore generale della British Linen Bank' — Douglas Vickers, presidente della Società Vickers — Lord Weir, della Weir and Co., Glasgow — Sir- Glynn H. West, presidente della Rylands Bros. — William Whitelaw, presidente della London and North Eastern Ilailway — Col. F. Vernon Willey. della Francis Willey and Co., Bradford — Sir Eercy Woodhouse, presidente della Camera di Commercio di Manchester — Sir Alexander Kemp Wright. direttore generale della Royal Bank of Spotland — D. Young, direttore generale della Clydesdale Bank. STATI UNITI. — cates W. MoGarrah, banchiere, New York — J. J. Mitchell, presidente dell'Ulinois Merchants' Trust Co., Chicago — J. P. Morgan, della J. P. Morgan and. Co., New York — Thoe. N. Perklns, della Delegation of the Citizens of the U. S. A., membro della Commissione delle Riparazioni — Melvin A. Traylor, presidente della First National Bank, Chicago — Albert H. Wiggin, presidente della Chase National Bank, New York. GERMANIA. — Goh. Kommerzienrat Dr. Bosch, presidente del Trust Chimico, Heidelberg — Geheimrat Felt» Deutsch, presidente della Società Generale di Elettricità, Berlino — Dr. Cari Melchior, dell.- M. M. Warburg e C., Hamburg — Franz von Mendelssohn, banchiere, Berlino — Dr. Schacht. presidente della Reichsbank — Karl Friedrich von Siemens, presidente della Siemens Bros., Berlino — Franz Urbig, della Disconto Gesell6chaft, Berlino — Vogler, direttore generale del Trust dell'Acciaio, Dortmund — F. H. Witthoefft, della India Merchants, Amburgo. AUSTRIA. — Oscar Beri, commerciante — Dr. Otto Bohler, produttore acciaio — Dr. Siegraund Brosche, industriale chimico — Dr. Paul Hammerschlag, della Oesterreichische Credit-An6talt fiir Handel uhd Gewerbe — Alfred Heinsheirner, direttore della Bank-Verein di Vienna — Maxime Krassny-Krassien. presid. della Niederosterreichische EscompteGescllschaft — Dr. Artur Ivrupp, della Berndorfer Metallwaren-Fabrik — Julius Meinl. industriale — Ludwig Neurath, della Oesterreichische Credit-Anstalt far Handel und Gewerbe — Dr. Redlich, ex-ministro — Dr. Richard Reisch, presidente della Banca Nazionale Austriaca — Barone Luigi Rothschild, della S. M. von Rotschild, Vienna — Richard Schoeller, della Schoeller Blackmann — Rudolf Siegart, presidente della Ali. Ost. Boden-Credit-Anstalt — Fritz Tilgner, presidente della Camera di commercio austriaca — Ludwig Urban, presidente della Hauptverbandes der Industrie Osterreich. BELGIO. — J. Garlier, vice-presidente del Consiglio d'Industria e Commercio — Ettore Carlier, amministratore del. della Banca d'Anversa -- M. Despret, presidente della Banca di Bruxelles — Charles Fabri, direttore della Banque d'Outremer — E. Franqui, vice-governatore della Société Generale de Belgique — F. Hautain, governatore dei a Banca Nazionale del Belgio — J. Van Hoegaeiden, direttore generale della S. A. d'Ougrée Marihaye — J. Jadot, governatore della Société Generale del Belgio — O. Lepreux, vice-governatore della Banca Nazionale del Belgio — F. M. Philippsón. banchiere — R. Tilmont, direttore della Banca Nazionale del Belgio — P. Trasenster, presidente della S., A. d'Ougrée Marihaye — T. Wiener, vice-presidente del Crédit General Liepeois — Paul Van Zeeland, direttore della Banca Nazionale del Belgio — CECO-SLOVACCHIA. - Dr. Josef Barton, presidente deU'Assoc. Tessili Cecoslovacca — Dr. O. Feilchenfeld. direttore della Banca di Sconto Boema — Dr. Hanus Karlik, presidente dell'Associazione cent. Cecoslovacca industria Zucchero — Dr. Bohuslav Marik, presidente della Ceskomoravska-Koblen A. G. — ilan Novotny, direttore generale della Pramyslova Bank — Dr. Vilem Pospisil, governatore della Banca Nazionale Cecoslovacca — Dr. Jaroslav Preiss, direttore generale della Zinnostenslia Bank — Dr. Vaclav Schuster, presidente della Allgemeiner Bóhmischer Bankverein — Dr. Adolfo Sonnenschein, direttore della Vitkovice Iron Work6 — Dr. Edoardo Stutz, vice-presidente dell'Unione Bancaria Boema. DANIMARCA. — A. O. Andersen, presidente deU'Assoc. Danese Armatori — C. C. Clausen, direttore della Privatbanken di Copenhagen — Emilio Hertz, direttore della Danske Landmansbank — Ernesio Meyer, : presidente della Società dei Mercanti — Etatsraad Fr. NOrgaard, direttore generale de'la Copenhagen Handelsbank — P. P. Pinstrup, presidente del Consiglio di Agricoltura — Lensbaron Rosenkrantz, direttore della Banca Nazionale di Copenhagen. NORVEGIA. — Caesar Bang — E. G. Borei) — Sir Thomas Fearnley — Kamstrup Hegge — Hleronymus Heyerdahl — A. F. Klaveness — N. Rygg — H. Westfal-Larsen — Wilh. Wilhelmsen. POLONIA. — Dr. Henry Aschkenovi — Stanilaw Karpinski — Exc. Marjan Szydlowski — A. De Wieniaw6ki. ROMANIA. — Maurice Blank — M. Oromulu. SVEZIA. — Gannar Dillner — J. S. Edstrom — Gust Ekman — Ivar Kreuger — Victer Moli — O. Rydbeck — Helmér Sten — K. A. Wallcnberg — Marc WaBenberg. SVIZZERA. — G. Bachmann — Frederick Dominice — Leopold Dubois — Albert Lombard — Rudolf Sarasin — cari Sulzer Schmid. Com'è accolto a Berlino l'annunzio del manifesto benino, <e ..uiw L'annunzio, venuto da Londra, del manifesto delie banche e delle industrie internazionali, suscita intenso interesse. Benché si ignori ancora l'esatto contenuto del documento, si ritengono alquanto iperboliche le espressioni di chi lo ha qualincato in lughiHerra «il documento di più alta importanza internazionale, dal trattato di Versailles in poi » : tuttavia si impone il fatto die esso porterà la firma delle maggiori e indiscusse autorità del mondo degli affari, da Morgan agli italiani Agnelli e Pirelli. Per la Germania, sottoscriveranno il manifesto il direttore della Reichsbank, dottor Schacht, e oltre ad altri autorevoli finanzieri, gli industriali Deutsoh, direttore dell'A. S. G., Siemens e Voegler, del maggiore trust tedesco dell'acciaio, e i presidenti delle Camere ih Commercio di Berlino e di Amburgo. In generale si sa ohe il manifesto proclamerà la necessità di liberare il commercio europeo dalle barriere doganali che Io paralizzano con danno generale, e di agevolare i trasponi e le comunicazioni, sistemami o anche il regime dei passaporti. Discordanti sono gli apprezzamenti circa il nesso di tale pubblicazione con il recente convegno degli industriali tedeschi e inglesi in Inghilterra. Se è vero che la prima elaborazione del ma nifesto risale a parecchi mesi fa, tuttavia non è da chiudere che la 6ua maturazione definitiva sia avvenuta sotto la spinta di avvenimenti recenti, e che lo scambio di idee tra gli industriali dei due paesi abbia servito anche a decidere del momento della pubblicazione: La Taegliche Rundschau, commentando le prime notizie 6ul manifesto internazionale, rileva soprattutto la critica radicale, in esso esplicita, alla politica seguita dagli Stati europei nel dopo-guerra; e tirando l'acqua al mulino tedesco, non ha di mira altro the il problema delle riparazioni. Il giornale seri, ve infatti: i Noi abbiamo sempre sostenuto questa idea: che è impossibile giungere alla ricostruzione dell'economia mondiale, scossa nelle sue basi dalla guerra, seguendo la via finora praticata riguardo ai debiti di guerra e agli obblighi che da questi sono (iettati. Non 6i può ammettere che i popoli europei aventi maggiore capacità di produzione e maggiore capacità di assorbimento di merci, subiscano salassi dei loro mezzi economici fino all'ultimo sangue; ne che dalla catena dell'economia mondiale, la quale si compone delle singole economie nazionali, siano tagliati fuori al nini anelli. In tale modo infatti la catena delle economie mondiali è ridotta a un mucchio di ferravecchi, senza vantaggio per nessuno, anzi con grave danno di tutti. Deve 'proprio apparire ora questa verità elementare T. Abbiamo aspettato abbastanza; ma per la vittoria della verità non è mai troppo tardi ». Aumento del dazio per I: carta da giornale Roma, 18, notte. La c Gazzetta Ufficiale » pubblica il decreto ministeriale 14 ottobre 1926 concernerne l'aumento del dazio dogan te sulla ca. ta da giornale, n decreto, compo. o tii un articolo unico, dice: ■ Il dazio di confine per la carta bianca s tinta, in pasta non patinata, in rotoli, destinata a giornali, di cui alla voce 817 a I. della tariffa generale dei dazi doganali in vigore, aumentato da Life 5 a lire 8 il quintale. 11 presente d-jereto entrerà in vigore il l.o novembre 1926». Gli interessi dell'Italia Roma, 18, notte. La 3tempa romana si occupa dei grandi trusts in forraazone in Europa, considerandoli in riferimento agli interessi italiani. Sul Giornale d'Italia il sen. Corradini attacca la democrazia, a proposito dei grandi trust internazionali. Egli scrive: « Celebrando il monopolio del trust delle Nazioni possidenti, la democrazia pensa anche all'Italia, che ha le sue virtù morali, le 6ue materie prime e le sue miniere. Vi pensa attraverso la Società delle Nazioni, tósa dice: « Si facciano i trusts, tutti i trusls di quante sono le materie» prime, industrie, banche; si costituiscano tutti i monopoli plutocraiici delle Nazioni possidenti e poi trusls e monopoli passino da Ginevra per la equa distribuzione. Così si provvede a questa vicina e non estranea realtà che si chiama Italia, popolo italiano, 40 milioni di viventi e tino Stato grande, in ragione di questi per 10 meno, senza contare i titoli morali e tutte le altre condizioni •. Lo scrittore nota poi che la democrazia con tale atteggiamento si dimostra insensata e cieca nella sua ideologia, dimenticando la sorte subita dagli iinernazionalismi socialisti, che allorquando scoppiò la guerra, sparirono per incanto, lasciando passare le inesorabili leggi della vita e della morte degli Stati. . 11 Mondo, nel suo editoriale, si occupa della creazione in generale dei trusts internazionali, ricordando i pericoli insiti nel fenomeno tra le Nazioni proletarie e consumatrici, e aggiunge: » La formazione di grandi trusls significa altresì, con le catene di imeressi che alftcciano di là dalle Irontiere, una dctenle di spL riti e una diminuzione dei pericoli e dei pretesti di guerra, che trovano il loro ambiente più adatto nelle esasperazioni nazionalistiche, ove sono tra loro inscindibili il lato politico, il lato econemico, il lato militare. Ma 11 raggruppamento dei colossi industriali, soprattutto se limitato e geloso di esclùdere le minori potenze, destinate a diventare clientela facilmente taglieggiabile, pur distruggendo potenzialmente le barriere doganali, minaccia di sostituire ad esse una forma non meno efficace di privilegio e di autoproduziono ». Il carbone Sul problema del rifornimento del carbone pubblica alcune informazioni H Lavoro d'Italia. A proposito delle limitazioni che la Germania intende applicare alle esportazioni di carbone, in seguito allo sciopero minerario inglese, il giornale informa: « Il ministero dell'Economia, data la situazione che si era determinata in Italia nella prima decade di ottobre, non ha mancato di tenere in giusto conto i desideri degli industriali no6tri e dei nostri commercianti ed altresì ha valutato l'importanza che può avere per noi il rifornimento rielle miniere polacche ed ha s'abilito di aumentare, come ha già aumentato di fatto, il numero dei vagoni per il trasporto. E' stato fissato che il minimo di vagoni a disposizione del servizio internazionale del carbone (zana polacca) sia di 140 al giorno. Noi dovremmo poter inviare su quel campo minerario 300 vagoni, magari anche 200. giornalieri per avere un servizio per terra, che ci compensi delle eventuali serrate, che possono essere tentate contro di noi. La Russia carica 50.000 tonnellate di carbone al mese e si assicura che la Polonia, adempiuti i 6uoi impegni colle regioni al suo Oriente, seguiterebbe, anzi, preferirebbe, i rapporti coiU'ltalia. A Genova, verso l'inizio delia seconda decade di ottobre, il carbone della Westfalia, o carbone per gas, veniva a costare sulla base di scellini 80.78 circa L. 470 per tonnellata su vagone, al minimo .140. La Polonia si assicura che rispetterà i contratti già conclusi a 33 franchi svizzeri, in miniera (anzi, per essere più precisi, i contratti vanno da franchi 29 a 33), si intende per carbone buono. Il prezzo di trasporto da Tarvisio a Genova, Milano e Torino è, presso a poco, sulle 70 e 80 lire per vagone. Quindi il carbone che per via mare costa a Genova 450 lire verrebbe a costare per via terra non oltre 300 lire la tonnellata ». /I Lavoro d'Italia quindi aggiunge : « I competenti uffici rivedranno l'esattezza di questi calcoli ed è certo che ne trarranno la convinzione che il problema carbonifero polacco è, in questo momento di cartelli, di grande importanza. Certamente, dal punto di vista degli scambi monetari, non possiamo non osservare che pel carbone polacco noi paghiamo in valuta estera subito le prime cento lire in miniera, ma le altre cento lire per il trasporto vengono conguagliate alla fine dell'anno tra le due amministrazioni ferroviarie e quindi, anche agli effetti del cambio, è il Governo che resta arbitro della situazione. L'Italia può aprirsi altri mercati e garantirsi anche quello ungherese (più propriamente continuare a servirsene) per scuotere il prepotente giogo di altre egemonia carbonifere ». Riparazioni e trasferimenti Sul modo come funziona il delicato meccanismo del piano Dawes, un redattore della Tribuna ha chiesto chiarimenti all'agente generale delle riparazioni. Mister Parker Gilbert, presentemente a Roma, dove ha paitecipato alla sessione del Comitato dei trasferimenti tenuta in questi giorni. Alla domanda se la Germania paga puntualmente Mister Parker Gilbert ha risposto : • Dalla firma del piano ha pagato con scrupolosissima puntualità. I pagamenti in contanti sono in aumento. Circa 65 milioni di marcili oro sono stati versati nel corso del secondo anno di esecuzione del piano. Il totale di tutti i trasferimenti, includenti consegne in natura e'd altri pagamenti, ha durante il primo anno del piano, raggiunto la cifra di circa 900 milioni di marchi oro e nel corso dal secondo anno di quasi 1 miliardo T75 milioni di marchi oro. Il compito del Coimitato dei trasferimenti è di operare il massimo dei trasferimenti, conciliabili con la stabilità del mercato dei cambi. Attraverso la Heischbunk, il Comitato tutela la valuta tedesca. Fino ad ora i trasferimenti non hanno suscitato difficolta, gravi ». Richiesto delle sue previsioni sulla esecuzione futura del piano Dawes, l'intervistato ha detto: « Sarebbe ozioso perdersi in previsioni del futuro. Gli esperti pensano che la risposta deve essere data dalle prove dell'esperienza. I! futuro del piano Dawes dipende necessariamente da una moltitudine di fattori operanti non solo in Germania, ma in tutto il mondo, e nessuno può seriamente assumersi la parte del profeta. Ad ogni fuodo può essere utile menzionare alcune circostanze che possono influenzare gli sviluppi del piano. Manifestamente molto dipende dall'andamento del commercio mondiale, dal n'"do come si sviluppano e modificano le sue correnti. I pagamenti fra Nazioni, siano essi nella forma di riparazione o di debiti interalleati, contengono ancora oscure incognite Non si sa precisamente fino a qua!» punto essi possano stimolare il commercio ed il movimento j delle merci. Inoltre un aumento graduale del 1 volume totale degli affari tra Nazioni preseli tarebbe listerò problema del trasferimenti, sotto nuovi punti di vista, che potrebbero favorirne la soluzione. D'altra parte, c'e da considerare l'influenza delle nuove industrie nei paesi che circondano la Germania; il problRma delle tariffe e di altre barriere al commercio. L'aumento del commercio estero della Germania e corrispondentemente della sua capacità di fare importanti acuisti all'estero dipenderà grandemente dal modo come questi fattori si svilupperanno negli anni che seguono. Nel campo delle riparazioni molto dipemde dal desiderio dei paesi creditori di ricevere merci tedesche. La capacità della Germania di fare pagamenti all'estero va anche soggetta ad imprescindibili fattori, sorgenti dalla stessa economia tedesca. Vi sarà da tener conto del raccolto annuale, non soltanto in Germania ma anche altrove, poiché la Germania per i suoi viveri dipende in parte da altri paesi. E vi sono tanti e tanti altri elementi di natura assai complessa... ». La lira a Londra: 115,87 (servizio speciale della ■ Stampa») Londra, 18, notte. Oggi allo Stock Exchange il miglioramento, che si mantiene operoso nella sfera delle -valute Ialine, trovava ancora una volta nei nostro cambio il suo più spiccalo punto di inc'ulinza, tal che la lira, apertasi stamane a 118,75 chiudeva stasera a 115,87. Intanto, il {ranco francese e quello belga aprivano rispettivamente a 168,87 e a 17 i,fi0; e chiudevano poi a 167,25 ed a 173,25. Il soprasronlo per le consegne di valute a un mese di scadenza andava stasera da 1,25 ad 1,50 per il franco francese; da 0,50 a 0.67 per il franco belga; e, da 2,50 a 2,75 per la lira italiana.