Alcune giorni a Wellington

Alcune giorni a Wellington Alcune giorni a Wellington (Da! nostro inviato) WELLINGTON (Nuova Zelanda), agosto. Ieri sera, dopo qualche ora clic oro arrivato in questa capitale, passeggiando per ile sue strade semi-deserte, facevo una melanconica constatazione. Che la vita del viaggiatore ha senza dubhio dei momenti piacevoli, ma che net giunge inevitabilmente qualcuno assai triste, il quale generalmente coincido con il trovarsi in una città, soprattutto ingleso e coloniale, dove non si conosce nessuno, ne si sa con precisione che cosa si potrà faro per uscire da un isolamento così sgradevole. Può darsi, però, che quasi di primo acchito, troviate la città simpatica e allora i vostri pensieri si coloriscono e sentito che la sera appresso vi sembrerà addirittura amica... E' quello che mi è capitato a Wellington, la città che ha i palazzi di legno più grandiosi del mondo (ne ha anche in pietra e ragguardevoli). Ve ne è infatti uno, di legno, a 4 piani, con 365 finestre, che era l'antico Palazzo del Governo: una vera rarità. Uno strano console Wellington dunque mi ò piaciuta subito, per una sua curiosa, falsa aria «vieillote» e romantica che mi rammentava una città scozzese rimastami nella memoria. E benché sapessi che di italiano non vi avrei trovato ciò una cinquantina di pescatori liparioti, andando il sabato sera a trovarli nella loro lontana e piccola comunità di Alien bay (negli altri giorni della settimana sono fuori alla pesca), o qualche maestro dei bel canto partenopeo e un garibaldino novantenne, sentivo che mi sarebbe bastato pochissimo tempo perchè la gente e le strade mi diventassero famigliari. Nè Pana nè le altre, però, ispirano alcunché di speciale se non il cbusiness* zelandese, che si specchia dalle colline nella chiusa baia di Port Nicholson, all'estremo sud dell'Isola Settentrionale, su una delle soglie dello Stretto di Cook, prediletto dalle balene. Cosicchò Wellington ha una posizione perfettamente centralo rispetto al Paese e attinge la sua bellezza maggiore da Port Nicholson, azzurro e calmo come un lago d'Italia, fra le montagne boscose. E' consigliabile, tuttavia, di ammirare Wellington, soprattutto dalla baia e di notte: allora la moltitudine delle luci sulle collino fa pensare a Valparaiso, mentre in realtà, la capitale della Nuova Zelanda, non ha che 115 mila abitanti e molte costruzioni strane nelle suo arterie, che da lontano danno l'illusione di esser di pietra, son viceversa, come vi ho detto, di legno e per questo semibrano antiche, mentre risalgono a 60 anni ifa. La mia prima visita qui è stata per Mister Tripp, agente consolare di S. M. il He d'Italia a Wellington. M.r Tripp fa il «t solicitor », vale a dire l'avvocato procuratore ed ha il suo ufficio in una casa qua lunque, sulla porta della quale distinguo uno stemma consolare italiano in deplore voli condizioni. Lo faccio osservare a M.r Tripp, che mi risponde: « Io sono inglese, non conosco una parola d'italiano e non le saprei neppur dire perchè mi sia addossata la carica di agente consolare onorario di Italia. Gli italiani qui non mi danno nessuna noia, perchè... sono quasi tutti cittadini neo-zelandesi. Se qualcuno non lo è ed 'ha bisogno di aiuto, lo accompagno da Mieter Paino, che è un ricco commerciante di pesce, cittadino neo-zelandese anche lui, ma memore della sua Patria... Accompagnerò anche lei da Mister Paino, se vuole, o da suo cugino che ha un magnifico negozio di frutta. Sono lo due personalità più insigni della Colonia italiana. In quanto allo stemma, convengo che è in pessime condizioni, ma io l'ho ereditato così dal mio predecessore, anche lui inglese, che lo adoperava come copri-caminetto. L'ho messo fuori, sulla strada, ma siccome non ricevo il becco di un € pence » dal Governo d'Italia, non l'ho fatto riparare. Che cosa yuol mai? Io non mantengo carteggio perchè, come lo ripeto, non conosco la lingua italiana, se ricevo qualche lettera in italiano me la faccio tradurre da M.r Paino, che però mastica poco la favella natale, soprattutto scritta, trovandosi in questo Paese da t rem t'armi e più. Le aggiungerò che non posseggo neppure la bandiera italiana e quindi non la posso esporre quando bisognerebbe ì. // padre degli italiani TJtn quarto d'ora dopo aver conosciuto JMister Tripp, sono « introduced » dallo stesso presso i signori Paino, mentre si trovano nell'esercizio delle loro funzioni, vale a dire vendono uno la frutta e l'altro il pesce, nei loro rispettivi e contigui negozi. Sono due ottime persone, originarie di Lipari, dove, secondo l'uso siciliano, si son recati una volta sola dopo l'espatrio per prender moglie, che mi accolgono con un mondo di feste e mi fanno capire che intendono onorarmi in casa loro e con un ricevimento speciale al c Club * italiano. Liquidano Mister Tripp, cioè lo mandano vìa per confidarmi che gli italiani sono umiliati di non aver qui un Rappresentante italiano di nascita e di sentimenti. La Francia e la Germania mantengono a Wellington o Auckland consoli di carriera, l'Argentina pure, la Spagna anche, senza contare i consoli d'America e dei Paesi Asiatici. « Meno male ohe abbiamo qui il Senor Bidoni » — concludono i Paino, c E chi è questo Bidoni t » — domando — « E' il Cònsole Generale d'Argentina, italiano d'origine, che ha sposato una signora di Fisa e che è come nostro padre ». Naturalmente vado subito dal signor Bidoni ed apprendo da lui altre strabilianti cose sulla nostra situazione consolare in Nuova Zelanda. Di esse non dirò che qualcuna di quelle che tornano ad onore del signor Bidoni che, memore del sangue italiano che ha nelle vene è memore pure del suo lungo soggiorno romano, dove ha fatto una vera collezione di pergamene laudative per la sua opera italo-argentina, si è reso qui veramente benemerito del nostro Paese, al punto che i neo-zelandesi e lo stesso Governo ricorrono a lui tutto le volte che desiderano saper qualche cosa che riguardi l'Italia e gli italiani. Ma il particolare, quantunque simpatico, non torna certamente a vantaggio del nostro prestigio, ed io non 60 abbandonare questo argomento senza esprimere la speranza che il Ministero degli Esteri a Roma provveda a sistemare anche in questo Paese la rappresentanza d'Italia. — Come mai — domando al sig. Bidoni l'Argentina ha stabilito qui un Consola GwvwaI?' — Per la semplice ragione — mi rispondo il mio egregio e vivace interlocutore che non ha ohe 33 anni e sprizza italica vitalità da tutti i pori — che la Nuova Zelanda e l'Argentina producono ed esportano le stesse materie e si fanno una concorrenza formidabile... Lei desidera che le parli della Nuova Zelanda economica o sociale? Volontieri! Sono qui da tre anni e l'ho studiata con passione. Sono sorpreso cho l'Italia la trascuri completamente, che le linee di navigazione italiane che arrivano a Sydney non ed spingano sino a Wellington. Di sola lana finissima la Nuova Zelanda, quest'anno, ha mandato a Genova per 8000 tonnellate. Ho qui sul tavolo richieste di importatori nco-zclandesi per cappelli italiani e automobili tFiat». E' vero che il Paese è relativamente piccolo, ma ha un commercio intonso: 107 milioni di sterline annue fra esportazioni e importazioni. Qui, le industrie Bono in embrione, tutto ciò che è manufatto è importato più dall'America che dall'Inghilterra. La Nuova Zelanda ha una prosperità diffusa, non esistono grandi ricchezze, ma. lo standard della vita di questi coloni è elevato. Pensi che su di una popolazione di un milione e trecento mila, si contano 732 mila depositanti alle Casse di Risparmio, con una media di depositi di 65 sterline. Ciò significa che la povertà in questo Paese è sconosciuta. Qui prevale la condizione modesta, la base della vita economica del neo-zelandeoe è l'ipoteca e i presbiti dallo Stato a lunga scadenza. E e Distriot Avances Departement * ha largito per 247 milioni di sterline di ipoteche sui terreni e sulle case. E' una cifra eloquente per dimostrare lo strano andamento della vita nel < Dominio », dove tutto ciò che costa un* cifra appena un po' rilevante : case, automobili, pianoforti, si compra a rate. — Ma tutti o quasi hanno la propria casa, l'auto e il pianoforte o la pianola. — E la Nuova Zelanda ha uomini insigni? — Sarebbe difficile affermarlo. L'attuai* Governatore, il generale Ferguseon, è un soldato e nulla più. Si contenta di rappresentare l'Inghilterra. I zelandesi preferivano Jellicoe, il grande ammiraglio che fu qui Governatore sino a 2 anni fa. Era un marinaio, aveva il senso delle necessità « insulari » di questo Paese, che ha uno spirito insulare particolarista, acutissimo. Il primo ministro Coates è una figura senza risalto. L'uomo più prominente è forse Stewart, il ministro delle Finanze. "Vada al Parlamento. Li vedrà e parlerà con tutti. Qui domina un sentimento democratico superlativo. Non esiste la minima differenza sociale. Tutti si considerano eguali. L'operaio o il « farmer » che incontrano il Primo Ministro lo apostrofano : * Allò Coates 1 » come un compagno. La Nuova Zelanda vive in un infischiamento superlativo di tutto il globo, veramente tipico. I Consoli sono appena notati. E' un Paese felice! Ha una scuola ogni 500 abitanti, le percentuali della mortalità che sono lo più basse della terra e una condizione della donna, rispetto alla quale, quella della stessa americana appare inferiore. Matrimoni, sport e nascite — A proposito, e l'affare della sensibile minoranza delle donne rispetto agli uomini t — Per un latino questo inconveniente sarebbe sconcertante ma pare che i neo-zelandesi vi si adattino a meraviglia. I matrimoni sono rari. L'uomo sembra unicamente assorbito dagli sporte e la più alta aspirazione della donna neo-zelandese non è affatto il matrimonio. Però il numero delle nascite illegittime è in aumento. La donna gode di una libertà immensa, partecipa alla vita politica dal 1S91, è in tutti gli uffici dove sono gli uomini e ed considera molto superiore al sesso forte, perchè in generale ha una maggior coltura e maggiori capacità. — Mi suggerisca qualche altra cifra sulla vita economica zelandese. — Come sa l'esportazione principale è la lana (13 milioni di sterline), segue il burro per 9 milioni e mezzo, che però è in diminuzione dall'anno scotso di 3 milioni. Altra esportazione fondamentale è la carne congelata per 11 milioni e il formaggio per 6. Si spendono qui 4 milioni di sterline annue per l'istruzione, cifra enorme per una così piccola popolazione. H debito nazionale è elevato: 127 milioni di sterline, costituito da 80 milioni di debito di guerra e dai vecchi debiti. Tutto questo è da pagarsi in 60 anni alla Metropoli. Si predicano economie anche qui e mentre da una parto si vorrebbe incoraggiare remigrazione inglese, dall'altra non si sa come contentare gli immigrati ai quali il Governo paga persino il viaggio. L'odierno inglese immigrato non è in generale un buon lavoratore. Pretende molto e rende poco. Prova ne sia che gli ingegneri inglesi della costruenda grande centrale elettrica di Mangahao presso Palmerston, nell'Isola Noro, non hanno voluto licenziare i 60 operai italiani che avevano assunto (veneti per la maggior parte), sostituendoli con inglesi, malgrado che in Parlamento si gridi giornalmente contro gli c intrusi » stranieri. E' un caso curioso. I poveri operai italiani, senza protezione diretta, hanno saputo imporsi unicamen te per le loro eccellenti qualità e la con dotta esemplare. L'agonia del mostro marino Dal quasi italiano Consolato argentino (e perfino ornato da un grande ritratto con autografo di Re Vittorio) sono passato al ( Departement af Pubblicity » del Governo, dove il titolare, il signor Messanger, mi offre la poco comune eorpresa, di un'immediata partita di pesca al Marlin Blah nello Stretto di Cook, su di un Mas che sventola sull'albero la strana bandiera azzurra con un Marlin Blak in campo bianco. — E* cotesto una specie di colossale pesce spada del peso di mezza tonnellata, un vero mostro marino della cui carne gli americani del Nord si mostrano assai ghiotti, mentre gli zelandesi non ne mangiano affatto. La pesca, sembra impossibile, la si fa con l'amo e con la lenza, ma dal momento nel quale il pesce ha abboccato a quello che si può issarlo nelle imbarcazioni a motore non possano meno di cinque^ o sei ore. E sono ore di agonia inverosimile, il mostro diventa t il più gran ballerino del Pacifico », i salti che fa fuor d'acqua sono prodigiosi per altezza. Ed è un uomo solo, colui che bxandegadfl la fortissima lenza pNcov2dWcraloqfizil'zimgrgLpco« lo/tlagorecoaaqcmpVlqgdopdaTscMsbctprislPtèmg1gnttnnusq1VLfcutaEièamlnctntBEmrhpdatggvzicnlsacgt dalla corda di seta, regola quell'eterna agonia sino allo spossamento completo del colosso che ci trasciniamo al rimorchio alla riva. H giorno dopo M.r Messanger invece della pesca mi offre una seduta alla Camera. La Nuova Zelanda ha il lusso di due Camere, come la Madre Patria. Non bisogna meravigliarsene, pensando che la Tasmania, con 200 mila abitanti soltanto, ne ha pur essa due. Il Parlamento è il più bell'edifìcio di Wellington, in pietra, di stile attico e decorato all'interno di magnifici marmi colorati della Nuova Zelanda e di poderose colonne pure in marmo bianco, quasi come quello di Carrara. Il Palazzo non è ancora finito e lo sarà quando la situazione finanziaria potrà chiamarsi migliore. Oggi, con l'affare della diminuzione delle esportazioni del burro, le cose non vanno ottimamente. Osservo, entrando nell'edificio, che gli uscieri sono tutti medagliati: i vecchi, reduci della guerra boera, i giovani, della grande guerra. Parecchi sono mutilati. L'aula ò nuova di zecca ed elegante, benché priva d'ogni suggestione artistica che ricordi questa prodigiosa conquista delle isole « più lontane » dal continente europeo e la loro rapidissima occidentalizzazione. // sonno dei deputati e la calza delle donne La Camera conta un centinaio di deputati fra i quali quattro bruni maori dalla larga faccia caratteristica. Sono colpito dal genere di scanni per i deputati, un divano ogni due, ampio e di cuoio imbottito. Parecchi onorevoli, profittando dell'assenza del collega sul proprio divano, stanno sdraiati, con un cuscino sotte il capo e dormono saporitamente. Questo particolare contrasta con la Folonnità jeratica dello « speaker » in parrucca e toga, tale e quale come alla Camera dei Comuni, compresa la mazza donila posata sui tavolo dinanzi e contrasta pure con la tenuta degli uscieri, che vestono il frak con le decorazioni. Un deputato parla e da lungo tempo. Sta facendo un discorso sulle pecore ('sono 25 milioni in Nuova Zelanda) e sui provvedimenti che il (inverno dovrebbe adottare per ovviare ai danna derivati dall'inclemenza della sta- gioue ohe con le pioggie troppo frequenti \compromette la qualità della lana... Questi |snno ;n generale i discorsi che s'intendono a! Parlamento neo-zelandese. Ma io colgo altri gustosi particolari su questa Camera, che sembra un poco il Consiglio Comunale di una grossa città, e preoisanfenie nella tribuna delle signore, dove un centinaio di venerabili dame seguon la seduta facendo tutte la calza. Manifesto ad un vicino la mia sorpresa per queste costume ed esso mi risponde che l'abitudine per !o signore zelandesi di far la calza durante le sedute parlamentari c antica come il dominio britannico delle isole. E si fa la calza anche al teatro e anche quando si va ad udire quell'usignolo australe ohe è diventata la signorina Tori dal Monte... Una nota assai comica è costituita dalla severità addirittura caporalesca dell'usciere addette alla tribuna riservata, che si agita come un energumeno per impedire che qualcuno dogli invitati appoggi i gomiti o le mani sul parapetto o estragga di tasca un taccuino o il fazzoletto da naso o scambi «bltlldlnì parlamentari zelandesi, r,a m im',ato speciale europeo... una parola sottovoce con il vicino, t Ordine Idello speaker'» proclama a ciascuno dei ■ suoi energici interventi l'usciere. Dopo la |seduta, «1 un giornalista che mi chiede le |mie impressioni t parlamentari », taccio della sincerità completa sull'argomento e il giorno dopo Wcr0 con sorpresa nel * Domi- iinion», uno dei giornali di Wellington (la stampa in Nuova Zelanda conta cotidiani innumerevoli, malgrado l'esiguità della popolazione : ri direbbe che qui leggono giornali anche i 25 milioni di pecore), un graziosissimo articolo pieno di * humour » sulle osservate Ho parlalo con qualche ministro. E' strano che tutti mi domandino quanti abitanti conta l'Italia e all'udir la cifra facciano grandi meraviglie! Ma soprattutto mi chiedono se la Nuova Zelanda mi piace, se cioè ho gustato appieno la sua seduzione maggiore, fatti di solitudini, di immensa pace c calma, di grandi montague sonanti di cascate, di pascoli popolati di armenti, di graziose città fra i rosai. »1 io rispondo cho mi sembra di a.ver sentito appieno cotesto « charme » e, per riflesso, anche quello cho la Nuova Zelanda doveva avere poco più di un secolo fa, con i suoi pochi tatuati maori abitatori, con le sue foreste sempreverdi (i soli alberi che in Nuova Zelanda perdan d'inverno lo foglie sono quelli importati, le foglie dello piante indigene non ingialliscono mai), con il suo Mna antidiluviano alto 5 metri, una specie di colossale « Kiwi », che è stato l'ultimo contemporaneo del mammut a scomparire sulla terra. ARNALDO CIPOLLA.