Il Giappone in Cina

Il Giappone in Cina Il Giappone in Cina (Dai noatvo inviato) Da TOKIO. Parecchi aspetti oscuri della guerra civilo clic dilania la Cina vanno indagati attraverso il prisma delle aspirazioni e delle ambizioni giapponesi. Tokio apparo un centro di intrighi dei diversi generali che si contendono il dominio della Gina e che per riuscire nel loro intento contrattano l'assistenza materiale e muralo del Governo giapponese. La strada, del caxis cinese passa per Tokio. Qui si trovano, in frequento contatto coi dirigenti governativi e col ministero degli- Èsteri, i rappresentanti di WuPei-l'u, di Ciang-Tso-lin, 'li Sun-Cian-fan, dei Governo di Canton. Emissari dei vari lucimi e snpertuciun fanno la spola tra Tokio e i differenti Governi cinesi. Ed il Governo giapponese, che non ha abbandonate le tradizionali cupidigie sulla Cina, dopo i non lontani insuccessi della sua diplomazia, cerca di raggiungere, con maggior cautela e per altre vie, i bramati obiettivi. L'assalto giapponese alla Cina, iniziato bruscamente nel 1915 con la presentazione dol famoso ultimatum delle e ventuna domande », peggiorata edizione dell'ultimatum austriaco alla Serbia, che accettato integralmente avrebbe posto la Cina sotto la tutela del Giappone, è fallito. L'ultimatum, senza nessun preavviso e senza scambio di conversazioni col ministro cinese degli Esteri, venne presentato improvvisamente e direttamente al presidente della Repubblica cinese con l'intimazione di mantenere il segreto più assoluto. Il Governo di Pechino dovette, sotto la pressione di una minaccia di guerra, accettare molte delle i ventuna domande » che limitavano ia sovranità della Cina. Il Giappone, in un momento di frenesia imperialista, forte della propria alleanza, con l'Inghilterra e con gli alleati, mal valutando le proprie possibilità e gli inevitabili ostacoli internazionali che avrebbe incontrati alla fino della guerra europea, si illuse di poter compierò tranquillamente un colpo di mano sulla Cina che con poca spesa gli avrebbe assicurata la incontestata supremazia politica ed economica su ricchi e vastissimi territori. Occorreva ottenere il beneplacito delle grandi potenze al piano di accaparramento giapponese in Cina. Ed il Giappone nulla trascurò per conseguirlo. Nel 1916 stipulò un trattato segreto con la Russia per dividersi, con l'antica e indebolita rivale, la supremazia nella Cina « contro la dominazione politica di una terza potenza > (si alludeva principalmente all'America). Nel marzo 1917 gli alleati riconoscevano al Giappone, con -una convenzione segreta ignorata dall'America, i diritti esercitati dalla Germania nello Shantung. Pochi mesi dono una convenzione giapponese-americana, la convenzione IsMi-Lansing, riconosceva al Giappone, in termini vaghi, interessi speciali in Cina particolarmente nei posti dove i possessi territoriali sono contigui, ma nello stesso tempo dichiarava cho la sovranità della Cina restava intangibile e che la politica della porta aperta doveva essere rispettata. I giapponesi lasciarono trasparire ch'essi intendevano dare un'interpretazione arbitraria alla convenziono Tshii-Iansing. Per essi gli « interessi speciali » significavano che le altre potenze non dovevano agire in Cina senza uno soambio di vedute col Giappone: una specie di controllo giapponese sugli affari esteri cinesi. L'integrità della Cina e il principio della porta aperta non costituivano, per i giapponesi, clausole vincolatrici. Il ministro degli Esteri Motono, parlando con l'ambasciatore di Russia Krupenslci (corrispondenza diplomatica pubblicata dai bolscevichi) non escludeva la possibilità di futuri malintesi sull'interpretazione della convenzione Ishii-Lansing « ma allora, soggiungeva, il Giappone avrà a propria disposizione mezzi più efficaci degli Stati Uniti ». Nel luglio 1918 una nuova convenzione, imposta alla Cina, assicurava al Giappone concessioni ferroviarie, minerarie e forestali. 9 Questa audaoe politica imperialista condusse il Giappone a risultati negativi. Il Giappone non si attendeva lo scoppio di indignazione, soguito da una catena di boicottaggi che continuano tuttavia, suscitato dalla sua politica brutale nell'offeso orgoglio nazionale cinese. Vi furono in tutta la Cina, — anche lo scorso maggio ricorrendo l'anniversario della presentazione delle « ventuna domande » le principali città cinesi commemorarono < l'umiliazione nazionale » ed espressero il proposito di liberare la nazione da tutte le inframmettenze straniere — vivacissime proteste; un profondo solco di rancori venne scavato tra la Cina ed il Giappone. La tela diplomatica tessuta dal Governo di-Tokio si trasformò in un reticolato di allarmi, di diffidenze e di sospetti che circuirono il Giappone isolandolo. L'accordo Ishii-Lansing venne denunciato dagli Stati Uniti. L'Inghilterra, trovando i propri interessi più consoni agli interessi americani intesi alla conservazione dello Hotu-quo nell'Estremo Oriente, denunciò l'alleanza col Giappone e successivamente decise la creazione di una potente base navale a Singapore. Alla conferenza di Washington il Giappone si trovò in una situazione tale da dover c spontaneamente » rinunziare alla maggior parte delle sue pretese sulla Cina e specialmente a quelle sullo Shantung. Con altre minori, rimasero inalterato le domande che riguardano il Liatùng e le ferrovie mancesi Intanto la Russia, che pareva eliminata dalla politica dell'Estremo Oriente, riappariva alla ribalta : la Mongolia esteriore, bramala dai giapponesi, diventava una repubblica soviettista obbediente agli ordini di Mosca; l'ambasciatore bolscevico Karalui n concludeva col Governo di Pechino nn trattato sulla base della t giustizia reciprocità ed eguaglianza » e con la rinunzia a tutti i settlements russi, all'indennità dei boxers, all'extraterritorialità e giurisdizione consolare per i sudditi russi ; funzionari moqftin o i n a i i bolscevichi venivano inviati a Kh'arbin alla direziono mista della ferrovia dell'estxaMse, prolungamento t.ransmancese verso Vladivostock della ferrovia Transiberiana jj emissari di Mosca piovevano in Cina a fomentare contro le inframmettenze straniero l'esasperato risveglio nazionalista cinese. Il Giappone ha compreso che dopo gli eventi degli ultimi anni e col ritorno, ia nuova veste, dell'influenza russa in Cina occorreva mutar politica, cercando di ottenere con le carezzo e con la buona grazia quello che non aveva potuto ottenere con la forza. Parecchi elementi direttivi della politica estera cinese riconoscono che la politicai imperniata sull'accettazione delle « ventuna domando » ha costituito un errore madornale ed una battuta d'arresto nello sviluppo dell'influenza giapponese in Cina. Si va accentuando il proposito di tendere alla nuova Cina una mano amica: e più di uno si chiede se quello che il Giappone noni ha potuto ottenere fidando nella cabala diplomatica con gli alleati contro la Cina, non possa invece, sotto altra forma, eseera conseguito ponendosi a fianco della Cina contro lo inframmettenze europee. Onda la' necessità di creare in Cina una situazione politica favorevole alle aspirazioni giapponesi ; onde l'assistenza, in armi e in consiglieri, tecnici, al generale Ciang-Teo-lin O l'appoggio al partito Anfù ; onde gli intrighi per avere a Pechino ed in Cina un governo disposto ad accogliere, con un'amichevole collaborazione, l'ispirazione da Tokio ; onde le recenti attestazioni di simpatia ai fratelli cinesi e la propaganda intesa ad adottare, sotto gli auspici del Giappone, la dottrina di Monroe anche per l'Asia, secondo il principio l'i Asia agli asiatici a enunciato persino da uomini politici, rivestenti posizioni ufficiali, come il visconte Ishii. Il Giappone ha già conquistato in Cina, e soprattutto in Manciuria, una posizione preponderante in confronto agli altri Stati europei ed americani. La South Manchuria Railway Company, organo del Governo giapponese, creato ad imitazione della Compagnia delle Indie, moltiplica la propria attività in Manciuria finanziando nuove industrie, gestendo fabbriche e miniere. Dai giacimenti di Fushun, vicino a Mukden, nei quali la Compagnia ha investito oltre 120 milioni di yen, si estraggono ora cinque milioni di tonnellate di carbone all'anno., Essa apre anche scuole per diffondere la conoscenza della lingua giapponese e gestisce i principali alberghi per facilitare e controllare il concorso dei forestieri. Il Governo di Pechino cerca di resitteTé e di intralciare la penetrazione e l'espandersi degli interessi giapponesi. Esso però ha scarsissime influenze locali. Per antica tradizione i poteri civili e militari sono riuniti in Manciuria nello stesso tuciun che ha titolo di viceré. Tale carica è coperta da otto anni dal maresciallo Cian-Tso-lin,; antico brigante tonguzo (barba rossa) il quale ha saputo rendersi indipendente dal potere centrale e a dominarlo ad intervalli con la creazione di un numeroso esercito armato ed istruito all'europea. Assistito dai giapponesi e devoto ad essi, Ciang-Tsolin subisce a Mukden il controllo ed i consigli delle autorità civili e ' militari giapponesi e non può assumere un contegno ini opposizione diretta con i loro desideri. Oltre ad un servizio diplomatico e consolare composto di centinaia di funzionari, varie navi da guerra, numerosi piroscafi,: Guarnigioni e polizie dello concessioni, il Giappone ha in Cina decine di migliaia di connazionali e molti personaggi cinesi cha per una ragiona o l'altra sono sotto la protezione giapponese. Il sistema dell'extraterritorialità, applicato in queste proporzioni, viene quasi a costituire una speciale forma di stato di fatto giapponese in tutti i centri, lungo tutte le vie marittime e finn viali e lungo le ferrovie del nord della vicina repubblica. Con una simile organizzazione si può sempre mettere in scena mt fattaccio, fornire armi ad un tuciun, intralciare i trasporti di un'armata, mettete d'accordo generali in conflitto ed ospitare personaggi pericolanti. Il Giappone appare talora fra le quinte e la buca del suggeritore del palcoscenico delle guerre civili cha insanguinano la Cina e tende a stabilizzare nella Cina unificata una situazione ed- un governo che gli sieno propizi. Per il momento, con l'ingresso delle soldatesche di Ciang-Tso-lin a Pechino, gli eventi volgono favorevoli ai disegni giapponesi, ma la guerra civile, satura di incognite, notf è finita. Il Giappone sarebbe disposto, allo scopo di cancellare le avversioni provocate dalla politica delle « ventuna domande b e» verso compensi, ad accogliere le richieste cinesi per l'abolizione dei diritti di extraterritorialità. Già personalità giapponesi hanno iniziato trattative — un messo è stato inviato anche presso il maresciallo WnPei-fu ad Hankao — con personalità cinesi intorno a questa progettata rinuncia. Le. conversazioni necessariamente lunghe avvengono all'infuori deile altre potenze straniere tenute all'oscuro dei propositi giapponesi. Il Giappone vorrebbe concluderà separatamente, da solo e per primo, la rinuncia ai diritti extraterritoriali per averne eventualmente i maggiori vantaggi; Si afferma che il Giappone chiederebbe come compenso i diritti di possedere terre ia Manciuria e la facoltà di commerciare liberamente in tutta la Cina. Molti giapponesi eono favorevoli a! pass« che migliorerà grandemente i rapporti ciao» giapponesi e consentirà al Gianpone di far»' si, a cuor libero, araldo delia dottrina di Monroe applicata all'Asia:- l'Asia agli asiatici . Cioè, in parole povere, l'esclusionaj dall'Asia, e soprattutto dalla Cina, di ogni intromissione europea e la trasformazione, de! continente liberato in una caccia rise» vata per i commerci e per le imprese eiap-. ponesi. LUS1ANQ MAGRO.'

Persone citate: Cian-tso-lin, Ciang, Ciang-teo-lin, Ishii, Monroe