Il tempio di Siva

Il tempio di Siva Il tempio di Siva p(Dal nostra inviato) DA M ADURA. L'induismo ha conservato nell'Iudia meridionale le sue più imponenti e caratteristiche architetture dei secoli decimosesto e decimosettimo.* Presenta vivi ed intatti i «uoi tempi, immensi come piccolo città, $ieni di tenebre, di mistero, di genti e di riti che afuggono alla nostra comprensione, con le loro alte e strette piramidi tronche tutte ricoperte di altorilievi raffiguranti una caotica moltitudine di idoli, di mostri umani, di animali lanciati verso il cielo confusamente come lo covulse espressioni di una violenta esaltazione religiosa. Templi di Trichinopoli, di Siringani, di Ta.njore e di Madura che probabilmente non hanno più di tre secoli di esistenza, ma che ci appaiono vive immagini di templi e di riti di lontano civiltà sepolte sotto la polvere di millenni. Come una cittadella abitata da centinaia Si bramini, da centinaia di domestici degli dei, danzatrici e musicanti compresi, da Vacche sacro a da placidi giganteschi elefanti, da dispersi pellegrini che non hanno trovato altro ricovero, e ria fedeli che vogliono saturarsi di religiosità, vi appare questo complesso tempio di Madura, il più celebrato dell'India meridionale dedicato a Siva, distruttore e rigeneratore, ed alla sua augusta sposa Parvati. Si entra nella vasta cinta rettangolare 'del tempio passando attraverso un ampio corridoio aperto in un gigantesco gopuram, piramide tronca di una sessantina di metri d'altezza costruita con monoliti di granito fissati insieme dal cemento e rivestita esteriormente, dalla baso alla cuspide, da una moltitudine di divinità tagliate in alto e basso rilievo nei sovrapposti blocchi delle immense pareti. Ai due lati del corridoio, fra i pilastri tormentati da multiformi e contorte immagini di scolpite divinità, e per lungo tratto nell'interno del tempio, 6tanno allineati numerosi mercanti di lampade, di fiori, di ninnoli, di cibarie. Ma soprattutto si vendono fiori, sciolti o intrecciati a ghirlande che riempiono l'aria di un acuto profumo: un profumo che vi accompagnerà corrompendosi man mano in un'atmosfera grassa e pesante fatta di esalazioni di fiori in putrefazione, di burro e di olio consumati in migliaia di piccole lampade, di feci degli animali sacri e di traspirazioni della folla ; atmosfera stanante, mal respirabile in questi non aerati templi, che non conoscono finestre e clic ricevono l'aria e la luce solo dalla porta. TI tempio c composto da una serie di edilìzi, di santuari, di corridoi chiusi in tre cortili concentrici, ciascuno dei quali è. sormontato da due gopuram che disimpegnano, con la loro imponente massa piramidale tappezzata in alto e bassorilievo da una moOtitudino di divinità e di simboli contorti quasi in atto di divincolarsi dai monoliti di granito che li avvince, le funzioni di porto monumentali. Corridoi lunghi ed oscuri, punteggiati di lampade offerte agli dei, fiancheggiati da una serie di pilastri monoliti scolpiti e riempiti da una moltitudine di contrastanti e deformi figure : decorazioni di allineati cavalli impennati, divinità dalle molte braccia e dalle molte teste che vi guardano con un'espressione feroce e sembra che abbiano il compito di diffondere intorno ad esse un senso di fosco terrore, danzatrici contorte in pose stravaga?iti, elefanti di pietra, mostri umani, tutto il millenario bagaglio dell'induismo o tradotto e moltiplicato sulla pietra scolpita da legioni di ignoti artefici, immersi in un febbricitante delirio religioso. Entrate in una vasta sala semibuia, che sembra sfuggirvi nell'indeterminato e intimorirvi col suo mistero di pareti fatte di tenebre nello quali intravvedefce ombre di colonne che vi sembra continuino fino all'infinito. D bramino che vi accompagna alza la torcia resinosa sulle sculture dei pilastri ; bagliori fiammeggianti si riflettono intorno, illuminano fuggevolmente zone del tempio che vi appaiono nel giuoco dello ombre più vaste c più profonde e più impalpabili di quello che sono in realtà; gli dei di pietra sembra si muovano nella mobile luce incerta ; le proporzioni sono alterate in questo cripte oscure e schiacciate; migliaia di lampade punteggiano Tosourità rotta dai riverberi metallici degli ìdoli dorati; una folla di fedeli appare e scampare fra le colonne recando agli idoli offerte di fiori o di lampade, di viveri e di preghiere > vacche sacre erranti fra i fedeli, pappagalli liberi e in gabbie, pipistrelli che al frastuono dei gong battono le ali nell'aria mefitica. In un angolo abbandonati a terra, come spazzatura, vedete alcuni idoli di legno. Nessuno si cura più di essi : un ideilo per divenire oggetto di culto deve essere consacrato da una serie di cerimonie. Bisogna ohe la divinità sia evocate e venga a fissarsi e ad incorporarsi nell'idolo. Partita la divinità, l'idolo perde ogni significazione: la sua temporanea funziono è finita e diventa un oggetto comune finche la nuovamente invocata divinità verrà a risiedere in lui. Ad un tratto un tintinnio di campanelle attrae il vostro sguardo sul fondo oscuro della sala: non vedete dapprima amila; il tintinnio si avvicina e scorgete una mostruosa ombra ohe avanza precisandosi nelle tenebre, poi una seconda ombra. Sono due gigateschi elefanti — in questa sala oscura tutto appare gigantesco, sproporzionato indefinito — si avanzano lentamente ; un uomo, seduto su di essi a gambe incrociate, li guida. Sono gli elefanti 6acri «he partecipano alle processioni. Vi sembrano usciti dal mistero della parete di tenebre. Parecchi fedeli si raccolgono ai Iati, presso i pilastri, per lasciar libero il passo agli elefanti ; una vacca sacra che si indugia in mezzo alla sala viene sospinta con una sculacciata verso un lato e va a mangiare nn mazzo di fresche roso che le viene offerto da un fedele. Due danzatrici escono dall'ombra ed appaiono scintillanti di sete e di ori davanti agli elefanti : sono due sacerdotesse di Siva seguite da domestici recanti ghirlande di fiori. Gli elefanti attendono la consueta cerimonia dell'aratty, una specie di scongiuro contro il malocchio. Lo danzatrici versano del burro liquido in una lampada fatta di pasta di riso, collocano la lampada accesa su un piatto di metallo che viene alzato, a due mani, davanti alla testa dell'elefante e con esso vengono eseguiti una serie di lenti, ieratici giri. Poi ogni elefante, decorato con due ghirlande di fiori, si allontana e scompare per ignota destinazione fra le ombre del tempio. Ad un tratto un rumore di gong e di pifferi rompo il silenzio della sala: un gruppo di uomini e di donne si avanza chiassosamente circondando tre uomini che in omaggio alla dea Mahri-Amma si sono legata la bocca passando un filo di rame attraverso le guance e le labbra. I tre uomini avanzano come in uno stato di sonnambulismo, recano al collo grandi ghirlande di fiori, ai loro lati dai fedeli si affannano a rinfrescarli con dei ventagli. Cupo spettacolo in questa cupa atmosfera : con idoli di pietra contorti in gesto d'ira o di minaccia; con un avvicendarsi di uomini e di donne senza pace, senza mai un sorriso di serenità; con un senso di terroro sugli uomini e sulle cose e con questa tortura che inserisce nel torbido quadro religioso una nota di alcune tendenze dell'esasperato induismo volte a sottoporre il corpo a sofferenze dure e talora atroci onde assicurarsi delle benemerenze per il paradiso di Brahma. Uscite dall'incubo di queste sala alla calma riposante di un vasto, quadrato specchio d'acqua, che Iva circa seicento mètri di lato, circondato da un doppio colonnato e da gradini di pietra. E' il « lago dei loto d'oro » sul quale ogni anno vengono condotti a passeggio, in una grande barca appositamente costruita, Siva, Parvati ed i loro due figli. Ora uomini e donne compiono con grande religiosità le loro abluzioni purificatrici e con essi anche qualche vacca sacra scende a prendere il bagno nelle acquo del « loto d'oro i. La visita continua : al disopra del colonnato che circonda il « lago dei loto d'oro » si scorge la cupola dorata di un tempio vietato allo straniero. E' il tempio che ospita gli idoli massimi: Siva e Parvati. Alla notte il tempio assume un aspetto fantastico. Si attende l'oscurità, destinata ad accrcscrc i! senso di mistero o di terrore, per celebrare i maggiori riti, per offrire i migliori voti, per innalzare lo più fervide preghiere. Escono alla luco fumosa delle torce le processióni propiziatici. Una massa fanatizzata si stringe intorno agli idoli, li avvolgo, di manifestazioni chiassose, li segue intorno al tempio al suono di discordanti strumenti che talora accompagnano le danze offerto a divertire od a placare la divinità da alcuno devatfassìs vestite di fiori. Ma anche altri riti occulti si svolgono nel mistero delle notti di Madura. Il baccanale e la sensualità indiana trovano la loro celebrazione in qualche tempio appartato ma non ignoto alla popolazione. Una setta sivai la celebra la Salci pugia, cioè il sacrificio alla l'orza ed alla potenza personificala nella moglie di Siva. La cerimonia comincia con un pasto disordinato di carni e di liquori, effettuato confusamente, al tempio, da uomini e donne e finisco in orgie senza limiti c senza nome. Solitamente al centro del tempio si colloca un grande vaso di acquavite ed una giovanotta nuda, giunta .ill'el-à della pubertà. Un bramino evoca la dea Sakli chiamata a risiedere nel vaso di acquavite f- nel corpo della giovanetta. Si officino ali acquavite ed alla giovanetta sacrifizi di fiori, di incenso, di sandalo e di lampade accese. Poi i convenuti si cibano disorrliniatamente di carni, strappandosi di bocca. In vivande, si inebbriano di acquavite appressando le. labbra al grande vaso santificalo, e nella proclamata comunità di domi" n di caste si abbandonano a tutti gli eccessi della sensualità. Altri templi indiani sono tristamente famosi per In loro corruzioni : donne che invocano figliolanza vengono invitate a trascorrere la notte al tempio dove riceveranno la visita di qualche divinità; al tempio di Vengati a ^uara, dedicato a Visnù, nelle grandi cerimonie annuali i bramini scelgo¬ e a o a e i o i o i e ¬ no lo più bello donne per offrirle a Visnù, con compiacenza dei parenti onorati della inaspettata parentela con la divinità. Quando le donne invecchiano od i bramini sono stanchi di osse, Visnù chiede, per bocca dei loro interpreti, il divorzio. La donna viene bollata con un marchio a fuoco del tempio e munita di un certificato nel quale è detto ch'essa ha servite per un certo numero di anni in qualità di moglie legittima di Dio, vien messa alla porta e raccomandata alla pubblica carità. L'induismo accoglie e confonde nel proprio grembo tutte lo passioni, tutti i sentimenti, tutte le superstizioni. Ed anche le turpitudini sono divinizzate a fianco della dolce purezza di care immagini femminili della leggenda inlù: Sakuntala, Sita, Savitri. I/e raffigurazioni sconce appaiono in alcune scultura- d<:i templi ed in alcune processioni: voce possente, irresistibile della procreazione esaltate ai massimi onori in quest'India inquieta e sensuale che alla fuggitiva precarietà della vita oppone una più Tapida riproduzione della specie umana nel frenetico simbolismo di Siva, distruttore c nello stesso tempo rigeneratore. LUCIANO MAGRINI.

Persone citate: Sita

Luoghi citati: India