L'Associazione quasi bicentenaria da cui sorse la Federazione del Libro

L'Associazione quasi bicentenaria da cui sorse la Federazione del Libro L'Associazione quasi bicentenaria da cui sorse la Federazione del Libro Non molti fra i cittadini torinesi sanno che nella nosna città ha la sua sede una Associazione operaia, di mutuo soccorso che conta ormai quasi due secoli di esistenza — precisamente centottantotto anni — essendo stata fondata cjui in Torino nel 1738, nei tempi in cui — a dar retta ad un detto popolare — « i topi portavano le pantofole ». Que-1 sta Associazione, a cui dal Congresso generale delle Società mutue italiano, tenuto a Roma nel tSS?, venne conferito l'augusto titolo di « Società tnadre », è f « Unione Tipografica Italiana • che ha due filiali: una a Firenze e l'altra a Roma, quasi a contrassegnare le tappe gloriose dell'unificazione della Patria. Le origini, gli sviluppi, i meriti di queFta poderoso quercia della mutualità italiana, presentano più di un aspetto interessante e ammaestratore. Se un giorno qualche studioso vorrà scrivere la storia delio spirito d'associazione nel nostro Paepe, dagli albori finn ni profondi rivolgimenti ultimi, troverà, negli atti di questa Società, degli eiememi del più alto valore documentario, anche perchè da essa è rampollata quella « Federazione del Libro » che ha segnato nella 6toria del sindacalismo nostrano delle orme che non saranno cancellate tanto presto, e che sono state largamente illustrate l'anno scorso in occasione del suo primo cinquantanni di esistenza. L\< Università s> dei tipografi Particolarmente curioso è l'atto di nascita Hi questa Società. Il giorno 13 giugno 1738 venne presentata al « Consolato di Sua Maestà sovra li Cambi, negozi ed arti, in Torino sedente » un'istanza cosi concepita: « LI lavoranti stampatori della presente tlttà. rappresentano a VV. EE. siccome avendo da stabilire qualche affare per l'arte, e per ciò lare bisognandovi alcuni Congressi, nò pudendo li medesimi fare senza l'opportuna permissione, perciò dalle medesime fe ne raccorrono. Umilmente supplicandole si degnino permettere alli suddetti di fare li suddetti Congressi per provvedere alli affari come sopra narrati e suoi bisogni, ed ove li parerà e piacerà. — Merzandi, presidente ». Sotto la stessa data (o dimenticate celerilà della burocrazia antica!) il Referendario di Corte, Lanfranchi di Bosnasco concedeva parere favorevole alla desiderata adunanza con queste parole: « Si permette alli Raccorrenti di congregarsi, purché si radunino nell'anticamera del Magistrato con l'assistenza del Segretario del medesimo ». E quattro giorni dopo, 17 giugno 1738, 11 permesso della riunione veniva dato dal Consolato, nei seguenti termini: « Il Consolato di S. M. sopra li Cambi, Negozi ed Arti in Torino. Vista l'allegata supplica presentataci per parte di lavoranti stampatori di caratteri della presente città, et suo tenore, considerato per le presenti, abbiamo permesso et permettiamo alli Raocorrenti suddetti di congregarsi per l'effetto esposto, purché la Congrega 6egua nell'anticamera di questo Magistrato con assistenza del Segretario del medesimo ». Il documento porta la firma: « Per detto Ecc.mo Consolato: Boccali, nodaro per il 6ignor Segretario Pollini ». Ottenuto così il permesso — anche solo per l'anticamera — i lavoranti stampatori provvidero ad un'altra indispensabile formalità : chiedere licenza all'autorità ecclesiastica di eleggere a loro protettore Sant'Agostino, perfchè ogni organizzazione di mestiere, allora, Idoveva esser posta sotto il patrocinio di un Santo. A questa bisogna provvidero — e non risulta in quale veste — gli « stampatori » Filippo Bartolomeo, Ausonio Campana e Giuseppe Onorato Boetto che scrivevano « a nome di tutti gli altri ». Questi tre, che ora si chiamerebbero organizzatori, rivolsero all'Arcivescovo, che era un Francesco Arborio di Gattinara, una petizione nella quale dicevano : « Narrano gli Operai Stampatori de' libri Hella presente città, siccome avendo da erigere Università, et non potendo la medesima fare senza l'opportuna Elezione di qualche Santo, che li serva di Protettore, hanno, dopo già varj longhi riflessi, acciò le cose sue vadino sempre di bene in meglio e tutto si faccia 3d onore e maggiore gloria di Dio, stabilito di eleggere, conie eleggono per suo Santo Avvocato e Protettore il Grande Sant'Agostino (purché da V. Ecc.za Rev.ma venga permesso) come primo Dottore della Santa Chiesa, anzi il primo che diede i suoi scritti alle stampe... ». E l'Arcivescovo, con encomiabile prontezza, in data 20 giugno scriveva, sotto l'i6tanza: « Concedimus iuxta petita - .+ Frane., Archiep., Taurin »'. I 33 fondatori Nella stessa giornata un Monsignor Martini, evidentemente segretario o Vicario dell'Arcivescovo emanava il Decreto in virtù del quale: « Sia noto all'Universo » che era concesso agli « operarijs Tipis » di Torino Hi eleggersi Sant'Agostino a protettore e di erigere l'Università desiderata. Muniti cosi di tutti i permessi, due giorni Hopo gli iniziatori dell'organizzazione si radunavano — o congregavano — « nell'anticamera » del Consolato. Il verbale dell'adunanza, redatto dal Segretario del Consolato, Pollini, reca i nomi dei trentatré convenuti che, come curiosità storica riportiamo: Francesco Ardente. Bartolomeo Caffasso, Giacln to Caffasso, Giuseppe Boetto, Filippo Cam. pana, Francesco Astri, Carlo Astri, Gaspare feayno, Carlo Francesco Ghilardone, Michele Angelo Momfoello, Giuseppe Maehiolo, Già Cinto C'àys, Giambattista Garzino, Giuseppe Zaccaria. Matteo Clapier, Gio. Domenico Rolando. Gaspare Giuliano, Giacomo Signa, Bernardino Giriodi. Giuseppe Lasagna, Pietro Zacaria, Gio. Antonio Ayres, Francesco Magante, Stefano Robba, Francesco Antonio Mairesc. Francesco Bertonasso. Gio. Pietro Franco. Giuseppe Bongioanni. Prospero Gagliardi. Gio. Battista Aygmano. Filippo Antonio r-errerò. Gio. Castelli, Federico Fresia. Il verbale stesso specifica poi gli scopi cne si proponevano i « congregati » e che erano assai meno spirituali che non potesse ^supporre l'elezione di Sant'Agostino a protettore Scriveva l'ottimo Pollini, segretario e delegato, parlando degli intervenuti: r,;^" i. Q • Ltuttl ""animi et concordi et ess* discrepante, hanno deliberato e deliberano di stabilire fra loro un'Univer- fòhrovS",0, 11 Vtol°. dl Sant'Agostino con oelebiare annualmente la festa di tal Santo et aver a tal ufficio ricorso a S. M. per raportarel opportuno stabilimento di Capitoli...». Cn!,h, 5,UI „s,iamn .in ordine colla faccenda !#il!2£ ?' M1- Poiché anche allora i fattori materiali anche se dissimulati sotto una denf-LL ICG dl ossequiosità alla Chiesa impelli , e!*aP0 gm quelli che più spingevano tiL?»onìlni a. accogliersi per curare gli interessi terreni, il verbale cosi prosegue: «... et a ciò ad effetto con tale mezzo di provvedere a più abusi, et pregiudicai Introdottisi in tal'arte... ». Gli effetti di quest'azione si resero palesi con sorprendente rapidità. I « pregiudicii » ni cui si lagnavano gli stampatori di quel tempo consistevano essenzialmente nel soverchio numero di persone che si davano al1 arte grafica, con conseguente scadimento della maestranza e della professione. E T« Unl versiti » seppe lavorare così bene che poco dopo, ti! 27 ottobre 1738 il Consolato emanava norme restrittive riguardanti l'assunzione di apprendisti tipografi. Per singolare privilegio, esercitatosi in forme diverse, ma con identici risultati, questa forma di barriera all'ingresso nella professione dei novizi venne mantenuta fino ai nostri giorni. In tal modo l'organizzazione sindacale grafica, non appena costituita, pur in tempi ben poco favorevoli, riportava una prima duratura vittoria. Il rapido sviluppo Munita d'un tal viatico confortatore, la Società, o Università, proseguì da allora nell'azione che reputava utile agli interessi della categoria. Le disposizioni restrittive sull'ammissione di e imprendizzi » ottenute pochi mesi dopo la fondazione vennero confermate in progresso di tempo nel 1742, nel 1751, nei 1752, nel 1765, nel 1791, 1814 e 1829, ciò che èta ad attestare la persistente opera svolta dalla Società a tutela della professione. Basti dire che, già nel 1829, in tempi cioè di diffuso analfabetismo, era prescritto che chi voleva diventare compositore tipografo doveva aver fatto studi corrispondenti alle attuali prime due classi di ginnasio, e chi voleva solo fare l'impressore doveva però 6aper leggere e scrivere. Successivamente, la primiera • Università» venne poi chiamata « Unione pio-tipografica », diventata, pochi anni addietro « Unione tipografica italiana ». Fin dal 1797 l'azione sindacale venne esplicata mediante la presentazione di tariffe di lavoro. Dopo un periodo di decadenza durante l'occupazione francese sul principio dell'ottocento l'Unione risorse a nuovo vigor di vita nel 1814, fino a quando, nel 1844, Carlo Alberto sopprimeva tutte le « Unioni » i cui scopi esorbitassero da quetlli di religione, beneficenza e carità, o altre previdenze coltivassero all'infuori del mutuo soccorso. Ma l'organismo era sano e robusto e superò le bufere, continuando nell'opera sua. Costituì nel 6uo seno parecchie istituzioni di previdenza e potè cosi essere d'efficace aiuto ai soci in tutte le contingenze. Nel 1911 inscrisse, collettivamente tutti i suoi 60ci alla Cassa nazionale di previdenza. Nel 1914 istituì il « Monte di decesso » destinato a recare un sensibile sollievo alle famiglie dei soci che venissero a morte. Ma fu soprattutto durante l'aspro travaglio della guerra che l'utilità dell'«Unione» si palesò luminosamente. Vennero concessi sussidi ai soci richiamati alle armi, alle loro famiglie ed a coloro che a causa della guerra venivano a trovarsi privi di lavoro. Per questo nobilissimo scopo l'Unione, che pur non contava che qualche centinaio di soci, erogò, in complesso, nei quattro anni di guerra, oltre 87 mila lire. Con un generoso esempio di solidarietà operante, i soci che continuavano a lavorare si quotarono per reintegrare la cassa sociale delle somme spese per tale motivo. Per queste 6ue benemerenze, l'Unione conta nei suoi quadri dei soci fedelissimi. Uno di essi. Angelo Locatelli di Torino, conta ben sessant'anni di appartenenza, al sodalizio! E' una bella prova di attaccamento. I soci con più di quarant'anni d'inscrizione sono numerosi. Soltanto a Torino sono tredici, due a Firenze, nove a Roma. Questa Società, che per molti rispetti, può essere citata a modello, ha ottenuto diverse distinzioni onorifiche. L'Archivio sociale conta, con legittimo orgoglio, due gran premi conseguiti nelle Esposizioni di Parigi nel 1900 e di Torino nel 1911; quattro medaglie d'oro; quattro medaglie d'argento e parecchi diplomi. Pur dopo le burrasche di questi ultimi anni, il bilancio dell'anno 1925 porta un movimento di oltre mezzo milione. Un organismo che dopo quasi due secoli di vita dimostra in tal modo dl possedere ancora integra la sua vitalità e non presenta alcun apprezzabile sintomo di decadenza o di marasma, meritava bene di essere segnalato ai nostri lettori. la B.