Tra gli ex-cannibali delle Figi

Tra gli ex-cannibali delle Figi Tra gli ex-cannibali delle Figi ( O e» ~a ia osi taro 1 *a vi «.to ) SUVA (isole Figi) luglio. Siamo noi cuore della Polinesia. Fra le Samoa, le Figi e lo isolo Tonga o dell'Ainicizia, c'ò da navigar per dei mesi scoprendo ogni giorno nuovi fiori di oceano sbocciati alla luco del sole equatoriale. Da Pango Pango a Suva, che è la fiorente capitalo delle Figi, corrono 500 miglia all'incirca, intramezzato dalla sorpresa di saltare un'intera giornata, di vedersela portar via senza viverla. E' l'incidente che accade ogni qual volta si passa dall'estremo ovest all'est estremo, tagliando il 180.o meridiano (a International Day lane »), La posta-sardina rA. una giornata di navigazione dalle Samoa, passiamo a breve distanza da un'isoletta abitata, che riteniamo la più occidenjtale dello Pigi poiché questo arcipelago conta più di 250 isole e si distendo su di mi percorso di 400 miglia; viceversa si tratfca di una dipendenza di Tonga, il misterioso gruppo celebrato da Stevenson, da Jack London, da Melville, da Loti per lo indecifrabili rovine di Tougatabu : una civiltà preistorica, che ha fiorito nel mezzo del Pacifico, mUlo, duemila anni fa, portatavi forse dalle giunche cinesi. Domando ad un funzionai'io nco-zclandesc che è a bordo, come sono organizzate lo comunicazioni fra le isole minori, abitate, ed egli, indicandomi un voliera sballottato alla fonda dinanzi all'isoletta, mi dice che dove risiede un rappresentanto del Governo inglese (le Tonga, come lo Figi e le Nuove Ebridi e gli arcipelaghi .più al nord, sono tutte coionio inglesi) il veliero a motore postale arriva una volta ogni duo o tre mesi dalla Nuova Zelanda e, come la massima parte delle isole sono difficilmente abbordabili, così le lettere e i giornali vengono chiusi in una latta di benzina vuota o saldata che e gettata in mare. Le ondo s'incaricano di portar la posta alla riva. 11 mezzo è primitivo, ma qualcuno che viaggia con me, su questa stessa nave, no è incantato. Il qualcuno c un pittore, un parigino che ha fatto fortuna vendendo quadri di soggetto cinese c giapponese a New !5Toxk. Egli cerca ora un'isola piatta, non montagnosa, abitata appena da non morir di fame, per dipingere nella luce del Pacifico tropicale, alcuni alberi di cocco agitati dal vento. Desiderio originale, ma non impossibile a realizzarsi. Intanto le Figi non fanno per il mio pittore. Egli non si scomoda a restar durante la notte sul ponto per seguire il lampeggiar dei fari che segnan la via fra il dedalo dei banchi e delle secche sino al varco di Suva. Il varco di Suva nelle Figi! C'è voluta la notte intera e la mattinata, Bino al mezzodì, per raggiungerlo,' Per tutto questo tempo la nave ha continuato a costeggiare la barriera corallina, che per cinquantine di miglia circonda a grando distanza dalla costa l'isola di Viti Levu, la principale dell'innumerevole arcipelago. •E intanto, nello sfondo, si dclineavano le catene delle sue montagne frastagliate di cime aguzze», una specie di Resegono polisesdaco, ohe prometteva molta frescura di boschi e di correnti. Un cimitero di navi Io pensavo intanto alla pena dei primi scopritori di queste isole, alle settimane, ai mesi, durante i quali essi dovettero girare attorno queste terre per trovare il varco degli approdi, mentre dall'altra parte del banco le piroghe degli indigeni, nelle acque tranquille, al di là del frangente, le doppie piroghe accoppiato piene di guerrieri rullavano i tam-tam dello scherno e del terrore. H banco di Viti Levu è un cimitero di navi, lo è sempre stato sin dal giorno nel quale il navigatore olandese Jansen Tasman scoprì le Figi nel 1643 e le chiamò con un nome dimenticato : <r Isolo del Principe Guglielmo ». Abbiamo contato lungo il banco dieci carcasse di navi naufragate, prima di entrare nella rada di Suva. La quale ha un aspetto completamente occidentale, tanto da ricordare una cittadina ligure, ed una vita assai cosmopolita, rappresentando per il mondo australiano quello che le Hawai sono per gli americani, un luogo cioè di paradisiaca villeggiatura invernale, dove si passa piacevolmente il tempo a constatare che squisiti ospiti possono diventare degli ex-cannibali solo che si largiscasi loro i benefici dell'incivilimento. E questi ex-cannibali o figli di cannibali, vale a dire i figiani, son così intelligenti, che avendo abbandonato completamente la ripugnante pratica, non dimenticarono le più seducenti fra le loro costumanze; particolare che vi permette di vederli vivere la loro antica vita nei villaggi dell'interno, in pretto costume adamitico e sin 'danzare attorno al fuoco mistico, che è poi un fuoco qualunque delle indiavolate danze, con molto agitar di bastoni per aria e grida assai acute e di selvaggio effetto, Le danze e le grida appartengono naturalmente all'organizzazione turistica locale e non si vedono e non si odono che quando le automobili dell'agenzia « Cook and Son » cariche di turisti, imboooano le magnifiche valli del Rewa, del Sigatoka, del Navua o del Ba, che sono i fiumi principali della lussureggiante isola di Viti Levu, lungo i ' quali sorgono numerosi i villaggi indigeni dai tetti di paglia e dai muri di frantumi ' di roccia corallina. Indigeni che, come for" se saprete anche senza aver visto le Figi e dimorato al « Grand Pacific Hotel * di Suva, ■omo polinesiaci soltanto per una parte, derivando dal connubio dei primi con navi' gatori immigrati della Melanesia cioè del la Papuasia. Ergo, i figiani (oggi così progrediti da formare òttime squadre di c foot-ballers * ì quali quando non n veston da selvaggi antichi, passan l'esistenza a misurarsi eon gli australiani e i neo-zelandesi, riportando frequentissime vittorie), hanno ben poco 'della prestanza fisica degli hawaiani o dei samoani o degli abitanti di Tahiti, ma ricordano assai i negri. A me, con le loto enormi capellature crespe, evocaron subito i somali, compresi gli occhi iniettati di sangue e gli enormi spilloni di legno nella criniera. Raccomando in guisa speciale ai visitatori di Figi, colonia inglese modello, vale a dire confortevole e un poco noiosa, un tipo di sergente figiano che viene a bordo ad ogni arrivo di nave, acoompagnaifdo il medico. Effli è la figurazione classica di qsitadretatepi'ailtaco10spuztbdndncraccodclfdvrNtmhatcmmpncflvgecadtggac1ctgcacmF1c1LaècUilVdcdmpcvcs«1fmsd e o n i a e o » e o a i i i e , a * i n o ei o o i a ae n o il di quel che può diventare un papuasio-polinesiaco investito di un'autorità ufficiale britannica. E' enorme, con una pancia buddistica, con una divisa splendente e un'aureola di capelli elio nessun copricapo militare riuscirebbe a contenere, quindi va a testa nuda. Vedendolo, si pensa che 6tia per intonare il peana dello 250 isole. Dii'atti ad ogni nave che lascia Suva, dirige il coro degli scaricatori figiani, che cantano il « God save the King ». Indigeni ed europei Ora avreste il diritto di chiedermi che cosa ho trovato di particolare allo Figi, ed 10 sono molto mortificato di dovervi rispondere che le isole o almeno Viti Levu ò una terra per metà indostana. L'immigraziono indù vi c così notevole da aver portato qui genti, usi, costumi, abitudini e bazai-s di Ccylou. Questa è una cosa che dove far molto piacere ai turisti australiani, ma non molto agli europei alla ricerca della verginità poliiicsiaea. Pare cho essa si sia rifugiata a Tahiti, nelle isole in possesso della Francia, dove converrà puro elio mi spinga quando avrò raggiunto Wellington, dove passa la sola comunicazione che raggiunga il lontano arcipelago. Qui, l'attrazione più singolare ò offerta da quel cho accade negli specchi d'acqua fra le rive e la barra madreporica. Ad ogni marea che si ritira, l'oceano lascia nelle acque basse una profusione così fantasticamente colorata di frutti marini, di conchiglie, di pesci, da sbigottire. Per vedere questo spettacolo, basta attraversare il braccio di maro fra lo foci del Rewa a Naililibi dovo sorgo una grando chiesa cattolica (le missioni cattoliche furono le prime a stabilirsi nelle isole e il cattolicesimo ha fra gli indigeni uu grande numero di adepti) e l'antica capitale delle Figi, Lantoka. Le isolo sono meno popolate delle Hawai c dello Samoa contando 4000 europei, 3000 meticci, 85 mila figiani e 60 mila indiani, ma gli abitanti pare che si siano adattati più che i melanconici e sentimentali polinesiaci degli altri arcipelaghi al contatto con gli europei. Forse questo dipende dal fatto che i figiani sono rimasti più puri, le loro donne prive di grazia almeno nel viso, hanno attirato assai meno delle languide polinesiache il desiderio dei bianchi e il meticcio non ha avuto il sopravvento come accadde altrove. La storia dell'insediamento degli europei a Figi c assai meno drammatica di quella delle Hawai, poiché ò il risultato di tentativi commerciali successivi da parte di inglesi e di americani per accaparrarsi' il legno di sandalo delle foreste dell'isola. Sino al 1871 le isolo godettero l'indipendenza coli un re Cakoban e persino con un Par1 amento, la cui funzione estera- principale consistette sin dal 1858 ad offrire insistentemente la- sovranità dell'arcipelago all'Inghilterra. Questa però non si decise ad accettarla che nel 1874, per cui è da due anni cho la Gran Bretagna ha celebrato il cinquantesimo anniversario - dell'insediamento del suo Governo nella Colonia di Figi. Dove i pescicani non fanno paura Delle 250 isole cho formano l'arcipelago, 180 soltanto sono abitato. Viti Lovu che, come ho dotto, è l'isola principale, misura 150 Km. in lunghezza e 00 in profondità. L'isola è coperta di una fitta rete di strade asfaltate e la coltivazione più importante è la canna da zucchero alla quale si dedicano specialmente gli indiani immigrati. Ultimamente sono 6tate introdotto nelle isole anohe le piante gommifere con eccellenti risultati, specialmente nell'isola di Vauna Levu che seguo in estensione quella di Viti Levu. Altre isole notevoli dell'arcipelago sono Taviuni, detta il « giardino » delle Figi e che conta in proporzione il massimo numero di europei; Kadavu, la più aspra per montagne c la più magnificente per superba vegetazione ; Ovalau, dove sorgo l'antica capitale, sede dei re figiani che accolsero or e un secolo e mezzo i disertori della nave esploratrice inglese « Bounty » e metà ne mangiarono e metà 11 utilizzarono come maestri di progresso, e finalmente Yasaya. Questi ex-cannibali posseggono costumanze cerimoniosissime e un'arte di fabbricatori di vasi veramente squisita. Ma sopratutto essi eccellono nell'arte nautica, il cui sviluppo permise loro le più ardimentose scorrerie nei più lontani arcipelaghi, principalmente allo scopo di procurarsi della carne umana. Oggi invece di far scorrerie vendono semplicemente ai turisti i modelli, veri capolavori, delle antiche canoe. H cannibalismo è scomparso nelle Figi molto tempo prima che le isole diventassero possesso definitivo dei bianchi, anzi parecchi di questi trovarono fortuna nelle comunità dell'arcipelago ed entrarono nelle famiglie reali gelosissimo anche oggi delle loro origini divine e circondate tuttora dalla venerazione degli indigeni. H Governo inglese ba sempre cercato di mantenere intatto il prestigio dei capi e tanto Re Giorgio, quando era Principe di Galles, come l'attuale Principe di Galles, quando visitarono le Figi non disdegnarono di scambiare con i capi il tradizionale «iacona», la coppa di succo di noce di cocco del patto di fratellanza che si beve attraverso una cerimonia complicata e fastosa. A proposito della devozione dei figiani per i loro capi mi è stata raccontata una storia del passaggio di uno di essi attraverso un bassofondo infestato di pescecani assolutamente edificante. Pare che alcuni sudditi abbiano volentieri sacrificato la loro vita dandosi in pasto ai mostri per permettere che il capo passasse incolume. cbcnaGtbssasccuvigMndgmnilecmdVerginità e buon appetito Un'altra caratteristica molto strana nei figiani è il valore straordinario ch'essi danno all'integrità delle fanciulle che si maritano, particolare che è assolutamente trascurato presso tutte le popolazioni primitive, tanto da effettuare la constatazione della verginità pubblicamente. Questa cerimonia coincide con la visione del tatuaggio femminile figiano, che è operato soltanto sulle parti del corpo che anohe i figiani nascondono e unicamente nella donna. Del resto i figiani sono dei festaioli impenitenti. Per un. nonnulla bandiscono danze e banchetti. Passando nei villaggi si è colpiti dalla inverosimile mostra delle ci- barie preparate per i banchetLi dinanzi alle capanne. Su di un parapetto di legna da ardere (quella che servirà a cuocere i cibi), alto mi paio di metri, sono collocati, a conveniente <1 istanza, porci appena scotennati e grandi tartarughe marine;' al centro si eleva un formidabile castello di banane, di pesoi affumicati e di noci di cocco. Un vero festino da Gargantua ! Da notarsi che la consumazione del banchetto avvieno attraverso la più rigida etichetta. Guai passarci sopra! Per una precedenza trascurata c'ò da provocare gelosie -furibonde fra tribù e tribù e fra i capi d'una stessa^ tribù. Tuttavia la battaglia non scoppierà mai durante il festino, ma dopo, a rancore eovato. Benché le tartarughe siano abbondantissime nelle acque di Figi, sono considerate come^ cibo sacro. Non le possono mangiare che i capi. Anche i serpenti costituiscono una prerogativa dei palati principeschi. Il volgo si sfoga con i maiali e con la varietà infinita di pesci, che le maree gettano negli specchi d'acqua dei banchi corallini. Ma già anche gli usi e costumi più originali dei figiani stanno a poco a poco perdendosi con la nozione del dio Pat, rifugiato nel più profondo dello foreste dei monti Tuileta di Viti Levu. Guerre, cannibalismo, poligamia appartengono al buio passato. Oggi non restano cho dei « leali » figli dell'Impero in villaggi con la luce elettrica, dello cittadine luminose o dei banchi di corallo sui limiti dei quali i figiani moderni, ignudi per farvi piacere, vi gridano il benvenuto dallo canoe. ARNALDO CIPOLLA.

Persone citate: Cook, Jack London, Jansen, Loti, Melville, Principe Guglielmo, Re Giorgio, Stevenson, Tasman