Catturano un operaio alla trattoria con minaccie di morte

Catturano un operaio alla trattoria con minaccie di morte Catturano un operaio alla trattoriacon minaccie di morte Gli avventori tenuti a bada con una pistola... innocua •• La corda ed il col* tellaccio a lama fìssa •• Un terribile quarto d'ora - L'arresto. Poco dopo le ore 20, un giovanotto si precipitava, una delle scorse 6ere, nel comando della Stazione del carabinieri di Beinasco: appariva emozionato, in preda ad un vivissimo turbamento, ed il 6U0 aspetto trafelato indicava che aveva sostenuto una corsa non breve. Prima che l'appuntato Pudda, comandante interinale della, stazione, avesse il tempo di chiedergli cosa gli fosse accaduto, il giovanotto urlò, implorante: .— Corrano verso la * Trattoria dei conigli » : tre sconosciuti hanno preso un giovanotto e l'hanno portato via. Vogliono fargli probabilmente del male. Lo hanno minacciato colie rivoltelle... Non c'era tempo da perdere e pochi istanti dopo i carabinieri irrompevano nella « Trattoria dei tre conigli » per accertare quanto il giovanotto aveva loro concitatamente narrato. Nell'osteria i diversi cJienti avevano abbandonati i tavoli presso i quali sedevano e gi erano raccolti in gruppo a commentare ed a fare ipotesi su quanto era accaduto. I tre sconosciuti, con il giovanotto che avevano « prelevato » si erano intanto già allontanati : facendosi largo tra la piccola folla degli avventori e dei curiosi che 6i erano raccolti al loro vociare, si erano diretti verso la campagna, imboccando una stradicciola solitaria, la strada cosi detta «del Mago». I militi si davano allora all'inseguimento, e dopo aver corso per più di un chilometro, avvistavano in lontananza il gruppo che ricercavano. Alla vista dei carabinieri ed alla intimazione di fermarsi, i tre — che tenevano serrato tra di loro il giovanotto — se la diedero a gambe, liberando in tal modo la vittima. — Sono quelli che mi vogliono portar via. E io non 60 il perchè — biascicò tra la paura di cui era ancora invasato ed il sollievo che cominciava a provare vedendosi libero, 11 giovanotto... sfuggito alla captività. Le sue parole volevano anche essere un'esortazione ai carabinieri perchè continuassero l'inseguimento; ma non ve n'era bisogno. I bravi militi, accelerando la corsa, raggiunsero i tre fuggiaschi e li fermarono. Erano tre fornaciai, abitanti in Strada Pellerina, nel territorio della nostra città: i fratelli Luigi e Giuseppe Bossi, rispettivamente di 34 e 22 anni, e certo Giovanni Miglìetti di 19 anni. Perquisitili, addosso al Miglietti fu trovato un coltello a lama fissa, della lunghezza di più di 10 centimetri, che teneva nascosto sotto la maglia, nonché una corda di canapa lunga tre metri e mezzo. Il Bossi Luigi, invece, era in possesso di un'arma che poteva raggiungere lo scopo di atterrire ove fosse stata spianata contro qualcuno, ma che in effetto era inoffensiva: una pistola automatica, di quelle che formano il trastullo dei bambini. Il fratello Giuseppe, infine, non aveva con sé alcun strumento, neppure di portata offensiva minima o discutibile. I tre fermati Vennero fatti nomare a Beinasco e tradotti in caserma: prima di procedere al loro interrogatorio fu mandata a chiamare la... vittima, 11 mattonaio Giacinto Franco, di 24 anni, abitante presso la Casa Monasterolo. E costui narrò che mentre si trovava nel. cortile della trattoria giocando alle bocce, gli si fecero dinanzi i fratelli Bossi ed il Miglietti che, dopo averlo provocato con qualche aspra parola, lo invitarono a seguirli. Il Luigi sembrava il capo della spedizione ed era quello che più atterriva. Spianata la pistola, intimò: — In alto le mani, altrimenti sparo! Per timore di peggio, il Franco si indusse a seguire la poco allegra comitiva, ,e appena fuori dell'osteria si senti rivolgere questo discorso: — Da quindici giorni stiamo cercandoti, e giacchè ora sei nelle nostre mani, ci vendicheremo. Dapprima ti legheremo e dopo verrà il bello. Sappi (era il Luigi che parlava) che io sono maresciallo della Milizia, il Miglietti è tenente e l'altro è sergente. Gii altri due assentirono ed aggiunsero frasi die rafforzavano le minacele, a suo malgrado, il Franco dovè seguire il terzetto per la strada del Mago, dove però, per sua buona - fortuna, veniva ben presto liberato dal sopraggiungere dei carabinieri. Alla scena iniziale della singolare avventura avevano assistito nella trattoria alcune persone, e quesie non esitarono a riferire quanto avevano visto e quanto avevano inteso. Il carrettiere Ollino Melchiorre, che dal suo tavolo aveva osservato l'assedio posto dai tre al Franco, si avvicinò per vedere di che si trattasse; ina fu subito allontanato e ridotto al silenzio dal Miglietti, che impugnava un coltellaccio: — Io sono un tenente della Milizia e se uccidessi qualcuno non vi sarebbe legge per condannarmi. II muratore Gioachino Turinetto, che si era recaio pochi minuti prima del fatto in casa della madre del Franco per acquistare delle uova, vide sbucare da una terrazza i tre individui; uno di essi, quello che indossava la maglia multicolore, lo ammoni: — Vada via e non si fermi. Lei non mi conosce. Io sono un tenente della Milizia e guai a lui se farà la spia. Sappia che sebbene il Franco non ci sia, lo andremo a scovare e lo porteremo via o vivo o morto. Intanto stanotte non prendetevi patirà; arriveremo con un camion, toglieremo le inferriate dalle finestre. Voi non affacciatevi, perché spareremo, e se rimarrete uccisi vi starà bene, dato clic voialtri non dovete immischiarvi in questa faccenda. Infine il fornaciaio Raimondo Vincenzo, che aveva appreso la sorte loccata al Franco mentre percorreva in bicicletta lo stradale di Torino, si pose ad inseguire i tre giovinastri ; riuscì a raggiungerli, ma uno di essi minacciosamente gli impose subito di allontanarsi. Va da sè che i tre giovanotti, le cui prodezze gettarono alquanto scompiglio e paura tra la popolazione di Beinasco, non erano affatto graduati della Milizia ; per far colpo e per riuscire nel loro intento, si erano arbitrariamente attribuiti questa qualità e questa funzione. E alla singolare impresa erano stati indotti da uno dei fratelli Bossi, il Luigi, il quale tendeva in tal modo a vendicarsi di un certo affronto recatogli dal mattonaio Franco. Il retroscena ed il movente della vicenda — secondo quanto ha dichiarato il Bossi — avrebbe un carattere boccaccesco. 11 Franco aveva abitato in addietro, per poro più di due mesi, in casa del Bossi, a Torino, in strada Pellerina, 324. Tra i due, che lavoravano nello stesso opificio, esistevano rapporti di amicizia e. di cordialità; motivo per cut, forse, il Franco tentò un giorno di stabilire rapporti di stretta cordialità anche colla moglie del Bossi, una giovane formosa e piacente. Non vi riuscì, e le sue insistenze determinarono il risentimento della giovane donna, che pfr liberarsi del corteggiatore si difese in una marnerà risoluta ed energica. La donna tacque tuttavia al marito l'insidia che le era stata tesa dall'ospite, e per qualche tempo l'amicizia dei due fornaciai continuò ad essere immutatamente cordiale. Ma il segreto alla fine dilagò ed una notte la donna confido al marito ogni cosa. Il Franco fu subito affrontato e redarguito; ciò segnava la rottura dei rapporti coll'amico che lo teneva in casa sua a dozzina e segnava l'inizio delle ostilità. Franco abbandonò quella casa e si trasferì a Beinasco. Ma l'esodo non placò il marito, che aveva visto la sua felicità in pericolo, che anzi gli inspirò più risoluti propositi di vendetta. Chiamati a raccolta il fratello ed 11 Miglietti, il Bossi concordò la spedizione ed irruppe coi compagni a Beinasco. E la vendetta si sarebbe effettuata, se il provvido intervento dei carabinieri non l'avesse tempestivamente impedita. Questi i termini delia vicenda attorno a cui ha già compiuto indagini ed accertamenti il sostituto procuratore del Bé, barone Scalfaro: i tre arrestati, tradotti nelle Carceri di Torino, hanno respinto gli addebiti che sono stati contro di loro elevati: sequestro di persona ed arrofiazione di pubbliche funzioni. E, respingendoli, hanno naturalmente negato che nella loro incursione a Beinasco fossero animati da propositi bellicosi: volevano semplicemente — hanno detto — indurre il Franco a chiedere scusa alla donna che aveva atrocemente offesa. Negativo è stato anche il Franco, quanto al tentativo dongiovannesco che gli era attribuito dagli altri: — La ragione del dissenso è un'altra, e la 6toria della corte, che avrei fatto alla moglie del Bossi, è stata inventata da lei per puro spirito di malvagità. — ha detto il giovane mattonaio al giudice, dichiarando di querelarsi contro il terzetto che l'aveva rapito. Le ragioni della contesa appariranno, ad ogni modo, più nettamente al processo, che si svolgerà tra non molto contro i tre arrestati. Costoro hanno, frattanto, inoltrato una istanza per ottenere la libertà provvisoria, ma il Giudice — data la gravitò del reato a loro imputato, e che è punito nel minimo con la pena di tre anni di reclusione, — l'ha inesorabilmente respinta.

Luoghi citati: Beinasco, Monasterolo, Torino