I primitivi e allegri Santali

I primitivi e allegri SantaliI primitivi e allegri Santali Coincidenza fortuita: a pochi chilometri da Santiniketan, sul fianco di uno dei più moderni centri intellettuali dell'India, ai incontrano i villaggi delle primitive e semisolvagge popolazioni aborigene che hanno conservate intatte, ai margini dell'induismo e eofcto la travolgente ondata musulmana, le loro antichissime credenze, costumanze e tradizioni. E' ancora l'eterno contrasto che l'India vi ripresenta in nuova forma, ooa le suo tribù dei Bau (ali sul fondo del paesaggio che inquadra l'università di Rabindranath Tagore ! Fra i dieci milioni di abitanti dell'India, divisi nei tre gruppi dravidiano, kolaria.no e tibeto-birmano, ritenuti aborigeni ed abitatori dell'India prima dell'invasione ariana, i santali rappresentano forse, con oltre due milioni di anime, il gruppo più numeroso. Non conoscono, e probabilmente mai conobbero, folti aggruppamenti di genti e di case: in generale i loro villaggi non superano le venti o trenta nitide capanne di paglia e di fango, senza finestre ma con un'immancabile veranda, allineate ai lati di un'unica strada. Domicilio precario che esprime il senso di mobilità e di instabilità di queste tribù dolicocefali, dal piccolo naso leggermente schiacciato, amanti della libera vita dei boschi, fanciullescamente gaie e spensierato anche se la loro primitiva religione senza amore, le induce ad adorare nei demoni il proprio spavento. Forse in questo istinto religioso — l'induismo ha le divinità terrificanti e la Cina le superstizioni del deformato taoismo e degli spiriti malefici — si palesa una lontana unità mentale della maggioranza delle genti asiatiche. Ma al di fuori delle cerimonie propiziatried dei demoni, delle stregho e degli spiriti del male, al di là delle superstizioni, degli esorcismi e degli scongiuri destinati a proteggere la loro vita e la loro gioia, i santali trovano molto tempo per le feste, per le danze, per la poesia, per la caccia, por la musica. Vanno ancora armati di arco e di freccia; abilissimi tiratori d'arco non conoscono altr'arma di caccia e con le sole frecce affrontano talora le belve della foresta. Non sanno cho cosa sia un libro: inutile conoscenza per un popolo che ba solo il tre o quattro per mille di alfabeti. Lo tradizioni, i riti, le leggende sono mantenute vive dai rapsodi : in ogni festa il villaggio chiama il rapsodo ohe ha fama di conoscere la tradizione degli antichi. Verso sera il rapsodo raduna il suo uditorio che ascolta, con attenzione, per lunghe ore, la genesi dell'uomo, le principali vicende degli antenati, l'origino di numerose cerimonie. La narrazione è spesso interrotta da canzoni eseguite in coro da tutti i presenti. Una canzone ricorda il ritrovamento nella foresta dei sette fratelli e delle sette sorelle smarrite, tutti figli di Piloin Haram, il capostipite della razza umana. Vi sono parecchi cori a due voci:_ al coro delle fanciulle risponde con flauti il coro dei fanciulli. In qualche scuola serale i rapsodi danno delle lezioni ai giovani affinchè la tradizione orale non vada perduta. Anche dagli uomini primitivi della foresta partono gentili voci di poesia quasi ad inteerare l'armonia dell'atmosfera di Santiniketan I <c Babbo Sole » e « Mamma Lana » Per molto tempo la religione ed i costumi di queste tribù furono ignorati ; poi se ne occuparono vari studiosi anglo-indiani, ma nessuno di essi riuscì ad avere la competenza e la conoscenza dei missionari cattolici italiani ohe da parecchi anni vanno svolgendo un'attiva opera di evangelizzazione fra le popolazioni santale delle quali conoscono la lingua, i riti, le tradizioni ed i costumi. E nel tenace ed irriducibile Bengala irdù e musulmano le primitive genti santale appaiono più facilmente abbordabili alla tede cristiana ed oggi, per opera dei nostri missionari, circa ventimila salitali sono stati convertiti al orietianesirao ed i missionari hanno creato nei villaggi una trentina di scuole frequentato da cinquecento allievi. I missionari italiani Mellera, Belgeri, Anselmo, Margutti e Monfrini hanno svolto e continuano a prodigare la loro attività fra i santali, ed il padre Stefano Monfrini, delle missioni estere di Milano, interrogando gli indigeni, studiando i loro costumi e convivendo con essi per una lunga serie di anni, ha potuto raccogliere interessanti osservazioni dirette e sicuri elementi che valgono a chiarire molti aspetti di quosta singolare tribù. L'essere supremo dei santali — vi dice padre Monfrini — è il sole, Sin Ciando, astro del giorno, chiamato anche babbo sole. La luna, Gninda dando, astro della notte, definita pure mamma luna, è la sua augusta consorte. Un tempo vi erano molte più stelle di quelle esistenti attualmente. Quelle di «esso maschile appartenevano al sole e stavano con lui; le figliuole invece appartenevano di diritto alla luna. Gli uomini si lamentavano ohe a cagione del sole e delle molte migliaia dei suoi figli la terra era diventata una fornace incandescente ove era impossibile abitare. Allora la luna, sella sua muliebre astuzia, propose un giorno al marito di mangiare la loro prole, affinchè gli uomini sulla terra non avessero a morire tutti abbrustoliti. Risposa il sole: c Mangia tu prima le tue fighe e se il mondo non avrà ristoro io pure mi rassegnerò a divorare i miei figli. Allora la luna corsa a nascondere tutte le sue stelle, poscia ritornata al marito gli disse: c Ecco che io ho seguito il tuo comando mi il calore non è per nulla diminuito ». Il sole ai decisa, a malincuore, ad ingoiarsi tutte le sue stelle. Venne la notte e lo stelle femmine apparvero tutto sull'orizzonte. D gssppsrqcsmmcsstistmvsss0dUgmegp sole, nel suo sdegno divino prese ad inseguire la luna e con la spada la divise. Solo pochi giorni al mese, quando la collera del sole si calma, la luna può apparire nella sua integrale forma primitiva. La terra, l'acqua e l'aria sono popolati, per i santali, di demoni : il bonga (demone) principale è il rappresentante del sole. Bisogna propiziarsi i numerosi demoni adorandoli, offrendo loro dei sacrifizi (cinquant'anni fa è stato registrato l'ultimo sacrifizio umano) di animali ai quali vien tagliata la testa e mentre il sangue cola sui terreno i partecipanti invocano la pacificazione e la benevolenza dello spirito demoniaco con le parole rituali c tu che sei mio padre e mio dio ». la tartaruga che sostiene il mondo Secondo la mitologia santala in principio il mondo era un immenso mare. H padre solo fece creare il primo uomo e la prima donna dalle spume del mare, cho i salitali et edono prodotte dal bagno che il sole prende regolarmente nelle ore notturne. Per creare la terra un demonio incatenò al fondo del mare una tartaruga ed il granchio ed il verme accumularono sul suo dorso tanta terra da formarne dei continenti. I terremoti, secondo i santali, sarebbero causati dai tentativi che fa la tartaruga per liberarsi delle sue catene. Il demonio Marang Bum, ambasciatore del sole, insegnò ai due primi esseri umani, Pilcin Haram e Pilcin Budhi, l'agricoltura, la caccia, la danza, le maniera di fare i sacrifizi e di fabbricare la birra di riso, della quale i santali Bono ghiottissimi. La prima volta ch'essi bevettero la birra di riso presero una grossa sbornia. All'indomani, quando il demonio venne a trovarli, ebbero ver» gogna di comparirgli d'innanzi. « Siam nudi, gli dissero, ieri sera ci siamo ubbriacati ed abbiamo fatto del male ». Il demonio vedendoli così tremanti li consolò e riso di gran piacere. Non meraviglia se l'ubbriachezza, sanzionata dalla divinità, non sia riprovevole presso i santali. Ma non sfugge, malgrado i contrasti, l'identità della favola di Adamo ed Eva con quella dei due primi santali. Purificazioni, sortilegi, superstizioni formano il tessuto delle credenze santale. Gli amori illeciti e le maggiori colpe contro la tribù vengono punite con la scomunica pronunziata in chiassose dimostrazioni pubbliche nelle quali si grida la qualità del peccato ed i nomi dei peccatori. Le case dei condannati vengono messe sottosopra ; il domestico focolare viene infranto. Nessuno{>uò mangiare o fumare con gli scomunicati ; e donne dello loro famiglie non possono attingere acqua al pozzo comune. Ma il condannato, con una costosa cerimonia, dopo poohi giorni può riabilitarsi lavando i piedi alle autorità, offrendo loro un grande banchetto e versando a ciascuna di esse un obolo in djuaro. Nelle malattie i santali ricorrono alla foresta che è la loro grande farmacia e che preferiscono al jree ditpensary del governo. Radici di erbe, cortecce di piante, foglie di alberi, fiori, frutti, semi, tutto può essere un rimedio agli infiniti mali. Di solito i santali dalle radici 0 foglie estraggano un succo ohe, filtrato, danno da bere, in dosi, al paziente oppure applicano l'estratto sulla parte dolorante. Una ricetta : « Le lucciolo cucinate col fegato di pollo sono un ottimo rimedio per 1 deboli di vista ! ». Danze e canti eaiutano, in speciali festeggiamenti, la semina, il germogliare e la maturazione del riso. Alla fine di marzo viene celebrata la festa dei fiori ; tutti i santali si adornano la testa e la capiglia'tura con ghirlande di fiori. Nella danza le ragazze formano una lunga, stretta catena, passando ciascuna la mano destra dietro la schiena della compagna vicina e afferrando la di lei mano sinistra : così legate, si avanzano e retrocedono tutte insieme, a passo cadenzato e ondeggiando lievemente il corpo come in certe danze elleniche. Di fronte ad esse vi sono i suonatori ed altri giovani che cantano e danzano. Le canzoni sono quasi tutte tradizionali e di origine antica; non mancano i canti osceni chiamati bir o canti della foresta, così definiti perchè si ba vergogna di cantarli in paese. Nozze sbrigative, tra un ballo t l'altro La più grande festa dei santali è il snhrae, una specie di carnevale che dura cinque giorni con una serie di cerimonie e un copioso epilogo di ubbriacature. La festa si svolge alla metà di febbraio. Comincia con una pulisia generale della casa, dei vestiti e della persona (i santali sono assai puliti). I paesi vicini, come in tutte le feste, si adunano, si scambiano visite. Gli anziani inaugurano la festa pronunciando le rituali parole: c Poniam terra sui nostri oochi per non vedere quello che fa il nostro vicino, mettiamo bambagia nello nostre orecchie per non sentire quello che il nostro vicino dice in questi cinque giorni ». Tutti devono gioire in allegria e perchè la festa non ria turbata, pubblici sacrifici di galline vengono offerti ai demoni ed ogni casa offre un suo sacrifizio particolare al demone rappresentante il padre solo. Fra i diversi riti bizzarri ohe accompagnano questa festa, che assume aspetti di baccanale, uno è affidato alla ragazze che entrano durante la notte in tutta ls stalle cantando inni in onore dei buffali e spargendo riso dinnanti alle bestie in riconoscenia dei servizi che esse hanno reso duranto l'anno. In quest'occasiona hanno luogo alcuni singolari matrimoni fra ragazze, che non sono riuscite a trovar marito, e giovanotti che desiderano conquistarsi, senza spesa, una moglie... Le ragazze abbigliato con tal « con i fianchi av- <kj o giallo, col volto co- scialli dai colori V volti in un tari rot parto da un velo, si adunano in prossimità di un boschetto (luogo sacro sul fianco di ogni villaggio, specie di aperto tempio di piante destinato ai sacrifici ed alle cerimonie religiose) intrecciano fra esse delle danze, mentre gli aspiranti compiono giuochi ginnastici ed esercizi di forza. Al tramonto vengono acoese delle torce, le ragazze ed i loro aspiranti bevono delle tazze di birra di riso, poi il prete dà il segnale dell'ultima danza. Gli uomini, eccitati danzano furiosamente cercando di afferrare le donne che cercano di sfuggire finché non sono fatte segno alle attenzioni dell'uomo da esse preferito. Lo scopo della danza è di denudare le ragazze strappando via i loro indumenti con la fòrza. Quando la fanciulla appare in tutta la sua nudità il futuro marito se la prende tra le sue braccia e la porta via. Ad una ad una tutte le candidate scompaiono invaiate dai loro aspiranti. Allora gli spettatori si abbandonano ad un baccano infernale, condito con suoni di tamburi, di piatti e di flauti, finché le varie coppie fanno ritorno. La donna viene ora dietro il marito col volto coperto, vergognosa, confusa. Si fa silenzio ed i! marito dichiara agli astanti che la sua donna è pura e ohe egli l'accetta in moglie. Allora riprendono i suoni ed i cauti mentre gli sposi so ne vanno tranquillamente: matrimonio immediato, riconosciuto e santificato dall'uso ! Ma questi matrimoni sono limitati di numero : la grande maggioranza dei matrimoni esige lunghe e laboriose cerimonie; lo eposo deve comperare la sposa indennizzandone la famiglia con una somma di denaro. La poligamia è tollerata benohè non sia frequente. Il padre Monfrini racconta che a duecento metri dalla sua residenza! vive una famiglia di tre fratelli che hanno insieme sei donno alle quali vanno aggiunte le due mogli del loro padre. La concubina deve obbedire, in tutto, alla prima moglie. La percentuale dei divorzi, prò. nunciati con solennità davanti ai capi del villaggio, è altissima. La voce della natura 1 Uno studio dettagliato delle diverse tribùi primitive dell'India riuscirebbe assai interessante e potrebbe rivelare lontane sconosciute sorgenti di religioni, di tradizioni, di miti e di costumi di diversi popoli. I raffronti potrebbero dirci i vincoli esistenti fra questi vivi frammenti di remotissime età ed i successivi sviluppi del pensiero umano fino ai giorni nostri e le stupefacenti rassomiglianze potrebbero offrirci dei ponti alle considerazioni sulla primeva unità di popolazioni finora erroneamente considerate diverse, lontane, totalmente, estranee fra di esse. L'università del e poeta » potrebbe sentire il fascino di questi viventi brandelli di storia lontana e creare un nuovo monumento, costruito con paziente ricerca de? costumi e delle tradizioni orali, sull'ignota 0 poco nota esistenza delle tribù aborigene. Il tema è suggestivo; la vicina tribù dei santali, col suo tesoro folkloristjco, è un ottimo incoraggiamento. E poi vi è anche qualche solidarietà di sentimenti — Tagore mi perdoni — tra Santiniketan ed i santali: in entrambi vi è molta poesia. Il Poeta ha le aule della sua souola sotto gli alberi ed i santali hanno sotto agli alberi 1 loro templi. In entrambi sembra personificarsi la dolce e misteriosa voce della natura. CUOIANO MAGRINI.

Persone citate: Mamma Lana, Margutti, Mellera, Monfrini, Rabindranath Tagore, Stefano Monfrini, Tagore

Luoghi citati: Cina, India, Milano