Canova e la donna della "Pietà"

Canova e la donna della "Pietà"NOTIZIE CURIOSE Canova e la donna della "Pietà" o o i o , , o n Canova non fu mai un femminiere, quan culline la bellezza muliebre rifulga e palpili nei suoi marmi bianchissimi. Se dobbiamo credere alla testimonianza di Antonio Munoz il grande scultore era anzi « timido e candido, schivo della società e dei conviti..., rifuggiva quasi dalla compagnia femminile, per quanto dall'epistolario e dalle carte di Bassano appaia che molte illustri dame italiane ed esotiche, innamorate di lui, o piuttosto della sua fama, io tempestavano di cortesi biglietti e d'inviti •. E Giuseppe Carpan: che ebbe col Canova molta dimestichezza, scrivendogli da Baden il 3 settembre 1805, notava: «Se vi f06te tetta una Bella a Vienna, io non iscriverei a voi, ma ad essa; ma ho osservato che tutte le Belle vi corrono dietro, e voi non ne seguitate nessuna... ».. Ed anche durante l'ultima sua dimora a Parigi nel 1815 Canova fu perseguitato dalle assiduità d'una ve'dova parigina. Pia Quatre mère, cognata delKarcheologo Quatremère de Quiney, amico dell'artista. E' appunto dall'epistolario del Quatremère col Canova, pubblicato nell'interessante numero della « Nuova Antologia •, che uscirà fra giorni, da F. P. l.uiso, che si ricava questo episodio canoviano e, diciamo cosi, sentimentale Eccone uno stralcio: Quatremère, 10 settembre 1816. — « ... Amico mio, io muto casa e vado Analmente, dopo di aver lasciato la casa di Passy, ad abitar « Rue de Condé, N. 14 •, due case dopo quella della cognata che sempre mi parla di voi... ». Canova, l.o ottobre 1816. — « ... MI place sentirvi stabilito d'abitazione in quella strada medesima, ove io si spesso e con tanto piacere veniva a ritrovarvi. Quando sarà che io vi rivegga qui fra di noi? Ben sapete che io per tre volte fui in Parigi, e da quest'ultima in poi, credo non ritornarvi mai più Quatremère, 29 ottobre 1816. — « ... lo sto bene di casa; mi sono fatto una bella libraria ornata di vasi etruschi, del vostro Paride aspettando la bella compagna. Sempre se fa discorso di voi colla cognata, la quale credo che. se non fosse stata così vecchia, se sarebbe innamorata di voi e v'avrebbe sposato. E de' nostri sposalizi non si parla più! E già, non serve più per voi, che avete*una bella posterità ». Come si vede Canova, alle caute sollecitatorie di Quatremère, fa l'evasivo, il che equivale a rispondere picche. Malinconico amore Della signora nominala non rimane che un documento epistolare nelle carte canoviane di Bassano. Di questa parente del famoso archeologo, figura una lettera sola, in data 1G agosto 1816, firmata Pia vedova Quatremère. La signora Pia si rallegra coi Canova degli onori trionfali con cui Homa lo aveva accolto al ritorno dal Congresso di Parigi, e gli raccomanda il latore del suo biglietto, il giovine Destouches, vincitore del gran premio d'architettura, che va a Roma pensionato dell'Accademia di Francia. Tra rallegramenti e raccomandazioni, molta frigidità complimentosa: non una parola che tradisca il cuore di una donna innamorata. Ma dal carteggio Canova-Quatremère — come abbiamo visto — si desume qualche cosa di più: e cioè, che la vedova Quatremère, in quel torno di tempo, è già donna di venerabile età. Il cognato archeologo scherza sul senile entusiasmo di questa buona signora, orgogliosa di avere ospitato nel 1815 e intrattenuto in cordiale famigliarità il più celebre artista del suo tempo. La parigina dunque era vecchia e Canova si affannava in Parigi a rivendicare all'Italia i tesori d'arte rapiti dagli eserciti di Francia. Tristi giorni quelli, per lo scultore in veste e funzione di diplomatico 1 Aveva mille ragioni di scrivere, come s'è visto : — a Parigi ormai, « da quest'ultima (volta) in poi, credo non ritornarvi mai più » I Ai fastidi e alle amarezze di quei giorni, accenna anche Quatremère, molti anni dopo, nell'opera dedicata al suo grande amico: « Aucun voyage, par le but de sa mission, ne l'ut plus importanti aucun, par son succès, ne fut plus honorable pour Canova. Mais aucun des séjours qu'il eut occasion de taire à Paris n'eut pour lui moins d'agrément ». Lo scultore passava d'altronde le sere in conversari in casa della vedova. .E a queste squallide soirées partecipavano l'abate Sartori-Canova, l'abate de Pierre, curato di San Sulpizio, lo scontroso Quatremère, e qualche altro: una discreta accolta di celibi, che cercano di distrarre il povero Canova dalle fatiche giornaliere di diplomatico, discorrendo di politica o d'arte, di uomini o donne della giornata, o... di matrimoni possibili per gli scapoli presenti. L'origine della « Pietà »Ma in quegli ultimi conversari fu gettato il primo germe onde fiori l'ultima grande opera del Canova: la Pietà. Ed è appunto nell'aspettazione di questa opera 11 movente segreto che spinge Quatremère a tener vivo nella memoria dell'amico lontano il ricordo della vecchia ospitale signora della Rue de Condé. Veramente, nei desideri del Quatremère e della parrocchia non doveva trattarsi della Pietà ma d'ima statua del Salvatore. E dapprima il Canova parve cedere e impegnarsi su la scelta di questo soggetto. Ma nella sua fantasia il progetto sacro andò lentamente trasformandosi in un grande soggetto umano e dolorante. Le fasi di questa genesi artistica — durata dal 1815 al 1821 e alla quale non fu estranea, sebbene già quasi spoglia di fascini, una donna — sono queste. Sulla fine del 1815, coll'aiuto della cognata Pia e del curato De Pierre, Quatremère indusse Canova all'impegno di «colpir* un'opera di argomento re-lL'innamorata 1 a Parigi. | ' . o r a . e o e e o ligioso, e precisamente un Salvatore, per l'aitar maggiore di San Sulpizio. Poi per quattro anni l'archeologo francese circuì l'artista lontano in modo che la promessa o l'impegno da lui assunto non cedesse alla pressione dei più urgenti lavori. Nell'agosto del 1817, insistendo sul Salvatore che egli avrebbe voluto con la croce abbracciata « secondo il motivo dell'inespressiva figura di Michelangelo », suggerisce a Canova: « Se ve piacesse più un gruppo del Carisio morto colla madre, che bel motivo d'espressione, e che bolla occasione di farvi paragonar col Buonarroti ». Se in queste parole fosse da rintracciare il germe del gruppo camoviano, non si potrebbe contestare a Quatremère il merito del suggerimento. Ma i! germe si sviluppa originalmente; 1 artista va ruminando sempre nella a mcnte i1 soggetto... . o sia d'una statua soia 1 f| sia d'un gruppo» (15 ottobre 1817); e l'amico ripicchia nel luglio 1818: « Pensate se volete ol nostro Salvator o bene alla Madonna Addolorata col Figlio morto » (il motivo dunque di Michelangelo) insistendo su quell'«idea del Cristo» che dopo lungo meditare finalmente il Canova abbozza in piccolo nel giugno del '19. E poi su quell'idea ritorna a più riprese, Anche trova la sua forma; ed è quella annunziata primamente . | nel settembre 1821: un gruppo • composto di ' Cristo morto, della Maddalena e della Madonna ». Non dunque il Salvatore nè la Vergtne con Cristo morto; ma un'opera in tre Agure, grandi al vero, la suprema tragedia umana e divina all'ombra della croce: composizione originale, quale non era mai passata, nè poteva passare, per la mente del vecchio archeologo. E come avviene spesso nel travaglio dei grandi, una laboriosa tortura aveva Anito con lo spremere dal cuore e dal genio dello scultore italiano un'opera immortale. K.