Feroce vendetta per tre anni meditata

Feroce vendetta per tre anni meditata Quegli che uccise il cognato a tradimento Feroce vendetta per tre anni meditata L'assassino è vivo o si è ucciso? Il capo dell'ufficio d'istruzione, avv. MussiIsnardi, si è recato ieri mattina a Giaveno per compiere i primi accertamenti giudiziari ed iniziare l'istruttoria per l'assassinio compiuto l'altra sera sulla strada della fraziono Villanova. 11 cadavere del contadino Felice Boero, ucciso mentre rincasava in compagnia della moglie con alcune rivoltellate sparategli a bruciapelo dal cognato Felice Vay, è stato piantonato durante la notte da due carabinieri; al mattino venne trasportato alla camera mortuaria del cimitero per essere sottoposto all'esame dei medici periti, i sanitari hanno rilevato tre ferite mortali aperte dai proiettili elio avevano trafitto e quasi squarciato il torace del disgraziato Boero. Compitila la perizia necroscopica e le formalità legali l'avv. Mussì-Isnardi ha lasciato la povera salma a disposizione della famiglia. 1 funerali sono stati fatti ieri con grande concorso di gente, specialmente della frazione di Villanova. I carabinieri di Giaveno non hanno potuto fornire al magistrato nessuna indicazione sulla rapidissima fuga del Vay; poiché questi, appena consumato il misfatto, ha saltato l fossi e si è inoltrato nei boschi che giungono Ano alla strada e non ha lasciato traccia di se. Il terribile proposito I conoscenti dei protagonisti della fulminea tragedia ricordando i .precedenti specialmente del Vay. ricostruiscono oggi quasi con semplicità l'ambiente in cui è maturato il t.ri6te fatto di sangue e ne trovano facilmente le causali, poiché lo stesso omicida, mentre nessuno credeva alle sue parole, aveva predetto qualcosa di molto grave per i suoi parenti X.it'i vicini. Tre anni or sono infatti il feroce omicida disse : — Non lavorerò pili. Vivrò consumando il mio patrimonio, e quando l'avrò finito farò le mie vendette. Poi mi ucciderò. Una tale concezione si può definire soltanto pazzesca: ma il Vay in nessuna occasione si dimostrò pazzo nei senso comune delila parola, prima era considerato un curioso originale, insensibile e autoritario: col delitto egli si è rivelato un cinico crudele e un terribile criminale a mente fredda. Faceva il contadino ed era benestante, con un patrimonio di poco più di 50.000 lire-, cioè ima proprietà che, a curarla, poteva essere un buon fondamento per la sua famiglia, ed a sciuparla, invece, gli sfumò fra le mani in brevissimo temopo. Appena formulato il suo orribile piano di vita e di morte, gettò gli arnesi, mise la giubba sulla spalla e cominciò a tenere la piazza, oziando, poco più che cinquantenne, sanissimo, robusto, atletico, pareva fatto apposta per il lavorò gioioso, 6enza fatica: invece 6e ne stava neghittoso e cupo sedendo giornate intere sui muricciuoli degli spaMi, sui gradini delle chiese, ai margini dei giochi da bocce e nelle osterie. Qualche volta anche nei caffè, perchè pretendeva di . fare il signore ». E beveva, senza ubriacarsi, pensando al suo tataro delitto. Ormai non faceva più mistero delle sue intenzioni sanguinarle. Lo diceva con chiunque, indifferentemente. — Ora consumo tutto il mio, e dopo, gvM. a quelli che mi vengono a tiro 1 Questo stato d'animo di annientamento e di violenza aveva una ragione determinante, che il Vay, abiiaiatosi a giudicare in modo grottesco, credeva cosi grave da giustificare anche i suoi tragici propositi. Giovanotto egli aveva sposato una certa Felicita BosaBrusin, ima onesta ragazza campagnola, che divenne una buona moglie, paziente, remissiva e maltrattata, una vittima coniugale. Una sorella della Felicita, Teresa Rosa-Brusin sposò il Felice Boero — l'assassinato — ed ebbe fino a ieri maggiore fortuna e felicità famigliare. Questa infatti fu 6empre considerata e trattata dal Boero come 1S vera compagna della sua vita: mentre 11 Vay teneva la propria moglie in conto di una serva, come imo strumento che gli serviva per il dlsbriiro delle faccende domestiche. Le faceva scenate furiose e talvolta la percuoteva. Così per parecchi anni: fino a che la disgraziata donna, esaurite tutte le forze di 60pDOrtazione, cominciò a ribellarsi alla tirannia bestiale del marito. La ragion doTToAs Per alleviare la propria condizione di sciagura, essa cercava conforto presso la sorella e presso il cognato Boero: e da questi ebbe sempre, in ogni circostanza, un'assistenza veramente fraterna. Quando la poveretta era costretta dal contegno dèi marito a fuggire di enea, trovava ospitalità presso il Boero, che la invitava anzi a rimanere a lungo, quanto volesse, magari iter sempre, presso di sè. Un giorno, stanca di soffrire l'inferno coniugale, la Felicita, affranta ed ammalata, abbandonò 11 marito ó»»eisa"a non ritornare dìù a nessun patto. La poveretta visse qualche tempo sola, ed ora è ricoverata al Sanatorio di San Luisi. Ma da quel giorno fi Vay concepì un odio violento contio il cognato Boero e contro tutta la sua famiglia. Egli pensò che sua moglie avesse abbandonato la casa essendo sollecitata dai parenti i quali — secondo 11 suo modo di vedere alla rovescia — avrebbero stretto una congiura contro di lui. Niente di tutto questo: 1 Boero si erano limitati a consigliare la Felicita secondo il buon senso, per il minor male di lei. Non reggeva più alla compagnia del marito e faceva meglio a starsene sola. U Vay, però, vedendo la propria casa disorganizzata e squallida, che non sapeva più di famiglia, bensì di triste ricovero deserto c grigio, non riusci a giudicare esattamente la situazione famigliare da lui stesso creata e ad incolparsi di avere scatenato la raffica disastrosa nel mezzo della sua vita. Volle trovare i colpevoli: e pensò ai parenti E allora manifestò i primi propositi di completo annientamento di se stesso e degli altri. Pure essendo capace di estrema violenza, si senti debole nella solitudine creatasi intorno. Infatti, 'mentre la sua povera moglie fuggiva, vittima: della 6ua brutalità, egli stesso 6i credeva oggetto di chissà quali macchinazioni sottili e correva affannosamente a cercale amore e appoggio presso un'altra donna che gli era 6tata compagna fino allo scoDDiare della sua bufera sanguinaria. Pare una fatalità che nello sfondo di ogni tragedia sorga una figura di donna che, seopure lontana ed estranea, non riesce a coprire d'ombra la 6ua persona. Anche nsMa vita tormentata di questo contadino che non è latalista perchè crede nella propria forza, che non ha ideali uè passi ani perchè si pronone freddamente di ucciderei e che non è neanche un cinico perchè vive in ansia, e;citato e sconvolto dai fantasmi creati nella sua mente; c'è una donna che è più forte di lui. che gli toglie la sua apparente impassibilità, facendolo odiare menlr'egll crede di amare. Chi sia, non importa gran che: non ha nessun rapporto col delitto. E' una donna dm dicono viva in un centro vicino, presso nubiana. Forse è una creatura insignificante: certo incapace di comprendere il dramma dell'altra, della moglie fuggita, e di sgomentarsi al pensiero che essa trascorre i suoi Riorni maturi, più assetati di pace, nella once dolorosa e struggente di un sanatorio. Così come volle... Di fronte all'amante il Vay sente vacillare i suoi propositi dì fierezza, di rigidità assoluta. Come aveva esattamente predetto egli ha consumato giorno per giorno il 6uo avere, quasi preparando e maturando il momento della catastrofe: è giunto quasi alla fine delle sue risorse finanziarie. Logicamente, secondo i 6uoi propositi dichiarati, la tragedia non può essere lontana. Ma egli ha ancora un istante di estrema debolezza per la donna che forse lo avvince: ha ancora la sua illusione, che si direbbe di un innamorato ventenne. Decide infatti di lasciare improvvisamente la sua casa e porta i mobili presso l'amante, quasi debba rifarsi un'altra casa e. ricostruirsi una nuova vita. E' l'ultima illusinme. I fantasmi alimentati in segreto nella sua mente hanrio sùbito lì sopravvento: il piano mostruoso di rovina volontaria si è. compiuto ormai spiritualmente e il disgraziato ncj> può arrestarsi e fuggire. Si è creato con In sua volontà un destino di sangue e il destino si compia inesorabile. Nessuno forse saprà mai la causa occasionale che ha deciso la tragedia. L'omicida non ha parlato — che si sappia finora — con alcuno e non fu visto. Lo si credeva forse lontano, presso la sua amante, che pochi conoscono anche soltanto di persona, ed egli imveee si presenta uscendo furtivamente da ima siepe a sbarrare la strada ai cognati che ritornano dai campi. E' il tramonto, veilato di bruma che sale dalla valle umida di pioggia. Non c'è nessuno all'intorno, un grande silenzio sui boschi che stringono la strada montana. L'ora e l'atteggiamento dell'aggressore non possono lasciare dubbi sulle sue intenzioni. Ma i disgraziati non hanno tempo neanche di gridare che l'omicida ha già compiuto H suo primo delitto. Prima di sparare i ripetuti colpi mortali il Vay non pronunzia una parola, nè di odio ne di vendetta. Questa tragedia gli è familiare, la conosce bene anche nei particolari per averla pensata degli anni. Il povero Boero si abbatte nella polvere con un grido soffocato dal sangue che gli gorgoglia in gola: altro sangue gli sgorga dal petto. Mentre egli cade muore, fulminato, senza un sussulto. La donna vorrebbe gridare al soccorso: ma l'urlo le muore in gola per il terrore. L'assassino non perdona: la raggiunge con quattro salti e la percuote alla testa col calcio della rivoltella, furiosamente. La disgraziata cade a terra ed ha un'idea di salvezza che le suggerisce l'istinto : si finge colpita a morte. Abbandona le. sue membra e resta immobile. TI Vay' crede forse di avere finito anche la cognata: la vendetta maggiore è quindi compiuta. Si ferma un momento à guardare i due corpi esanimi sulla strada: fa un gesto con la mano ohe può significare : . Passiamo oltre », volta le 6palle e salta nel bosco vicino. Sul versante della montagna ritorna il silenzio dell'immobilità serale: si è spento anche il lieve fruscio dei passi dell'assassino fuggente nel folto della boscaglia. Rossina tracola dell'uccisore La donna, allora, si alza* e corre verso oese. Giunta in vista dell'abitato dà l'ali arme, grida: —Hanno ucciso Felice! Tutti accorrono e due giovanotti scendono a Giaveno ad avvertire I carabinieri. I primi accertamenti sono fatti al lume dei cerini e delle candele. Lugubre spettacolo contro la nera oscurità della montagna. Più tardi ognuno ritorna nella propria casa; ma nessuno dorme. Dalle imposte chiuse d'ogni finestra filtra il chiarore di un lume. E dinnanzi ad ogni mente commossa e impressionata dalla macabra visione fra le prime nebulose del sonno 6'aderge una figura paurosa di assassino. A Villanova non si riesce a dimenticare ohe il Vay diceva: — Guai a quelli che mi vengono a tiro. L'attenzione di tutta la borgata è tesajrerso l'alto della montagna: lassù c'è l'assassino. Cosi passa la prima notte, mentre i due carabinieri vegliano il cadavere sulla strada ed i figli del Boero piangono in silenzio nella loro casa sbarrata. II Vay disse più volte che, alla fine, si sarebbe uccisa Si è dato veramente la morte nel segreto dei boschi T La domanda si ripete da due giorni, e non trova risposta che nelle ipotesi, senza fondamento preciso. Qualcuno dice che, poco dopo il delitto, si è sentita la detonazione di un colpo d'arma da fuoco nei boschi viciniE' vero 7 Non si può prestare fede cieca a gente che in quel momento era troppo eccitata dall'emozione. E poi ci sono anche i cacciatori di frodo, che all'imbrunire sparano le ultime cartucce nei luoghi più solitari della montagna. I carabinieri, opportunamente guidati dal brigadiere Gaietto, hanno fatto una lunga perlustrazione; ma invano. Ieri, alle 16, poi due carabinieri sono partiti da Giaveno, diretti ad un bosco bene localizzato. Più che una traccia, però, essi seguivano una loro ipotesi e davano credito a lievi indizi, secondo i quali in quel 4>osco si troverebbe, vivo o morto, l'omicida, che è tutt'ora l'incubo di numerose persone della frazione. Diciottenne annegato nel Po Ieri mattina, verso de 10, un giovine orefice, Fiorenzo Giobbio di Alfredo, abitante in via Madama Cristina, 64 si trovava a diporto sul Po in una barca, assieme ad altri suoi amaci. Ad un tratto, probabilmente por qualche mossa incauta e improvvisa di qualcuno dei gitanti, la barca ebbe'una brusca inclinazione ed il povero Giobbio cadde in acqua, scomparendo nei gorghi. Alle grida dei suoi compagni accorsero con generosa prontezza i barcaiuoli Andrea Peirano e Giuseppe Bobba che si accinsero tosto a porger aiuto al naufrago. Ma, purtroppo, i loro sforzi furono lungamente vani. Delio scomparso non fu possibile rintracciare il corpo se non verso le 14 dopo un lavoro attivissimo di esplorazione e di rastrellamento. La povera spoglia, tratta a riva e deposta sulla sponda destra, venne visitata dal medico municipale dottor Canuto che accertò come causa della morie l'annegamento. Dopo le formalità legali di rito l'autorità consenti al iraspoilo del cadavere ul domicilio della famiglia per i funerali.

Luoghi citati: Felicita, Giaveno