Le ripercussioni del gesto di Clemenceau

Le ripercussioni del gesto di Clemenceau Le ripercussioni del gesto di Clemenceau La ratifica degli accordi con l'Inghilterra e l'America rinviata all'autunno - Il ribasso del franco » Come è accolto l'appello: Coolidge non risponderà; la Germania insoddisfatta; ringhi;terra scontenta =■ Dissidi nel Gabinetto francese? Servizio apeoiale della «Stampo,, Parigi, 9, notte. La lettera di Clemenceau a Coolidge continua ad essere all'ordine del giorno. *I1 cablogramma odierno delì'Agcnzia Econo, mica e Finanziaria, secondo cui il Presidente americano avrebbe dichiarato ai suoi portavoce ordinari die i negoziati sui debiti sono chiusi e che egli intende ignorare ufficialmente la lettera dell'uomo di Stato francese, considerando cine, se eventualmente la questióne dovesse essere riaperta, non potrebbe esserlo se non per il tramite dei rappresentanti diplomatici dei due Paesi, ha fatto qui penosissima impressione. Si giudica generalmente che la risposta è di tina brutalità senza precedenti, e che costituisce per Clemenceau un affronto immeritato. « Di chi la colpa...? » Ma poiché l'affronto — per quanti sforzi le Agenzie ed i giornali stasera mettano in opera per imrre in dubbio l'autenticità del documento (che tra parentesi è stato lanciato anche dall'edizione, parigina del New York Herald) — colpisce di riverbero anche la Francia, molti giornali parigini danno corso a dei'malumori più o meno acerbi contro il solitario della Vandea. Lauzanne, dalle colonne del Matin scatta: « Clemenceau non ere. forse particolarmente qualificato per scrivere la lettera e per redigere un atto di accusa alla cattiva pace che è seguita alla grande guerra. Si dimenticherà che egli è uno degli autori principali di questa cattiva pace? Se nel 1919 nulla è stato regolato tra gli alleati a chi spetta la colpaV E se oggi la Francia vede erigersi davanti a sè i suoi creditori, chi ne è responsabile? Clemenceau da sei anni taceva. Avrebbe fatto meglio a tacere ancora. Se noi dobbiamo salire un'eirta anltni-tamenie rude è a causa del fardello che egli ci ha messo sulle spalle. Non ce lo renda dunque ancor più pesante, vituperando un alleato di cui non ha saputo, quando eva al Governo, me rettificare gli errori, nò coltivare l'amicizia!». Press'a poco la stessa nota sgorgava dal Qnotidicn, il quale — pure ammettendo ohe l'America agiisee odiosamente — oiuiedeva: « Di chi la colpa se non dell'uomo che sabotò la pace, dono avere fatto la guerra? Noi non andremmo lamentevolmente al palazzo di Vorsaiiios per istituire una Cassa di ammortamento se, in quello stesso palazzo di Versailles, il tigre avesse pensato ad un « aggiustamento » dei sacrifici; se non avesse proposto, nel suo incosciente orgoglio, quei trattato che ci mette alla mercè dei nostri alleati e associati. Dittatore dalla pace — dopo esserlo stato della guerra — Clemenceau, ubriaco di gloria, accettò la decadenza economica del proprio paese. La lettera dell'exipresidente del Gabinetto della difesa nazionale a Coolidge è dignitosa e patetica, ma noi non possiamo vedere in essa 6e non l'effetto di un tardivo rimorso ». - Il Qavioit, lasciando ii .{lessato da parte, considera l'inopinato intervento di Clemenceau sotto il solo riguardo della sua opportunità politica rilevando la situazione imbarazzante in cui essa viene a mettere I Governo: . Pur riconoscendo ]a bellezza e la grandezza del gesto di Clemenceau, ci è permesso chiedere se esso fosse ben opportune, nel momento in. cui un ministero di unione nazionale intraprende (conia fiducia delia Camera e del Paese) il compito cosi dedicato e complesso del raggiustamento finanziario e della stabilizzazione monetaria. Il peggio sarebbe se una ferita di denaro potesse diventare una ferita di amor proprio, allargando vieppiù la fossa di scambievole incomprensione tra l'Europa e l'America, che non possono fare a meno l'una dell'altra ». Al Consiglio dei Ministri In quanto all'impressione degli uomini più direttamente colpiti dall'incidente, la massima cura è stata spiegata tutt'oggi nel dissimularla. Alla fine del Consiglio dei ministri di questa mattina, i giornalisti assediarono di domande gli on.li Marin e Tardieu, i quali (come vi spiegavamo ieri sera) debbono saperla lunga sulla genesi del gesto di Clemenceau), ma nè l'uno nè l'altro vollero sbottonarsi. « Non ci siamo occupati affatto dei debiti interalleati », fu la loro risposta. E quando, poco dopo, passarono Barthou e Samum qu&sii ultimi aggiunsero : « Non ci siamo occupati affatto della lettera di Clemenceau ». Che cosa può fare un giornalista di fronte a dinieghi che oltrepassano di tanto i limiti del verosimile? Sorridere, ed interpretare i dinieghi cum grano salis. E' quello che faremo noi. Se i ministri non si occuparono stamane della questione dei debiti e della lettera di Clemenceau, è probabilmente perebè l'argomento era già stato ampiamente e nervosamente trattato durante la giornata e !a serata di ieri. Così, essi non avevano piti nulla da dire. Il Consiglio dei ministri recava in testa all'ordine del giorno, prima delle restrizioni e della lotta contro il caro-viveri, la questione della ratifica degli accordi di Washington. Se un paragrafo cosi im poetante potè essere radiato, bisogna concludere che la lettera di Clemenceau (lungi dall'essere passata sotto silenzio) avesse prodotto tale rivoluzione in seno al Ministero da rendere ormai ogni discussione al riguardo impossibile. Naturalmente, Clemenceau è Clemenceau, e non si può certo attendere da uomini della dignità di Briand e di Poincaré che si mettano a polemizzare con lui sotto gli occhi dello straniero. Tanto l'uno che l'altro hanno apprezzato al suo valore la bastonata assestata sulle loro gambe dal Cincinnato della Vandea (e per essi ha risposto per le rime il redattorecapo del Matin) ma sugli organi che notoriamente interpretano il pensiero dello sfere ufficiali, i commenti rimangono misurati ed indulgenti. Scrivo ad esempio il Temps-. « La lettera aperta di Clemenceau al Presidente Coolidge sui nostri debiti cogli Stati Uniti 6 un colpo di tuono in un cielo che non era precisamente sereno. Con quello stile ammirevole e fiammeggiante di cui non si 6a se si debba ammirare maggiormente la scintillante bellezza, o temere gli accecanti lampi; che, come la spada dell'arcangelo, getta smagliante luce e rischia di ferire con il suo filo, Clemenceau (a cui il Parlamento francese, con un solenne omaggio aveva detto che aveva, con Poincaré, « ben meritato della patria ») ha rivoltò al Presidente degli Stati Uniti un commovente appello. . Egli ha rivolto al nostro ex-associato nella grande guerra un'alta e severa lezione. II dio del silenzio, rifugiatosi nel 6uo eremitaggio vandeano, esce dal suo lungo mutismo per « impartire una lezione ai re, e dare loro — quando gli piace — grandi lezioni ». All'indomani degli accordi di Washington, quando si parlava di discuterli in Parlamento, la lettera di Clemenceau risponde, nella sua ispirazione, al sentimento quasi unanime dei francesi. All'antivigilia delle elezioni da disputarsi laggiù, apparirà essa come opportuna all'opinione pubblica degli Stati Uniti? Solo su quest'ultimo punto i commenti dei poteri pubblici e dei giornali americani d recheranno la chiarezza necessaria». Pare un magnificat; ma quanti sottili sibili di furore in quelle allusioni al cielo non sereno, al dio del silenzio, al filo della spada che ferisce chi l'impugna, a Poincaré benemerito della patria allo stesso titolo di Clemenceau (quindi in diritto di migliore trattamento da parte del compagno di trionfo), ecc.! Mettiamo insieme tutti questi sparsi elementi e avremo il quadro veridico della situazione : la lettera di Clemenceau è l'esponente del dissenso introdottosi nel Ministero circa la ratifica dell'nc.cordo Berenger-Mellon e costituisce un successo per gli avversari di questa, uno scacco per Briand e Poincaré che la patrocinavano. La ratifica rinviata Dopo un simile appello al sentimento nazionale, il Governo (che coltivava ancora la speranza di potere trascinare gli esitanti alla ratifica) deve mettere la questione a dormire finn all'autunno. Il gruppo dei 10-ì maririiani, riuniti sotto la presidenza di Luigi Dubois (che probabilmente, perduta la speranza di vedersi rimesso da Poincaré alla Commissione delle riparazioni non sarebbe malcontento di scalzarlo) vota all'unanimità uno strepitoso indirizzo di plauso a Clemenceau, che è come un canto di vittorio. Berenger, che doveva partire in questi giorni per Washington, rimanda la partenza. Noticine di incerta provenienza ma di tono ufficioso, si affannano a dichiarare che mai e poi mai il .Governo pensò a fare ratificare l'accordo! discordia e di impotenza. prima delle vacanze, e che si tratta di una agitazione senza motivo. Insomma, macchina indietro a tutto vapore. Avremo le vacanze subito dopo la cerimonia»» di Versailles. Del resto, si parlerà tra un paio di mesi. Hanno gli avversari della ratifica considerato le conseguenze della loro facile vittoria? Nulla Permette finora di crederlo. La Borsa, sempre prima ad avvertire i colpi, segnala di nuovo grosse vendilo di valuta francese da parte delle piazze estere, e il franco ha indietreggiato di sette punti. Per ovviare alquanto ai guai della situazione, il Governo ha ottenuto che almeno la Commissiono finanziaria e la Commissione degli esteri della Camera procedessero oggi — come ora stabilito — alla nomina delle rispettive sotto-Commissioni per l'esame dei documenti completi relativi agli accordi. Delhi sotto-Commissione finanziaria, sono stati chiamati a far parte Simon, ChapPedeluine; Vincenzo Auriol, Chabrun, Margaine, Danae, Ba'rety, e tre altri rappresentanti di gruppi parlamentàri minori. Alla sotto-Commissione estera, vennero designati gli on.li Lautier, Chaumié, Bastide, Mdslral, Fontanier, Moro-Giaffori, Barthéleiny e due altri, che terranno una prima seduta domani a Versailles. I due organismi sono dunque più vasti di quello che si fosse ideato dapprima. Ma viene spontaneo il chiedersi se il più elevato numero di membri accordato loro possa realmente costituire per essi una garanzia di maggiore efficacia, o non equivalga piuttosto ad una Prospettiva di 0. P. to in Fronda si può rispondere che, al contrario, l'America è stata molto tempo turbata a causa della politica francese di un Clemenceau prima e -li un Poincaré poi. L'America sa con certezza che il mondo è molto più turbato per causa della Francia, e Clemenceau non era proprio l'uomo adatto per cercare — corno ha fatto — im accomodamento. Certo, la lettera di Clemenceau avrebbe potuto rendere un grande servizio al mondo se egli non avesse pensato solo alla Francia ma a tutte le nazioni travolte nel disordine e nel disastro economico dal trattato di Versailles. Se il vecchio uomo politico avesse detto a Coolidge che l'economia del mondo non potrà restaurarsi finché non si annulleranno tutti i debili di tutte le nazioni allora davvero egli avrebbe giovato a tutti i popoli. Ma Clemenceau non ha potuto giungere a tale altezza di pensiero ». Anche i commenti di altri giornali sono improntati a netta sfiducia. Per la Vossische Zeitung, che sottoscrive al giudizio del Mat.in per cui Clemenceau è l'uomo meno adatto j>er rivolgere un tate appello, < la lettera è una nuova prova della scarsa comprensione die negli Stati dell'ex-Tntesa si ha delia mentalità della grande maggioranza del popolo americano, e del suo punto di vista nella questione dei debiti ». Un commento romano Roma, 9, notte. Il gesto di Clemenceau non ha sorpreso questi circoli ufflriosii, a giudicare da un ririlicve deli!a Tribuna, la quale 6i rende conto dette ragioni che hanno indotto il • Tigre » a rompere i silenzi vandeani, ed a lanciare « una itera protesta contro i criteri rigorosamente finanziari, die hanno presieduto oltre Oceano alla sistemazione dei debiti di guerra, cosi inconfondibilmente diversi nella loro essenza dai comuni obblighi finanziari tra Nazione e Nazione ». Il giornate osserva che Qlemenccau ha scelto bene il momento, ed aggiunge: . L'atmosfera è ancora arroventata del duello fra la Tesoreria britannica e la Tesoreria americana. Com'è noto, Churchill, seguendo una corrente assai forte in Inghilterra, è favorevole a una cancellazione generale dei debiti, cancellazione però che, per potersi attuare, deve essere iniziata dagli Stati Uniti, creditori delle dazioni europee. Sarà interessante vedere ora come l'opinione pobblica americana accoglierà il gesto di Clemenceau. e come raccoglieranno l'opinione pubblica francese ed il Parlamento, in modo particolare dopo gii avvenimenti di questi giorni, per cui, a quanto sembra, si e dovuto rinunziare alla immediata ratifica dell'accordo Mallon-Berenger, per te sistemazione del debito francese ». Il documento Parigi, 9, mattino. "L'Agenzia lldvas dirama il testo della seguente lettera aperta di Clemenceau ai Presidente Coolidge: . Sig. Presidente; Sono sorte tra i tre grandi Paesi alleati ed associati deUa guerra di Francia- deile divergenze di. opinione sul regolamenti dei conti, divergenze che minacciano ai colpire gravemente l'avvenire del mondo civilizzato. Da ogni parte i tecnici della finanza e della diplomazia sono all'opera. Un tecnico è spesso un uomo che si compiace di isolare il suo problema da quelli, alla coordinazione dei quali è strettamente connesso. Ogni cosa appartiene al dominio degli affari pubblici e chi pretende trincerarsi esclusivamente nel proprio dominio si espone a scoprire troppo tardi di essere sopravanzato. Tra gli Stati Uniti e l'Inghilterra, tra l'Inghilterra e la Francia, tra la Francia e gli Stati Uniti, in termini identici, la stesta questione si pone ed io vedo che le soluzioni adoUate o la preparazione di soluzioni non hanno creato un buon stato d'animo nei. paesi interessati. Noi 6iamo debitori e voi siete creditori. Può sembrare che 6ia un puro affare di cassa. Non vi sono altre corsidcrazioni da studiare? La politica europea dell'Inghilterra è soprattutto consistita sinova a tenere divisi i popoli del continente gli uni dagli altri, per ogni eventualità di intervento. Ho fiducia che gli occhi dell' « uomo della strada. » stiano per aprirsi a vedute più comprensive. • Oggi è dal lato dell'America che l'inquietudine della Francia 6i trova principalmente orientata. Se le nazioni non fossero che caso commerciali sarebbero dei conti di Banca quelli che regolerebbero le 60rti del mondo. Voi ci chiedete il pagamento di un debito non commerciale, ma di guerra. Voi sapete, come noi, che le nostre casse sono vuote. In tale caso il debitore firma delle tratte a scadenza. E' quello che ci chiedete. Ma bisognerebbe che noi potessimo credere, tanto da una parte quanto dall'altra, ad un regolamento in contanti al giorno fissato. Ora è il segreto della commedia che non 6i tratta qui che di scadenze fittizie per giungere al prestito con una buo.ia ipoteca sui nostri beni territoriali, come in Turchia. Questo, signor Presidente, bisogna che ve lo dica, non l'accetteremo mai. La Francia non è «la vendere, nemmeno ai &uoi amici. Noi l'abbiamo ricevuta indipendente ed indipendente noi la lascieromo. lo vi chiedo se, dopo il presidente Monroe, voi potreste comprendere altra sorte per il continente americano. Se la Francia doveste scomparire sotto i colpi dei suoi nemici e dei suoi i amici » congiurati, rimarrebbe di essa un nome pieno di fierezza, aie cosa abbiamo fatto che non fosse strettamente doveroso? Dovevamo cedere le nostro cittadelle alla Germania, quando essa ce le chiedeva, sotto pena di una dichiarazione di gm-rra? Si alzerà forse qualcuno per dire che noi abbiamo fatto altra cosa che subire l'inevitabile? Verdun allegherebbe forse che noi non abbiamo mai combattuto? Noi abbiamo gettato tutto nel vortice: il sangue ed il denaro, come hanno fatto da parte loro l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Ma è il territorio francese che è stato scientificamente devastato. Per tre anni, mortalmente, noi abbiamo atteso quella parola americana: « La Francia è la frontiera della libertà 1 ». Tre anni di sangue e di denaro sgorgati da tutti i pori! Venite a leggere nei nostri villaggi la lieta interminabile dei nostri morti e facciamo dei paragoni, se volete. Non è « conto di banca » la forza viva di questa gioventù perduta! « Come la Russia a Brest Lìtowekl, l'America ha fatto con la Germania una pace separata, senza nemmeno tentare coi suoi compagni d'armi un gesto di aggiustamento. La pace dd sangue col nemico comune. Ed oggi si parla ddla pace di denaro tra le potenze alleate ed associate. Como non abbiamo noi previsto quanto accade ? Perchè non ci siamo arrestati, sotto gli obici, per convocare un Consiglio di amministrazione di profittatori, che avrebbe deciso sulla questione di sapere se d fosse permesso «li continuare la difesa delle più bdle conquiste, per la più bella vittoria? Bisogna dunque; ora, che la menzogna delle riparazioni tedesche conduca ad incassi americani? Ho parlato liberamente al capo onorato di un grande popolo, pel quale ho conservato da 50 anni la miglior parte del mio rispetto e della mia amicizia perchè l'ho creduto destinato a ricevere dai vecchio mondo, per portarla sempre più in alto, la fiaccola di un grande ideale di umanità. E' a lui ora cne 6netta pronunziarsi 6U *e stesso. Io non potrei offrirgli se non il supiemo omaggio del mio silenzio, se mi fossi ingannato. Vi prego gradire, signor presidente, l'omaggio del mio profondo rispetto. — Giorgio Clemenceau », mctcuTficfldngfdmtpbpupepgNt