Il Ministero dell'unione nazionale costituito da Poincaré 6 ex-Presidenti del Consiglio, 7 cartellisti, i sottosegretari aboliti

Il Ministero dell'unione nazionale costituito da Poincaré 6 ex-Presidenti del Consiglio, 7 cartellisti, i sottosegretari aboliti Il Ministero dell'unione nazionale costituito da Poincaré 6 ex-Presidenti del Consiglio, 7 cartellisti, i sottosegretari aboliti II radico socialista Sarraut agl'interni, Briand agli esteri, Barthou alla giustizia e aHa vice-presidenza Gel Consiglio, Herriot all'istruzione, Tardieu ai lavori pubblici, Painlevé alla guerra Servizio speciale della « Stampa Parigi, 23, notte. Il ministero Poincaré è stato varato, Uopo 36 ore di sforzi, nelle prime ore del pomeriggio di oggi e comprende in tutto, (essendo stati aboliti i Sottosegretariati) 13 ministri. Questi sono: PRESIDENZA del CONSIGLIO, FINANZE e REGIONI LIBERATELsi Raimondo Poincaré; iGIUSTIZIA e ALSAZIA LORENA: Luigi Bartlwu (senatore); AFFARI ESTERI: Aristide Rriatid (deputato); INTERNI:] Alberto Sarraut (senatore); GUERRA: Paolo Painlevé (deputato); . MARINA: Giorgio Leygues (deputato)? PUBBLICA ISTRUZIONE: Edoardo Herriot (deputato); LAVORI PUBBLICI: Andrea Tardieu (deputato) ; COMMERCIO: Bokanowski (deputato): AGRICOLTURA: QueuiHe (deputato); COLONIE Leone Perrier (senatore); PENSIONI: Lutjri Marin (deputato)! LAVORO: Andrea FaUières. Poincaré, dopo aver comunicato alla stampa la lista dei membri del suo nuovo ministero, ha dichiarato: « Abbiamo voluto costituire un Gabinetto iti larghissima unione nazionale, in cui tutti i partiti fossero rappresentati, senza tener conto, per cosi dire, di dosature di 'gruppi parlamentari. Abbiamo tentato di 'assolvere il nostro compito con la maggior superiorità di vedute possibile. Debbo con. lessare che non ho avuto molte difficoltà, poiché, mi sono studiato di costituir/} il Ministero senza tener conto delle preferenze degli uni e. degli altri. Se noi ci fossimo infatti fermati a tutti i suggerimenti che udivamo, saremmo ancora alla ricerca di ■una soluzione forse ideale, ma che ci avrebbe fatto perdere un tempo prezioso. Noi 'abbiamo, in questo momento, molto di me. alio da farti 6 ™n vi è Piu temP° da. perdere.** Il numero 13 "Da buon meridionale, Doumorgue noli ttuò non essersi detto ose se fosse stato lui al posto di Poincaré, almeno un Sottosegretario lo avrebbe preso — crepi l'avarizia!.— pur di non restai* «v—13. attorno al tappeto verde dei Consigli di Gabinetto. Ma Poincaré non ò meridionale, poiché è lorenese, e non crede alla jetsatura. E' lecito quindi supporr© che si sia limitato a rassicurare il capo dello Stato, facendogli notane che nei Consigli dei ministri ci sarà sempre lui a fare il quattordicesimo. D'altronde, non è improbabile che nell'ora solenne della presentazione dei 13 membri del ministero all'Eliseo, il capo ideilo Stato e il capo del Governo non si siano intrattenuti precisamente di questo. Poincaré aveva una cosa ancora più singolare da dire a Douimergue: ricordargli Itioè come il 9 dicembre 1913 — vale a dire proprio 13 anni fa, sebbene non compiuti •— fosse proprio lui, Doumergue, a presentare, in quella stessa sala, il proprio ministero a Poincaré, Presidente della Repubblica. Un cosi .perfetto rovesciamento di parti è cosa troppo rara per non meritare onorevole menzione anche in un moménto in cui la sterlina ò al disopra di duecento franchi. Siamo dunque sicuri lotte i due uomini non avranno mancato di intrattenersene, approfittando del quarto d'ora di sollievo procurato ad entrambi dal felice scioglimento della crisi. Giacchè felice tale scioglimento appare in realtà, dopo giorni di cosi intenso tramaglio parlamentane e pubblico, per poco the si voglia non eccedere nel maligno desiderio di sofisticare. Poincaré ha fatto, durante queste 36 ore di trattative, quanto èra in lui per disarmare le pregiudiziali ideila Camera e spargere intorno a sè la (convinzione di essere un uomo nuovo, rigenerato ed emendato dai due anni trascorsi nel ritiro e nella meditazione.- Sugli angoli del suo carattere, amici e pernici hanno trovato — nel darvi contro _ soffici cuscinetti di ovatta, una sorpresa ideila quale molti stentano a persuadersi. Un pericolo evitato Il primo degli increduli deve essere Briand, il quale (come vi dicevamo ieri ■era), aveva, alla pari di una larga frazione dell'opinione francese, intravisto il pericolo che un ministero Poincaré, con Barthou al Quai d'Orsay poteva rappreBentare per la continuazione della attuale politica estera. Il pericolo era stato sentito posi profondamente, che ancora sui Débats di questa 6era troviamo il seguente caratteristico grido di allarme del vice-direttore politico, affidato evidentemente alla stampa, prima che la composiziono del Gabinetto fosse stata resa nota : « La principale garanzia dei nostri interessi deve essere cercata nella continuità della nostra politica. Non rinnoviamo, in un'altra direzione, gli errori di cui 6i è resa colpevole la politica cartellista. Non bisogna commettere un errore analogo. Che lo si deplori o- che ci se ne feliciti, lai situazione non è più nel 1926 quella che era nel 1924. La questione delle riparazioni è stata regolata col piano Dawes. Un esperimento politico sul quale è troppo presto par pronunziarsi definitivamente 6 stato fatto a Locarno. Altri mutamenti sono ancora intervenuti. La ragione esige di non lasciarsi trascinare dall'illusione che qualche voltafaccia ■ia possibile. Bisogna accettare tali quali sono i patti esistenti, per cercare di trasformarli poco per volta in un senso con forme agli interessi della Francia. I bruschi mutamenti non sono mai una prova di forza e causano in generalo delle delusioni. Rispettando, quello che oggi esiste, bisogna trarre partito dalle circostanze per l'applicazione di un nuovo metodo. Il momento non è d'alJronde favorevole a tentativi azzardosi. Noi siamo convinti che è con tale spirito di sano realismo che il nuovo governo orienterà ,a nostra politica estera. Esso terrà a mostrare che la Francia 6 decisa a difendere quello che le appartiene e a farsi rispettare, ma Che è anche Recisa a continuare gli sforzi si adattamento e di stabilizzazione che sono stati intrapresi. La questione dei debiti dovrà essere trattata con tatto particolare. Una (vivace polemica è ingaggiata in questo momento fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Abbiamo il massimo interesse a lasciarla sviluppare senza entrarvi direttamente. In iquant» èlle decisioni da prendersi per quella ohe concerne gli accordi stabiliti coi Go' di .Washington e di Londre, esse do¬ vranno essere oggetto di un aifcntn studio. Nessuna questione richiede maggior sangue freddo e senso pratico ». Impossibile dubitarne: c'era in questo articolo di Pierre Bcrnus, una trepidante lezione di saggezza all'indirizzo di un uomo il.cui ritorno al potere poteva assumere, in virtù di precedenti e di associazioni di idee irresistibili, un carattere internazionalmente inopportuno. Ma la lezione non è stata necessaria, visto cho quell'uomo ha compreso a tempo da sè la necessità di. lasciare al Quai d'Orsay Briand, e di offrire invece a Barthou la Vice-Presidenza del Consiglio e la Giustizia. Se non arriveremo fino a dire che questo tratto di Poincaré denoti un'evoluzione radicale delle sue idee in materia di politica estera; diremo però che il suo tatto parlamentare si è rivelato in questa, circostanza più delicato che in-altri tempi, visto che gli ha fatto intuire subito il bisogno di mettere Briand dalla propria parte, o di limitare cioè strettissimamente alla difesa finanziaria il senso del proprio ritorno al potere. Delusioni a destra La discrezione di Poincaré, non nascondiamolo, ha reso tutt'altro che entusiasti i circoli moderati. Perfino sul giornale di cui vi riferivamo or ora le preoccupazioni circa la futura politica estera, troviamo — sotto la penna dell'editorialista — il seguente scatto di delusioni: « Per dir tutto .andiamo verso un undicesimo ministero Briand, sia esso presieduto o no da Poincaré. E' una soluzione corno un'altra e meglio di molta altre, ma non e una soluzione «come un'altra» quella che risponde alle tragiche necessità dell'ora presente ». E la delusione è ben più strepitosa presso i rappresentanti più accesi delle destre, taluno dei quali (vedi la Liberté) arriva fino a dire, con la solita esagerazione: « Poincaré si è reso conto dell'effetto che avrebbe prodotto sull'opinione pubblica la presenza, acconto a sè, di Herriot, il responsabile della catastrofe attualo? Si è reso conto dell'impressione che produrrà sull'opinione pubblica la presenza alla Guerra di Painlevé, il grande disorganizzatore dell'esercito? E di quella del nomo di Perrier, cho nella sua incompetenza cieca sulle questioni coloniali ha protetto in ogni circostanza la politica che vota il nostro Impero qVoltro mare alla insurrezione? E cho dire di Queuille, settario impenitente, collaboratore di Herriot in quel gabinetto che è sunto respinto dal paese ..e dalla, stessa. Catmcra? .« E poi, intorno a quai programma un tal Governo dovrà raggrupparsi? Abbiamo troppa stima per Poincaré, per Luigi Marin, per Bokanowski, per supporre un solo ' istante che essi transigeranno 6ut provvedimenti necessari al raggiustamento finanziario del paese. Ma non abbiamo abbastanza stima per Painlevé, Herriot, Queuille e Perrier per credere, che sacrificheranno alle esigenze della salvezza nazionale i loro pregiudizi e le loro passioni partigiane. Allora, a che cosa si riuscirà? Alla impotenza o a qualche transazione? Dio voglia che un giorno la Francia non debba rimpiangere amaro niente l'errore che Poincaré, secondo noi, ha oggi commesso *. 7 cartellisi!, 6 ex-oppositori Ma questi critici ci sembrano francamente troppo frettolosi nel loro pessimismo. Evidentemente, Poincaré non ha fatto un ministero Poincaré: ha fatto un ministero composito, che per essere esatti dovremmo intitolare Poincarè-Briand-Sarraut. Ma era il solo che poteva fare, ed è già da stimare miracoloso che lo abbia fatto e non si sia .tirato indietro all'ultimo momento. Il gabinetto è equilibrato; sette dei suoi membri -appartengono all'antica maggioranza cartellista, 6ei all'antica opposizione. Sei ex-Presidenti del Consiglio: Poincaré, Herriot, Painlevé, Briand, Barthou e Leygues gli conferiscono il prestigio della loro autorità pea-sonale. Marin, Tardieu e Bokanowski. tre fra le figure più notevoli della Camera, fanno corona ai pruni. Con questa distribuzione, le impazienze maggiori, almeno per un cento teanpo, dovrebbero essere calmate. Orbata dei 13 uomini che seggono al banco del Governo, è impossibile che l'opposizione tanto di destra che di sinistra — socialisti esclusi — non trovi difficoltà a riorganizzarsi per la battaglia. Poincaré è stato abile, più ubile di quanto non fosso lecito attendarsi dal suo passato pròssimo. Egli si è ricordato piuttosto del suo passato remoto. Perchè Herriot ha accettato L'appello rivolto ad Herriot è stato un gesto elegante, che non solleverà le ire dei radicali ai quali l'ex-Presidente della Camera non ebbe il tempo di chiedere il permesso. Sarà, prima o poi, per Poincaré della massima utilità. Ancorché'nell'offerta della Pubblica Istruzione potesse entrare una punta finissima di ironia — ma Poincaré non ò capace di fame, né Herriot di accorgersene — essa gli ha cattivato il cuore affettuoso e sentimentale dell'uomo che si vedeva già condaimato a non essere più se non il sindaco di Lione. In una lettera all'on. Cazals, Presidente del gruppo radicale socialista della Camera, Herriot scrive oggi : «La decisione cho ho preso di accettare la proposta che mi faceva Poincaré di entrare in un gabinetto di unione nazionale, solleverà vivaci discussioni. Ho il dovere, non avendo avuto il tempo necessario per recarmi davanti al gruppo, di dirvi le mie ragioni. Qualche giorno fa, dopo avere difeso — secondo gli obblighi della mia coscienza — i diritti.del Parlamento, sono stato indotto a costituire un gabinetto repubblicano di sinistra. Malgrado l'appoggio del gruppo radicale e radicale-socialista, sono stato battuto. Dopo questo scacco di un gabinettto politico, uno sforzo è ora tentalo per realizzare, come al tempo della guerra, l'unione nazionale, si fa appello a me. la coscienza, non mi sono sentito il diritto di rendere possibile l'insuccesso di questo tentativo. Ho assunts e conserverò per me solo la responsabilità di questa decisione, che affido al vostro giudizio. Quale sia il vostro apprezzamento, mi farete l'onore di credere che io rimango strettamente fedele alle convinzioni di tuli» la mia vita. Non sono stato inspirato se non dalla volontà di servire la Repubblica, il regime parlamentare e il mio Paese ». La lettera non parla se non dì interessi pubblici, ma è fuori di dubbio che avere avuta,, in un quarto d'ora*di impopolarità, tesa la mano per uscire fuori dal fosso in cui era caduto, crea per l'ex-Presidente della Camera, un debito di riconoscenza, allo stesso modo che il debito di riconoscenza crea por Poincaré l'acccttazione di un portafoglio secondario da parto di Herriot, servizio esso pure tutt'altro che indifferente. Del resto, so tanta cavalleria può dare ombra ai moderati, a ristabilirò l'equilibrio provvedono i giudizi di qualche giornale di sinistra, a cui il ministero non piace nemmeno coi suoi sette membri cartonisti. Scrive infatti ironicamente Paris-soir: « Non resta più che richiamare Millerand all'Eliseo, poiché tutti converranno che vi sarebbe ingiustizia a lasciarlo più a lungo sotto il colpo della sua crudele defenestrazionc. Dal suo banco di senatore, egli apparisce ora corno la vittima di una sorte immeritata Poiché si sta cancellando perfino il ricordo dell'I! maggio, e si chiama Poincaré alla tosta del Governo e Péret a quella della Camera, bisogna pregare Gastone Doumergue di cedere il posto a Millerand. Doumergue ha una dolco filosofia: egli non perderà per cosi poco il suo amabile sorriso.!. Servizio reso all'Istituto parlamentare Facciamo il bilancio tra il dispetto dell'una parte e il dispetto dell'altra, e vedremo che pressapoco essi si equilibrano, cioè si annullano. L'essenziale è adesso che, stabilita una certa concordia in quei settori 'della Camera che>vanno dai radicosocialisti, ai moderati, i dissapori non nascano in seno al gabinetto. Un buon passo a talo riguardo sembra essere stato fatto oggi stesso, in un consiglio tenuto dai 13 ministri in casa di Poincaré, alle 17, prima ancora di recarsi all'Eliseo, e dove il Presidente del Consiglio ha esposto ed illustrato il proprio programma di politica generale e di restauraziono finanziaria, riscuotendo nell'uditorio larghi consensi. Briand, interrogato all'uscita da questo primo ufficioso consiglio di gabinetto, disse: « Noi abbiamo realizzato un grande ministero, che consacra la tregua dei partiti e la tregua degli uomini ». Non possiamo se non augurare alla Francia cho questo giudizio dcrVeminento uomo di- governo riceva conferma dai fatti. In ogni caso, quello che risulta per il momento inconfutabile è cho la soluzione data da Raimondo Poincaré (fermamente deciso a non chiedere poteri eccezionali) alla estenuante crisi in cui, da sei mesi, la Francia si dibatteva, è un grande servizio reso all'istituto parlamentare. CONCETTO PETTINATO