Il grano e la bilancia commerciale

Il grano e la bilancia commerciale Il grano e la bilancia commerciale i e l d i La questione della deficienza della stra produzione granaria è riportata primo piano dall'aggravato disavanzo della bilancia commerciale, di cui l'importazione dei cereali costituisce la partita maggiormente passiva. Nel 1925 essa ha rappresentato poco mono della metà del complessivo delle it del nostro .commercio* estero. Il Governo, per porre un rimedio a tale' situazione, ha cercato, prima, di ridurre il nostro fabbisogno di grano estero colla battaglia del grano diretta ad aumentare la produzione nazionale, e si propone ora di ridurre il consuino del frumento. Compiti ardui l'uno e l'altro, e forse il secondo più del primo. , La battaglia del grano, combattuta con) tutte le armi finanziarie e tecniche efficaci ad aumentare la produzione agraria in genere e dei cereali in ispecie — sementi* concimi, macchine, bonifiche, irrigazioni,; premi, credito agrario — fu da chi scrive,] pur nel suo reciso dissenso dal ripristino! del dazio sul grano, auspicata su queste! colonne fin dalla crisi granaria del 193-1Ed essa non fu, inefficace. L'aumento» dt quasi 200 ettari di culture granarie e "la intensificazione delle concimazioni hanno) contribuito ad assicurare per quest'anno! un discreto raccolto granario, che si prevede di circa 50-55 milioni di quintali. & cioè superiore a quelli delle precedenti an-< nate pari, che si sa essere state tutte, per l'alternarsi delle annate buone e cattive* di scarso raccolto. Questo fu infatti di 39 milioni di quintali nel 1920, di 44 nel 1928 e di 46 nel 1925, di fronte a 53, 61 e 65 nelle annate dispari 1921, 1923 e 1925.- Ma il consuino del grano è in più rapido* aumento. Si aggirava sui 60 milioni df quintali nell'anteguerra, ma il mutato tipof di alimentazione in alcune regioni e l'auV mento della popolazione per l'annessione1 delle nuove Provincie scarsamente produt-, trici di cereali, per la rigogliosa natalità e' per la diminuita emigrazione hanno oggi' elevato il nostro fabbisogno granario a 80. milioni di qli. Infatti, malgrado il cosi co-, pioso raccolto del 1925, ammontato ad oltre 65 milioni di quintali, l'importazione nel corrente anno granario raggiungerà i 18 milioni di quintali. E cioè la cifra me-, dia del fabbisogno di 80 milioni di quintali, è superata negli anni di copioso rac-. colto, mentre non viene raggiunta in quelli di scarsa produzione. Ma ciò non avviene come nitri ha scritto, per l'influenza di più alti prezzi nelle annate scarse, perchè il consumo del grano, cosi fondamentale e generalo, è scarsamente contraibile; taitit'ò che esso non si è. punto ridotto in, quest'anno, malgrado il grave rincaro in conseguenza del dazio sul grano. Inoltre il prezzo del pane si riflette <e si*-ripercuote t--u quelli degli altri generi alimentari. Le oscillazioni di fabbisogno sono invece spie-: gate dal giuoco delle scorto che si assottigliano negli anni magri e si ricostituì-' scono in quelli abbondanti. Le restrizioni imposte alla nostra emigrazione hanno in un duplice modo danneggiai» la economia Italiana, e cioè ri-ducendo le rimesse degli emigranti, già; cosi cospicua partita attiva della nostra bilancia dei pagamenti, ed aggravando,col prodotto aumento di consumi, la deficienza della nostra produzione ali-1 mentore, che è. insufficiente al fabbisogno; del paese. Il problema di contenere e ridurre tale consumo, che il governo si è ora proposto,] presenta delle difficoltà gravissime, che furono esperimentate da chi scrive, allorché tale riduzione rappresentava non solo un'esigenza economica, ma una ne-" cessità bellica e nazionale. Esse sono ine-' renti alla natura stessa del consumo del', grano,. che ò basilare per la alimentazione del nostro popolo, che in gran parte* e soprattutto nelle regioni meridionali, vive, essenzialmente di pane e di pasta. E deve: notarsi che malgrado ciò il consumo uni-1 tario medio dei cereali in Italia è ancora inferiore a quello di altri popoli. Il, Mor-' tara calcola il consumo annuo individuale' di grano in Italia di 193 Kg. — e noi loriteniamo di soli 180 — mentre esso supera in Francia i 200 Kg.; e secondo il Montarti vi raggiunge i 223 Kg. Il consumo individuale complessivo di cereali' è in' Italia di circa 300 Kg., mentre è di 319 in. Germania, dove si consumano inoltre, molte più patate, e di 418 in Francia, II che aggrava ancora le difficoltà di ridurre un consumo già cosi limitato. Per avvisare ai mezzi di attuazione delie" propostesi riduzioni di consumo il Governo' ha nominata una Commissione di studio.' Di alcuni dei suoi componenti, chi scriveha esperimentata la sicura compotenza. Ottima misura, perchè in questa materia devono evitarsi improvvisazioni e pentimenti. Tanto più che questi mesi più caldi sarebbero poco propizi per mutare il. regime dell'alimentazione e specie la composizione del pane. L'esperienza passata insegna al riguarro che le miscele delle farine di grano con quelle di altri cereali non sono con- • venienti, sia per gli inconvenienti ali-' mentari, sia perchè il vantaggio alla bi-' lancia commerciale sarebbe ben esiguo,-' dato che anche il granoturco si importa,., mentre il riso si esporta. L'unico provvedimento possibile sarebbe, quello di elevare il tasso di abburattamento del pane. Ma al proposito il parlare del 15 % è locuzione, impropria, H tasso di abburattamento rappresenta li» percentuale dei prodotti totali della macinazione che viene impiegata nella panificazione. Il tasso più alto raggiunto durante la guerra, e che ricorda i giorni della crisi più acuta e dei pane più scuro, fu del novanta per cento, e cioè su un quin>. tale di gl'ano macinato, ben , novanta chili dei prodotti della macinazione arano, destinati al pane e solo dieci chili ad altri usi. Un tasso di abburattamento dell'80-85 per cento, realizzerebbe un'economia dt circa il 10-15 per cento in confronto alla media dei vari abburattamenti oggi praticati. Questo sempre quando il pane fosse di un tipo unico per tutti, con» .parfebbo; doversi fare, se la misura è imposta'per' ragioni di' necessità nazionale. D'altiflnde' se vr fossero due tipi di pane le sperate economie si ridurrebbero notevolmente.- Per valutare con esattezza il risparmio di cereali che si potrebbe realizza» oott tale misura, occorre anche tenera cfc^ circa IV. tarso) i>twslH)

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia