Letteratura lunare

Letteratura lunare Letteratura lunare PARIGI, luglio. La Francia contemporanea brilla di ingegni freddi. Chi votasse riassumere in un aggettivo solo la qualità dominante della più recente letteratura apparsa in questo paese, potrebbe dirla una letteratura lunare. Da Proust a Valéry e da Valéry a Giraudoux. la temperatura della creazione artistica è eoesa ai di sotto dello zero, ha declinato verso quella diaccia siderale dove & poco a poco l'atmosfera cessa di appannare il cdstallo degli spazi, la terra di vestirei di clorofilla e l'acqua di scorrere. Siamo ormai in un regno esclusivamente minerale, sulla corteccia di un pianeta spento. La luce è abbagliante, ma il colore non c'è più. Gli angoli sono vari e capricciosi, ma nessun attrito ne smussa il molesto acume. Inutile cercare in questo1 mondo ultraintelligente l'occasione di un riposo. Quella letteratura che era stata sin qui, in mezzo alle altre, come la mollo amaca sospesa sotto le fronde, si o fatta aspra ed inospite quasi la più brulla delle vette. I nuovi nomi che la onorano continuano, in omaggio alla tradizione, a portare la sua fama si confini dell'universo, ma vi giungono spogli di polpe vive, ridotti alla frigidità di un segno convenzionale, enigmatici. Proust? Valéry? Giraudoux? Tutti ne hanno sentito parlare, poiché a tratta degli eredi di Zola, di Daudet, di Maupassant, di Bourget, di France: ma quanti li hanno letti? All'estero, il romanzo francese vive in questo momento di cambiali tirate sul credito desìi autori morti. Fra la clientela internazionale e i nuovi rappresentanti dei genio gallo-romano si è insinuato, per lo meno, un equivoco che non sembra prossimo' a dissiparsi. Precipitatasi, dopo laguerra, su una produzione che le tardava di ritrovare, si è vista innanzi tutt'altro di quello cui «'aspettava. La Francia calda, carnosa, amorosa di prima non c'era più : i suoi sensi erano rimasti attaccati al cilicio della nenit-enza. La Francia nuova era fredda, arida, ossuta, cerebrale e un po' pedante. La clientela internazionale non l'ha ancora riconosciuta. La ri-conoscerà, prima o poi, ma dovrà metterci del suo. * * * L'intelligenza di un'arte quale, ad esempio, quella di Giovanni Giraudoux richiede la rinunzia a molti preconcetta estetici se non addirittura a molti abiti mentali. Prodotti fra i più caratteristici della fase lunare cui alludo, i suoi romanzi sono quanto più romanzi è possibile essere a questa temperatura, e non lo sono quasi affatto. Bisogna, per gustaxli, assuefarsi a non cercare più nel romanzo il romanzo. Ma ci si arriva relativamente presto. La frigidità del Giraudoux ha il dono di .'coraegiare subito qualunque curiosità sentimentale, di provare ai più frivoli l'inanità dell'» intreccio » e il carattere ozioso delle grosse macchine psicologiche. Dirsi ertrsumsi" mesmzoLARdigina1 alepasocrEl'EtesatidseziinmedincotenfeEuveIntarimqrafuOhflrpuloamdsRa«he ha il dono di provare l'inutilità dei W.-, , ,, ^ r !.. , si Mromanzi dnl Proust, se queste due opposte forme della visione artistica non mi sembrassero espressioni egualmente necessarie della cerebralità francese del momento. Non già che ai romanzi del Giraudoux manchi 10 spunto narrativo, la materia di cui si sogliono fare i romanzi : gli è ohe a lui non importa di servirsene. Siegfried et le Limousin, per non citare che il più noto, rampolla ad ogni pagina di possibilità romanzesche disdegnato, di bandoli sentimentali buttati via. Quello elio a lui importa sono i particolari episodici, la zona riflessa e secondaria dove l'invenzione diventa stile. Egli sa — Bai zac evidentemente lo ignorava — che il fondo delle storie umane è uno solo e che a non raccontare altro si scriverebbe sempre lo stesso romanzo. Bella, uscitogli ultimo dalla penna, poteva diventare, preso nella sua sostanza psicologica, la storia di Giulietta e Romeo, « ovvero i Montecchi e i Capuleti ». Solo a pensarci, all'autore si raggriccia la pelle. A fin di evitare il pericolo, eccolo ridurre addirittura i suoi protagonisti al silenzio. Bella di Fontrang'is, nuora del mimerò Bebendarb, divisa in vita e in morte dall'amante porche la famiglia di costui ò odiati e perseguitata dal primo, non pronunzia più di tre o quattro parole in tutto 11 corso dell'c 'ra, e aspetta per pronunziarle di essere ai minuto della catastrofe. Una simile economia di vece ha veramente qualcosa di astrale, di selenitico. In compenso, ad ogni pagina, la maggior copia di disgressioni e di sorprese viene volubilmente a stiparsi nelle lacune del racconto. Non altrimenti il telescopio svela un paesaggio lunare squarciato da pozzi d'ombra inesplorabile fra creste così frastagliate che par di toccarlo, oca lo dita. L'imprecisione più estrema siill'esfienziale, ma la massima cura del superfluo. Sappiamo qhc i gabbiani inseguono il salmone dalla foce della Senna nino a Parigi, che i membri del vecchio Jockey facevano abbrustolire i crostini per il tè dalla portinaja nel retrobottega del parrucchiere e ricucire i loro bottoni dalla governante del medico del quarto piano, che il profumiero Bigaud vende della oipria a tre franchi e venticinque: ma una inconcepibile avarizia di particolari umilia la nostra curiosità dell'amore di Bella © del giovane Bubardeau. C'è nella maniera di procedere del Giraudoux un che di dissipato e di dilettantistico. Egli va a zonzo, attraverso le proprie storie, fermandosi or qua or là davanti a una vetrina che l'interessa, per poi rimettersi in cammino, senza curarsi minimamente di indicarci che strada segue, dove è diretto. Nelle vetrine guarda tutto, con occhio infallibile, ir>olandolo nel suo campo visivo come le isolerebbe, appunto, la lente di un telescopio. La vetrina Rebendart — Rebendart è il ritratto di Poincaré, come i Dubardeau sono quello dei Bcrthelot — è resa con precisione indiscreta e meticolosa: < Tutte le domeniche, appiè di uno di questi soldati di ghisa più malleabili di lui, inaugurando il suo ebdomadario monumento ai morti, fìngendo di credere che gli uccisi si fossero semplnwmentc fatti in disparte per deliberare sulle somme dovute dalla Germania, egli esercitava il proprio ricatto su quel giurì silenzioso, di cui invocava il silenzio. I morti -lei mio paese erano dunque riuniti per comuni, per una leva di uscieri, e leticavano agli Inferni con gli uccisi tedeschi... Addossato ai marmi del Bart-ho- vatulamsnssdsdimCavsnlon6dsdnslgPgrcvgdptgvllqtotnsvpcdNspctndtulSl lomé, marmi più freddi che non fu mai cadavere, portato dal loro contatto alla sua temperatura più alta, la morte di anti Irancem era per Rebendart quel che era una morie in una famiglia, quel che tra stata per lui, a dispetto di tutto il suo dolore, la morte di suo padre e la morte di suo figlio: una lite di successione b. Lo riconoscerebbe chiunque. " Sembrava parlare ai piedi di un monumento. Di quale monumento? Impossibile esitare un pezzo a indovinarlo; del monumento suo proprio. Un Rebendart di bronzo lo dominava e gli dettava la parola. La sua Egeria era lui stesso, in bronzo. Aveva eretto nella propria fantasia un Rebendart ostinato ed insensibile ohe lo dispensava dalla discussione e dall'energia, giacché nel fondo egli era impressionabile e debolo ». Tuttavia fra l'uno e 1 altro dei parlanti ritratti di quarta galleria non trovato se non il vuoto della parete. *** Più ohe romanzi, quelli dol Giraudoux sono vagabondaggi lungo i .giardini della cronaca. Funzionario del Ministero degli Esteri, incaricato di miesaoni attraverso l'Europa, sempre sulla soglia delle segrete stanze dove si fa la Storia, la sua prosa, ricca di concetto e di sapore ma volentieri indisciplinata, raccoglie senza prendersi la briga di organizzarla la messe disegnale e spesso incongrua delle osservazioni notato, dei segreti sorpresi, dei tipi individuati. La tentazione di costruire coi materiali raccolti un affresco equilibrato ed omogeneo, di statura adeguata al loro interesse, tentazione cui non avrebbe' -per certo resistito un romanziere della generazione precedente, cerca invano di vincerlo. Il filo d'Arianna dei suoi labirinti è a bella posta il più lento possibile, affinchè la libertà di perdersi nei loro meandri non soffra limitazioni. Siegfried et le Livwusin, con tutta la sua pittoresca e sagace documentazione intorno alla Germania del dopo guerra, riposa su un canovaccio inconsistente. In compenso, il sistematiamo e lo spirito sillogistico del Giraudoux si riversano nei particolari: in una metafora, in un parallelo, in un processo descrittivo, in un processo umoristico. Una circolare del maggiore medico di Stralsund prescrive — lo dice lui, ma non gli credete — un certo tipo di infermiera per fame la compagna dei soldati colpiti da amnesia e aiutarli a ritrovare il volto e l'anima della patria: t E' strettamente prescritto che essi porti i capelli apartiti in due treccie bionde, possibilmente lunghe- fino alla caviglia, che il suo seno sia alto-abbastanza da poterlo sfiorare col mento nel curvarsi, in conformità del tipo qui riprodotto, di cui nove fotografie presentano le pose principali riservate allo sguardo del ferito, con le misure modello ». Trovato lo spunto satirico, ecco lo scrittore sfruttarlo metodicamente, senza un minuto di oblio, a spese della bella Eva von Schwanhofer, infermiera dell'amnesico Forestier, che i tedeschi credono o vogliono credere tedesco e hanno rieducato come tale. » Era proprio lei, con le braccia caricelo di roso rosse, il mento curvo qìudai a sfiorare il-seno... com'era prescritto'-prtstótarsi, a norma della fig. 6, agli''amaeaici di due anni ». E più innan¬ zi: « La conoscenza che avevo di quel corpo, di quelle treccie di m. 1,83, di quegli occhi di 5 cm., di quella bocca calibrata, di quelle gambe di duo piedi e sei pollici, di quel polpaccio eguale alla metà della cintura e ai tre decimi del petto... ». E ancora: <t Ella si volse indietro, prima di sparire, agitando i fiori come alla fig. 9 ed ultima ». E altrove: «- Guardavo Eva con ammirazione. Tutto quanto sapevo, di lei, il numero esatto di decimetri che cubava nell'aria, il numero esatto di verste 0 di leghe marine che darebbero i suoi capelli annodati l'uno all'altro... ». Frammezzo a una quasi totale negligenza dei fattori e dei quozienti sentimentali, storici o filosofici incontrati nel corso- delle proprie operazioni, non c'è caso, insomma, che, adottata una cifra grata al suo capriccio, egli tralasci di ricavarne tutti 1 multipli possibili. In Bella ci ha presen-" tato il banchiere'VMosè, che potrebb'essere Finaly, con la notazione segnante.: « Fosse in una città o su una montagna, calcolava d'un colpo quel che il suo patrimonio gli avrebbe permesso di comprare intorno a se e se ne considerava possessore, di guisa che i suoi interlocutori si trovavano di punto in bianco a trattare con il padrone ». Un altro scrittore altrettanto conciso — giacché il Giraudoux tiene ad esserlo — si accontenterebbe di questa pennellata felice. Egli sente il bisogno di diluirla in mezza pagina. In Siegfried- et le Limousin spiega come Forestier fosse tutt'altro uomo nella conversazione che non. nelle lettere e aggiunge ..ohe al telefono diventava preciso, secco e piuttosto duro. Ma immediatamente dopo prova il lmm bisogno di completare la serie dei molti pli dicendo: t Ignoro come egli fosse per telegramma, per radiotelegramma o per messaggio spiritico ». Identico sistematisi!» di superficie, ohe fa pensare alle sfaccettature geometriche e limpide ma fredde del cristallo, fin nelle samplici similitudini. Sfogliamo a caso Bella. Ha detto che « assaporava » il cielo, le botteghe, il cuore di Parigi? Conclude: « Il cuore di Parigi non è veramente commestibile se non dopo i primi geli ». Ha detto ohe un concerto di Mozart aveva illanguidito e impigrito un tale sino ad arrugginirgli le ginocchia? Conclude: « Mozart, acido urico, supremo »... Alla lunga, .una così meticolosa sorveglianza dèi. particolari rende ancor più evidente_.il mediocre calcolo fatto degli uTirverisàli.. L'eeole de» indifferente, Simon le. PatJusti'que', Suzanne et le Paàfiqvr, tatti gli'- altri romanzi di questo bizzarro e raffinato scrittore tradiscono la stessa sconcordanza tra il finito della ©oiteecia e il grezzo del fondo. E' la duplice faccia della sua freddezza. Un costante senso di ironia se ne sprigiona: ma l'ironia, questa scoria epigonica dell'Ottocento appassionato, è come la lava rappresa di un pianeta spento, possiede la temperatura glaciale-delle terre lunari. Letteratura per contemplatori disgustati dall'azione e ritirati dal mondo, l'indiriszo intellettuale della Francia contemporarfea trova in essa uno dei suoi contrassegni più caratteristici. OONOETVO PETTINATO.