L'influenza italiana in Bbissinia e la posizione dell'Inghilterra e della Francia

L'influenza italiana in Bbissinia e la posizione dell'Inghilterra e della Francia L'influenza italiana in Bbissinia e la posizione dell'Inghilterra e della Francia Roma, 26, notte. Ca rvdbblJoazlon« del Libro Bianco inglese Wativo ai negoziati svoltisi nel dicembre scarso tra l'Inghilterra e l'Italia per una ripartizione delle rispettive sfere di influenza teo-nomica in Abissinia Iia provocato — come Bapete — alcuni rilievi del Daily Tclegraph tuli'atteggiamento del Governo e dell'opidone pubblica francese. Una nota ufliclosa Bel Temv» ha ribadito la tesi francese scondo la quale appunto i negoziati tra Italia Inghilterra del dicembre scorso sono lnonipatlbUi con le spirito dell'accordo trltlto del 13 dicembre 1906, osservando che ogni caso le rispettive zone di Influenza ion possono essere modificate senza il coneneo ' di tutti e tre i firmatari dell'accordo ètesso. Italia e Francia E Messaaaero pubblicava stamane ima lunga no*a di commento alle pubblicazioni awemite in questi giorni da parte della stimpa francese sull'atteggiamento dell'Italia nei confronti dell'Ingresso delia Germania nella Società delle Nazioni, e sul recente accordo fa l'Italia e l'Inghilterra per l'Abissinia.' Il giornale ripeteva sostanzialnienjte quanto già hanno pubblicato gli organi ufficiosi, osservando cioè che il pensiero del Governo sulla Società delle Nazioni è ormai più che noto e ben precisato, e che l'intesa italo-briannica si riferisce esclusivamente a concessioni di carattere economico in Abissinia. e aggiungeva che 1 rapporti Internazionali hanno oggi bisogno di assoluta chiarezza, donde la necessità di richiamare la 6tampa lrancese, con spirito di sincera colleganza e nell'in temesse comune del due paesi, ad un maggior senso di responsabilità prima di avanzare ipotesi e lanciare notizie, lo quali sono destinate, sia pure por ventiquattr'ore, cioè finché non vengono smentite, a creare confusione nell'atmosfera internazionale. L'organo ufficioso del mattino scriveva quindi ohe l'amicizia fra Italia e Francia è un elemento essenziale di tranquillità e collaborazione europea e concludeva: € L'Italia ha veduto con simpatia rimanere al suo posto di Capo del Governo e di Ministro degii Esteri delia Repubblica il signor Brland. Poiché con lui la maggior parte delie conversazioni che si svolgono fra paazzo Chigi e il Quai d'Orsay furono sviluppate se non iniziale, si conta legittimamente che con l'on. Briand potranno essere condotte alla felice conclusione, e che questa conclusione si inspirerà ai reali interessi dei due paesi e al desiderio dei due popoli di veder stringere sempre più le relazioni poìttiche ed economiche dei due Stati. Ma la stampa francese deve secoidare questo deciderlo che noi esprimiamo, e nel quale siamo certi di interpretare 'il sentimento della pubblica opinione italiana ■>. n « Popolo di Roma > a commento delle noWzie del Temps aggiungeva che i fatti stessi si cono incaricati di smentirle e scrive: «L'azione dell'Italia nei riguardi dell!Abisstala è stata sempre dominata dalla più viva simpatia per il governo etiopico e dalla costante volontà di garantirne tutte le prerogative. Non altrettanto potrebbe dirsi di alcune nazioni evidentemente interessate a perpetuare situazioni di monopolio commerciale, e perciò ostili verso chiunque tenti menomarne i privilegi. Crediamo che queste alusioni siano sufficientemente chiare p«r 'organo del Quai d'Orsay, anche se non varranno a farlo recedere da un atteggiamento in cui, oltre ad un'evidente contraddizione di-ragionamenti, non è difficile ecorgere preoccupazlo-ui «ti iiwiolo mcraaiexile egoistica >. , La nota del « Temps > La nota del Temps è commentata stasera da tutta la stampa ministeriale. Il motivo al quale si intonano tutti i commenti e che si fa troppo chiasso intórno all'accordo italoinglese, che non vuole attentare affatto, alla sovranità dell'impero etiopico ne infrangere raccordo tripartito del tOW. Cosi la Tribuna, dopo avere premesso che la tesi sostenuta dal loglio ufficioso del Quai d'Orsay è assolatamente inaccettabile, osserva: « Dire che certi giornali inglesi vogliono mettere male tra Italia e Francia e poi esporre una test francese che tenta paralizzare i legittimi interessi italo-inglesi in Etiopia, significa niente altro che giustificare- le argomentazioni del Dailu Telegrafili proprio quando si vuole confutarle. Ora. sfrondata di tutto l'orpello giuridico diplo matico, la tesi francese è la seguente: mantenere, attraverso la posizione di Gibuli e il controllo della sola ferrovia che rawirniga la capitale dell'Etiopia, la ferrovia francese Gibuti-Addis Abebi, cioè una posizione di esclusività che danneggia ógni e qualsiasi sviluppo inglese (e specialmente Italiano) col pretesto di dovere salvaguardare l'indipendenza dell'Etiopia, soci i della Lega dellp Nazioni. Ora, alla Francia non basla l'immenso impero dell'Africa nord-occidentale, non basta il Madagascar! Essa vuole che la pscrlmudTaFvtoedcepcuintuin19cgtvmcsgnpcnalp«svnrcrplmvsèisccFslpsvinApiclcgfcntpiscpisavNmpsusatgcrnmme»zndnadcernrae e della Francia posizione di Gibuti eia un punto di resistenza ad ogni legittimo desiderio altrui, anche a quello italiano di congiungere ferroviariamente l'Eritrea con la Somalia attraverso l'Etiopia. Dopo di ciò, si domanda nuovamente al Temps dove e come sia possibile una collaborazione cordiale franco-italiana». L'atteggiamento della Francia nel riguardi dell'Italia in Abissinia è rilevato anche dal Tevere. L'organo fascista meridiano, do.po avere osservato, tra l'altro: « Non rileveremo ciò che è stato scritto in Francia sulla Tunisia anche in seguito al viaggio di S. E. Balbo, non si sarebbe potuto scrivere nulla di più irritante, di più odioso. Passiamo alla questione di Tangeri ed a quella deH'AbIs6inia. La stampa francese npn sopporta che il nome di Tangeri sia pronunciato da bocca itajiena: la sorda e cocciuta ostilità a che l'Italia partecipi ad una sistemazione di quel problema cjnLrasut in maniera scandalosa con la recente letteratura italoflla, e si ricollega egregiamente alla inatta bestialità di quel Delca6só che, nel 1915, diceva alla Grecia « noi non vogliamo che l'Italia si ingrandisca nel Mediterraneo». Accennando alla nota del Temps, soggiunge: « L'intesa anglo-italiana, nota net suoi particolari attraverso il Libro Bianco, non dovrebbe tanto allarmare la Francia se veramente 11 problema dell'espansione italiana è considerato con intelligenza oltre le Alpi. In sostanza, per parlar chiaro, espansione significa conquista pacifica di influenza economica e di mercati di sbocco e di territori per l'eccedenza di una popolazione sempre crescente. La stampa franceso ha scritto or non è molto che tutte le 'nazioni interessate al mantenimento della pace debbono aiutare l'Italia a risolvere questo assillante problema per la via degli accordi, altrimenti... (questo « altrimenti • non o nostro: e di molti acuti scrittori francesi). Ora, al momento in cui viene sul tappeto una minuscola questione nella quale è in giuoco un minuscolo interesseitriliano, so la tradizionale politica frarcese di gelosia e di sospetto 6i affretta a pararcisi contro recisamente, quale soluzione pacifica voleto che ei dia al nostro < assillante problema? ». L' « Impero » conclude cosi U suo commento: « In Francia vi è qualcuno che vuole far vedere all'Abissinia un'Italia ferocemente disposta a guerre di conquista, quando non vi è invece che una tranquilla Italia, che va in cerca di vie commerciali e di mercati e di sbocchi per lo sue industrie. 11 « Temps » dichiara che la Francia veglierà per impedire che si violi l'accordo tripartito del 1906. La Francia può dornilre tranquilla, perchè oggi si parla semplicemente di fare valere quell'accordo, perfezionandolo nel senso di impedire che ci si Incontri in due o tre allo stesso magro pozzo ». Roma e Londra Il « Giornale d'Italia » ritiene che le conversazioni tra Roma e Londra non possono in alcun modo preoccupare il governo di Addis AbeJba, e neppure quello di Parigi, e per quanto riguarda la pretesa minacciata indipendenza dello Stato abissino osserva: « L'Italia e l'Inghilterra trattano per un coordinamento di interessi economici, e nuila più. L'Italia intende fare dipendere l'esecuzione di ogni sua intesa dalla volontà del governo abissino. Il Governo italiano ha già fatto precise dichiarazioni a Ras Tafari sul carattere della sua politica di amicizia, che non si vuole mutata, e sugli scopi delle air tuali conversazioni. E la 6ua resistenza alle prime interpretazioni estensive dei diritti idraulici dell'Inghilterra ha del resto dimostrato che esso intendeva difendere, anche contro questa, un preciso interesse della popolazione abissina. Perchè dunque si vuole insinuare in Francia che da queste conversazioni italo-inglesi possano, venire minaccio all'Abissinia, e si vuole parlare di fatti nuovi che alterano la linea dell'accordo del 190G? Non si porrebbe spiegare tale attitudine rumorosa dei giornali parigini se non con un poco amichevole desiderio di creare in Abissinia, con artifici e con la deformazione di una semplice e ben palpabile verità, uno stato di diffidenza politica verso l'Italia, forse allo scopo di sollevare l'Abissinia contro l'Italia eu indurla a creare difficolta al progetto della ferrovia italiana, per nu-atenere cosi intatto il monopolio commerciale e ferroviario che "*—«.- ha ora in Abissinia ». ' Il.« Corriere d'Italia » ritiene che il Governo francese non difende, come pretende dimostrare, l'Abissinia (che nessuno minaccia) ma difende esclusivamente un suo privilegio, ed aggiunge: « Se il Governo francese, come minaccia II » Temps », vuole portare la questione dinanzi alla Società delle Nazioni, faccia pure; ma non è improbabile che esso si trovi preceduto dai Governi di Londra e di Roma, uniti nel proposito di richiamare il Quai d'Orsay all'osservanza piena e completa dell'indipendenza dell'Etiopia, che essi ritengono una conquista definitiva della gente abissina », Il « Lavoro d'Italia » cosi conclude il suo editoriale: « Noi richiamiamo 11 signor Brland alle parole pronunciate ben poche settimane or sono in Parlamento, parole che lasciavano sperare in un miglior avvenire. E' tempo che ad esse seguano i fatti, a Tangeri, in Tunisia ed in Abissinia ».

Persone citate: Addis, Balbo, Briand, Italia Inghilterra