Il torinese che uccise l'amica presso la Villa delle Rose narra il suo delitto ai giurati di San Memo

Il torinese che uccise l'amica presso la Villa delle Rose narra il suo delitto ai giurati di San Memo REATI E> I* Il torinese che uccise l'amica presso la Villa delle Rose narra il suo delitto ai giurati di San Memo Sani-amo, Si, notte. Alla nostra Corte <li Assise si è iniziato Csiri il processo «miro il torinese Elia Scipione fu Oa.s)jarc di f» unni, che il 16 magKio dello scoilo anno uccise in San Remo con due colpi di rivoltella la. governante Carmela Calati di anni M). da Milano. 11 delitto, secondo la tesi della difesa., ha nino sfondo ed un movente passionale, mentre secondo l'accusa la mano omicida dello Scipione agi sotto l'impulso dolla venalità insoddisfatta e dell'interesse lungamente bramato e improvvisamente venuto a mancare. Il dibattimento lia richiamato nell'aula della Corte d'Assise grande folla, tra la oprale 6i notano anche molte signore. L'udienza si inizia poco prima delle 10,30. Dopo l'ammonizione dei testi il Presidente, gr. uff. Lavagna espone i precedenti del delitto e le risultanze idell'istrultoria. Al banco della difesa 6iedono gli aw.ti Secondo Anfossi e Ameglio. L'accusa è sostenuta dal P. G. cav. Martini. Nell'aula hanno preso posto anche le due sorelle dell'uccisa, signorine Ida e Erminia Calali, giunte ieri notte da Milano e che si sono costituite P. C. con l'assistenza degli avv. Erizzo e Ddan. Amore e Interesse {Amputato, che siede nella gabbia e veste eoe una certa cura, ascolta pallido in viso l'esposizione del Presidente, il quale racconta che ì rapporti tra la Calati c lo Scipione datavano dal 1. gennaio 1921. La Calati era venuta a San Renio come persona di fiducia « governante nella casa dello scienziato francese Pasteur, il quale abitava una villa situata, sul Corso degli inglesi. In ri«onoscicnento delle cure prestategli dalla Calati, allorché morì a Parigi egli legò la villa di San Remo ed una somma aggirantesi sulla 150 mila line alla sua, governante. Tra lo Sedetene « la Calati non tardarono a stringersi rapporti di vera intimità Uno a fave vita comune, allorché costei diede in locazione la villa che aveva ereditata. La Calati andò così a vivere con lo Scipione nella villa Monta da Lonza che lo Scipione stesso avrebbe acquistato col concorso pecuniario della sua vittima. Ma tra i due non tardarono a' sorgere dei dissapori, che si manifestarono precisamente quando la Calati manifesto 11 proposito di vendere la villa FejrteuT. Tra t due nacque un fiero contrasto di interesse che si fece man mano più acuto. Lo Scipione si dichiarava contrario alla vendita della villa e rimproverava alla Calati la sua amicizia troppo stretta col comnv. Go.nd.rand, affittuario della villa Pasteur, le visite che •faceva a quest'ultimo o le freuquenti passeggiale in automobile con lo stesso. La Calati a sua volta reclamava dallo Scipione, che vi si rifiutava recisamente, la restituzione del contributo finanziario dato per l'acquisto della villa.Montà. La Calati si trovò cosi costretta a lasciare Ja villa dello Scipione, il quale, dopo qualche tempo, riuscì a riappacificarsi con l'amica che accettò di riprendere la vita in' comune. La tragedia Ma i contrasti di interesse ripresero e si acuirono, come d'altra parte continuarono le passeggiate col- comm. Gondrand della Calati, la quale si' persuase alfine clic la vita In comune con lo Scipione era ormai impossibile. Decise cosi di separarsi definitivamente da lu47 andando ad abitare con la sua domestica in una villa in regione Arreca, dove riceveva tuttavia ancora le visite del comm. Gondrand, uomo di 85 anni, semi paralizzato negli arti inferiori. Fu dopo 'questa ultima separazione che la Calati si decise di attuare la vendita della villa Pasteur, accettando l'offerta fattale ripetulamanse dal capitano Lepidi. Lo Scipione, che non aveva cessato le sue insistenze e le 6tie proteste di amore verso la Calati, dimostrò ancora il suo vivo disappunto per la decisione di costei, cercando lino all'ultimo di opporsi alia vendita della villa. Quando seppe che la vendita era un tetto compiuto e die la Calati si accingeva a lasciar San ■Remo per stabilirsi a Milano con le proprie sorelle, pensò di mandare a monte il progetto. Chiese alla Calati di vederla c di poterle parlare ma costei se ne schermi, fin -Tumulo, due giorni prima del delitto, vale n dire il 14 maggio dello scorso anno, lo 'Scipione vedendola transitare in Piazza Colombo sull'automobile del comm. Gondrand, si parò dinanzi alia macchina, ottenendo che ne discendesse la Calati alla quale impose .Sn modo minaccioso di accettare un appuntamento al Passo Poggio. Aggiungeva che -In caso contrarlo si sarebbe recato egli steste alla sua abitazione. L'appuntamento avvenne infatti due giorni itopo e fini tragicamente. Lo Scipione dopo avare peregrinato per iHiona parte della mattina con 1» Calati, la condusse nella strada privata Franco Norero. dove, di fronte al reciso rifiuto opposto dalla donna di versare una somma di SO mila lire, fini con l'ucciderla con due rivoltellate in direzione del cuore. Consumalo Jl delitto, l'uccisore ritornò nella sua villa dove si cambiò di abiti, quia idi isi diresse nuovamente in città, dove venne verso sera riconosciuto ed arrestato. -Addosso gli furono trovate due lettere ed una botticina contenente una piccola dose di cianuro di potassio. Nelle lettere annunciava che avrebbe ucciso la Calati, elio chiamava rettile velenoso, e si sarebbe in seguito ucciso ma in realtà — cosi eonchiude il presidente la sua esposizione — non si uccise ne con la rivoltella, sebbene contenesse ancora, tre colpi inetaplosi, ne col cianuro di potassio, la cui dose non sarebbe stata d'altra parte mortale. Passione, gelosia e crediti Esaurite le formalità, si giunge all'interrofeatorio dell'imputato che viene fatte uscire dalla gabbia e portato dinanzi al banco della gialla. Nei primi momenti sembra che un nodo serri alla gola lo Scipione e non gli permetta di parlare, ma' in seguito egli si fa animo a racconta, dapprima un po' stentatamente, la storia dei suoi rapporti con la Calati. Dice che la corrispondenza di affetti tra lui e la vittima fu tale nei primi tempi che si parlò presto di un prossimo matrimonio, ma, a guastare ogni cosa, venne a San Remo il comm. Gondrand che affittò la villa Pasteur. La Calati divenne sua confidente: tonaci ogni giorno andava a visitarlo ed il comm. Gondrand veniva a prenderla in automobile per lunghe passeggiate. I)i qui nacque la sua gelosia; la passione per la Calati ci fece talmente morbosa che dopo i anni di .vita in comune lo portò si delitto senza che avesse tuttavia l'intenzione di compierlo. Conferma di avere insistito perchè la Calati intervenisse ai fatale appuntamento e dimia ra di aver sparato di fronte alte repulse ■■ costei di riprendere la vita In cmi.une e rinunciare al progetto di and ansi a statoli a Milano. Pres • — E perchè allora nel vostro prnn-i interrogatorio avete detto di aver ucciss la Calati a bruciapelo perchè rifiutava di saldarvi un credito di 21 mila lire da voi vantato 'ed avete preamiunriato poi nelle duo lettere trovatovi indosso che u-vreele ucciso cucila disgraziata? di di lire i i e o i a a o e i o o a o a a e i i l , a i e a a e e r n e n e o , e e e i o a e l ò i e o a e n a e e n i a a ti i n a : l i i e . i i a o i i e — Non ricordo nulla Non so di avere scritto 10 lettere; ero ubriaco. La Calati mi doveva 21 mila lire per tasse che avevo pagato, ma escludo di averla uccisa perche si rifiutava di restituirmi quella somma. Avv. man (P. C) : — Come mat nel vostro primo interrogatorio avete aggiunto questo particolare, che vi sareste cioè accontentato anche di 6ole 15 mila lire? — Non so di averlo detto, non ricordo nulla; ma se anche l'ho detto, l'ho però rettificato nel mio secondo interrogatorio. Viene data lettura dei due interrogatori : risulta infatti che lo Scipione, nel secondo, ha rettificalo la prima versione affermando che uccise la Calati non per ragioni di interesse, ma per contrasti di amore, per gelosia verso il comm. Gondrand. A domanda della difesa, l'imputato afferma che quando venne in San Remo disponeva di circa 150.000 lire, di cui 40 mila lire in denaro ed il rimonente in titoli, che la Calati aveva 120 mila lire in denaro e titoli oltre la villa Pasteur, che poi vendette per 23!» mila lire al capitano Lepidi Continuando, narra che dopo 11 delitto andò a casa, ove si cambiò per ritornare in città ed aggiunge che essendo ubriaco ed estenuato si abbandonò sulla strada San Pietro ove rimase per tre ore assopito. Rientrò quindi in città per avere notizie della Calati. Si recò dall'avv. Bonanatti che. già a conoscenza del delitto, lo licenziò su due piedi, correndo a denunciarlo alla caserma dei carabinieri. Fu poco dopo arrestato lungo la via Vittorio Emanuele. P. G. : — Come mai nelle carte trovate all'abitazione della Calati si rinvenne una ricevuta di 6C00 lire per l'acquisto di mobili della villa Monta da, Lanza? — La ricevuta era mia, perchè i mollili furono comprati da me. Io la passai alla Calati giacché ora mia abitudine consegnarlo ogni cosa. Eravamo l'uno por l'altro. Facevamo insieme le spese di casa. Io la facevo partecipe dei redditi del mio patrimonio. Non è vero che la Calati fosse comproprietaria della mia villa. P-res.: — Come inai, a delitto compiuto, non vi siete ucciso sparandovi con la rivoltella o awolenandavi con il cianuro di potassio? — Non ne ebbi la forza; il cianuro di potassio non era destinato per il suicidio. Avevo l'abitudine di portarlo in tasca per darlo ad un fotografo che me lo aveva chiesto da molto tempo. La maggiore sorella dell'uccisa Dopo varie altre domande e contestazioni da parte degli avvocati di Difesa e di P. C., si passa all'interrogatorio dello due sorello deU'iuecisa. Calati Ida, la più vecchia, afferma, su domanda dei presidente, che chi spendeva nella casa Scipione era la sorella, la quale, quando conobbe l'Elia Scipione possedeva 150.000 lire in titoli e denaro liquido, oltre alla villa Pasteur. Sa che 'a sorella aveva prestalo 40.000 lire a Taggia; nulla sa riferire 6U altri prestiti eventuali. Erminia Calati dice che lo Scipione, che era un ballerino di professione, sfruttava la sua povera sorella. L'imputato era già stato mantenuto per dieci anni da altra donna, certa Sironi, che per disfarsene aveva dovuto versare poi allo Scipione una forte somma di denaro. la Sironi stessa ebbe a dare alla teste tutte queste informazioni quando si recò a trovarla. Si disse anzi lieta di farle vedere un telegramma inviatole dallo Scipione e in cui la supplicava di ritornare con lui, non potendo vivere senza di lei. La Sironi avrebbe aggiunto che in 10 anni di vita comune con lo Scipione, malgrado gli avesse insegnato perfino a leggere ed a scrivere, non le aveva mai fatto dono di un centesimo. La teste cercò di indurre la sorella ad abbandonare lo Scipione, ma invano: essa era suggestionata dall'imputato e dichiarava di essere d'altra parte obbligata a convivere con lui a cagione dei molti interessi in comune. Aggiunge infine di avere saputo dalla sorella che la maggior parte dei mobili della villa Monta da Lanza erano di sua proprietà. Si passa quindi alia escussione degli altri testi di accusa, che, con quelli a difesa, sommano ad una trentina. E' compreso tra questi il comm. Gondrand, che tuttavia non sarà sentito perchè impossibilitato a recarsi a San Remo, date le sue attuali condizioni fisiche Primo teste è Almerino Antonio, che fu socio e mezzadro dello Scipione. Racconta clic la Calati gli aveva confidato che non andava d'accordo con lo Scipione per il carattere di costui e per contrasti d'interessi, tantoché si separò da lui. Il giorno dal delitto, lo Scipione si presentò in casa verso le 13,30. Lo pregò di preparargli per le ore 20 della stessa sera del pane e della mortadella e lo vide uscire di casa, con altri abiti e tulio sconvolto in vi60. Lo Scipione soleva tenere la rivoltella in un tiretto che egli doveva sovente aprire. Apprese da un fratello dello Scipione che costui intendeva sposare la Calati. Bastonata e chiusa fuori di casa Rebuffo Silvia, già domestica della Calati, ora residente a Drenerò presso la famiglia, narra che lo Scipione pretendeva spesso del denaro dalia Calati, la quale in un primo tempo non voleva lasciare la villa Monta da Lanza perchè lo Scipione non le pagava l'interesse della somma versatagli per potere acquistare lo stabile. Negli ultimi tempi lo Scipione la minacciava anche col bastone e la maltrattava ; una volta tutrono perfino chiuse fuori di casa e dovettero dormire nel pollaio. Sa che i mobili della villa erano stati comprati dall'uccisa, la quale negli ultimi mesi non voleva più saperne dell'Elia, che era un avaro. La Calati le narrò anche l'incontro avuto in piazza Colombo con lo Scipione due giorni prima del delitto, allorquando le impose il tragico appuntamento; mentre le parlava in tono minaccioso, lo Scipione teneva le mani in tasca come avesse impugnato nascostamente un'arma. P. M. — II giorno del delitto il comm. Gondrand era a San Remo? Teste: — No da qualche giorno si trovava a Milano. Aw. Anfossi: — La Calati andava spesso in automobile col comm. Gondrand T Teste: — Quasi lutti I giorni. A questo punto nasce un vivace incidente fra gli avvocati della difesa ed il P. G. che si accusano a vicenda di esorbitare dai limiti del processo P. G. — Voi fate il processo alla povera morta! Avv. Anfossi c aw. Amerio: — E voi insultate un imputato che fino a questo momento non è ancora un condannato. La vendita de!!a villa Monta da Lonze Priori Rosa, insegnante, residente a Milano e amica della sorella della Celati, seppe dall'Erminio che la Carmela aveva una ssdtiasl sI rvlbreiuzjoiic con vissuto hìtìgfìii ••■ in co:r;.mi 'fi■ aveva off i ;■ l'ii Taggin per >!''■ ■iiiionf! il quale aveva, in nitro rimariti, finirsi i U Carmela, clic J'' !'j di un fabbricato ; vì una <•"'. itila nl'itur- , j II a o 0 a , o o o o i i a . , i o a i , o i , e a ; . e a , o i a n a , d a i o i i a e a , . a o o e o aa , , l o a e o e o l i i e se, c in tale occasione la Carmela le confermò clie coabitava con l'Elia. VenuiUi a San Remo conobbe lo Scipione e si convinse che era un tipo subdolo e ordinario e che vi era troppa disparità di sentimenti fra la Calati e costui. Ritornata poi a Milano, seppe ohe la Carmela si era da lui separata c ne ebbe conferma in una lettera l scritte alla teste dallo stesso Scipione, letteI ra nella quale confessava che era passato a vie di fatto e maltrattamenti contro la Calati e supplicava la Priori a interporre i suoi buoni uffici presso l'amica. Questa ebbe ancora a confermarle die era comproprietaria della villa Monta da Lonza e che per tale ragione aveva trattenuto 5000 lire che lo Sci. pione aveva ricevuto come caparra in occasione di un progetto di vendita deUa villa, progetto che poi non ebbe seguito. L'udienza a questo punto viene sospesa per pochi minuti-, quando viene ripresa si presenta a deporre il toste Francesco Creste, il quale si occupò quale mediatore della vendita della villa Pasteur. Sa che lo Scipione si opponeva alla vendite perchè la Calati richiedeva un prezzo non abbastanza alto. Seppe poi del contratto di vendita stipulato fra la Calati e il capitano Lepidi, all'insaputa dello Scipione, il quale non era allora in rapporti con la Calati per ragioni sovrattutto di interesse. Lo Scipione dimostrava tuttavia di essere innamorato della Calati; qualche giorno prima del delitto appariva molto dìstratto. Carlo Viale, muratore, esegui nella vaia Monta da Lanza dei lavori per i quali ebbe un primo acconto dalla Calati, alla quale rilasciò ricevuta. Ebbe poi un secondo acconto dallo Scipione, che chiese di rilasciare a lui la ricevuta, ammettendo tuttavia che aveva fatto bene a rilasciare la prima in testa alla Calati. Bongiovanni Luigi, anche egli mediatore, si occupò per la vendita della villa Pasteur e ripete le stesso dichiarazioni del Creste. Subito dopo Is tragedia Domagistris Luigi, brigadiere dei Reali Car r&toinieri, naTra come avvenne la scoperta dei delitto e l'arresto dello Scipione. 11 teste arrestò l'imputato in via Vittorio Emanuele, dopo il colloquio che aveva avuto con l'avv. Ronanatti. Lo Scipione era sporco di fango c bagnato alla schiena, come se si fosse appoggiato ad un muro umido. Gli sequestrò la rivoltella, ancora carica di alcuni colpì, e ila boccettlna del cianuro di potassio. Lo Scipione casmniinava come un automa: aveva un passo sconcertato, appariva accorato, in dipendenza senza dubbio delle sue condizioni d'animo e non perchè ubbriaco. Galvani Italo abita lungo la strada privata Norero, poco lungi dal luogo del delitto. Quel mattino, tornando dalla città, vide poco lungi dalla Villa delle Rose la Calati e lo Scipione lontani un passo l'una dall'altro. La Calati era addossata al muro, con le numi dietro la schiena e parlava con lo Scipione in atteggiamento di persuasione. Parve al teste che lo Scipione tenesse le mani in tasca, fosse pallido e parlasse concitatamente. Lotti cav. Pietro, commissario di P. S., riferisce anch'agli le vicende dell'arresto. Nella caserma del carabinieri, sottopose lo Scipione al primo interrogatorio. Dapprima l'arrestato non voleva parlare, poi ammise di aver ucciso la Calati dopo una disputa, e spiegò che era creditore di una somma di 21.000 lire verso la sua vittima. Aggiunge che avendo saputo della prossima partenza di lei per Milano, dopo la vendita della villa Pasteur, le aveva chiesto un appuntamento per regolare la partita. Essa però aveva negalo il' debito e ne era nata perciò una disputa in seguito alla quale aveva sparato. 11 teste riferisce di aver avuto l'impressione che l'imputato, oitrechè per motivi di interesse, abbia ucciso anche per ragioni passionali, avendo vissuto maritalmente per qualche anno con la Calati. Ritiene ohe lo Scipione abbia premeditato il delitto. « Amante di donne danarosa » Dopo l'interrogatorio subito l'imputato cadde in uno stato di prostrazione e di deliquio, come se avesse bevuto eccessivamente. Egli aveva l'abitudine di cercare come amanti donne danarose, che gli consentissero di fare la bella vita. Dalle indagini fatte a Milano, il teste potè apprendere questi particolari sui sistemi dello Scipione, 11 quale, sapendosi abbandonato dalla Calati ricorse flsanco ad inserzioni su giornali per trovare un'altra donna che rimpiazzasse l'amica perduta. Galbiati Luigi conobbe lo Scipione In casa della Sironi con la quale aveva convissuto circa 20 anni. Seppe dalla Sironi che l'amante le aveva portato via dalle 125 alle 140 mila lire. Ignora i motivi per cui i due si separarono. Il notaio Germano Birone seppe che lo SciPione voleva opporsi alla vendita della villa Pasteur, ma non ne conobbe le ragioni. Onorina Guerrini ebbe proposte di matrimonio da parte di un sensale cne le disse: • C'è uno che vorrebbe mettersi in società con lei e anche sposarla. Non le posso dire ne il nome nè darle elitre indicazioni se prima non ho la sua accettazione ». La teste rifiutò. Quando seppe del delitto pensò che al trattasse dello Scipione. Rivedendo il sensale gli manifestò questo dubbio. Ed il sensale rispose : « Si, è proprio l'uccisore della Calati. E' un signore che ha una cinquantina d'anni e frequenta il suo negozio. Era una persona danarosa ». I.a teste aggiunge di aver saputo in seguito die l'Elia si recava spesso nel suo negozio e che la' mattina 6tessa del delitto vi si era recato comprando del formaggio ». Terminata la escussione del testi a carico, l'udienza è rinviata a domani. cl—t