Il plebiscito tedesco

Il plebiscito tedesco Il plebiscito tedesco Nuove dichiarazioni di Marx e di Kuelz L'affare Lessing risolto (Servizio special» della «stampa»; Boriino, 18, notte. Tanto il Cancelliere Marx come il ministro degli .Interni, Kuelz, intervengono nuovamente con tutto il peso della loro autorità nella lotta intorno al plebiscito, per mezzo di intervisto il cui te6to è diramato dall'» Agenzia Wolff ». Le loro dichiarazioni non sono nuove, ma sono particolarmente recisp. Il Cancelliere ha ripetuto che il governo non può approvare la confisca incondizionata di tutti i beni dei Principi e che occorre distinguere tra patrimonio privato e beni di altra natura. La confisca contraddice ai fondamenti giuridici che, in ogni Stato costituzionale, debbono stare alla base di qualsiasi atto legislativo. Certo, i gravi rivolgimenti politici accaduti non possono lasciare immutati i rapporti tra i singoli Stati e le case ex-regnanti. Ma, chiuso il periodo rivoluzionario, i fondamenti giuridici dello Stato costituzionale debbono rimanere intatti. Questi comprendono l'eguaglianza giuridica di tutti i cittadini e l'intangibilità delia proprietà privata, mentre il disegno di legge sottoposto al plebiscito non è conciliabile con tali esigenze fondamentali. Il Cancelliere ha poi illustrato ancora una volta l'oppi riunita che la questione sia risolta con una legge da votarsi dal Reichstag, identica a quella presentata ultimamente dal governo ed in cui è fatta la distinzione tra la proprietà privata dei Principi e quella degli Stati. I beni che i Principi ricevettero nella loro qualità di capi di Stato debbono diventare definitivamente di proprietà dello Stato e debbono essere confiscati senza compenso. Invece, i beni di proprietà privata dei Principi devono rimanere a questi. I palazzi, i musei, i teatri e le biblioteche (cioè quant'è patrimonio della cultura nazionale) debbono essere attribuiti agli Stati per mezzo di accordi amichevoli, tenendo conto dell'indebolimento economico subito in questi anni dalla nazione mentre i Principi erano alleggeriti delle gravi spese a cui li obbligava la loro precedente situazione. Quanto alla rivalutazione dei titoli deprezzati, i Principi dovranno ricevere un trattamento assolutamente eguale a quello che sarà fatto a tutti gli altri cittadini. Il ministro degli Interni a sua volta, in un'intervista diramata soltanto questa sera, insiste soprattutto sul fatto che. la proposta dei socialisti e dei comunisti (quella sulla quale è stato indetto il plebiscito) va al di là di quanto vollero i capi della rivoluzione e il governo che preordinò la Costituzione vigente. Un'espropriazione come quella che si propone otterrebbe un risultato che sarebbe l'opposto di una rivendicazione morale. « Inoltre — ha aggiunto il ministro degli Interni — vi è un elemento che finora è stato trascurato. Taluni Principi ricevevano una lista civile dall'erario, ed avevano quindi la possibilità di ingrossare il loro patrimonio privato, ma altfi spendevano per scopi di cultura e di beneficenza più di quanto non ricevessero dalla lista civile. Essi hanno anzi contribuito con il loro patrimonio privato a spese pubbliche, e quindi sarebbe ingiusto espropriarli tutti nello stesso modo, quando i casi singoli sono profondamente diversi. Per di più il periodo rivoluzionario è stato chiuso con la Costituzione del 1919 e non sono più ammissibili atti rivoluzionari quale verrebbe ad essere la confisca integrale proposta dai social-comunisti. Coloro che deprecano e combattono qualsiasi colpo di mano, qualsiasi attentato alla Costituzione — provengano essi da destra o da sinistra — dovrebbero essere i primi a voler rispettata, da ogni lato, la Costituzione stessa ». Le dichiarazioni di queste due cospicue personalità politiche sono accolte con grande soddisfazione dagli avversari del plebiscito. I democratici si limitano ad osservare che, tanto il Cancelliere quanto il ministro degli Interni hanno la responsahilità di avere determinato la situazione ohe ha portato al plebiscito, facendo cioè assumere un aspetto prevalentemente politico ad una questione giuridica. Anche il contegno del governo nella questione della handiera esercitò un'influenza in questo senso. Un elemento di pacificazione particolarmente prezioso nell'atmosfera di lotta e di passione che avvolge il Paese è dato dalla cessazione — che si annunzia questa sera a tarda ora — dell'agitazione degli studenti di Hannover contro il prof. Lessing. Questo episodio aveva assunto ormai l'importanza di una contesa di carattere politico nazionale, a cui partecipavano violentemente i partiti e la stampa. Esso è stato risolto virtualmente in via conciliativa. Il compromesso è stato ottenuto grazie alla intromissione dei direttori delle scuole degli studi tecnici di Berlino, del rettore della Università di Halle, e di alcune altre autorevoli personalità del mondo universitario. Le basi dell'accora do sono le seguenti. Gli studenti riconoscono di avere violato i diritti e l'ordine universitario rendendo necessari provvedimenti disciplinari, e si impegnano di desistere da qualsiasi ulteriore violenza e sciopero capaci di impedire l'opera di insegnamento del professore Lessing. Questi, dal canto suo, si dichiara pronto a collaborare coi colleghi alla pacificazione degli animi. La facoltà di insegnare gli dovrà essere conservata, ed egli continuerà il corso iniziato fino alla fine di questo semestre accademico. Quindi sospenderà le lezioni alla scuola tecnica superiore di Hannover in attesa che il ministro della Pubblica Istruzione gli assegni un altro posto nel quale possa continuare la pròpria attività scientifica. Tale schema di accordo è stato presentato al ministro della Pubblica Istruzione prussiano. t. E.

Persone citate: Lessing, Marx

Luoghi citati: Berlino