Folle figura di sanguinario alle Assise di Alessandria

Folle figura di sanguinario alle Assise di Alessandria Folle figura di sanguinario alle Assise di Alessandria Alessandria, 17, notte. SoMq la presidenza dei gr. uff. Lavagna si e iniziato stamane in Assiso il processo a carico del famigerato Priano Stefano, un feroce delinquente, autore di due omicidi premeditati e di parecchi furti e reati compiuti un po' dappertutto con audacia incredibile. Già condannato aH'ergastolo Esamite le solite formalità di legge, il pre sidcnte procede all'interrogatorio dell'imputato che vosl.3 la casacca del recluso per la iiL'c;sioiie del caporale L'rcoie, compiuto a Pola nel 1923 durante il servizio militare. Il Priano. una bieca figura di malfattore, narra j ratti con la massima disinvoltura «1 indiiiercnza: non una paiola di rimpianto per la povera vittima, nè uu accenno" di pentimento per l'uccisione del cugino. Dice di over agito por legittima difesB, e narra che, sapendosi ricercato dai militi, guidati appunto dal Priano Pietro, che. già nel lffòi con altri tre 6Uoi commilitoni aveva teixtato di arrestarlo pcruhò autore di un l'urto di galline, ebbe l'impressione di essere quella volta — il C luglio — o tradotto in carcere od ucciso in caso di rivolta. Questo era il pericolo a cui era andato incontro passando quel giorno per il piazzale del mercato in Serravano Scrivia: il Priano Pietro, appoggiato ad una bicicletta, attendeva altri tre militi per un servizio di oidine comandato. Non vi era scampo, eecondo l'imputato: o uccidere chi tentava togliergli la libertà, o 11 carcere o magari la morte se la partita fosse perduta. Allora, tra le duo alternative, scelse la più agevole c la più brutale: scaricò, senza por tempo in mezzo, la rivoltella contro il cugino, ferendolo mortalmente: quindi fuggi a Genova ove fu poi arrestato in una trattoria nell'agosto seguente. Il racconto del giovane omicida, freddo o circostanziato, esposto con brutale ripugnanza ed ostentata indifferenza, tende, una volta ancora, a giustificare il suo orrendo operalo nel senso di essersi difeso da un agguato avversarlo clie maggiormente lo tormentava perchù tesogli dal suoi conterranei e congiunti. Naturalmente i fatti esposti dall'imputato non corrispondono alle vtrsion^ raccolte dall'istruttoria td il presidente gli muove numerose contestazioni ed obbiezioni alle quali il Priano non risponde affatto o ribatte mantenendo il suo contegno primitivo. Dalla lettura del certificato penale risultano numerose condanne per furto e reati varii: vi è pure quella all'ergastolo per il delitto di Pola. S'inizia quindi la sfilata del testi : 1 marescialli dei carabinieri Borello e Valletto, che eseguirono le indagini, conformano quanto fissarono a suo tempo nei rispettivi rapporti. 1 militi Maglione Clemènte. Ardito Giovanni e Pasquale Mario raccontano i drammatici episodi della tentata cattura dell'imputato nel marzo 19S4, finita con la fuga del Priano, invano inseguilo dai colpi d'arma da fuoco 6paTati in quella contingenza. L'ultimo delitto A richiesta del difensore, 11 teste Giacomo I \ aldi afferma che le frasi pronunciate clal; l'imputato dopo il vano inseguimento, dei l militi erano rivolte genericamonte a costoro : e non in modo particolare contro il cugino i Priano Pietro. Vengono ora introdotte le soI rei le dell'ucciso, Amalia ed Emilia: cosi oro, I min sera mentre rincasavano accompagnandosi col compaesano Della casa Adamo, iurono raggiunte dal cugino che si lagnò acerbamente del contegno tenuto dal Pietro per catturarlo. Intervenne il Della Casa che invitò l'imputate a lasciare in pace le ragazze e ad andarsene pei fatti suoi. ili miliie Pasquale Mario racconta ancora i particolari del delitto: appena udì i colpi di rivoltella sparuti proditoriamente dallo Stefano contro il Pietro, intervenne col furile spianato per fermare l'omicida: ma questi, celandosi tra la folla accorsa, riuscì, con l'arma in pugno, ad aprirsi un varco e fuggire ancora incolume. L'assassino recava un grosso fazzoletto giallo sul volto annodato sulìa nuca: evidentemente aveva cercato di tenersi celato per mandare ad effetto il suo sanguinario proposito di vendetta contro il parente, ma fu riconosciuto perfettamente da tutti gli accorsi. Dopo la deposizione del maresciallo dei carabinieri Baldassare, circa il mancato arresto dell'imputato, il presidente dà lettura delle perizie da cui risulta che il ferito eblic la spina dorsale fracassata e dovette unicamente alla 6ua fibrn eccezionale se non mori sul colpo. Uno dfi proiettili, estratto dalle carni del povero Priano, viene passato ai giurati che lo esaminano minutamente: l'imputato resta fenno ed impassibile, come già durante le pietose deposizioni dei testi, tra l'indignazione generale per il suo contegno cinico e ripugnante. Si dà quindi lettura dei rapporti del direttore della casa di pena ove fu rinchiuso l'imputato. Si apprende così che II Priano ebbe a dare ripetuti segni di pazzia, rifiutando il cibo, non dormendo, ed abbandonandosi a crisi di pianto convulso: altre volte fu preso da attacchi epilettici pf-r cui fu ricoverato al Manicomio criminale di Barcellona In Sicilia. Senonchc il medico rie! reparto Tiportft l'impressione che il Priano simulasse: abilmente la. pazzia per ottenere qualche trattamento di favore. La nuova condanna Nella udienza pomeridiana, il pubblico e endato notevolmente aumentando, fino a st pace completamente l'ampia sala. E' in gran parte gente venuta dal luogo dove avvenne il sanguinoso episodio. Esaurite le prove testimoniali, prende la parola il P. G. cav. Haviola, che sostiene in pieno la colpevolezza dell'imputato, in favore del quale non è possibile ammettere la diminuente del'a infermità mentale. 11 Priano è un pessimo soggetto, capace del più orrendo delitto, e deve subire la conti arma adeguata, senza che di alcuna attenuante generica possa beneficiare. Sorgo quindi a parlare il difensore, avv. Bozzolo, ••he tratteggia la figura dell'imputato, pervaso da un senso folle di sgomente per la caccia che i suoi persecutori gli davano da lunga data. Temperamento impulsivo e collerico, nell'eccitazione della sua mente ammalata, egli vide nel cugino Pietro la persona che odiava e che tentava sottrarlo alla libertà. Allora improvvisamente, pazzamente, fece fuoco contro di lui, allo scopo unico di sfuggire ad un nuovo « fermo ». E l'oratore conchiude la sua poderosa arringa, invocando dai giurati un verdetto mite. I giurati, accogliendo in parte la tesi del difensore, hanno escluso la premeditazione ed hanno accordato all'imputato le attenuanti generiche, n Priano è stato cosi condannato a 16 anni ed 8 mesi di reclusione e 350 lire di multa. Nel sentire la nuova condanna, il Priano che, come è noto, già venne condannato all'ergastolo por l'omicidio del caporale Ercole, non ha battuto ciglio.

Luoghi citati: Alessandria, Barcellona, Emilia, Genova, Pola, Sicilia