La rivoluzione in giardino

La rivoluzione in giardino La rivoluzione in giardino PARIGI, giugno. Dacché mondo fe mondo, i fiori avevano formato l'ornamento più bello della natura e simboleggiato la purezza inviolata, la freschezza della vita, la sincerità che non ha bisogno di arrossire, Milioni di milioni di amanti li avevano odorati con delizia, sfogliati con malinconia, colti con avidità. Migliaia di pomi li avevano mesai nei loro versi, migliaia di pittori v.ci loro quadri. Erano il più coatnnoveuto segno della costanza delle cose. Anaercont/e non si incoronava di rose? I/ij.dù contemporaneo di Brama non adorava il loto? L'antica Firenze non aveva il giglio «rollo stemma? I Borboni non portavano il fiordaliso sulle bandiere?-Cadute lo monarchie, spente le civiltà, i fiori ermo ancora .«quelli : i soili, gli eterni sopravvissuti. Mercè loro, l'orgia* pagana dava il atto profumo al festino contemporaneo, l'altare medieval© i suoi colori all'aitare barocco, all'altare in cemento armato della cattedrale americana. Da un anno all'altro, il loro sbocciar© immancabile gettava corno una siepe di filo d'Arianna attraverso le epoche, giacché, por mutar di costumi, di idee, di gusti, di condizioni, di paesi, i fiori restavano empxe quelli, serbavano i medesimi attributo, fornivano la stessa qualità di godimanto. Ma ecco che oggi anebo quest'ulimo residuo dd eternità minaccia da. perire nella catastrofe di tutto il resto. I fiori' non aono più quelli. I fiori cambiano ferma, coloro, profumo. Sazia di ogni eoe» creata ed increata, la schiatta delFmoano si dichiara sazia anche rlej fiori. 1 Sempre le stesse rose, sempre gli stessi gigli, sempre gli stessi garofani: che noja! Possibile ohe in un mondo il quale ■ e messo a camminare col capo a lì'ingiù fiori debbano'.ostinarsi a non mutar di bb» foglia? Il loro spirito conservatore, a tango andare,^diventa una stonatura, quasi un muto rimprovero! Animo, signori: ama piccola rivoluzione anche in quei mondo dS. codini e di parrucconi che è il giardino di un fioraio ! Setto, fatto. Da chimica si mette all'opera, e con un colpo della sua bacchetta magica ecco la rivoluzione: incominciata. Lo so: i giardini di provincia non se ne ono ancora accorti, i prati, i boschi nemmeno. Qui 2 verde delle aiole continua ad accontentarsi di mettere in mostra le ue rose canine dalla grazia ingenua ed antiquata come una vecchia lettera d'amoe, Io sue margherite grossolane corno lavandaie al ruscello, i suoi ranuncoli' simili a fiori di zolfo, i suoi girasoli stupidi come' una marca di lucido da scarpe. Ma le rivouzioni non si-.sono mai fatte in campagna, i sono sempre fatte in città, nelle capitali. Una di queste capitali è Parigi. E, sebbene i suoi fioraj protendano che la rivouzione è partita da Nuova York e da Londra, come tante altre imputate alla ècchia Europa, non è men vero che qui l movimento ha preso piede e che, per ccorgersene, basta fermarsi cinque minuti avanti, a una delle loro vetrine. I primi responsabili vanno tuttavia proabilmente cercarli fra i sarti e i decoratori. sarti avevano creata la fissazione dei coori t assortiti » nell'abbigliamento. I de-' oratovi l'avevano trasportata negli arredi omestici. Il risultato ò che non si osa più ppuntare una rosa gialla su una veste zzurra o un' garofano rosso su una veste nera, come non si osa più introdurrò in un alotto .dove tutte le gradazioni di tinte' ono state preventivamente studiate dalarchitetto, un mazzo idi fiori qualsiasi, celti, senza tener conto delle armonie pre-' tabilite. In un momento in cui gli artista accomandano alle donne di servirsi di cipria e dì parrucche intonate ai colore del'abito, era dunque inevitabile che si manifestasse il bisogno prepotente di rose erdi, di garofani azzurri, di ortensie viola. fiorai, non meno ipocriti di qualunque ltra categoria di esercenti, pur levando le alto strìda contro il cattivo ' gusto della lientela, si sono fatti in quattro per prevenire £ su od desideri. E così tutta una industria in oui sino a qualche anno addiero non trovavate altra malizia, fuorché quella sfavillante negli occhi delle donne he la esercitavano — dell'arto della fioaia ai sarebbe potuto dire, come del giornalismo, che conduceva a tutto a patto di usarne — si è vista trasformata in un amen in una scuola d'inganni. Volete sapere quali misteri si compiano nel retrobottega di una fioraia, dove venti anni fa a supporre ohe le fioraie avessero una bottega, non avreste travato altro mistero se non quello di un canapè, di uno specchio e di una boccetta di peau d'Espagne? Eccovi scoviti. Allorché i fiori arrivano da Nizza, la .fioraia comincia col tuffarli n un buon bagno d'acqua fresca. Dopo, rose e garofani colorati passano senz'altro in vetrina. Rose e garofani bianchi, invece, rimangono in bagno, e in questo bagno viene a raggiungerli una cucchiaiata di tintura, preparata da chimici specialisti, a seconda della quale ne usciranno neri, verdi, violetti, azzurri. In antico la colorazione artificiale non era applicata che alle ortensie; ma con un metodo relativamente onesto. Esso consisteva nel mescolare alla terra dove la pianta cominoiava a metter bottoni una certa quantità di.ardesia triturata'finemente: □ miscuglio faceva sbocciare le ortensie bianche in azzurro e le ortensie rosa in viola o in paonazzo. Ma metodi di così lunga attuazione non potevano accoutentare a lungo: e, del resto, a sensibilità delle ortensie non è comune alle altre piante. li sistema della colorazione chimica ha il vantaggio di prestarsi a fantasie ben più complesse e di non richiedere, più , di qualche quarto d'ora di bagno. D suo solo inconveniente è che i fiori smarriscono il profumo. Ma la chimica rimedia anche a questo, fornendo alle fioraie i mezzi per riprofumarli prima di metterli in vendita. E poiché le vere persone ingegnose-ai riconoscono all'arte di -cacare un» vantaggio da un inconveniente, ai è sperimentato con buon esito anche un nuovo capriccio, cui la clientela, da sola, non avrebbe forse pensato: quello di dare alle rose il profumo dei garofani, ai gigli anello delle violetto, alle camelie quello éaBs rose!... Che desiderare di più affinchè la rivolu■one aia completa? Non oso immaginarlo. Ma non è forse impossibile che di qui a qualche anno simili audacie ci sembrino ingenue, e che l'arte dell'orticultore si prodi far abooraare delle rose là dove stare grappoli dì gKoine sud tralci della vite e di maritare le fragole con le violetto. Prestandosi a questi giochi puerili e perversi, la chimica ed fornisce nn bell'esempio di quell'amoralismo che è tanta parte dello spirito scientifico moderno. Ma i chimici potrebbero rispondere, per giustificarsi, che il nostro senso di scandalo ò il mero effetto di im pregiudizio, e che la Natura, più spregiudicata dò noi, procede, quando lo ritiene necessario o semplicemente quando ciò lo fa piacere, con non minore disinvoltura. Le migliàja e centinaia di migliaia di corpi conosciuti non rappresentano essi il frutto delle capricciose ce-mbinazioTii dei protoni e degli elettroni? Noi solo campo della chimica del carbonio, più di duecentomila corpi coni posti hanno potuto essere ricostituiti. Di fronte a possibilità di queste genero, l'ibridismo dei fiora, ohe, superfluo il dirlo, non si limita a fantnro di magazzino ma invade il terreno vastissimo degli innesti, diventa il più lecito dogli eecrcira... s NOMEMGLATOR. dccfcldgsscddvlrlzi

Persone citate: Borboni

Luoghi citati: Europa, Firenze, Londra, Nizza, Nuova York, Parigi