Spara contro la moglie i suoceri e due ragazzi e poi si uccide in un prato

Spara contro la moglie i suoceri e due ragazzi e poi si uccide in un prato La strage tentata dall'ex-ferroviere Spara contro la moglie i suoceri e due ragazzi e poi si uccide in un prato a a a e o e d i e 5 i 1 a a o e a e e e l oel oe i f, i e ei eli e. i l a o r s e iaao. à oil pSiamo andati in rapida corsa a Costigliele, por apprendere i particolari di quest'altro fosco dramma di cui è stato protagonista l'ex ferroviere Felice Margara, residente a Torino dove fra addetto come spedizioniere ad una fabbrica di ciorcolatto. Quasi quasi, ieri mattina, la serena felicità, che si allarga nella conca luna primaverile, dentro la quale, a pochi chilometri da Asti, la borgata, di La Motta allinea, per breve tratto, una doppia, fila di case ai due lati di una strada comunale, stava per prenderci. Un senso di gioia, inisnuantc si levava, dalla terra coperta del fieno ili fresco falciato e dalle tsiepi di ga.ggie tutte «pruzzatq di fiori. Per trichiamairci alla realtà del nostro compilo di cr-oni.vta siamo stati costretti a rivolgere alla nostra guida — un ragazzetto che per accompagnarci dulia borgata alla cascina dov'era avvenuto il fatto di sangue ha dovuto smettere, in seguito ad un ordino perentorio della madre ostessa il giuoco dei birilli —- due o tre volte la stessa domanda per avene sempre la medesima risposta: — E' proprio qui che l'ex-ferroviere, dopo aver tentato di ammazzare la moglie, il suocero e la suocera, si è ucciso? — Là. in mezzo al prato. Sotto quell'olmo si e sparalo un colpo di rivoltella al capo. F.' caduto c si è rialzato. Ha percorso, barcollando, un'altra diecina di metri e si è sparato un secondo colpo al ventre, con la seconda rivoltella ed è morto... — Aveva due rivoltelle? — Due rivoltelle a-jtomatlcho e un'ottantina di cardicele in tasca... « Passata è Ss tempesta * La natura è cosi squillante, il cielo c cosi vittoriosamente limpido che la rievocazione del soffio di morte passato domenica scorsa su questo piccolo angolo di paradiso, insieme al sibilo rabbioso di otto proiettili, ò un contrasto. E' dunque una piccola" e povera cosa un uomo col cranio fracassato, disteso, sepolto, fra queste altissime erbe fragranti, sotto questo cielo che con a-espiri su respiri allarga i suol orizzonti fino all'infinito? Ma, poco a poco, la cruda realtà della morte comincia a farmi abbassare gli occhi. La. natura si sa, prosegue superbamente il suo cammino, eleva con la stessa altisonante e potente felicità, il suo sole e poi lo tramonta anche sui rampi di battaglia. Figurarsi se indugia anche, soltanto, lo sboccio di una gemma per un essere chi; ecompare. Forse, per questo, quasi per allenirci noi uomini, contro questa magnifico, e divtina indifferenza, ci tessiamo ^reciprocamente, Attorno alla nostra froprile vita, un tenue c ma.eari momentaneo tessuto di pietà. Un po' di egoismo, un po' di vigliacclioria perchè nella morte di un nostro simile scorgiamo, volere o no, l'immagine della nostra... Il ragazzetto oh?, ci accompagnava non si accorgeva certamente di questi nostri inutili pensieri e ad un certo punio ci ha detto : — Ecco la casa di Prunelle La riverisco. Ed è toriato indietro a riprendere l'infer- rotta-partita di ibiriili. Nell'aia della casa colonica', dove scorre un limpido ruscello, ima donna che, a giudicarla dall'età dov'essere la madre, inginocchiata tra l'erba risciacqua, certa biancheria che sa di bucato. Oltre alle vetrate di una serra per ortaglie, quattro o cinque giovanotti zappano la tea-ra. Tutto è placido'tranquillo, limpido. Ci avviciniamo alla donna .ed entriamo flnaJmente ncjlo nostre funzioni di cronisti, vorremmo vedere uno-' psicologo alle prose con uita nidiata di bel.coratodipotti som, robusti e laboriosi - con alcune-ragoizze''di ciucile ■'■he non lian grilli per il capo. Nei vicoli dell'urbanesimo cotit'otto si può far sbocciare,senza controllo il flore contorto dell'indàgine e dalla .retorica, ina sulla zolla campagnola che getta" grano, conviene ammainare, ogni velleità e credere solamente in quello che s'è veduto. iPiit tordi, mentre'da !Tn Motta salivamo in carrozza la collina per resaroi dai carabinieri di Costigliele il nostro settantenne vetturale ci Ma' indicato con hi punta della frusta una bella iaaotria: — Vede? — ci ha dette. — Duella è la cascina del «commendatore ». Due- anni fa n proprietario della tenuta volle venderla ad un ricco fittavolo del luogo, il contadino che lavorava quella tenra da ima ventina d'anni, per il dolore si è gettato in un pozzo, lontano di qui duecento metri. La moglie che aveva indovinato il tragico piroetto del marito lo ha rincorso per la strada, ma quello è arrivato il primo e proprio mentre la donna stava per afferrarlo per la giubba ha scavalcato il -inuricciuplo, e si è precipitato nel baratro. Questo è uno stato d'animo profondamente disperatamente umano e che si capisce senza tanti arzigogolamcnti. Ma quello che 6 avvenuto alta Motta resterà invece per sempre avvolto nei mistero che è inutile scandaigliare. L'amore vietato La donna che trovammo sull'aia ci ha fatto passaic in una fresca cucina, piena di ombre confortevoli. — Questa cascina — riferiamo il suo racconto nostuainiente — si chiama * Cirio », ed è di nodtra proprietà. Viviamo bene e quelli di borgata « La Motta » ci reputano gente ricca. Mio marito si chiama Domenico Pxunotto ed ha cinquantanni. La nostra famiglia è composta di cinque fLgli e di tre figlie. La seconda delle mie. figlio, a nome Carolina, e che adesso ha vontidue anni, si era sposata tre anni fa con Tex-ferrovjorc Felice Margara, di 35 anni, da Frassineto Po. Da questa unione era anche nula una bambina ohe non ó sopravvissuta. Esoneralo rìall'Aniiri'inistrazione ferroviaria, mio genero ha trovato un'Impiego presso una fabbrica di cioccolato a Torino, e allora., aveva, affittato una camera olla Multa- dove si era portata mia figlia. Saltuariamente, quando le sue occupazioni glie lo permettevano, veniva a trovarla. Due mesi fa le cose si sono ingarbugliate. Mio genero era diventato violento e le scenario in casa erano frequenti. Anzi, parecchio volte il Margara aveva minacciata mia figlia con la rivoltella ed aveva anche giurato di sterminare la nostra famiglia. Carolina, si capisce, non poteva più amarlo, e lui si imbestialiva maggiormente, ogni giorno e credeva che la causa di tutto fossimo noi. Si liguri ! Noi che avremmo visto tanto volentieri nostra figlia tranquilla e felice. Un giorno gli abbiamo chiesto di dire finalmente quello che avesse, ma il Margara si è accontentato di risponderci: «Ve lo dirò io ciò che ho... ». — Ceiosia? — Macchie gelosia! La mia Carolina faceva una vita ritiratifisima. Si figuri se in una borgata come questa non si sarebbe subito saputo se avesse avuto soltanto ima .'impatia..' Paieo tempo fa i due coniugi hanno deciso di separarsi c mia ligiia allora e vgcqgtamctrrscandqpvgbpssdvtvapEvaencvprvpficcrmgBrnHrnnv'ncqdrtQsmtvcMlfcubld e 6 a i , e o o e e i c o a o a i , i o . a ù , o o e o n a e venuta a vivere con noi. Il 35 aprile il Margara, accompagnato da un fratello e da un cognato, abitante a Frassineto Po, ft venuto qui per «aggiustarla». Ma che voleva aggiustare se mia figlia si era ormai completamente disamorata di lui? Lei, poveretta, aveva paura che un giorno n l'altro l'ammazzassi? e non andava certamente a cacciarsi in bocca al lupo. Il cognato e il fratello, visto inutile ogni tentativo se ne sono riparliti e mio genero invoco ò rimasto. E' rimasto, ha detto lui. per sistemare gli affari. Affari di interessi? — Poveri interessi! Mia figlia aveva lasciato nella, camera, di La Motta la sua biancheria e tutto il corrodo; lui, qui da noi, aveva un letto e tre damigiane pione di vino. Queste povere cose costituivano l'avere del duo sposi... — E la dote? Loro sono ricchi... — nicchi, ricclii! Che vuole essere ricchi quando si deve campare in dieci su un podere: A qitesto punto è intervenuta nella conversazione, con quell'agilità propria della gioventù, una delle sorelle della ferita. Unà^ bPlla ragazza di diciassette anni, poco più, poco meno... — Margara — ha interloquito la ragazza — si e messo allora a ronzare intorno alla casa. Sostava nelle fattorie vicine, scriveva delle lettere a. mia sorella che le faceva pervenire. Le lettere sono rimaste naturalmente senza risposta. All'ultima invece si è dovuto rispondere. Diceva di essere disposto a restituire il corredo di Carolina ed a riprendersi il suo letto e le sue damigiane. Era la fino insomma. Lo abbiamo allora invitato a venire e difatti alle dieci di domeaica 6 comparso nell'aia. Era calmissimo, anzi, allegro. Mio padre, mia madre e mia sorella sono scesi con lui in cantina per restituirgli il suo. Io sono rimasta in cucina, con questo mio fratellino. Spora contro tutti Un bel ragazzetto di una diecina (Tanni 6 entrato nella cucina a piedi 6calzi, senza neppure ce ne accorgessimo, si è inginocchiato su una sedia, ha inintato i gomiti sul tavolo ed è stato a sentire la narrazione. Aveva da i accentare la sua. A questo punto la mammà ha ripreso la parola : — Eravamo dunque hi cantina c 61 discorreva quasi cordialmente, quando all'improvviso il Margara ha estratto ima rivoltella e, prima che mi rendessi conto di quanto stava per succedere ha sparato un colpo su mia fiplio, un altro contro mio marito e un terzo contro di me. Carolina, colpita al capo, è caduta gettando un grido; mio marito e io ci siamo avventali sullo sparatore, mentre questi, di corsa, risaliva sull'aia. Mio marito stava per acciuffarlo (piando gli sono mancate le gambe. Uno zampillio di sangue gli colava giù su un piede... — E allora — è intervenuto il ragazzo — Bono accorso io. che ho incontrato mia sorella Carolina, la quale, premendosi le mani sulla gola, cercava di rientrare in casa. Ho gridato aiuto, ma il Margara mi ha sparato contro due colpi di pistola ed 6 fuggito nei compi. Un mio amico, Francesco Voglino. lo ha rincorro, ma un altro colpo di rivoltella spiratogli da mio cognato lo ha te'nrrlo a distanza... — Intento — ha ripreso 3a madre — era accorsa gente. Il MOTgnra 6i e portato sotto qu?1. gelso ed abbiamo .udito un altro colpo di rivoltella. Di qui, dall'aia, lo abbiamo verjiite celere sull'erba. Si è rialzate: ha fatto- pochi c-arsi e si 6 sparato nm altro colpo. Qn.r.sttt volta A caduto per sempre... Abbiamo soccorso min marito e mia fluida e li abbiamo messi a. letto. Vogliono vederli?... Per fortuna non eta-nno male. Il dottore, oh'è subito venuto in motociclette, li ha medicati e dice che guariranno in una ventina di giorni. Mio marito è stato coapito ad una gamha, leggermente, e mia figlia, pensi che caso fortunato!, ha ricevuto un proiettile nella collottola che te è uscito, senza lederle ne un nervo nè un tmiscolo della guancia. Un buco nella pelle, rrient'altro. 11 padre e la figlia, ohe occupano 'due belle camere contigue, ci ricevono assai cordialmente, ma non hanno altro <Ja aggiungere al racconto. Premeditazione... dnrptssdalcfnnrtitssantmatetgssMmvtvgvAls., -, .cB mawsciaHo dei carabinieri di- CortJglio- j Ale non da un'altra versione al fatto. Smmto j maccorso alla Morta ha trovato il cadavere ; del Margara attorniato aalla piccola popò- ; lazione della borgata. Lo sciagurato cho era : veramente armato di due rivoltelle s'era spi rato un primo colpo al capo e non essendo questo stato micidiale ed essendo egli convinto di aver commesso un eccidio si è esploso il secondo colpo al ventre, n cadavere l: 6tato trasportato nelle, camera mortuaria del cimitero di Costigliele, dopo le constatazioni medico logaii compiute dal ' dottore Davico e dal pretore di Canclli, avvocato Garofano. — Era un esaltato! — ha detto il maresciallo. — Un mese fa. dietro denuncia della moglie che egli continuamente minacciava di morte gli avevo sequestrata una rivoltella e lui allora ne ha comperate due... — -E le lettere sequestrate? — Non sono importanti. J/ittere scritte, si vede, da uno squilibrato. — Eppure ci hanno detto In paese efie una delle medesime ha strappato le lacrime alla macstrina... — Ricami... LS famagìia Prnnotto certamente viveva da qualche tempo sotto llncubo dcJle intimidazioni del Margara. Con hi disgraziata morto di questi, in quell'onesta, famiglinola * tornata la serenità| Per scrimolo di cronisti interrogammo anche, fra gii altri, l'ostessa di La Motta. Essa lo conosceva. Domenica, poche ore prima del fattaccio era stato nel giardino dell'albergo a giuoearo alle boccie. — Ci dica lei. che e donna fin sulla punta dei capelli, crede cho il dramma di domenica sia c-lato generato dallo gelosia? — Certamente.. — Dunque? ^ — Niente dunque! La Carolina ^ un'ottimo e onestissima donna. Ma lui, il Margarai, era suo morite. Le aveva vissuto assieme, l'aveva amata. Ora la desiderava. Non c'è desiderio d'uomo respinto che non sia turbato dalle ombre della gelosia. — Ombre? Trovare la pòrta della camera' maritale sprangala... v -. . Ombre, si-gnor mio. nient altro. Dietro a quell'uscio c'era una brava donna cho, avendo perduto il proprio bombino, per quel bisogno di maternità che è lo scopo della nostra vita, allottava quello di un altro... Adesso deduca lei. _ . Ma non abbiamo mulo ca itewirre.

Luoghi citati: Asti, Frassineto Po, Torino