L'America contro i monopoli delle materie prime

L'America contro i monopoli delle materie prime L'America contro i monopoli delle materie prime (Articolo del Ministro del Commercio degli Siati Uniti). Per bene intendere questo articolo del Ministro del Commercio nord.americano, giova tener presente che gli Stati Uniti stanno comlucendo un'intensa campagna contro il monopolio inglese della guttaperca, quello franco-tedesco della potassa, l'annunciato monopolio brasiliano del cai. ffi, ecc. e clic 11 ministro Hoovcr 6 l'anima e il » leader * di questa campagna, 1 cui aeranti Jiheristici — di contro al monopcllsmo altrui — non devono lar dimenticar» ilie la polli lei economica degli Stati Uniti d'America è tradlzfonalmcnto e spiccatamente protezionistica. o i a e a a o r i i a i i a i a , l oi i à . r , . i i i i . i o o , o . i e e i i l i e e i o riea l à na ui i ee i il re a ) nieeien a e e ao. rno alaue Uno dei problemi più importanti per il commercio estero desìi Stati Uniti è quello della marina mercantile; esso appare di continua attualità. I nostri esportatori debbono abituarsi a considerare j loro traffici transoceanici non sotto il rapporto del numero e del tonnellaggio delle navi, ma sotto quello di una ventina di linee marittime capaci di prolungare nel mondo le linee del traffico interno degli Stati Uniti. Il traffico estero americano può essere protetto in un,, sola maniera dalle combinazioni che tendono ad imporgli dei noli altissimi : mantenere, sulle linee suddette, dei servizi regolari di una marina mercantilo che batta bandiera americana. Il traffico ha bisogno di disporre di trasporti regolari e sicuri, e le linee marittime debbono funzionare come quelle ferroviarie. Il Governo degli Stati Uniti si sta interessando profondamente al problema della marina mercantile, e io credo che esso dovrà continuare ad esercitare la sua azione sulle linee che l'iniziativa privata deve trascurare sino a che non presentino una base di organizzazione soddisfacente.Ma noi non avremo, in realtà, una vera e propria marina mercantile finché essa non sarà completamente nelle mani dei privati. Il Governo non può agire economicamente, e non può garantire un reddito pari a quello di una gestione privata. Esso non può evitare le interminabili difficoltà e gli sperperi della burocrazia, nè, soprattutto, le pressioni politiche, dirette ed indirette. Noi dobbiamo sbarazzarci del concorso governativo appena sarà stato possibile gettar le basi dell'iniziativa privata. Qualcuna delle importanti linee sopra* menzionate è oggigiorno in funzione, gestita con successo da imprese privato americane. Qualche linea che attualmente, gestita dal Governo, c in perdita, sta avvicinandosi al punto in cui, affidata all'industria privata, potrà essere redditìzia. Con l'aumento dei traffici transoceanici, la maggior parte delle linee, credo, potrà, in mano a privati, diventare attiva. Ma noi non raggiungeremo neppure l'aurea mediocrità nelle linee governative se ncu riformiamo il metodo con cui viene amministrata la marina mercantile, rendendo gli amministratori responsabili dell'opera loro direttamente verso il Presidente anziché davanti al Congresso. Ed è pure necessario creare un più preciso regolamento per la marina mercantile. Vi sono numerosi fattori economici intermedi che determinano l'alto c basso del commercio di esportazione, e che debbono venir costantememe valutati. Il più importante fra questi è l'uso — che va sempre più diffondendosi — di alcuni Governi stranieri di controllare le materie prime (di cui il loro paese ha il monopolio) con' lo scopo di stabilirne il prezzo. Mentre tali controlli rimangono di assoluta pertinenza delle nazioni che li adottano, noi degli Stati Uniti abbiamo forse il diritto di esaminarne l'effetto sul nostro traffico, lo stato di frizione che essi creano, e le prospettive che aprirebbero al commercio mondiale se venissero generalmente adottati. Credo che sia interessante, per tutta le persone che amano riflettere, occuparsi delle future conseguenze mondiali e dei pericoli che presentano tali controlli. L'effetto immediato di. questa incursione dei Governi esteri nella zona dei traffici ò stato che, alla loro volta, gli uomini d'affari e i consumatori americani hanno Chiesto l'aiuto e l'intervento del Governo degli Stati Uniti e la sua protezione. In qualcuno di tali casi, per anni ed anni, i nostri commercianti avevano impiegato ogni sforzo per evitare le conseguenti frizioni, ma invano. Finalmente il nostro Governo fu costretto ad intervenire por non lasciare i consumatori senza protezione. Quando i Governi intervengono nella fissazione dei prezzi, lo stato emozionale proprio a ciascun compratore e venditore si allarga a un'intiera massa di produzione. Non bisogna dimenticare che il consumatore ha anch'egli qualche diritto di essere salvaguardato, poiché in ciascuna transazione vi sono due (e non una) parti in causa : chi compra o chi vende. E neppure si può trascurare che quando i consumatari sollevano ripercussioni internazionali ed agiscono in loro difesa, la situazione risultante non dipende da loro, ma è causata dal Governo della nazione produttrice che ha fissato i prezzi. Guardando le cose obbiettivamente, 1 prezzi stabiliti mediante restrizioni governative alla produzione o in altre guise, non soltanto creano delle carestie artificiose, ma producono in futuro una limitazione di rendimento anche nei territori più adatti. Si viene in tal modo a stroncare anche un futuro aumento della domanda da parte dei consumatori e questi, intanto, sono costretti all'uso di surrogati, con quanto vantaggio del progresso mondiale ciascuno può vedere. Sono state avanzate varie proposte per rimediare a tale stato di cose. Alcuni banchieri, uomini politici, e uomini d'affari americani, hanno fatto osservare che il modo migliore di affrontare la situazione evitando le rivolte dei consumatori, era d'invito 1 e il Governo a negoziare i prezzi con l'estero « di autorizza- ie ~ * re le Pimene 0 1 »ny?u a 'T•'M* * Ijjon credo eoe coloro 1 qua» al sono fatti

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