Impresario accoltellato da un operaio

Impresario accoltellato da un operaio Impresario accoltellato da un operaio I^a causa del delitto x 33 lire Per una differenza di 33 lire noi conta della Mquidazionc d'i (paga l'operaio Giuseppe Calarsi di 35 «mini, abitante in via Alassio nella casa dei ferronicni, con una temibile coltellata ha spaccato la milza all'impresario Angelo Paglino if'ii Pietro, di 56 anni, abitante in »na pensione privata in via Ellero, 7. 11 Paglino è all'ospedale Mauriziano e versa in grave pericolo di vita avendo subito duo ore dopo l'ingresso nel nosocomio la laparatomia e il Gala-rsi è in camera di sicurezza alila Questjtira Centrale, in attesa di essere passato alle carceri a disposizione dell'autorità giudiztiria Una lite violenta Verso le 14 -di ieri alla stagione del Vallino, prima di riprendere il turno dei lavori pomeridiani,, il signor AngeJo Paglino, che da poco, daOla sua pensione, era ritornato allo • smistamento » dove, ha un'impresa di caricamento e scaricamento di merci, aveva radunato i suoi operai per Jiiquidarc loro ila paga. Fra questi operai uno ce n'era, il Giuseppe Galamsi, del quale il. Paglino non era punto soddisfatto. 11 Calarsi non era un buon lavoratore; svogliato, pigro e qualche volta anche ribello au ricluiami devi principale, non s'era cattivata nessuna simpatia, cosicché il Paglino era venuto nella determinazione di IiCRnzia.rlo. Ieri appunto, dopo avergli htpiidato 1*.)7 lire die a lui spettavano, l'impresario pregò l'operaio di non più presentarsi 6ul lavoro. Il C-alarsi 11 per li non disse nulla, brontolò alcune frasi di protesta all'intlirizzo del padrone die, secondo lui, senza alcun motivo, lo metteva sul lastrico e 60 110 andò contamido e ricontando il danaro clic aveva ricevuto. La cosa pareva flotta, la posizione dell'operaio liquidata e perciò il Paglino ritornò ai suo consueto lavoro, senza neppur Xiensaro che nelle frasi pronunciate dal Gallarsi si celassero i propositi di una vendetta. Pochi immiti dopo le li, il lavoro era ripreso al Vallino e il piccolo incidente non era stato neppure conunentato dagli altri di pendenti dell'impresario. Nessuno insomma aveva dato alla cosa grande importanza. La breve discussione ira padrone e dipendente entrava nella cerchia dei soliti t incidenti sul lavoro » e il licenziamento del Galarsi non aveva neppure impressionalo i 6uoi compagni di lavoro poiché, dati i precedenti dell'operaio e la 6ua inveterata pigrizia, era da prevedersi, da un momento all'altro, il suo allontanamento. Il Gallarsi non la pensava cosi. Nel suo animo dopo il licenziamento ohe egili reputava dmgiusto, erano nati improvvisamente feroci propositi di vendetta. La «cena di vloleaia Verso Jc 14,30 il Galatrsi è ricomparso al Volino. L'operaio appena visto il Paglino gli andò incontro mitnacoiosaniiaite dicendogli di essere suo creditore di altro 33 lire. L'impresario ha risposto ali'oixyaio di averlo pagato fino all'ulfrimo centesimo e di non dovergli più nulla. — Biifacciamo i conti — ha gridato allora il licenziato — lei mi ha dato 197 lire; sono andato a cosai ho ricontate le mie giornate di lavoro e mi sono accorto che lei mi ha dato trentatre lire di meno; mi vengono, le voglio ! 11 signor Paglino che cominciava a perdere la pazienza, anche per il contegno altezzoso e provocante del Galansi, ha risposto a costui per le rime soggiungendo che non gli avrebbe versato un quattriuio di più di quello che gli aveva consegnato all'atto del licenziamento. Pur essendo nel trambusto degli altri uotmiiiii intenti al febbrile lavoro che regna sempre nella stazione di smistamento i due uomini che vociferaivano nel brusio conti uno dolla folla dei caricatori e degli scaricatori, fra i fischi delle locomotive eu il frastuono dei tieni in arrivo ed in partenza erano o sembravano, per cosi dire, isolati dalla stessa loro ira crescente in un cerchio fatto soltanto di parole e di gesti minacciosi, ma dentro il quale nessuno pjnsava di entrare a far da paciere. Le « soliti liti -> : I>en6avano quelli che badavano a sbrigare le loro faccende: •nubi che passano» dicevano altri riconoscendo nell'uomo clic gridava pili forte l'operaio pigro e prepotente. E intanto l'ira dei due antagonitii cresceva di minuto Sn minuto ed esplodeva, in un primo gesto <g violenza, commesso dal Paglino, il quale, avendo compreso che il suo ex-dipendente altro non voleva che attaccar briga, ad un certo pumo ha perdute le staffe e lo iia percosso. 1 due uomini si colluttarono per alcuni istanti. Una colluttazione rapldoa, fulminea. L'impresario, che forse avrebbe avuto la peggio poiché lo scaricatore era di lui più giovane e più forte, ha levato dalla tasca una chiave inglese e con questa sembra die abbia colpito l'avversano. E' stato questo il segnale della fine, li (;a larsi, aeciecato dall'ira ha estratto allora un Ivpso.b acuminato oUeiia da «réia»- » lo ha piantato violentemente nel fianco sinistro dell'impresario. L'uomo colpito è caduto al suolo comprimendosi Iti ferita dalla «piale zampillava il sangue. L'arresto del feritore In quel momento il milite fascista Giuseppe Peggio si precipitava sul forsennato, ma troppo tardi. Mentre altri operai accorrevano in soccorso del Paglino, il feritore veniva dallo stesso milite trascinato nella caserma di via Gasometro e di là tradotto più tardi alla Questura centrale. 11 Paglino 1» mezzo di una auto-lettiga della Croce Verde ò stato immediatamente trasportato «all'Ospedale Mauriziano dove fu ricevuto dal prof. Massa 0 dal dott.. Frola. Il suo slato ò subito apparso gravissimo. La lama del lungo coltellaccio gli aveva, attraverso il fianco, raggiunta la milza, ledendola prnfond.unente. I due sanitari, di fronte alla gravità del caso, sono venuti nella determinazione di sottoporre il paziente a laparotomia. Mentre il poveretto era già sotto l'effetto del cloroformio, sono arrivati all'ospedale il sostituto Procuratore del Re, cav. Casalegno, o il vice-commissario dottor Giudice. L'interrogatorio però al quale il magistrato e il funzionario volevano sottoporre il Paglino non ha potuto aver luogo. Alla Questura centrale 6 invece stalo interrogato il Calarsi, il'quale non ha dotto nulla di più di quanto abbiamo riferito, e che cioè ha voluto vendicarsi del padrone che lo aveva licenziato dandogli anche freniatra lire di meno della somma che gli spettava. Al proposito sono anche stato udite le deposizioni di duo testimoni al fatto, e cioè dei signori Bonifacio Collo e Bartolomeo Cervino. Con ogni riguardo, ieri sera, e statai avvertita dell'accaduto la moglie del ferito, che abita a Galliateln

Persone citate: Angelo Paglino, Bartolomeo Cervino, Bonifacio Collo, Casalegno, Frola, Giudice, Paglino